31 luglio 2007 - www.granma.cubaweb.cu (AIN)

Elogiata la laurea a Cuba di

232 medici colombiani

 

 

Il quotidiano colombiano El Tiempo sottolinea, in articolo edito nel suo sito web, che 232 giovani di questo paese sud-americano si sono laureati in medicina a Cuba, dove altri 1380 colombiani attualmente studiano con borse di studio del governo dell'Isola.

Héctor Rivera, Segretario Generale dell'Associazione dei genitori dei giovani che, a Cuba, frequentano differenti facoltà, ha spiegato che si tratta di "una gran opportunità che hanno questi ragazzi di scarse risorse, di regioni molto appartate del paese, di studiare medicina, sport, architettura, ingegneria, agronomia, cinema o musica e poi ritornare, per aiutare, alle loro regioni".

La pubblicazione commenta che un gruppo di 40 genitori si é recato, dieci giorni fa, a Cuba per accompagnare i 90 colombiani che si sono laureati martedì 24 luglio come medici, architetti e laureati in sport, nel teatro Karl Marx, di L'Avana. Gli altri genitori non hanno potuto viaggiare perché non avevano denaro per il passaggio aereo, che costa approssimativamente 600 dollari, ha detto Eunice Ospino, la cui figlia studia medicina.

El Tiempo aggiunge che le borse di studio che ogni anno il governo di Cuba concede, hanno come principale requisito che i giovani che si avvantaggino di esse abbiano una provenienza rurale e siano di famiglie con basse risorse che non possano pagar loro una carriera universitaria.

Al riguardo, José Antonio Solana Fernández, addetto commerciale dell'ambasciata di Cuba a Bogotà, ha detto che questo fa parte dell'apporto disinteressato del suo paese alla Colombia ed ha indicato che questi giovani ricevono gratuitamente dalle uniformi fino all'alimentazione, trasporto e libri.

Interrogato su se esiste alcuna esigenza politica o ideologica per accedere alle borse di studio, il diplomatico cubano é stato categorico:"assolutamente nessuna. Nel paese si trovano migliaia di giovani stranieri di varie latitudini del mondo, con distinte abitudini religiose, culturali e politiche. Chiediamo solo che adempiano ad un Codice di Etica che permette la convivenza".