Le riflessioni del Che
sul socialismo
Di Jesús Arboleya Cervera* 10 marzo 2006
Mediante un sforzo unito del Centro di Studi
Che Guevara e la casa editrice australiana Ocean Press è appena stato pubblicato
il libro largamente atteso “Appunti Critici sull'Economia Politica di Ernesto
“Che” Guevara. Questa opera raccoglie riflessioni inedite del Che rispetto
all'economia socialista, come le sue valutazioni del vincolo di questa economia
con gli aspetti soggettivi che esige la costruzione di una nuova società.
Si tratta solo di questo, “riflessioni”, nella sua maggioranza scritte tra il
1965 e il 1966, quando sfruttò un breve periodo di obbligato riposo, tra la fine
della campagna nel Congo e la preparazione della lotta guerrigliera in Bolivia.
Nonostante, la rigorosità del metodo e la sua brillante esposizione, pubblicati
con diligente coerenza, permettono di distinguere con chiarezza i suoi criteri
su problemi centrali nella costruzione del socialismo, i suoi studi al riguardo,
e riassumere buona parte delle conclusioni alle quali approdò nel dibattito che,
incoraggiato da lui, ebbe luogo in Cuba –con ramificazioni
internazionali–durante il periodo previo in che lavorò come ministro
dell’Industria.
In questo dibattito, il Che difese l'introduzione del Sistema di Finanziamento
Preventivo (pianificazione e direzione centralizzata dell'economia), di fronte a
quelli che patrocinavano il Sistema di Calcolo Economico (autogestione
imprenditoriale) stabilito nell'URSS ed il resto del campo socialista europeo.
Editi
a Cuba nel 1963 e 1964, i principali lavori riferiti a questo dibattito sono
compilati in un altro libro, “Il gran dibattito sull'economia in Cuba”, sempre
pubblicato da Ocean Press nel 2003, dove il libro degli Appunti Critici permette
di approfondire queste idee ed avanzare in quello che Fidel Castro considerò
l'essenza della posizione del Che, a sapere, la sua opposizione a concepire lo
sviluppo del socialismo partendo dalle stesse leggi e categorie economiche del
capitalismo. (1)
A modo di prologo, Appunti critici all'Economia Politica, riproduce frammenti di
una lettera del Che a Fidel Castro prima della sua spedizione in Congo. In
questa lettera critica il sistema sovietico e discute le tesi che diedero
origine alla Nuova Politica Economica promossa da Lenin; considera il modello di
Calcolo Economico come “erede di un capitalismo che già è superato” -riferendosi
a che risponde al sistema capitalista premonopolista-e definisce il Sistema di
Finanziamento Preventivo a partire da una serie di ingredienti dove si
sottolinea la pianificazione e la direzione centralizzate-“centralizzare tanto
quanto lo permettano le circostanze”-; l'eliminazione per quanto possibile delle
categorie economiche capitaliste per lo sviluppo di una coscienza socialista e
l'appropriazione degli ultimi anticipi amministrativi e tecnologici del
capitalismo, col fine di organizzare l'economia del paese a partire dal modello
dei grandi consorzi monopolici.
A questa lettera segue il “piano di prova” del libro che non ebbe mai tempo di
scrivere, ma che potrà servire da base tematica per lo studio del socialismo
contemporaneo ed induce le sue idee al riguardo. Di questo libro solo completò
il prologo, dove spiega la “necessità” di tale opera, e conclude con una
premonizione che derivò da sorprendente certezza: “Molte traversie aspettano
l'umanità prima della sua liberazione definitiva ma –ci guida l'assoluta
convinzione di ciò-questa non potrà arrivare se non attraverso un radicale
cambiamento di strategia delle principali potenze socialiste.”
Il libro continua con una breve “sintesi biografica di Marx ed Engels” che
piuttosto costituisce un riassunto bibliografico, dove risalta gli aspetti
fondamentali di ogni opera ed analizza l'evoluzione del pensiero dei fondatori
del marxismo. A ciò segue quello che può essere considerato il “piatto forte”
del compendio dal punto di vista teorico: la critica particolareggiata del Che
alla dottrina del sistema socialista sovietico, a partire dall'analisi del
Manuale di Economia Politica, pubblicato dall'Accademia di Scienze dell'URSS nel
1963.
Lo
scambio disuguale tra i paesi industrializzati ed i dipendenti, perfino nel caso
dei paesi socialisti sviluppati; l'impatto dello sfruttamento imperialista nella
coscienza della classe operaia di quei paesi ed in settori operai dei paesi
sottosviluppati privilegiati per gli investimenti stranieri; la coesione
internazionale che acquisisce la borghesia internazionale; il transito del
sistema coloniale al neocoloniale; la concettualizzazione del periodo di
transizione tra il capitalismo ed il comunismo; la dittatura del proletariato e
la possibilità del socialismo in paesi sottosviluppati; la pianificazione come
legge fondamentale del socialismo; la sopravvivenza delle categorie economiche
capitaliste nel processo di transito e le politiche al riguardo; la questione
del “centralismo democratico” e il ruolo dei sindacati nel socialismo; la
partecipazione delle masse nella direzione e controllo dell'attività economica e
il ruolo dello Stato come gestore specializzato di questa attività, come la
trasformazione della “proprietà collettiva individualizzata” in proprietà
sociale e l'adeguata combinazione di stimoli materiali e morali, sono alcuni dei
problemi che abborda il Che con straordinaria originalità in queste note, di per
sé polemiche, ma che mantengono tutta la sua attualità, ogni volta che si tratta
di temi ancora sospesi nell'agenda politica ed economica del socialismo.
Il libro continua con riflessioni del Che rispetto ad opere di Carlos Marx e
Federico Engels; alcuni documenti sovietici e, specialmente, Lenin. Benché il
Che espressa la sua ammirazione per il leader rivoluzionario sovietico, in
queste note sviluppa le sue critiche alla NEP. In tale senso, incolpa questa
politica dei problemi posteriori del modello sovietico, ma, in contraddizione
coi teorici sovietici del momento che l'assumevano a partire da una proiezione
strategica, il Che gli attribuiva un'origine tattica che la morte di Lenin
ostacolò rettificare. “La cosa brutta della ritirata è lo sbandamento”, diceva
il Che, “i guerrieri sovietici vissero in permanente ritirata senza rendersi
conto di ciò e dopo raddrizzarono verso un falso obiettivo. Risultato: un vicolo
cieco.”
Queste note includono un commento rispetto all'opuscolo di Mao Tse Tung, “Sulla
contraddizione”, edito a Cuba nel 1963, dove apparentemente il Che coincide col
dirigente cinese sul fatto che la contraddizione fondamentale del momento non è
tra l'imperialismo ed il campo socialista, bensì tra l'imperialismo ed i paesi
oppressi, perché questi sono la base dell'esistenza dell'imperialismo. In
relazione con questo conclude: “Senza socialismo può esserci imperialismo, ma
non senza lo sfruttamento dei popoli, e da questo si deduce che la lotta
principale sarà quella della liberazione dei popoli.”
Il libro termina con frammenti dei verbali di alcune riunioni presiedute dal Che
nel Ministero dell’Industria, dove si analizzano problemi specifici della teoria
economica del socialismo e la maniera di applicarla in Cuba. Nella spontaneità
di queste discussioni coi quadri amministrativi incaricati di dirigere la
politica industriale del paese, è dove salta visibile il “metodo” di direzione
del Che.
In un clima di assoluta democrazia si portano a termine le discussioni più
accaldate, il Che stimola il dibattito, preferisce i rivali onesti ai seguaci
incondizionati. Non si stanca di tentare di fare comprensibili i problemi
teorici più complessi a compagni scarsamente preparati. Pretende che agiscano in
modo cosciente, convinti di quello che stanno facendo, cosa che trasforma la
direzione amministrativa in un esercizio politico.
Allo stesso tempo, si percepisce l'urgenza di un dirigente che affronta gli
immensi problemi quotidiani della costruzione socialista. Il Che organizza con
rigore l'attività del suo ministero ed impone una ferrea disciplina
amministrativa; il suo esempio serve da base ad un stile di lavoro che sollecita
gli altri ad essere anche esemplari; nonostante, punisce anche gli inaffidabili,
li obbliga a superarsi costantemente, a compiere con i loro obblighi come un
dovere morale, nella speranza che anche ciò si trasformi in una soddisfazione
personale, cosa che gli riuscì nella maggioranza dei casi, per stabilire la
differenza tra il dirigente statale rivoluzionario ed il burocrate.
Questi verbali costituiscono un modello di combinazione della teoria con la
pratica; di un pensiero straordinariamente comprensivo e della frenetica azione
quotidiana, applicata con l'accortezza di un'adeguata proiezione intellettuale.
Evidentemente, per il Che entrambe le cose andavano parallele e risultavano
indispensabili per la costruzione del socialismo, specialmente in un paese
costantemente aggredito, in lotta per la sua sopravvivenza. Gli Appunti, in
definitiva, ci permettono di conoscere meglio l'uomo e, conoscendolo, supera il
suo proprio mito.
(1) Fidel Castro: “Discorso per il ventesimo anniversario della morte di
Ernesto Che Guevara”, in Ernesto Che Guevara: Il gran dibattito sull'economia in
Cuba, Ocean Press, Australia, 2003, p. 403.
*Giornalista di Rebelión