Come ti formo il

giornalista“indipendente”
 

di Michel Collon 22 maggio 2006

Omaggio alle vittime cubane del terrorismo

 

 

Il super anticastrista Miami Herald ha intervistato colui che forma i “giornalisti cubani indipendenti” spesso elogiati nei mass-media occidentali. Si apprende che i giornalisti non sono giornalisti e che a formarli nel loro lavoro di sovversione sono i fondi dell’Us-Aid.


John Virtue, direttore dell’International Media Center della Florida International University (FIU) addestra giornalisti dell’America latina da diciassette anni.


l Che fa il centro?
n Abbiamo iniziato a formare giornalisti dell’America centrale alla fine degli anni 1980 utilizzando i fondi dell’Agency for International Development (Usaid) e ci siamo estesi in seguito all’America latina. Sino ad oggi abbiamo formato oltre 8000 giornalisti che lavorano in America centrale e del Sud.


l Che tipo d'insegnamento avviene ai corsi?
n L’essenziale dell’insegnamento è seguito nei paesi di residenza dei giornalisti. Noi insegnamo loro la scrittura, il servizio, il reportage, la preparazione di articoli, la gestione delle sale di redazione, l’etica ed il lavoro di stampa scritta, di radio e di televisione. La mia specialità è l’etica. Abbiamo dieci manuali, scritti nella lingua dello studente. La maggior parte dei nostri studenti è composta da giornalisti a metà carriera. Proponiamo corsi intensivi di due settimane. Quindici dei nostri laureati sono ora redattori capo del loro giornale. Abbiamo cominciato un programma di master in giornalismo e si sono laureati 30 giornalisti. Alcuni sono diventati professori di giornalismo nel loro paese.


l Preparate anche giornalisti a Cuba, vero?

n Sì. Nel 1990 l’Independent Journalist Movement è cominciato a Cuba. Utilizzando fondi della Usaid, abbiamo cominciato a offrire 5 corsi a Cuba nel 1999. È stato difficile. Non potevamo inviare i corsi direttamente a Cuba. Dopo avere provato vari paesi, siamo riusciti spedendoli dal Canada, perché io ho la doppia nazionalità, Canadese-statunitense. Invio i corsi a qualcuno in Canada che, in seguito, li spedisce a Cuba. Nel 2002 avevamo un seminario clandestino a Cuba. Ciò ha in parte condotto, nel 2003, all’arresto di 75 dissidenti, di cui 27 giornalisti poiché c’era una spia fra gli studenti. Ora diamo seminari di videoconferenza al US Interests Section (la Sina, ndr). Sono molto efficaci. Abbiamo registrato 207 giornalisti a Cuba. Circa un centinaio scrive attivamente da laggiù, una cinquantina scrive di tanto in tanto. Circa una dozzina è in prigione, e 35 sono ora in esilio. La maggior parte degli studenti non lavorava come giornalista quando ha iniziato a scrivere. Erano avvocati, agronomi, economisti ecc... che si sono messi a scrivere.
Lavoriamo con l’unità CubaNet (legata ai gruppi mafiosi anticastristi di Miami, ndr) con cui abbiamo legami di affari e facendo circolare gli articoli nell’emisfero. Offriamo fino a 10 articoli al mese.


l Direste che l’addestramento a Cuba è un successo?
n Eh bene,innanzitutto le pubblicazioni di notizie in America centrale e latina non avevano fonti di servizio credibili a Cuba. Ora ne hanno.
Il nostro più grande successo è Claudia Marquez. Le sue colonne d’opinione sono state pubblicate sul New York Times e su altri importanti mass-media americani, rari per gli autori cubani. Era una segretaria di 22 anni quando ha seguito il nostro insegnamento. Ma il governo ha imprigionato il suo marito di allora, Osvaldo Alfonso, ed ha minacciato di prendere i suoi figli a causa del suo lavoro (forse dovrebbero cercare meglio le loro fonti, dal momento che a Cuba sono imprigionati i responsabili di qualche azione illegale e non i familiari ndr). È partita in esilio in Portorico. Il nostro scopo è di creare numerosi altri Claudia e Claudio.


l Come siete arrivato al centro?
n Ho fatto ciò che mi sembrava una buona idea sul momento. Ho lasciato la mia occupazione di redattore capo al El Mundo a San Juan per principio, ma senza avere un’altra occupazione in cui andare. Ciò è avvenuto poichè è arrivato un nuovo direttore che non credeva in sale di redazione indipendenti. Lo ho combattuto durante 10 mesi quindi ho dato le dimissioni.
Posso dire che sono stato un eroe nella sala di redazione per 2 giorni.
In seguito ho lavorato al Miami News durante i suoi ultimi 10 mesi di esistenza. In seguito sono venuto al centro, alla FIU.


Kathleen Krog, membro del comitato di redazione ha preparato questo servizio trasmesso da Philippe le Roux, con questo commento:

 

Se riassumo, uno dei principali responsabili pretesi dei giornalisti indipendenti ci annuncia che non sono e non sono mai stati giornalisti, che sono formati e finanziati con fondi del governo statunitense che considera ufficialmente Cuba come un paese ostile e che tutto ciò serve a produrre 10 articoli al mese che si trovano su un blog. Ed è per questo che la nostra Comunità mediatica dattilografa su Cuba? È vero che durante questo tempo non riesce a occuparsi dei giornalisti professionali (coloro che hanno fatto studi di giornalismo e hanno praticato questa professione nei mass media), che si fanno assassinare a giro di braccio in Colombia, in Messico, in Honduras,
ecc... Occorre dire che questi paesi sono democrazie e che l’assassinio sistematico dei giornalisti che criticano il loro governo e le strategie statunitensi nel loro paese è soltanto una coincidenza fortuita.

 

 

Da Michel Collon * www.michelcollon.info