Mezzi essenziali alla
sopravvivenza
www. resistenze. org 29 giugno 2006 - J.J.G.Angulo www.revistasudestada.com.ar n 49 |
Un mondo migliore è possibile soltanto se è possibile creare e mantenere coscientemente le condizioni perchè esista e si sviluppi un essere umano migliore.
Le proposte del comandante in capo Fidel Castro, orientate ad un miglioramento delle condizioni di vita dei settori più umili della popolazione, l’efficienza economica, l’uso razionale delle risorse (specialmente energetiche), così come il fronte duro contro le attività illegali di ogni tipo, tra cui spiccano corruzione ed eccesso burocratico, costituiscono mezzi essenziali alla sopravvivenza e allo sviluppo futuro del progetto politico rivoluzionario cubano.
In questo sforzo di perfezionamento della società cubana si devono tener presenti alcune idee imprescindibili di José Martí, cosi come di Ernesto Che Guevara.
Martí proponeva di non cadere nell’errore di dover aspirare all’uguaglianza impossibile fra le persone perchè tutti sono differenti e danno un contributo differente alla società. Dunque una pretesa uguaglianza instaurerebbe una nuova e in special modo ingiusta diseguaglianza sociale: quella che consiste nel comparare il pigro, quello che dà meno, a quelli che di più contribuiscono alla comunità.
Per cui è importante raggiungere il principio retto di una giusta remunerazione al lavoro, l’equità, e non l’uguaglianza. Sosteneva: “Questo deve farsi in modo che non si scambi il sollievo per i poveri per incoraggiamento agli sfaticati”(1). Allo stesso modo, nel suo articolo scritto nel 1883, riguardo alla forma di esercizio del potere politico, quello nato dunque come “socialismo di stato”, Martí esponeva le sue preoccupazioni perchè “quando tutte le necessità pubbliche verranno ad essere soddisfatte dallo Stato, i funzionari conseguiranno dunque quella enorme influenza che naturalmente viene a quelli che distribuiscono qualche diritto o beneficio” (2), condizioni che genereranno in modo constante la possibilità di favorire lo sviluppo delle malattie tipiche di ogni struttura burocratica, di potere. Questa tendenza è, a nostro giudizio, indipendente dal sistema politico nel quale si muove l’organizzazione politica.
La tendenza all’eccesso di burocrazia e la corruzione sono oggettive ad ogni sistema politico, e dunque non è solo un fenomeno del socialismo, ed è estraneo al desiderio o alla volontà sia della maggioranza della popolazione sia dei dirigenti onesti. Negare questa tendenza funzional-strutturale della burocrazia nel socialismo, come casta professionale dedicata a temi pubblici, lontano dal risolvere il problema, prepara semmai le condizioni per l’arricchimento illecito di alcuni funzionari. L’esperienza sovietica è sufficiente. D’altra parte, rispetto alla vigilanza e allo scontro permanente contro l’indisciplina sociale e altri mali propri anche della condizione umana, così come alla necessità di favorire l’instaurarsi di una morale come costume del comportamento del cittadino, Martì era deciso: “Si deve aver fiducia nell’uomo migliore e sfiduciare il peggiore. Bisogna dare occasione al migliore perchè si riveli e prevalga sopra il peggiore. Altrimenti il peggiore prevale.”(3)
Il Che, per parte sua, in innumerevoli occasioni ha ripetuto la sua convinzione – che condividiamo totalmente – che la gratificazione al lavoro dovrebbe essere rima di tutto morale. Non si tratta di inventare la formula, sono le scienze sociali quelle che hanno l’urgente dovere di cercare e trovare gli strumenti per realizzarla. Non si può aspirare a creare l’uomo nuovo: colto (nella accezione che di questo termine aveva Martí come estraniato da sé) e solidale, se utilizziamo il denaro e i meccanismi di mercato (senza disconoscere la significazione vitale che questo ha in un mondo nel quale gli uomini possono essere spogliati dei mezzi indispensabili di sussistenza, o valgono per le cose che possiedono) come essenziale risorsa che muova il proprio comportamento. Il denaro non sarà mai denominatore comune ma semmai divisore comune, questa è la ragione per la quale la società più egoista ed individualista mai esistita non può che essere quella capitalista. Se si tratta di offrire soldi e cose, il capitalismo e i suoi meccanismi di propaganda sempre cercheranno di promettere a tutti, e di dare a qualcuno.
*È professore di Filosofia e ricercatore di Pensiero Latino Americano, Università Centrale di Las Villas, Cuba.
(1) Martí José: “la futura esclavitud” in opere complete, tomo 15, Editorial Nacional de Cuba, La Habana, 1964, p. 389. (2) Ibidem, p. 391. (3) Martí José: “Nuestra America”, in opere complete, tomo 6, Editorial Nacional de Cuba, La Habana, 1964, p. 22
Traduzione dallo spagnolo di Paolo Teobaldelli per resistenze.org
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