9 agosto 2006
- M.Taset Aguilar
www.granma.cu
Cuba tra gli
artigli
del Condor
Trenta anni sono appena un istante per un popolo che non può dimenticare.
L'orrendo evento ebbe luogo a Buenos Aires, nel 1976, quando "il condor
testa di aquila" divorò altri due figli di Cuba. Questo crimine rimane
tatuato nella memoria di ogni rivoluzionario, come tanti altri crimini
durante questi anni.
Era il 9 di agosto di quell'anno sanguinante per quasi tutta l'America,
bersaglio della più grande transnazionale del terrore. Allora la capitale
argentina respirava quell'aria inquietante che soffia nelle città quando la
morte si sistema in esse.
Nel
libro, redatto da giornalisti cubani, "Welcome Home" si legge che Jesús Cejas
e Crescencio Galañega, funzionari accreditati all'ambasciata cubana in
questa nazione, camminavano tranquilli per la strada Virrey del Pino.
Raccontano i testimoni che dopo alcuni metri, di fronte al parco Belgrano,
entrambi i giovani furono bloccati da alcune auto e da decine di uomini
armati. Lottarono. Offrirono feroce resistenza. Ma soccombettero e sparirono
dalla vista di tutti. Era la quotidianità imposta, su migliaia di innocenti,
dall'Operazione Condor sotto la guida e gli ordini degli Stati Uniti, con
l'impiego di mercenari di diverse latitudini.
Il mondo non seppe più nulla di loro. Alcuni sopravvissuti alla tenebrosa
prigione clandestina di Buenos Aires, conosciuta come Automotores Orletti,
perché si nascondeva dietro la facciata di una semplice officina di
automobili, credono che lì,
questi nostri ragazzi che non riuscirono a vivere tre decadi, furono
torturati e dopo giustiziati.
Anni più tardi si fu confermato, mediante una dichiarazione di Juan Manuel
Contreras Sepúlveda, ex capo della DINA che l'agente della
CIA
Michael Townley ed il terrorista cubano Guillermo Novo, si recarono
espressamente nella nazione sud-americana per partecipare alla tortura ed
assassinio di Jesus e Crescencio.
Successivamente il criminale Orlando
Bosch manifestò la stretta complicità esistente,
per perpetrare tale crimine, tra il CORU, la CIA e le dittature di Argentina
e Cile; al contempo un altro personaggio, di ugual risma,
Luis Posada Carriles, celebrava la
barbarie come un'altra delle sue "vittorie".
Racconta il colonnello Manuel Hevia Frasquieri, uno degli autori di "Welcome
Home", che i sequestratori vollero seminare il dubbio, e fecero circolari
lettere apocrife, di entrambe le vittime, in cui si raffigurava,
come causa della loro sparizione, l'abbandono delle loro missioni. Il nemico
cercava evidentemente di occultare, con una bugia, ancora una volta, un
fatto di terrorismo contro Cuba e di arrestare gli effetti della
reazione, nazionale ed internazionale, a tale criminale atto.
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