L'impotenza verbale a Miami 1

 

21 agosto 2006 - G.Davalos www.granma.cubaweb.cu

 

 

 

A Miami, in questi giorni, praticano l'impotenza verbale cronica. Ogni tanto neppure il famoso Viagra ferma le menti viperine. È un miscuglio di problemi nervosi e patologici: ascoltano una notizia e subito, a loro, cade la lingua e la vergogna.

Davanti alla paura, un inquieto gruppuscolo corre alla televisione, ad ogni momento, per lasciare un sospiro di fetide parole: un padre della Chiesa chiede a Dio la morte del prossimo; un supposto leader spirituale afro, che non si é messo gli occhiali, vede male la lettera di Ifá; le chiamate congressisti cubano americane prendendo misure con la bocca che getta acqua; giornalisti, perfino un dominicano, ostinati nell' accreditarsi la predizione del futuro cubano con le mani sporche; e per di più perfino una risentita dama che ha colto l'occasione per lanciare bestemmie al suo ex compagno, un trovatore. Buono, che cosa ci si può sperarsi dai traditori?

Specialisti, analisti, laureati, medium, falliti ed analfabeti sfilano per molti dei canali televisivi della città, divenute consultazioni della disperazione. Un altro affare.

A poco a poco le nuove notizie agiscono come sedativo; ma i tossicodipendenti si aggrappano sempre a qualunque cosa per chiacchierare sulle proprie paure.

Brillano come insignificanti vermicelli, lombrichi piegati davanti alla solidarietà che germoglia da tutti gli angoli del pianeta. Attenzione a non inciampare, perché potrebbero vedersi come i vinti nemici di re Artù sul campo di battaglia. Su questo lato, e vicino, la Rivoluzione è ben ferma.