Le “liste nere” degli Stati Uniti

J.Rodriguez 10/6/2006

 

Senza un avallo internazionale che stabilisca o permetta questa  decisione, da tempo gli Stati Uniti si sono assunti il diritto di confezionare “liste nere” per definire i paesi del mondo secondo i criteri predominanti a Washington.

 

Le nazioni incluse dalla Casa Bianca sono molte, generalmente con una durata annuale e riguardano le più diverse attività e posizioni politiche.

 

Gli Stati Uniti non conoscono ostacoli per affibbiare per esempio il titolo di “promotore del terrorismo” a governi di numerose nazioni o di aggiudicare loro l’accusa di permissività per ciò che riguarda il traffico di droga.

 

Ci sono le “liste nere” di coloro che, secondo le amministrazioni degli USA, non ottengono il titolo di democratici,  altri sono definiti “presunti violatori dei diritti umani” e inoltre ci sono quelle per coloro che attentano alla “libertà di stampa”, quella di stile occidentale.

 

Ma non sono le uniche, poiché per stigmatizzare gli Stati  esiste la “lista  nera” appena divulgata che lancia i suoi dardi sui governi che, si presume, sono poco attivi nella lotta contro il traffico di persone e per l’incremento della prostituzione.

 

Al di là dell’attributo del titolo di giudice internazionale assunto da Washington,  il carattere di arma politica di queste affermazioni è costantemente denunciato da distinti paesi che non accettano che si attacchino la loro indipendenza  e sovranità.