Intervista di Gerardo Hernadez con Reuters


Agente cubano imprigionato negli USA

 

aspetta l’annullamento delle accuse
 

 

 

 

1 agosto '07 - M.Frail** www.prensa-latina.it (PL)

 

 

Gerardo Hernandez considera che dopo 10 anni di prigione negli Stati Uniti ha pagato per il suo lavoro come agente non dichiarato del Governo di Fidel Castro.

Per questo motivo si aspetta che una Corte di Appello annulli i due ergastoli ai quali è stato condannato nel 2001 a Miami, come ha detto questa settimana a Reuters in un'intervista telefonica da una prigione in California, per saziare la sete di vendetta degli esiliati cubani, che stava controllando.

Negli Stati Uniti è stato accusato di cercare di infiltrarsi in obiettivi militari e di facilitare la caduta di due aerei da turismo del gruppo “Fratelli al Riscatto” da parte di un MIG cubano, fatto in cui sono morti i suoi quattro occupanti.

A Cuba, però, Hernandez e gli altri quattro agenti arrestati nel 1998 sono stati decorati da Fidel Castro come eroi della repubblica per infiltrare i gruppi dei terroristi.

“Speriamo che la corte riconosca che l’accusa di spionaggio e quella di abbattere gli aeroplani non ha nessuna prova accertata ed, essenzialmente, ci lasci con l’accusa di cospirazione, con una sentenza di 10 anni”, ha detto dalla prigione di Victorville.

“È molto differente che essere condannato all’ergastolo per qualcosa che non hai commesso”, ha aggiunto Hernandez, di 42 anni, in un'intervista realizzata in inglese dopo aver ottenuto l’autorizzazione delle autorità penitenziarie degli Stati Uniti.

Una corte di appello ad Atlanta ha programmato per il 20 agosto una vista orale che potrebbe riaprire il caso.

Dopo il loro arresto il 12 settembre 1998 da parte di agenti dell’FBI di Miami, la procura degli Stati Uniti li ha accusati di tentare di infiltrare obiettivi militari alla ricerca di segreti. Uno di loro lavorava come uomo delle pulizie nella base di allenamento navale a Boca Chica, vicino a Cayo Hueso.

Tutti hanno ammesso che ricevevano ordini da Cuba.

“Lo abbiamo sempre riconosciuto. È corretto, stavamo lavorando per Cuba”, ha detto Hernandez.

“Per questo motivo saremmo potuti essere condannati ad un massimo di 10 anni”, ha aggiunto.

La procura non ha potuto dimostrare che Hernandez ha aiutato Cuba ad abbattere i due aerei da turismo di “Fratelli al Riscatto”.

Secondo Hernandez, l'operazione per lanciare volantini su L'Avana era stata annunciata dal gruppo di esiliati in una conferenza stampa.

Nonostante, è stato condannato nel 2001 da un tribunale di Miami, bastione degli esiliati cubani dove i giudici, ha commentato, non hanno potuto nascondere l'ostilità verso il Governo comunista di Cuba.

Un pannello della corte di appello di Atlanta ha annullato le sentenze nel 2005, perché, hanno detto, a Miami i pregiudizi contro Castro non hanno garantito un giudizio giusto.

L’anno scorso la decisione non è stata presa in considerazione, proprio da questo stesso tribunale.

Secondo Ricardo Alarcon, il presidente del Parlamento cubano e principale assessore di Castro nella sua politica verso gli Stati Uniti, Hernandez e gli altri agenti sono stati vittime della complicità di Washington con gli esiliati cubani di Miami.

“Se ci fosse un governo decente a Washington la condotta corretta sarebbe ritirare tutte le accuse, chiedere perdono e finirebbe tutto”, ha detto questa settimana in un'intervista a L'Avana.

Per Hernandez, questo anno la messa in libertà su cauzione dell'ex agente cubano della CIA, Luis Posada Carriles, accusato dell'esplosione nel 1976 di un aeroplano cubano con 73 persone a bordo, dimostra che la giustizia statunitense è permeabile ad influenze politiche.

“In questo paese, se sei un terrorista contro Cuba non c'è problema. Quelli sono “i terroristi buoni del Governo degli Stati Uniti” o “militanti anticastristi”, come li chiamano”, ha aggiunto.
 


Manuel il

disegnatore
 


Per Hernandez che viveva a Miami sotto la copertura di un disegnatore grafico chiamato Manuel Viramontes, la cosa peggiore dei suoi 10 anni di prigione è stato il fatto di non vedere sua moglie Adriana Perez, a chi gli Stati Uniti hanno negato il visto in sette opportunità.

“Mi stanno condannando a non vederlo per tutta la vita”, ha detto la Perez, che è un'ingegnere chimico di 37 anni, in un'intervista a L'Avana.

“È una forma di pressione, per cercare di debilitarli (...) Qualcosa che non hanno potuto ottenere con nessuno di loro”, ha commentato e ha detto che in settembre tornerà a chiedere un visto per visitare suo marito.

Hernandez ha segnalato che passa il suo tempo nella prigione scrivendo lettere ai familiari, agli amici ed ai simpatizzanti. Ha diritto a 300 minuti mensili di chiamate telefoniche, ma non gli permettono di usare la posta elettronica come al resto dei carcerati.

Secondo la sua biografia ufficiale, ha studiato relazioni internazionali a L'Avana, ha combattuto in una brigata di carri armati nella Guerra di Angola e svolgeva pericolose missioni negli Stati Uniti dalla metà della decade degli anni 90.
 


Con notizia addizionale di A.Boadle ed E.Israel a L'Avana- tratto da www.freethefive.org tradotto da Ida Garberi