3 settembre '06 -
L.H.Montanaro
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Giustino Di Celmo
chiede
giustizia
L'italiano Giustino Di Celmo renderà tributo al ricordo di suo figlio,
criminalmente assassinato in un atto terroristico contro Cuba il 4
settembre 1997
"A nove anni dall'assassinio di mio figlio Fabio, per una bomba
della CIA, in un' azione criminale che fu organizzata da
Luis Posada Carriles, e
dalla terra italiana dove riposano i suoi resti, dal 1997, invio al
Comandante in Jefe Fidel Castro gli auguri che migliori rapidamente ed un
saluto al popolo cubano che mi ha accolto come un suo figlio".
Alle 4:30 p.m. di questo sabato — ora di Cuba —
Giustino DI Celmo
chiamò il giornale, via telefonica, direttamente da Genova, luogo dove il
più piccolo dei suoi figli nacque, nel 1965, e molto vicino al cimitero di Arenzano dove è seppellito,
e dove domani gli renderà tributo di ricordo.
"È da poco più di un mese che sono ritornato nella patria natale per passare
alcune ferie e riunirmi con mia moglie Prega Bassi ed i miei altri due
figli, Tiziana e Livio che nacquero in Burzaco, provincia di Buenos Aires,
Argentina, rispettivamente nel 1956 e 1958, quando io stetti lì per circa
dieci anni".
"Come si sa, Cuba è la mia seconda patria ed io sono uno di quegli uomini
oriundi di altri paesi che commettono il grave delitto di rompere il
blocco inumano imposto dal paese più poderoso al mondo a questa piccola,
ma eroica isola".
Ha ricordato come, nel 1992, Fabio arrivò, con lui, in questa terra caraibica perché
ambedue conoscevano le difficoltà materiali e le sofferenze che
l'imperialismo ha provocato a questa nazione, coraggiosa e lottatrice.
Nel giugno 1998, Giustino ha richiesto al sindaco della comunità italiana di Arenzano l'autorizzazione
per collocare una targa commemorativa nel
pantheon dove si trovano i resti di suo figlio, dove si dice: "Una bomba
americana assassina spense la vita del giovane Fabio Di Celmo. Il governo
cubano ed il padre a perenne memoria".
"Proseguo speranzoso che si faccia giustizia per la morte del mio ragazzo.
Non chiedo vendetta, ma non concepisco come Luis Posada Carriles, uno dei
maggiori terroristi, cammini tranquillo per le strade degli Stati Uniti,
mentre cinque fratelli cubani, veri eroi antiterroristi, rimangano nelle
prigioni della nazione che si autoproclama antiterrorista".
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