Il governo Bush continua

 

il suo attacco implacabile

 

A.Genovali 22/5/2006

 

I profondi, e nefasti, cambiamenti nella geopolitica mondiale prodotti dall’amministrazione Bush in questi ultimi anni avrebbero dovuto portare l’inquilino della Casa bianca a rivedere la strategia statunitense per il futuro. Questo è quello che si sarebbero aspettati molti milioni di esseri umani che in questi anni hanno duramente sofferto per le decisioni unilaterali del presidente statunitense. Invece, Bush conferma, aggiornandola, la sua strategia della “guerra preventiva” per la sicurezza nazionale degli Usa.


A molti osservatori di cose internazionali questa scelta non è arrivata inaspettata, anche se la sua gravità non è per questo meno forte. In questa sede vogliamo però ragionare di come Cuba sia sempre al centro dell’attenzione ossessiva, maniacale, dell’amministrazione statunitense.


Anche per Cuba la conferma di essere all’interno dell’Asse del Male statunitense non è giunta inaspettata, ovviamente non per le bugie che Bush adduce. Infatti, per chiunque abbia avuto modo di recarsi a Cuba, e per chi non si rifiuta di ragionare in modo non pregiudiziale nei confronti del governo cubano, non sfugge che i diritti fondamentali di ogni essere umano sono ampiamente garantiti e sostenuti dal governo rivoluzionario. Poi si ricorre ai cosiddetti “dissidenti”, per i quali si dice che il governo di Fidel Castro rende impossibile la vita, soprattutto nell’esercizio della loro “dissidenza”. In realtà le cose stanno molto diversamente. Molti di questi “dissidenti” (anche se il numero complessivo della “dissidenza” è molto esiguo) per loro stessa ammissione sono sul libro paga della Cia, non ultimi coloro che, con il consenso del governo cubano, posero in essere, non molto tempo fa, un loro convegno, con oltre 100 giornalisti di tutto il mondo a seguire i lavori, e molto sostenuto in Italia anche da una parte della sinistra. Proprio quel convegno a cui una parte considerevole dell’opposizione interna al governo guidato da Fidel Castro, evidentemente molto più coerente di tanta sinistra nostrana, rifiutò di parteciparvi perché la commistione con l’imperialismo statunitense e l’evidente svendita della propria nazione ai dollari a stelle e strisce era troppo palese e la collaborazione con la Cia formalmente dichiarata.


La scelta di Bush, dunque, non coglie impreparata Cuba e molti osservatori internazionali. Infatti, da molto tempo Bush ha ripreso un’attività molto forte nei confronti dell’isola caraibica al fine di cercare di destabilizzarla attraverso qualsiasi mezzo ed espediente. Tutti noi ricordiamo il voluminoso documento di 500 pagine nel quale l’amministrazione statunitense ha messo nero su bianco come dovrà (dal loro punto di vista) essere la cosiddetta transizione democratica a Cuba. Un documento “agghiacciante” per chiunque abbia ancora un minimo senso del rispetto del diritto internazionale e del diritto innato di ogni popolo alla propria autodeterminazione. Con quel documento, invece, gli Usa ripropongono, aggiornandola, la loro strategia di affossare illegalmente la Repubblica cubana, nata dalla Rivoluzione del 1959.


Niente di nuovo verrebbe da dire, infatti è dal 1959 che gli Usa tentano di affossare l’esperienza cubana. Mentre, invece, c’è del nuovo e questo nuovo è molto, troppo, inquietante. Crediamo che questo documento, lungo e articolato, dica perfettamente cosa gli Usa vogliono per Cuba e su come intendono muoversi per ottenerlo. Non è un piano per il domani, ma è un progetto organico per il futuro. Non dimentichiamoci che la tragedia internazionale che stiamo vivendo prima con la guerra in Afghanistan, poi con l’Iraq, e non troppo in lontananza oggi con l’Iran, fanno parte di un piano complesso e articolato che da oltre venti anni i Neocons statunitensi hanno esposto pubblicamente, e sempre pubblicamente, lo stanno perseguendo. Su questo aspetto consigliamo a tutti coloro che leggono l’inglese di consultare i siti neocons, perché lì sono esposte in modo organico e coerente questi disegni di guerra e di sfruttamento imperialista a danno di milioni di esseri umani.


Nel documento sopra citato, Bush e i neocons hanno prospettato anche un intervento militare quale ‘estrema ratio’ per abbattere il governo cubano. Follie? Non proprio.

 

Dopo l’attacco unilaterale all’Iraq, in violazione di ogni elementare diritto di giurisprudenza internazionale, e con la ascesa della dottrina della “guerra preventiva”, ribadita e aggiornata appunto in questi mesi, ogni cosa è possibile per gli Stati uniti, anche un attacco militare a Cuba. È senza dubbio vero che il nuovo vento che oggi spira in America Latina mette, per adesso, relativamente al riparo Cuba dall’aggressività militare degli Usa. Infatti le conseguenza per gli statunitensi sarebbero enormi se provassero una simile scelta. Ma resta però un ennesimo dato inquietante, vale a dire che gli Usa hanno stanziato diverse decine di milioni di dollari, destinati ai mass-media soprattutto europei, per finanziare e sostenere campagne mediatiche contro il governo cubano rivolte essenzialmente alle opinioni pubbliche europee. E noi sappiamo che queste scelte del governo statunitense hanno colpito nel segno, soprattutto, nei confronti di quei settori della sinistra europea moderata ma anche, purtroppo, in settori della sinistra antagonista che si sono schierati con il coro di chi accusa Cuba di violare i diritti umani. Una copertura “ideologica preventiva” che potrebbe tornare utile sia in caso di attacco all’isola caraibica nel segno della difesa di quei presunti diritti violati ma anche per coprire altre infami politiche contro il diritto del popolo cubano ad autodeterminare il proprio futuro secondo le proprie convinzioni.


Dunque, da questo punto di vista si ha un nuovo salto di “qualità” nell’attacco a Cuba da parte dell’imperialismo statunitense e per questo il nuovo documento della Casa bianca che ribadisce la propria strategia per la sicurezza nazionale è molto preoccupante. L’obiettivo principale per adesso è l’Iran ma l’aver inserito anche Cuba nel novero dei paesi che minacciano la sicurezza nazionale degli Usa è indice della virulenta pericolosità che incombe sull’isola caraibica.

 

Dunque che fare? La nostra associazione ha il compito di porre in essere azioni politiche e di controinformazione che rendano palesi agli occhi dei cittadini italiani le bugie degli Stati uniti e le colpevoli adesioni di chi si presta a fare da megafono a quelle menzogne. Sicuramente occorre coinvolgere, discutere, dibattere con le forze politiche dell’Unione ben sapendo le divergenze che esistono su Cuba, occorre cioè posizionare il rapporto con Cuba del nostro Paese fra i punti dell’agenda politica dei temi internazionali. Occorre quindi che il No del governo italiano al blocco diventi una scelta politica di legalità internazionale per cui le tante risoluzioni dell’Onu che condannano gli Usa a cessare il blocco a Cuba diventino una realtà. Fare opera di verità su Cuba vuol dire rompere l’ipocrisia di chi afferma che oggi il blocco Usa non è più una cosa seria che lede il diritto del popolo cubano; lavorare per far conoscere la verità su Cuba vuol dire coinvolgere nella discussione il mondo della politica, dell’associazionismo laico e cattolico, il mondo del movimento contro la globalizzazione per far capire le nostre ragioni e confrontandoci con le idee e, spesso, con i pregiudizi degli altri. Occorre aprire, per quello che ci sarà possibile, un dialogo con la stampa nazionale, occorre evidenziare la libertà “condizionata” che esiste nei nostri confronti ma, soprattutto, nei confronti di una libera e concreta informazione nei riguardi di Cuba.


Un compito enorme per noi, titanico, ne siamo perfettamente consapevoli ma la posta in gioco oggi è grande. Sottovalutare i documenti della Casa bianca nei confronti di Cuba sarebbe una imperdonabile leggerezza, per noi ma soprattutto se questa leggerezza fosse assunta anche dai partiti dell’Unione.


La nostra associazione, lo sappiamo tutti bene, non ha risorse, possiede un proprio bimestrale che con tanta fatica e passione cerchiamo di far circolare il più possibile, ma come Cuba, abbiamo una risorsa che, se adeguatamente valorizzata può essere fondamentale: le persone in carne ed ossa con la loro passione e il loro amore per Cuba, con la loro solidarietà internazionalista, con il loro spirito di servizio a sostegno e difesa delle conquiste rivoluzionarie di una piccola isola dei caraibi. Abbiamo cioè i nostri 6.000 compagni e compagne iscritte nei circoli in tutta Italia, cosa che altri non hanno e che vorrebbero avere. Abbiamo, cioè, un capitale umano che rappresenta un patrimonio enorme che deve essere sempre più coinvolto, valorizzato e speso nella battaglia politica e solidale a favore e sostegno di Cuba, del suo governo e della sua Rivoluzione.