giovedì 8 giugno 2006 di F.Casari www.altrenotizie.org |
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La belva ed i suoi sponsors
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La
guerra al terrorismo è ormai una coperta corta per l'Amministrazione Bush. In
suo nome continuano massacri, torture, guerre e occupazioni militari con annessi
controlli dei pozzi del greggio; ma, a ben vedere, basta spostarsi di emisfero e
la crociata assume tutt'altro significato e nasconde ben altre magagne. Perché
il terrorismo, per la Casa Bianca, risulta essere sempre più chiaramente un
involucro ideologico al cui interno vengono collocate le politiche, gli uomini
ed i paesi che non obbediscono a Washington, mentre al di fuori restano tutti i
protagonisti che risultano utili, quando non friendly. Succede così che
il terrorismo ha una doppia veste: quella di nemico dell'umanità in alcuni casi,
quella di aiuto per la "democrazia" in altri. Uno degli esempi più lampanti di
questo doppiopesismo è l'aiuto spudorato al terrorismo contro Cuba.
Per gli Usa, va detto, Cuba non è un paese, non è nemmeno un sistema
sociopolitico: è una ossessione, un incubo, è il fantasma della sua incapacità a
governare la sua area strategica mentre pretende di governare il mondo. Cuba è
anche la sfida che gli Usa hanno sempre perso dal 1959 ad oggi; la
rappresentazione della loro impotenza, pur se accompagnata da tutta la
prepotenza di cui l'impero è capace.
Contro Cuba, la sua leadership, il suo sistema, gli Stati Uniti non hanno
lesinato sforzi; hanno costruito politiche ad hoc, azioni diplomatiche e
militari, attività di spionaggio e covert action, senza badare tanto per
il sottile. E dove non potevano o non riuscivano ad arrivare direttamente, hanno
delegato - con ampia autonomia - ai gruppi terroristici dei cubanoamericani
stanziati in Florida.
Decine di organizzazioni
politico-economico-militari, in qualche modo accentratesi nella Fondazione
Nazionale Cubano Americana (FNCA), hanno ricevuto dal governo di Washington
aiuto economico, appoggi politici e addestramento militare, oltre ad un comodo e
sicuro rifugio in Florida, nella patria della "lotta al terrorismo".
Non sempre è stato facile: i cubani non stanno con le mani in mano, sanno
difendersi e non attendono a bocca aperta le azioni terroristiche che dalla
Florida nascono e che verso Cuba sono dirette. Per giunta, negli ultimi mesi, a
risollevare la questione dell'appoggio statunitense al terrorismo
cubanoamericano e a complicare le cose per Washington, è arrivata la lingua
troppo lunga del leader riconosciuto del terrorismo cubanoamericano: Luis Posada
Carriles.
Uomo completamente privo di decenza, il "Bin
Ladin delle Americhe", come lo definisce il National Security Archive,
non è riuscito a rientrare nel silenzio semiclandestino della sua attività.
Graziato dalla presidente panamense Mireya Moscoso mentre ancora era in corso a
Panama il giudizio per tentata strage, episodio ultimo delle sue gesta bombarole,
appena rientrato a Miami è stato arrestato per immigrazione clandestina, giacché
era tornato a casa rientrando clandestinamente via Messico ed El Salvador, dove
si era rifugiato immediatamente dopo la sua scarcerazione. Il Governo del
Venezuela ne ha chiesto immediatamente l'estradizione, visti i crimini di cui
deve rispondere alle autorità di Caracas.
Gli Stati Uniti non possono permettersi Posada
davanti ad un giudice degno di tale titolo: messo davanti alla prospettiva del
carcere il boia, vanitoso come una starlette, potrebbe parlare e gli
Stati Uniti vedrebbero raccontare segreti delle loro attività terroristiche poco
consone al ruolo di "baluardo contro il terrorismo" che si sono autonomamente
assegnati. Hanno quindi rifiutato l'estradizione in Venezuela adducendo come
motivazione il timore che a Caracas "potrebbe essere torturato". Ovviamente
Caracas non è Abu Ghraib, il governo bolivariano non tortura e Chavez non è Bush,
quindi la motivazione è semplicemente ridicola. Ma per sgombrare il campo da
ipotesi che vorrebbero la richiesta di estradizione come un gesto politico di
Chavez, basterebbe ricordare che su Posada pende un mandato di cattura
internazionale emesso dal Venezuela dell'allora presidente Carlos Andrès Perez.
Dalle carceri venezuelane, infatti, dove si trovava per un attentato nel 1976,
dopo aver lavorato per i suoi Servizi (Disip), era fuggito nel 1985 grazie ad
una operazione finanziata dalla Fnca. Storie non recentissime, dunque, che però
si sommano ad altre più recenti. Proprio a Caracas, secondo un rapporto del FBI
del 1976, recentemente declassificato, Posada - che allora lavorava appunto per
la Direzione dei Servizi di Sicurezza e Prevenzione (DISIP) del Venezuela -
partecipò insieme al suo compare Orlando Bosh a due riunioni, dove si pianificò
l'attentato che nel 1976 fece esplodere in volo sui cieli delle Barbados l'aereo
della Cubana de Aviacìòn, con un saldo di 73 morti .
In ogni caso, Washington è obbligata a procedere contro Posada dagli accordi
internazionali firmati con il Venezuela, particolarmente con il Trattato di
Montreal del 1976, che obbliga al giudizio o all'estradizione verso il paese
vittima di ogni imputato per crimini ai danni delle rispettive aviazioni civili.
Non consegnare Posada alle autorità venezuelane significherebbe violare il
Trattato e costituirebbe un precedente al quale tutti potrebbero adeguarsi.
Significa cioè che un qualunque terrorista accusato dagli Stati Uniti per
crimini contro la sua aviazione civile, se riparasse in Venezuela o in qualunque
altro paese, potrebbe non essere estradabile negli Usa, visto che essi stessi
hanno deciso di non rispettare il Trattato.
UN SOLDATO DI WASHINGTON
Certo, Bush immediatamente dopo l'undici
settembre disse che gli Usa avrebbero "considerato alla stessa stregua i
terroristi e quelli che li ospitano"; ma si sa, quello che per gli altri è
reato, per gli Usa diventa "sicurezza nazionale".
La verità è che il debito che gli Stati Uniti hanno nei confronti dell'ex agente
Cia, che ha cosparso di morti ed attentati tutto il continente americano, non è
di quelli che si può scegliere di non pagare. Bisognerebbe intanto chiedersi
perché un uomo accusato di crimini terroristici e reo confesso di attentati ed
assassinii trova naturale vivere a Miami.
Sì, perché la presenza a Miami di Luis Posada
Carriles, detto "Bambi", bombarolo cubanoamericano di 76 anni, di professione
chimico, di mestiere terrorista, non è certo una novità: i suoi legami con la
Fnca, s'intrecciano con quelli del suo padrone, la Cia. Da Miami a San Salvador,
da Tegucigalpa a Città del Guatemala, alle altre capitali dell'istmo, il
terrorista viaggiatore è stato utile a tutti: in primo luogo però alla Cia,
dalla quale venne addestrato a Fort Benning, in Georgia e a Tampa, in Florida,
dove apprese tecniche di intelligence e di uso di esplosivi. Coinvolto nelle
operazioni Cia in Nicaragua, Posada fu anche l'organizzatore dell'assassinio
dell'ex ministro degli Esteri cileno Orlando Letelier, saltato in aria a
Washington grazie ad una bomba sistemata sotto la sua auto. Per raccontare al
mondo le sue gesta, il vanitoso bombarolo decise di scrivere un libro, "Il
cammino del guerriero", destinato ad accrescere il suo ruolo, nell'ambizione di
diventare il numero uno della comunità cubanoamericana.
Ma tra i tanti suoi crimini Posada ha sulla coscienza anche l'uccisione del
turista italiano Fabio Di Celmo, vittima di una bomba collocata nell'hotel
Copacabana a La Habana nel 1997. Dell'assassinio del giovane imprenditore
italiano Posada è reo confesso, avendo riconosciuto la sua responsabilità
nell'atto terroristico eseguito dal salvadoregno Cruz in una intervista al
New York Times. In proposito, con cinismo degno di lui, disse che Fabio Di
Celmo era solo "l'uomo sbagliato nel posto sbagliato" e che dunque la sua morte
non lo angosciava, anzi, dormiva "sereno come un bambino".
Ora però, la situazione si presenta diversa
perché Posada, fuggito dal processo di Panama, ha chiesto asilo politico negli
Usa.
A Panama era sotto processo perché, tanto per cambiare, Posada aveva organizzato
un attentato contro Fidel Castro. Il piano era semplice quanto criminale: 15 kg
di C-4 da piazzare nell'auditorio universitario dove Fidel avrebbe tenuto un
incontro con gli studenti universitari. Se fosse riuscito, l'attentato avrebbe
procurato centinaia di vittime. I servizi di sicurezza cubani avevano avvertito
le autorità panamensi che avevano arrestato Posada ed i suoi tre complici.
Come dicevamo, quando ancora il processo per il possesso di esplosivi e attività
terroristica era in corso, la ex presidente Mireya Moscoso decise di amnistiarli
e li fece fuggire alla volta di Miami, dove poi li ha seguiti una volta cacciata
dal voto popolare. La Moscoso, stabilendosi a Miami, ha anche evitato il suo
possibile arresto, in seguito alle accuse della procura di Panama City di
appropriazione indebita, malversazioni e fondi neri, per un importo di 400
milioni di dollari, tra i quali certamente figurano quelli pagati dalla Fnca
di Miami per liberare Posada ed i suoi soci.
Se da una parte gli Usa non possono quindi dire no ad un loro fedele alleato, dall'altro é chiaro che la concessione dello status di rifugiato al terrorista cubano creerebbe non pochi problemi all'Amministrazione Bush: difficile davvero proporre Posada come perseguitato in cerca d'asilo.
Certo, se la questione fosse solo di ordine etico-giuridico, Washington non ci penserebbe due volte a concedere la libertà a Posada Carriles, come fece Bush padre per Orlando Bosh, l'altro terrorista cubanoamericano che con Posada organizzò l'esplosione in volo di un aereo cubano nei cieli delle Barbados nel 1976. Comunque gli amici della Fnca si sono premuniti di fornire la migliore assistenza legale possibile al loro killer. Il Miami Herald del 29 Aprile 2005, informava che, di fronte alla reiterata richiesta di estradizione venezuelana, nella schiera di avvocati di Posada figurava anche Kendall Coffey, ex procuratore di Miami e capo dello staff di avvocati che cercò di mantenere sequestrato Elian Gonzalez, il bambino cubano poi restituito a suo padre dagli Usa per volontà dell'allora Ministro della Giustizia dell'Amministrazione Clinton, Janet Reno. L'Herald affermava che la richiesta di asilo era stata inoltrata al Dipartimento per l'immigrazione e che dai circoli più vicini a Bush era stata accolta con grande imbarazzo.
GLI SFORZI DELLA FAMIGLIA BUSH
Per spiegare l'imbarazzo dell'attuale inquilino
della Casa Bianca nel caso di Posada Carriles si deve fare riferimento ai
vincoli solidissimi che suo padre, George Bush, ebbe con la mafia cubana
arruolata dalla Cia. Se si torna con la memoria indietro di trenta anni, si
scopre che l'allora direttore generale della Cia, George Bush, in seguito
vicepresidente con Reagan e quindi presidente Usa dal 1990, intratteneva
rapporti strettissimi proprio con Posada, Bosh ed altri figuri della stessa
risma.
Va ricordato che era stata la Cia a fornire il C-4, l'esplosivo utilizzato negli
attentati in Portogallo, Messico, Canada, Giamaica, Venezuela, Spagna o alla
sede diplomatica cubana presso l'Onu a New York, colpita il 6 giugno del 1986.
E' bene quindi che non parlino Posada Carriles e Bosch, visto che conoscono
molti dettagli sull'assassinio di Orlando Letelier a Washington. Essi, come pure
Dionisio Suárez e Virgilio Paz, potrebbero per esempio raccontare da dove
Michael Townley, l'agente della CIA reclutato per l'operazione, tirò fuori il
C-4 che venne collocato sotto l'auto dell'ex ministro degli Esteri cileno.
Forse è per questo che, solo 18 giorni prima del mostruoso attentato alle Torri
gemelle, l'11 settembre del 2001, George W. Bush decretó un indulto
presidenziale grazie al quale furono liberati proprio José Dionisio Suárez e
Virgilio Paz, i due terroristi cubanoamericani coinvolti nell'attentato che
costò la vita a Orlando Letelier e alla cittadina americana Ronni Moffit.
Come del resto aveva fatto suo padre nel 1990 con Orlando Bosch, George W. Bush
ha ignorato la sentenza emessa da un tribunale statunitense, che aveva
condannato all'ergastolo i due terroristi legati alla Fnca. Si tenga conto che
per oltre undici anni il FBI li aveva ricercati in tutto il mondo. Ad
istruire la pratica per il perdono presidenziale, collaborò attivamente il
figlio minore di Bush, Jeb, oggi governatore della Florida, ma all'epoca
coordinatore della campagna elettorale della congressista di origine cubana
Ileana Ross-Lehtinen, prodotto della Fnca e tra i parlamentari più fanatici
nella campagna anticubana.
La famiglia Bush deve molto alla comunità cubana della Florida. Grazie ad essa
vennero montate le frodi elettorali che permisero all'attuale presidente di
battere Al Gore. Proprio in Florida il candidato dei democratici perse le
elezioni, quando nell'arco di una notte, circa 600.000 voti di Al Gore
scomparvero per poi riapparire sotto forma di consensi per George Bush. Ed è
alla stessa comunità cubana che Jeb deve la sua vittoria elettorale nelle
elezioni a governatore dello Stato. Insomma, gli amici si vedono nel momento del
bisogno.
GLI SVILUPPI POSSIBILI DELL'AFFAIRE POSADA
Ora però, l'operazione con Posada presenta
qualche difficoltà maggiore, dal momento che il terrorista chiacchierone ama
rivendicare, anche nell'era della comunicazione rapida e globale, le sue infamie
in lungo e largo. Questo atteggiamento produce quindi una maggiore difficoltà
per l'operazione di rilascio di Posada, che andrebbe organizzata nella
discrezione più assoluta. Peraltro, buona parte dei media e dell'establishment
politico si è già pronunciata al riguardo e, in una America con l'ossessione del
terrorismo, nessuno, neanche Bush può permettersi di dimostrarsi clemente con un
terrorista reoconfesso.
Quindi, l'amministrazione Bush, nella quale lavorano antichi amici e colleghi di
Posada - da Otto Reich a Eliot Abrams, solo per citare due - è in cerca di una
via d'uscita. Già a suo tempo cercò di passare la patata bollente a qualche
paese amico. Il tentativo più serio venne fatto con El Salvador, che malgrado
abbia dimostrato una robusta riluttanza a prendere nelle mani il cerino acceso,
vede al governo un partito come Arena che, per ragioni di antico
sodalizio con Posada, avrebbe difficoltà nel rifiutargli l'asilo. L'ex Ministro
degli Interni Mario Acosta, imprenditore del caffè legatissimo a Posada e alla
Fnca, (la cui moglie è cugina di un altro terrorista amico di Posada, Otto René
Rodriguez, detenuto a Cuba) era stato incaricato di seguire la gestione del
caso, ma fino ad ora non c'è stato nessun risultato. Oggi, gli Usa cercano
disperatamente un qualunque paese dell'Istmo che li tolga dall'impaccio
accogliendo Posada: difficile però che a questo punto ci riescano.
Posada, da parte sua, in un carcere comodissimo alla periferia di Miami, "legge,
ascolta le notizie e dipinge" e resta in attesa di una decisione del
Dipartimento per l'Immigrazione Usa.
Alcuni senatori statunitensi, tra cui il repubblicano Norm Coleman, già al tempo
del suo arresto avevano fatto sapere che Carriles "potrebbe affrontare una
deportazione immediata dagli Usa per le attività terroristiche passate di cui è
imputato".
In un recente articolo pubblicato sul The New York Times, si sostiene che "concedere l'asilo politico potrebbe generare l'accusa che l'Amministrazione USA non è coerente col principio che nessuna nazione deve ospitare persone sospettate di terrorismo. "Ma rifiutarlo", segnala l'articolista, "provocherebbe l'ira politica dell'estrema destra cubano-americana del Sud della Florida, che ha versato denaro ed ha sostenuto in vari modi le campagne elettorali del Presidente e di suo fratello Jeb Bush, governatore di questo Stato".
La situazione per Posada si preannuncia quindi
delicata, ma piena di speranze. Conscio del pericolo che rappresenta per
l'immagine degli Stati Uniti e dell'imbarazzo che provocherebbe anche solo la
presa in esame della sua domanda di asilo, fa leva sull'impegno della Fnca e sui
legami con una parte dell'Amministrazione Usa. Ma forse conta di più
sull'assicurazione sulla vita di cui dispone, che consiste nella conoscenza
approfondita e diretta dell'attività terroristica nel continente coperta o
diretta da Langley.
Proprio per questo alla Casa Bianca si sta valutando l'unica opzione possibile
per salvare Posada e la faccia. Il Presidente Bush, nel rispetto delle sue
prerogative, potrebbe firmare un decreto ad hoc che assegna la
nazionalità statunitense al terrorista cubanoamericano. Non avrebbe la
possibilità di giustificarlo con la formula vera, quella dei "servigi resi alla
Patria" per una ovvia considerazione di opportunità politica; ma potrebbe invece
argomentare il provvedimento con superiori ragioni di "sicurezza nazionale".
In questo caso, Posada sarebbe cittadino statunitense e, per ciò stesso, non
sottoponibile a richieste di estradizione dall'estero. In fondo, come per
l'aggressione all'Iraq, Bush figlio seguirebbe le orme di Bush padre, che
amnistiò il complice di Posada, Orlando Bosh, con il quale - forse memore dei
tempi in cui entrambi lavoravano per la Cia, Bush da direttore e Bosh da agente
operativo - decise di farsi ritrarre con lui in fotografia, abbracciati e pieni
di sentimento. Un nuovo perdono presidenziale per Posada sarebbe scandaloso, ma
coerente con la storia della famiglia Bush. La comunità cubana e Langley
tirerebbero un grosso sospiro di sollievo e anche Jeb Bush, Governatore della
Florida, se ne gioverebbe.
I voti della comunità cubana della Florida continuerebbero a garantirgli la
poltrona di Governatore o, meglio ancora, aiutarlo a raccogliere quelli
necessari per il futuro candidato dei repubblicani alla Casa Bianca, da dove
potrebbe rinverdire i fasti della lotta al terrorismo.
Appendice
CRONOLOGIA DI UN CRIMINALE
Si fa chiamare "Bambi", si atteggia a patriota,
s'inventa scrittore e perseguitato politico. Ma il profilo di Luis Posada
Carriles, terrorista, agente della CIA con l'hobby del tritolo, racconta di una
coerenza assoluta al servizio dell'orrore. Ordigni, attentati, torture e
cospirazioni sono la cifra della sua esistenza. Un prodotto di laboratorio
creato allo scopo di uccidere. Un esempio vivente del prototipo del freedom
fighters di reaganiana memoria.
Ma proviamo a descrivere nel dettaglio le tappe fondamentali della vita di
questo terrorista amico della Casa Bianca la cui sorte è ora in mano alla
famiglia Bush.
Nel 1943 inizia a Cienfuegos, sua città natale,
un commercio di fertilizzanti chimici per l'industria zuccheriera.
Nel 1954 vende il suo magazzino e si trasferisce a La Habana dove intraprende
relazioni con politici vicini al dittatore Fulgencio Batista.
Tra il 1955-1957 ha un contratto come impiegato di fiducia nella multinazionale
nordamericana Firestone. Viaggia spesso come rappresentante della compagnia
Firestone per l'America Latina e mantiene frequenti contatti con l'FBI. E' un
collaboratore segreto della polizia durante la dittatura batistiana.
Nel 1959 si lega ai gruppi controrivoluzionari cubani che compiono diversi
sabotaggi nell'isola e nel 1960 chiede asilo all'ambasciata d'Argentina nella
capitale cubana, sostenendo essere un perseguitato politico.
Il 25 Febbraio 1961 viaggia con un salvacondotto a Miami. Una settimana dopo
s'arruola per ordine della CIA nelle organizzazioni controrivoluzionarie che si
preparano all'invasione di Playa Girón.
Tra il Marzo e l'Aprile dl 1961 si qualifica come istruttore degli elementi che
in Guatemala si preparano ad integrare le squadre d'infiltrazione e sabotaggio
nel territorio cubano alla Baia dei Porci, ma evita di partecipare direttamente
all'invasione.
Nel 1961-1962 è negli Stati Uniti, dove aderisce all'organizzazione terroristica
anticubana Movimiento Nacionalista Cubano (M.N.C.)
Nel 1963 è coinvolto, insieme ad altri emigrati cubani, nell'assassinio del
presidente John F. Kennedy, a Dallas. Arruolato col grado di tenente
dell'esercito statunitense, viene addestrato come ranger nella base militare di
Fort Benning (Georgia), specializzandosi in strategie contro-insurrezione, raid
navali e tecniche d'uso di esplosivi.
Insieme ad un altro anticastrista agente della CIA, José Benítez Grass,
impartisce corsi di navigazione marittima in qualità di agente ufficiale
dell'organismo d'intelligence.
Nel 1964 viene collocato dalla CIA in un accampamento di Tampa, in Florida, per
addestrare mercenari da infiltrare a Cuba; incarico dovuto alla sua conoscenza
ed esperienza in esplosivi.
Nel 1965 un memoriale declassificato dalla CIA localizza Posada Carriles in
compagnia di Jorge Más Canosa (presidente di quella che sarà la Fnca) a Veracruz,
in Messico, nel tentativo di far esplodere nel locale porto una nave sovietica.
Nell'Ottobre del 1967 la CIA trasferisce Posada Carriles in Venezuela, per
"utilizzarlo" come parte dell'ininterrotta ostilità contro Cuba. In seguito
entra a far parte della "Dirección de los Servicios de Inteligencia y Prevención
(DISIP). Sotto lo pseudonimo di "Commisario Basilio" partecipa alla repressione
dei gruppi progressisti venezuelani e latinoamericani.
Tra il 1967 e il 1976 lavora simultaneamente su commissione della CIA per i
servizi segreti di Venezuela, Guatemala, El Salvador, Cile e Argentina.
Nel 1971 organizza un tentativo di assassinio del Comandante Fidel Castro,
approfittando di un viaggio del leader cubano in Cile, Perú ed Ecuador.
Il 21 Gennaio 1974 é implicato nella collocazione di ordigni esplosivi nelle
ambasciate cubane d'Argentina, Perù e Messico.
Nel luglio del 1974 invia lettere e libri esplosivi a vari consolati di Cuba in
America Latina e il 7 novembre dello stesso anno colloca bombe nell'Istituto di
Studi Brasiliani e nell'Ambasciata di Bolivia in Ecuador.
Nel Giugno del 1975 crea a Caracas la "Empresa de Investigaciones Comerciales e
Industriales CA" (ICICA), che lui stesso dirige ed utilizza come facciata per le
sue attività terroristiche in vari paesi della regione.
Nel 1976 fonda, insieme a Orlando Bosch, suo socio, il "Comité de Organizaciones
Revolucionarias Unidas" (CORU).
Il 22 Aprile 1976 è coinvolto nella detonazione di una bomba contro l'Ambasciata
di Cuba in Portogallo, circostanza in cui perdono la vita due funzionari
diplomatici cubani.
Il 1°Luglio 1976 colloca una bomba nel "Centro Cultural Costa Rica-Cuba", in
Costa Rica.
Il 9 Luglio 1976 colloca una bomba nell'equipaggiamento di volo della Cubana de
Aviación in Giamaica e il 10 Luglio 1976 colloca una bomba nella sede della
stessa linea aerea nelle Barbados.
Il giorno 11 Luglio 1976 è il turno della bomba negli uffici dell'Air Panamá,
in Colombia.
Il 4 Ottobre 1976 il CORU rivendica di aver collocato una bomba contro un canale
televisivo a San Juan de Puerto Rico, mentre si proiettava il film cubano "La
Nueva Escuela".
Il 6 Ottobre 1976 Luis Posada Carriles viene identificato come principale
pianificatore e autore intellettuale, insieme a Orlando Bosch Ávila,
dell'attentato contro un aereo cubano, in volo sopra le coste delle Barbados,
dove perdono la vita 73 passeggeri. Viene incarcerato con Orlando Bosch a
Caracas e sottoposto a processo insieme a Hernán Ricardo e Freddy Lugo, autori
materiali dell'attentato.
Tra il 1976 e il 1985 Posada Carriles é detenuto in un carcere venezuelano in
attesa del fallimento di un processo giudiziario artatamente portato per le
lunghe.
Il 18 Agosto 1985, durante un cambio della guardia, Posada, vestito con una
giacca nera, esce dalla porta secondaria della prigione. Dopo 15 giorni a
Caracas, viene trasferito ad Aruba, su di un peschereccio adibito alla raccolta
dei gamberi. Da lì vola su un aereo privato in Costa Rica e successivamente a El
Salvador. Tutte le operazioni sono finanziate dalla Fundación Nacional Cubano
Americana e indirettamente dalla CIA. Subito dopo si unisce al gruppo che
organizza i rifornimenti alla controrivoluzione nicaraguense dalla base area di
Ilopango, in El Salvador. Forma parte della rete di traffico di armi controllata
a Washington dal Tenente colonnello dei marines Oliver North, responsabile della
sicurezza interna dell'allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan.
Nell'Ottobre del 1986, allo scatenarsi dello scandalo Iran-Contras si
lega ad un gruppo di istruttori venezuelani che addestrano la polizia
salvadoreña in tecniche di contro-guerriglia e d'interrogatorio.
Nel 1988, Posada si trasferisce in Guatemala, dove lavora come consulente per la
sicurezza per la Empresa de Teléfonos del Guatemala (GUATEL).
Nel 1992 la Fundación Nacional Cubano Americana crea una "commissione di
sicurezza" o "ala militare", incaricata di preparare ed eseguire azioni
terroristiche contro Cuba ed i suoi principali leaders. Nel corso degli anni il
gruppo è presieduto da diversi direttori come: Alberto Hernández, Luis Zúñiga
Rey, Horacio García, Roberto Martín Pérez e Francisco José Hernández, attuale
presidente della FNCA. A queste attività partecipano operativamente
Guillermo e Ignacio Novo Sampoll e Luis Posada Carriles.
Nel 1993 il gruppo terrorista della FNCA adotta il nome ufficiale di "Frente
Nacional Cubano".
Nel 1994 Posada Carriles si reca a Cartagena delle Indie, Colombia, dove
organizza un attentato, peraltro fallito, contro Fidel Castro, mentre percorreva
il centro storico della città in compagnia del Premio Nobel per la Letteratura,
Gabriel García Márquez.
Tra il 1994 e il 1997 Posada si dedica a reclutare una rete di mercenari in
differenti paesi centroamericani, per eseguire attentati terroristici contro
diversi obiettivi in territorio cubano, specialmente nel settore turistico. In
uno di questi attentati, una bomba collocata nella hall dell'Hotel Copacabana da
un mercenario salvadoregno ingaggiato da Posada, uccide l'imprenditore italiano
Fabio Di Celmo.
Il 12 e 13 Luglio 1998, Luis Posada Carriles, in un'intervista con il quotidiano
The New York Times, si attribuisce la paternità degli attacchi con bombe a
istallazioni turistiche cubane, affermando che sono finanziati dalla
Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA).
Il 5 Novembre 2000 Posada arriva a Panama con un passaporto salvadoregno
intestato a Franco Rodríguez Mena, (uno dei suoi tanti alias) per organizzare un
attentato con esplosivo nell'Aula Magna dell'Università Nazionale, dove avrebbe
dovuto parlare Fidel Castro. Il lider cubano, allertato dai suoi servizi di
sicurezza, informa privatamente e pubblicamente le autorità panamensi della
programmazione dell'attentato e di chi lo sta organizzando. Ed è così che pochi
giorni dopo, il 17 Novembre, Posada Carries viene arrestato dalle autorità
panamensi insieme a Gaspar Jiménez Escobedo, Pedro Remón e Guillermo Novo
Sampoll.
Il 20 Aprile 2004 gli imputati dell'attentato alle Barbados vengono condannati a
pene tra gli otto e i quattro anni di carcere.
Il 26 Agosto 2004, l'allora presidentessa di Panama, Mireya Moscoso, concede
l'indulgenza ai quattro terroristi. La notte stessa, adottando misure di massima
sicurezza, i quattro vengono prelevati dalla prigione "El Renacer" e condotti
all'aeroporto di Albrook, dove montano su un piccolo velivolo, fino
all'aeroporto di Tocumen. Da lì montano su un jet privato che decolla
rapidamente per l'Honduras, dove viene scaricato Posada Carriles, mentre gli
altri proseguono il volo fino a Miami, Stati Uniti, accolti all'aereoporto da
funzionari festanti della Fnca.
Il 16 Marzo 2005. "Bambi" arriva a Cancùn proveniente dal Belize e, subito dopo,
si trasferisce a Isla Mujeres, per poi (secondo la tesi dell'Intelligence
cubana) raggiungere la Florida a bordo dello yacht privato "Santrina" .
Il 17 Maggio 2005, "Bambi" appare in televisione vestito in completo di lino
chiaro e cravatta, mentre si accinge a rilasciare una conferenza stampa
(effettuata in località segreta alle 12:00 p.m. ora locale) quando già su
internet appare un'intervista rilasciata ai cronisti del Miami Herald
Oscar Corrales e Alfonso Charly, si dice addirittura una settimana prima, dove
dichiara spudoratamente: "Nessuno mi ha mai visto confezionare una bomba. La
bomba all'Hotel Copacabana era molto piccola, doveva solo far esplodere delle
vetrate, l'italiano era a 40 metri di distanza, fu cattiva sorte. Sospetto che i
cubani stessi lo abbiano ucciso perché non avrebbe potuto morire per una ferita
così leggera."
Parla come un pugile suonato, pronuncia articolando in maniera molto gutturale e
disarticolata. "è un "Frankestein" creato dai servizi segreti" dicono di lui
molti giornalisti americani scandalizzati da tanto plateale cinismo.
Poco più tardi, alle 01:20 p.m. (ora di Miami) il Dipartimento di Sicurezza
Nazionale degli Stati Uniti rende noto che Posada Carriles è stato già preso in
consegna dagli agenti federali e trasferito in elicottero presso una località
segreta, dove verrà esaminata la sua situazione immigratoria. Il comunicato
delle autorità precisa inoltre che il terrorista non verrà consegnato né al
governo cubano, né tantomeno a governi di altri paesi latinoamericani che
agiscano in alleanza, a nome o in sinergia con tale nazione, alludendo
chiaramente al Venezuela.
Di Orlando Bosch nessuna menzione, rimane per ora ben coperto e riparato, mentre
l'indesiderato ospite viene trasferito prima in una casa in Luisiana, poi in un
centro correzionale del Texas. Il suo avvocato, Eduardo Soto, sostiene che
Posada dovrà essere liberato e persino decorato in quanto "soldato degli Stati
Uniti" per i cui interessi "ha lavorato per quaranta anni". Il Venezuela, come
Cuba e le organizzazioni per i diritti civili, chiedono invece che sia estradato
a Caracas e processato per terrorismo e stragi. Il National Security Archivie
lo definisce il Bin Ladin delle Americhe. Per la comunità cubana di Miami legata
alla Fnca, è un buon patriota.