Conta sempre su Miami per dare
spettacolo, come quello che stiamo vivendo ora, inimmaginabile in qualsiasi
altra città del mondo attuale. Per opera e grazia della Procura Federale di
questo distretto, da due settimane la città è tornata a essere sottoposta al
tipo di paure infernali dei tempi della Santa Inquisizione. Come all’inizio nel
caso dei ‘Cinque’, senza prove né processo, calpestando deliberatamente i
diritti costituzionali del dovuto giusto processo, in virtù delle dichiarazioni
dei pubblici ministeri federali, della stampa e del settore ultra-reazionario,
Carlos Álvarez ed Elsa Prieto, entrambi professori universitari di lungo e
solido prestigio, sono spie, colpevoli di tale reato a favore del Governo
cubano.
Non importa che nell’istruttoria formale della loro causa non venga menzionata
la parola “spia”; non importa che la legge stabilisca che per commettere il
reato di spionaggio la persona debba avere ottenuto informazioni classificate
come segrete, e che l’Fbi e i pubblici ministeri federali riconoscano che gli
accusati (già colpevoli) non abbiano avuto accesso a informazioni riservate, a
segreti o a “informazioni delicate”, né che le abbiano comunicate a qualche
persona; non importa, che quello di cui sono stati accusati, secondo
dichiarazioni della stessa procura, è di avere inviato ad autorità cubane
informazioni pubbliche su attività di organizzazioni terroristiche o relative ai
terroristi che operano in questa città, e su attività pubbliche che sono
avvenute in questa città, non importa. Niente di tutto questo importa al
pubblico ministero federale di distretto, Alexander Acosta, quando dichiara alla
stampa: “Ogni volta che spie trasmettono qualche tipo di informazione al Governo
di Cuba, c’è un pericolo per gli Stati uniti”.
Se nell’istruttoria formale della causa non vengono accusati, non viene
circostanziato il reato di spionaggio contro i professori Carlos Álvarez ed Elsa
Prieto, in base a che cosa il pubblico ministero Acosta stabilisce e accusa i
due di essere spie? Chi è allora una “spia” per il pubblico ministero federale,
come può stabilirlo lui in questo modo quando la legge non lo stabilisce? Non
solo le dichiarazioni del pubblico ministero Acosta ci fanno ritornare al clima
imperante nel medio-evo, ma ci fanno pure ritornare a quegli innominabili fatti
avvenuti a Salem, quando, invece di spia, la parola che condannava qualsiasi
innocente era quella di “strega”. Inoltre, che cosa intende dire il pubblico
ministero federale quando dichiara che quando lui considera che una “spia”
trasmetta qualche tipo di informazione a Cuba, c’è un pericolo per gli Stati
uniti? Forse il pubblico ministero federale ignora o agisce come se non
esistessero i diritti costituzionali di libera espressione sanciti nel Primo
Emendamento? Forse, allora, quando il pubblico ministero federale lo stabilisce
vanno aboliti anche i diritti di libertà di stampa e di libertà accademica
perché il Governo cubano potrebbe approfittare dell’informazione pubblicata in
articoli sulla stampa e in studi di ricerca accademica?
Da quando i due professori sono stati arrestati lo scorso 6 gennaio, la
presentazione pubblica del caso da parte della procura federale e della stampa
non può essere più manipolata. La procura ha dichiarato che in giugno e luglio
del 2005 i due accademici hanno ammesso “volontariamente”, in interrogatori
separati con agenti dell’Fbi, di avere inviato per anni informazioni al Governo
cubano; in particolare il pubblico ministero federale assistente, Brian Frazier,
ha dichiarato: “Lui (Álvarez) ha confessato che spiava per Cuba, e lei (la
Prieto) ha detto loro (all’Fbi) che sentiva più fedeltà verso Cuba che verso gli
Stati uniti”. Come possono essere credibili simili dichiarazioni da parte di due
persone educate, da parte di due professori universitari molto competenti, anche
se fossero stati colpevoli di questo o di molto di più? Tutti noi, sono sicuro,
pensiamo la stessa cosa: a chi capita di fare simili dichiarazioni? Non ci
ricordano le “confessioni” degli eretici recidivi nei processi
dell’Inquisizione? Tutto appare più confuso quando gli avvocati dei due
sostengono che i loro clienti affermano di non essersi mai dichiarati colpevoli
dei reati di cui sono stati accusati. Inoltre, se così fosse, se i due avessero
rappresentato un tale pericolo per la sicurezza nazionale, perché le autorità
competenti non li hanno arrestati allora e, invece, hanno aspettato cinque mesi
per farlo?
Non c’è solo da considerare perché ora, in gennaio, e non cinque mesi prima, ma
anche il perché di queste accuse specifiche contro di loro che, secondo le
informazioni disponibili, sembrano essere tirate per i capelli. Nella nostra
città circolano molte ragioni sul perché ora.
Tra le prime c’è il fatto che la procura vuole riaccattivarsi l’estrema destra
di Miami per le accuse, così gravi che pongono in pericolo la sicurezza di
questa comunità e del resto del paese, contro i terroristi Santiago Álvarez e
Osvaldo Mitat. Qualcosa di simile, da parte della procura, come usare il bastone
e la carota. Un’altra ragione possibile potrebbe essere quanto ha a che vedere
questo con le ambizioni personali di un pubblico ministero federale in attività,
che si presenterà alle elezioni alla fine di quest’anno. Un’altra versione
potrebbe essere quanto ha a che vedere in questo, o sarà conseguenza di tutto
ciò, il controllo dell’Università Internazionale della Florida (Fiu) e dei suoi
milionari istituti e programmi di ricerca, in cui lavoravano come professori
Álvarez e la Prieto.
L’ultra destra ha reagito, come sempre, in maniera inquisitoria. Il suo
obiettivo è quello di distruggere tutto quello che le si oppone. Approfittando
di questa situazione, si è scagliata in modo isterico contro i viaggi di scambi
accademici con Cuba e contro il settore moderato della comunità cubana emigrata
che propugna la fine della politica di aggressione contro Cuba, e la risoluzione
dei conflitti esistenti tra i Governi di Cuba e degli Stati uniti, attraverso il
dialogo, di cui Álvarez e la Prieto hanno fatto parte per oltre due decenni.
Perché pianificato, oppure come conseguenza di queste accuse, esiste un pericolo
reale che il settore moderato, impaurito e assillato dal carattere delle
dichiarazioni della procura, timoroso di essere considerato -in una situazione
come questa- colpevole di associazione, si ritragga dalle sue responsabilità e
smetta di essere attivo. Se tale obiettivo fosse raggiunto, questo sarebbe un
risultato notevole per coloro che sono a favore della continua aggressione
contro il popolo cubano.
Infine c’è la chiara coincidenza della decisione della procura federale di
arrestare i due professori e di far precipitare questa situazione pubblicamente,
come è stato esposto, proprio in un momento cruciale del processo di appello dei
Cinque, in cui è parte la stessa procura federale. La procura ha commesso molti
errori e abusi di potere nel processo dei Cinque; questo potrebbe essere uno in
più. Il suo comportamento pubblico in questo caso, riafferma l’opinione della
difesa dei Cinque e la fondatezza della decisione del Tribunale d’Appello nello
scorso agosto, che ha annullato il processo e le sue condanne: dato il
comportamento della procura federale, della stampa e il clima di avversità
generale è impossibile che a Miami possa essere tenuto su questioni relative a
Cuba un processo imparziale, come è garantito dal VI Emendamento della
Costituzione.
Il fatto e il perchè
Su tutti i giornali di Miami si dà grande risalto
al fatto che due professori universitari, Carlos Álvarez e la moglie Elsa Prieto
sono due spie confesse di Cuba. I docenti, di origine cubana, ma dagli anni
Settanta cittadini statunitensi, avevano viaggiato a Cuba per interscambi
accademici, come normale per qualsiasi professore universitario di rilievo, così
come a Miami discutevano e si incontravano con personalità del luogo. Cuba, con
una forte tradizione di solidarietà, non lascia solo chi è al suo fianco. Eppure
sul caso non si avevano notizie ufficiali, né sulla stampa cubana e neppure in
Ambasciata: segnale che le cose non erano esattamente come raccontato dai siti
Internet degli anticastristi di Miami o dai giornali. Evidentemente stava
accadendo qualcosa d’altro e serviva distogliere l’opinione pubblica da altre
vicende. Coincidenza (?) vuole che in quei giorni il terrorista
Posada Carriles apparisse a
Miami sicuro di sé; che il Governo Usa avesse rifiutato la sua estradizione in
Venezuela e che la ex Presidente di Panama, Mireya Moscoso, che lo aveva
illegalmente liberato e che ora se la spassa tra gli agi a Miami, lo avesse
perdonato pubblicamente per i delitti commessi nel suo Paese. Tutti frammenti
che, messi insieme, davano un quadro preoccupante: gli Usa si stavano preparando
a rimetterlo in libertà, così come avevano fatto nel passato con Orlando Bosch.
Va aggiunto che, sempre in quei giorni, alcuni ‘amichetti terroristi’ di Posada
erano stati arrestati per possesso illegale di armi, in quantità tale da far
comprendere che il loro uso era per motivi terroristici. Come se non bastasse,
stavano cadendo le accuse di spionaggio ai Cinque, dopo che nel maggio scorso l’Onu
aveva sancito l’illegalità del processo nei loro confronti e, in agosto, la
Corte di appello di Atlanta aveva annullato le decisioni di Miami relative al
processo mentre, il Governo federale persiste nella sua battaglia di appello
contro questa ultima decisione. Insomma, tanta carne al fuoco contro le scelte
di Miami da far pensare che servisse un diversivo per spostare l’attenzione. Che
casualità, e che tempismo trovare due nuove spie e gettare su altri l’accusa di
terrorismo!
M.V.