SALVADOREGNO, VENEZUELANO, “PAROLEE”, RIFUGIATO…
Cos’è Posada? J.Guy Allard – GI – 14 aprile 2006
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I funzionari dell’Amministrazione USA incontreranno prossimamente Luis Posada Carriles per valutare la sua richiesta di cittadinanza per “servizi onorevoli alla nazione”, dopo averlo usato come agente per più di quarant’anni, ha affermato il suo avvocato Eduardo Soto.
E così dopo aver lavorato quattro decenni in una lunga serie di operazioni segrete tra le più sporche dei servizi segreti nordamericani... Posada deve mettersi in ginocchio di fronte al suo padrone per mendicare la cittadinanza nordamericana?
“Come si può essere stato a Fort Benning, essersi congedato come tenente dell’esercito nordamericano e non essere cittadino statunitense?” si chiede il dott. José Luis Méndez, rispettato investigatore ed autore di diversi libri sul terrorismo contro Cuba, in un’intervista a Granma Internacional.
“Qual è il suo status attuale, ‘parolee’ (residente temporaneo ‘sulla parola’ e in attesa di un pronunciamento definitivo), residente, rifugiato politico? Che cos’era allora? Un mercenario nell’esercito nordamericano, un ufficiale di un esercito fantasma?”, chiede lo specialista.
Soto, difensore di Posada, ha dichiarato secondo il Nuevo Herald di Miami di aver ricevuto una “chiamata da Washington” con la quale gli hanno indicato che “funzionari dell’ufficio d’Immigrazione e Cittadinanza” vogliono incontrarsi con il suo cliente.
Secondo Méndez al tema della cittadinanza di Posada è legata una lunga successione di fatti contraddittori e ne cita alcuni.
HONDURAS 1992: POSADA VISITA L’AMBASCIATA USA
Come ha potuto Posada Carriles il 7 febbraio 1992 entrare nell’Ambasciata degli Stati Uniti in Honduras (con passaporto salvadoregno intestato a Franco Rodríguez Mena o ad un altro dei suoi pseudonimi), se davvero lo stavano cercando? chiede Méndez.
Il terrorista sostenne un’amena riunione con l’agente speciale del FBI George Kiszinski – del quale disse di essere “amico” – ed il suo collega Michael Foster, dalle 9 del mattino alle 4 del pomeriggio, nella stanza numero 426 della stessa Ambasciata statunitense a Tegucigalpa.
Kiszynski conversò con Posada, latitante della giustizia venezuelana e terrorista matricolato, su ogni aspetto della partecipazione di questi alle operazioni clandestine e criminali realizzate tra il 1985 e il 1986 nella base aerea salvadoregna di Ilopango.
La riunione è riportata in un documento declassificato pubblicato il 9 giugno 2005 dagli Archivi di Sicurezza Nazionale dell’Università George Washington.
“Questo agente speciale del FBI (Kiszynski) appare nel mio ultimo libro. È di origine cilena. Diresse ‘Bombillo’ González per realizzare azioni contro interessi nicaraguensi negli anni Ottanta. Nei Novanta lo chiamarono dal Guatemala per avvertirlo che sarebbero avvenuti gli attentati a L’Avana”, ha raccontato Méndez. Jorge ‘Bombillo’ González fu il capo militare del Movimento Rivoluzionario Insurrezionale, un gruppo terrorista anticubano negli anni Ottanta.
SIERRA LEONE, 1997: SI RIFUGIA NELL’AMBASCIATA USA
“Posada raccontò di fronte a María Elvira Salazar, nella televisione di Miami, che era stato nella Sierra Leone in occasione di un fatto bellico e che si rifugiò nella locale Ambasciata USA. Disse che in quel periodo era in possesso di un passaporto nordamericano.
Il terrorista fece in seguito la stessa affermazione nella sua intervista con Ann Louise Bardach e Larry Rother, pubblicata dal New York Times il 12 luglio 1998. Assicurò in quell’occasione di possedere un passaporto statunitense. Confermò di averlo usato per ottenere rifugio nell’Ambasciata degli Stati Uniti in Sierra Leone durante i disordini del 1997, le cui circostanze sono ancora da chiarire.
Posada, secondo Bardach e vari altri esperti, compì illegalmente nel corso degli anni numerosi viaggi in territorio nordamericano. Il criminale rivelò, quando concesse quest’intervista di tre giorni a Bardach (iniziata il 18 giugno 1998), di disporre di quattro diversi passaporti.
Il terrorista entrò diverse volte negli Stati Uniti tra l’agosto del 1997 e l’aprile del 2000, secondo quanto risulta da una certificazione dei movimenti migratori di Franco Rodríguez Mena, effettuata il 18/11/2000 dalla Direzione Generale di Migrazione del Salvador. Lo rivelò il giornalista e investigatore Raúl Gómez in un articolo pubblicato da Rebelión, nel settembre scorso.
Posada Carriles entrò negli Stati Uniti il 26 agosto 1997 con un volo Taca Internacional diretto a New York, contemporaneamente alle esplosioni negli hotel de L’Avana. Il 10 aprile 1998 – durante la preparazione di un piano per assassinare il Presidente di Cuba nella Repubblica Dominicana – si recò nuovamente in territorio nordamericano, utilizzando il passaporto salvadoregno A143258.
“Come ha potuto prestare servizio per la CIA, negli USA, tra il 1961 e il 1966? – continua a chiedere Méndez”. Come passò al Venezuela? Come vi entrò? Come cubano? Con quale passaporto, chi glielo rinnovò in tutti quegli anni?
CHI ANDÒ NEL CARCERE DI PANAMA?
Posada entrò a Panama il 5 novembre 2000. Il suo status migratorio durante quel soggiorno nella nazione dell’Istmo non è stato ancora chiarito.
“Posada entrò a Panama come Franco Rodríguez Mena e Gaspar Jiménez Escobedo come Manuel Díaz. Chi andò nel carcere di Panama per fornire i documenti a Jiménez, cittadino degli Stati Uniti? Se non fu il INS (vecchia sigla in inglese del Servizio d’Immigrazione e Naturalizzazione statunitense), Jiménez entrò negli Stati Uniti con documenti falsi. Chi glieli ha dati?
“Se fu con documentazione nordamericana, questa venne preparata dal INS per permettergli di entrare con la sua identità a Miami. Ci furono o no complicità per il suo ingresso negli Stati Uniti? Se no, come fece Jiménez ad entrare con documenti falsi? È o no un delitto negli USA entrare con documenti falsi?
Il caso di Posada è simile, ha segnalato Méndez. “Nel carcere era rinchiuso come salvadoregno: come ne uscì? Come fecero i funzionari panamensi a mandarlo sull’aereo? Può essere come Rodríguez Mena? Si sa che fu con un passaporto nordamericano falso – a nome di Melvin Cloide Thompson – e che si recò in Honduras per incontrarsi con Rafael Hernández Nodarse, che glielo consegnò. L’immigrazione nordamericana fornì i documenti a Jiménez...E a Posada no? Uscì da Panama senza documenti?
L’opinione dell’investigatore cubano è molto chiara: “Sono convinto che il INS li preparò....E se così non fu che dimostrino il contrario!”
Pedro Crispín Remón, sicario di Omega-7; Gaspar Jiménez e Guillermo Novo, assassini del CORU, arrivarono a Miami da Panama il 26 agosto 2004 in un jet privato, poche ore dopo la loro surrettizia liberazione, alle 5 del mattino, da parte dell’allora presidentessa mafiosa del paese dell’istmo. Posada si volatilizzò. Viaggiava sotto la protezione del FBI, afferma un testimone, l’avvocato honduregno Juan Carlos Sánchez.
L’incontro di Posada con i servizi federali di naturalizzazione avverrà ad El Paso, in Texas, il 20 di questo mese.
I Servizi d’immigrazione e doganali del
Dipartimento della Sicurezza Interna, in una lettera indirizzata alcuni giorni
fa al terrorista internazionale, lo hanno definito un “pericolo per la comunità
e la sicurezza nazionale” degli USA.