Il super anticastrista Miami
Herald ha intervistato colui che forma i “giornalisti cubani indipendenti”
spesso elogiati nei mass-media occidentali. Si apprende che i giornalisti non
sono giornalisti e che a formarli nel loro lavoro di sovversione sono i fondi
dell’Us-Aid.
John Virtue, direttore dell’International Media Center della Florida
International University (FIU) addestra giornalisti dell’America latina da
diciassette anni.
l Che fa il centro?
n Abbiamo iniziato a formare giornalisti dell’America centrale alla fine degli
anni 1980 utilizzando i fondi dell’Agency for International Development (Usaid)
e ci siamo estesi in seguito all’America latina. Sino ad oggi abbiamo formato
oltre 8000 giornalisti che lavorano in America centrale e del Sud.
l Che tipo d'insegnamento avviene ai
corsi?
n L’essenziale dell’insegnamento è seguito nei paesi di residenza dei
giornalisti. Noi insegnamo loro la scrittura, il servizio, il reportage, la
preparazione di articoli, la gestione delle sale di redazione, l’etica ed il
lavoro di stampa scritta, di radio e di televisione. La mia specialità è
l’etica. Abbiamo dieci manuali, scritti nella lingua dello studente. La
maggior parte dei nostri studenti è composta da giornalisti a metà carriera.
Proponiamo corsi intensivi di due settimane. Quindici dei nostri laureati sono
ora redattori capo del loro giornale. Abbiamo cominciato un programma di
master in giornalismo e si sono laureati 30 giornalisti. Alcuni sono diventati
professori di giornalismo nel loro paese.
l Preparate anche giornalisti a Cuba,
vero?
n Sì. Nel 1990 l’Independent
Journalist Movement è cominciato a Cuba. Utilizzando fondi della Usaid,
abbiamo cominciato a offrire 5 corsi a Cuba nel 1999. È stato difficile. Non
potevamo inviare i corsi direttamente a Cuba. Dopo avere provato vari paesi,
siamo riusciti spedendoli dal Canada, perché io ho la doppia nazionalità,
Canadese-statunitense. Invio i corsi a qualcuno in Canada che, in seguito, li
spedisce a Cuba. Nel 2002 avevamo un seminario clandestino a Cuba. Ciò ha in
parte condotto, nel 2003, all’arresto di 75 dissidenti, di cui 27 giornalisti
poiché c’era una spia fra gli studenti. Ora diamo seminari di videoconferenza
al US Interests Section (la Sina, ndr). Sono molto efficaci. Abbiamo
registrato 207 giornalisti a Cuba. Circa un centinaio scrive attivamente da
laggiù, una cinquantina scrive di tanto in tanto. Circa una dozzina è in
prigione, e 35 sono ora in esilio. La maggior parte degli studenti non
lavorava come giornalista quando ha iniziato a scrivere. Erano avvocati,
agronomi, economisti ecc... che si sono messi a scrivere.
Lavoriamo con l’unità CubaNet (legata ai gruppi mafiosi anticastristi di
Miami, ndr) con cui abbiamo legami di affari e facendo circolare gli articoli
nell’emisfero. Offriamo fino a 10 articoli al mese.
l Direste che l’addestramento a Cuba è un
successo?
n Eh bene,innanzitutto le pubblicazioni di notizie in America centrale e
latina non avevano fonti di servizio credibili a Cuba. Ora ne hanno.
Il nostro più grande successo è Claudia Marquez. Le sue colonne d’opinione
sono state pubblicate sul New York Times e su altri importanti mass-media
americani, rari per gli autori cubani. Era una segretaria di 22 anni quando ha
seguito il nostro insegnamento. Ma il governo ha imprigionato il suo marito di
allora, Osvaldo Alfonso, ed ha minacciato di prendere i suoi figli a causa del
suo lavoro (forse dovrebbero cercare meglio le loro fonti, dal momento che a
Cuba sono imprigionati i responsabili di qualche azione illegale e non i
familiari ndr). È partita in esilio in Portorico. Il nostro scopo è di creare
numerosi altri Claudia e Claudio.
l Come siete arrivato al centro?
n Ho fatto ciò che mi sembrava una buona idea sul momento. Ho lasciato la mia
occupazione di redattore capo al El Mundo a San Juan per principio, ma senza
avere un’altra occupazione in cui andare. Ciò è avvenuto poichè è arrivato un
nuovo direttore che non credeva in sale di redazione indipendenti. Lo ho
combattuto durante 10 mesi quindi ho dato le dimissioni.
Posso dire che sono stato un eroe nella sala di redazione per 2 giorni.
In seguito ho lavorato al Miami News durante i suoi ultimi 10 mesi di
esistenza. In seguito sono venuto al centro, alla FIU.
Kathleen Krog, membro del comitato di redazione ha preparato questo servizio
trasmesso da Philippe le Roux, con questo commento:
Se riassumo, uno dei principali
responsabili pretesi dei giornalisti indipendenti ci annuncia che non sono e
non sono mai stati giornalisti, che sono formati e finanziati con fondi del
governo statunitense che considera ufficialmente Cuba come un paese ostile e
che tutto ciò serve a produrre 10 articoli al mese che si trovano su un blog.
Ed è per questo che la nostra Comunità mediatica dattilografa su Cuba? È vero
che durante questo tempo non riesce a occuparsi dei giornalisti professionali
(coloro che hanno fatto studi di giornalismo e hanno praticato questa
professione nei mass media), che si fanno assassinare a giro di braccio in
Colombia, in Messico, in Honduras,
ecc... Occorre dire che questi paesi sono democrazie e che l’assassinio
sistematico dei giornalisti che criticano il loro governo e le strategie
statunitensi nel loro paese è soltanto una coincidenza fortuita.
Da Michel Collon *
www.michelcollon.info