18 agosto 2006 - G.Molina, www.granma.cu

 

La vendita di Havana Club iniziata dalla Bacardí

 

negli USA è fraudolenta e ingannevole


 

 

 

Cuba ha denunciato la recente decisione della compagnia Bacardí di iniziare la commercializzazione con il marchio Havana Club di un rum elaborato a Porto Rico, in quanto "azione fraudolenta e ingannevole per i consumatori, che tradizionalmente lo ritengono un rum prodotto a Cuba e non in un altro luogo".

 

Juan Antonio Fernández, ambasciatore dell’Isola presso l’ufficio delle Nazioni Unite e gli organismi internazionali con sede in Svizzera, ha formulato la denuncia, il 1 settembre scorso, nella riunione dell’Organo per la Risoluzione delle Differenze (OSD) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), dicendo: "La condotta della compagnia Bacardí, che ignora i più elementari principi dell’etica commerciale, è imputabile all’arbitraria e illegale Sezione 211, disposizione che è stata dichiarata incompatibile con i principi fondamentali dell’OMC il 2 febbraio 2002 dalla stessa organizzazione".

 

La Sezione 211,chiamata anche Legge Bacardí, è una clausola inserita nella Legge del Bilancio degli Stati Uniti, approvata dal Congresso federale il 21 ottobre 1998 su richiesta di Connie Mack, senatore per la Florida. L’OMC ha considerato quell’emendamento discriminatorio nei confronti delle compagnie non nordamericane.

 

L’Ambasciatore cubano ha raccontato il 1 settembre che nella riunione del 19 luglio aveva avvertito che "l’eccessiva dilazione dei tempi di adempimento delle norme di quest’Organizzazione ha una spiegazione: impedire che un’impresa cubana rinnovi il marchio di rum Havana Club nell’Ufficio delle Marche e dei Brevetti degli Stati Uniti. Ciò ha l’indegno proposito di permettere alla poderosa Bacardí (molto legata alla mafia anticubana a Miami) e all’estrema destra statunitense di impossessarsi del marchio nel territorio degli Stati Uniti d’America. Gli avvenimenti recenti ci hanno dato ragione.

 

"Il 28 luglio scorso – ha aggiunto Fernández – l’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri degli USA ha risposto negativamente alla richiesta di un permesso specifico per il rinnovo del registro della marca Havana Club in quel territorio... Il motivo reale che sta alla base di questo rifiuto è la volontà di soddisfare gli interessi della compagnia Bacardí, che per più di un decennio ha dispiegato innumerevoli azioni in quel paese, indirizzate a usurpare la titolarità del marchio Havana Club.

 

"Il marchio Havana Club, registrato nel 1976 negli Stati Uniti d’America dalla ditta Cubaexport, gode di prestigio e riconoscimento nel mercato internazionale come prodotto premium, con un volume di vendite sempre crescente nel mercato mondiale e che protegge un rum genuinamente cubano".

 

Il diplomatico dell’Isola ha ricordato che sono state accordate varie "scadenze prudenziali tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America affinché questi ultimi si conformino alle raccomandazioni e conclusioni dell’OSD.. Detta disposizione continua ad essere in vigore.

 

"Evidentemente il comportamento degli USA mostra la non adesione del Governo di questo paese ai principi che reggono l’Intesa riguardante le Norme e i Procedimenti sulla Risoluzione delle Differenze ed è diventato un esempio consistente di non conoscenza degli Accordi Multilaterali e di oltraggio all’OMC, che ha gravi implicazioni sistemiche. La sua continuità crea un pericoloso precedente che potrebbe danneggiare nel futuro altri membri, in particolare i paesi sottosviluppati, che considerano il sistema di risoluzione delle differenze un elemento essenziale per dare sicurezza e prevedibilità al Sistema Multilaterale del Commercio".

 

Ha segnalato che gli USA, in "questa e altre controversie, erodono l’Intesa sulla Risoluzione delle Differenze e le basi fondamentali dell’Accordo degli ADPIC".

 

"Potremmo dare credito a un Sistema Multilaterale del Commercio basato su norme e sulla presunta uguaglianza di obblighi per tutti i suoi membri, quando uno degli attori principali mantiene un atteggiamento di permanente e aperta sfida e un’evidente mancanza di rispetto nei confronti delle norme internazionali?"

 

 

LA BACARDÍ SI E’ PREOCCUPATA PER IL CRESCENTE SUCCESSO DI HAVANA CLUB IN EUROPA

 

 

Prima del processo rivoluzionario del 1959, la compagnia Bacardí aveva trasferito le sue operazioni di distillazione dall’Avana a Porto Rico, per ottenere benefici doganali in territorio tecnicamente nordamericano. Il trasferimento le permise di ottenere una decisione a suo favore per conservare la marca quando abbandonò il paese. La sede venne iscritta, esente da tasse, a Bermuda e fu poi trasferita a Miami.

 

La Bacardí sostiene che pagò la famiglia Arechabala per i diritti del marchio Havana Club, ma quella famiglia non li possedeva più. Quando l’autentico rum cubano superò in Italia le vendite di Bacardí e divenne una minaccia nel mercato internazionale a metà degli anni ’90, la Bacardí cominciò a vendere un rum Havana Club prodotto a Bahama dalla Galleon S.A..

La commercializzazione del rum venne sospesa quando Havana Club International, una società mista tra Havana Ron y Licores e la francese Pernod Ricard, ricorse alle vie legali per impedire che la ditta trasgreditrice falsificasse la sua marca.

 

Gli avvocati della Bacardí riuscirono ad ottenere nel 1999 che un Tribunale del distretto Sud di New York rifiutasse il reclamo di HCI. La decisione della giudice Shira Schenindlin si basò (Havana Club Holding S.A. contro Galleon S.A. S.D. N.Y., 1999), sulla legge del 1998 nota come Sezione 211, facente parte del corposo progetto di legge generale sulle assegnazioni (bilancio) che è stato approvato quell’anno senza dibattito.

 

La clausola in questione restringe alle compagnie straniere l’utilizzo di marchi commerciali confiscati dal Governo cubano. Inoltre autorizza le ditte nordamericane a utilizzare le dette marche.

 

Nel gennaio del 2004 il Consiglio degli Appelli dell’Ufficio dei Brevetti e delle Marche degli USA (TTAB) ha deciso la causa a favore di HCI, che vende il famoso rum in 80 paesi.

 

La decisione ha vanificato i tentativi della Bacardí-Martini di vendere la sua versione non cubana dell’Havana Club negli Stati Uniti.

 

Eduardo Sardina, presidente e direttore esecutivo della Bacardí, ha detto allora che avrebbe presentato appello contro la sentenza del TTAB.

 

 

IL GOVERNATORE JEB BUSH HA FATTO PRESSIONE SULL’UFFICIO DEI BREVETTI

 

 

Il quotidiano The Washington Post ha riferito, il 18 ottobre 2002, che il governatore della Florida, Jeb Bush, ha tentato di intercedere a favore della Bacardí, anche se le regole dell’Ufficio dei Brevetti vietano azioni dei partiti che forzino una decisione a vantaggio di una delle parti in causa.

 

Non si tratta di un problema ideologico. La ditta del pipistrello ha donato grandi somme di denaro ad esponenti del Partito Repubblicano come il senatore Mel Martínez, che è stato accusato da un gruppo di vigilanza contro la corruzione a Washington (CREEW la sigla inglese) di aver accettato fondi della Bacardí per più di sessantamila dollari.

 

Il Post ha anche informato, il 4 dicembre, che Rodríguez-Márquez ha presentato tardivamente il resoconto federale richiesto, mostrando di aver speso 500 milioni facendo lobby dal 1998.

 

La Bacardí ha speso altri 2,2 milioni per contrattare "lobbisti".

 

Durante la discussione della controversia Jorge Rodríguez-Márquez, presidente della Bacardí, ha scritto al governatore Bush: "Qualcuno deve dire all’Ufficio dei Brevetti di smettere di interferire".

 

Allora il fratello del presidente Bush si è rivolto al direttore dell’Ufficio dei Brevetti, James Rogan: "Le scrivo a favore della ditta della Florida Bacardí-Martini, USA, Inc, per chiedere all’Ufficio dei Brevetti e all’Ufficio delle Marche di intraprendere un’azione decisa e rapida nella causa pendente... il registro già scaduto (di Cubaexport) va immediatamente cancellato".

 

Rogan, designato dal presidente George W. Bush, ha sostenuto incontri segreti con oscuri personaggi dell’ufficio del governatore. Lo stesso Rodríguez-Márquez ha ammesso di essersi riunito sul tema con autorità del Dipartimento di Stato, con elementi del vicepresidente Dick Cheney e con il consigliere politico della Casa Bianca Karl Rove. Così hanno trovato un sotterfugio legale.

 

HCI ha dimostrato che Havana Club non venne confiscato, ma che la famiglia Arechabala semplicemente si disinteressò del marchio e abbandonò questo commercio quando, nel 1955, affrontò difficoltà finanziarie. L’impresa cubana prese il controllo di una compagnia in bancarotta. HCI reclama che, anche se fosse stata confiscata, non ci sarebbero stati effetti negli Stati Uniti, dove la famiglia Arechabala avrebbe potuto rinnovare la marca pagando 20 dollari.

 

Secondo la sentenza del TTBA del gennaio scorso il tentativo della Bacardí di invalidare il registro di HCI della marca non ha base legale perchè la compagnia cubana Cubaexport registrò il marchio nella forma dovuta a Cuba e trasferì il suo registro negli USA nel 1976, tre anni dopo che la famiglia Arechabala permise la sua scadenza. Nel 1993 Cubaexport e Pernod-Ricard formarono HCI e rinnovarono la marca nel 1996.

 

Con questo avallo dell’Ufficio dei Brevetti, il congressista repubblicano Jeff Flakes ha presentato alla Camera dei Rappresentanti un progetto dei due partiti che renderebbe nulla la 211, perchè questa "sta semplicemente mettendo a rischio i marchi americani oltreoceano". Flakes ha dichiarato che il Congresso ha la responsabilità di elaborare una politica per proteggere i marchi nordamericani e non per pregiudicarli.

 

Il democratico Charles Rancel, assieme ad altri 14 congressisti di entrambi i partiti, si è riferito in quell’opportunità a "come Cuba e gli USA hanno rispettato le loro marche commerciali per 75 anni. È vergognoso pensare che il Congresso USA possa eliminare quell’area di cooperazione a beneficio di un interesse particolare (quello della Bacardí) e a spese di centinaia di nordamericani che possiedono marche commerciali", ha sostenuto.

 

Entrambi i legislatori riflettono l’opinione del settore imprenditoriale nordamericano, che ritiene un’enorme eresia la violazione del diritto di marchio. Nella mente di tutti aleggia il fantasma che Cuba potrebbe cominciare a produrre alcune delle 400 marche nordamericane qui registrate, come la Coca Cola, il cui diritto si rispetta. Il presidente Fidel Castro avvertì nel 2001 che lo stesso rum Bacardí potrebbe veramente venire elaborato in questo paese. Così sarebbe veramente cubano e non fondato a Cuba come abilmente sostiene la Bacardí.

 

La 211 viene denunciata, dal 1998, anche dagli organi di stampa imprenditoriali, secondo i quali la legge è stata ideata appositamente per beneficiare la Bacardí.

 

Il progetto ha più che raddoppiato il suo sostegno sin da quando è stato presentato nel 2004. Il nordamericano Consiglio Nazionale del Commercio Estero (NFTC, in sigla inglese) ha sottolineato in un comunicato il sostegno della Comunità Imprenditoriale e del Congresso. Il Consiglio Nazionale del Commercio Estero è un’importante organizzazione del mondo degli affari che sostiene un sistema di commercio mondiale aperto e basato su regolazioni. Fondato nel 1914 da un ampio gruppo di compagnie nordamericane, il NFTC serve circa 350 imprese dai suoi uffici a Washington e New York.

 

Bill Reinshi, presidente del NFTC, ha dichiarato nel gennaio scorso che più di 5.000 marchi nordamericani registrati a Cuba risultano vulnerabili grazie alla legge Sezione 211, "che trasgredisce gli impegni contratti con Cuba".

 

Ha aggiunto che le marche nordamericane registrate e il loro riconoscimento mondiale "sono vitalmente importanti per l’economia degli Stati Uniti. Per la prima volta in 40 anni questi marchi stanno apparendo in magazzini cubani - ha detto - ma sono vulnerabili alla 211, perchè questa dà al Governo cubano l’opzione di non rispettare a sua volta gli accordi internazionali che proteggono le marche registrate dagli Stati Uniti a Cuba. L’iniziativa aiuterà le compagnie nordamericane a proteggere quelle 5.000 marche qui registrate e a non diventare un paradiso per gli occupanti illegali del cyberspazio".

 

Con questo avallo, il progetto di legge del Congresso, sostenuto da 670 imprese organizzate dalla coalizione USA Engage, si stava indirizzando verso l’abrogazione della Sezione 211. I portavoce degli affari nordamericani hanno indicato che la 211 è un invito aperto a che Cuba o qualsiasi altro paese ignori i marchi commerciali USA registrati all’estero. Il presidente Fidel Castro ha annunciato che Cuba potrebbe vendere Coca Cola, rum con il marchio della Bacardí e anche medicinali cubani contro il SIDA (AIDS) brevettati da compagnie nordamericane.

 

Il congressista nordamericano Jeff Flake si è riferito al progetto H.R. 2494 dicendo che "visto che la Sezione 211 sta semplicemente mettendo a rischio le marche nordamericane all’estero, il Congresso ha la responsabilità di elaborare una politica che protegga i marchi nordamericani invece di pregiudicarli".

 

Reinsch ha detto che "l’accordo dell’OMC è una soluzione favorevole agli USA perchè rafforza le nostre credenziali commerciali, rimuovendo la 211 che è un ostacolo per il programma nordamericano di libero commercio".

 

Ma il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha aperto la strada alla Bacardí con un provvedimento amministrativo. L’Ufficio dei Brevetti del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva rifiutato giorni prima all’impresa mista Havana Club Internacional il permesso necessario per rinnovare la proprietà del marchio nel suo registro di marche e brevetti, pur avendone questa diritto dal 1974. La decisione si è basata sulle leggi del cosiddetto embargo contro Cuba. Così la ditta ha potuto annunciare l’8 agosto scorso che avrebbe messo nuovamente sul mercato nordamericano la marca di rum Havana Club.

 

Il senatore Mel Martínez (già segretario al Commercio di Bush) è stato l’artefice alla Camera, insieme ai congressisti cubanoamericani Ileana Ros Lehtinen ed ai fratelli Díaz-Balart, finanziati tutti quanti dalla Bacardí, dell’iniziativa. HCI ha fatto sapere che avrebbe nuovamente presentato appello contro la decisione nei tribunali.

 

Intanto Cuba ha ribadito nella sua denuncia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio l’appello affinché venga intrapresa un’azione rapida ed efficace per far valere gli accordi dell’OMC e le sue decisioni ed esige dagli USA "l’adempimento immediato e incondizionato delle risoluzioni di questo organo, in particolare quelle riguardanti la detta controversia, abrogando l’ingiusta e discriminatoria Sezione 211".

 

Ancora una volta si rivela come la politica USA nei confronti di Cuba sia ostaggio di un gruppo che si è impossessato della Florida e che sta imponendo la sua volontà a dispetto dei veri diritti e interessi di quel paese.