Risultano, infatti, del tutto pretestuose le accuse di omicidio e spionaggio per
le quali sono stati condannati a pesanti pene detentive i cinque agenti cubani,
che svolgevano attività volte esclusivamente a prevenire attentati terroristici
sul suolo cubano ed altrove, reperendo informazioni in modo nonviolento.
L’amministrazione statunitense, avvertita dalle autorità cubane e richiesta di
collaborazione nella repressione del fenomeno terroristico che veniva
organizzato a partire dal suo territorio, non ha ottemperato all’obbligo di
cooperare contro il terrorismo sancito dal diritto internazionale vigente.
Il processo, come ravvisato dal panel di appello di Atlanta nella sentenza
dell’agosto 2005 e dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni
arbitrarie nel parere dello stesso anno, non ha rispettato gli standard minimi
del trattamento processuale equo, stabiliti dal Patto internazionale sui diritti
civili e politici, ratificato dagli Stati Uniti, e dalla Costituzione
statunitense.
Per giunta, i diritti umani dei cinque sono stati ulteriormente violati con
lunghi periodi di detenzione in isolamento, del tutto ingiustificati alla luce
delle stesse regolamentazioni carcerarie, e l’immotivato rifiuto di incontrare i
parenti più prossimi.
Un appello indirizzato al Congresso statunitense da varie decine di deputati e
senatori italiani è rimasto finora senza alcuna risposta.
Per tutti tali motivi abbiamo ritenuto importante costituire un “Comitato
Italiano per la giustizia dei Cinque” e lanciare un ulteriore appello
indirizzato alla società civile, alle associazioni democratiche e culturali, ai
movimenti politici e ai nostri parlamentari in difesa dei diritti dei cinque
agenti cubani e dell’ordinamento giuridico internazionale.
Una conferenza-stampa sarà tenuta entro settembre per informare sugli sviluppi
della situazione e le attività del comitato.
|