Il destino di cinque uomini è avvolto in
una crudele assurdità, nella vendetta e nell'impotenza di chi non sopporta che
Cuba non vacilli. Otto anni di carcere negli Stati Uniti non hanno potuto contro
la ragione. Con le sbarre come divisione, sorse questo dialogo che ora ci
avvicina ad uno di quegli eroi della resistenza.
Qui, a giro di posta, c’è Ramon Labañino, completo. Autentico e alto due metri,
più di 100 chili e tutta la forza della verità.
Il minimo spazio di una cella non basta ad un uomo come Ramón Labañino Salazar o
uno qualunque dei suoi quattro fratelli. Lo spirito, le idee, la sua storia
individuale abbracciano una dimensione impossibile da catturare, e soprattutto
da imprigionare. La cosa peggiore per coloro che decisero di confinare questi
eroi, il 12 settembre 1998, è che non sono riusciti ad arrestare la verità.
Quel giorno, a Ramón Labañino Salazar si era avverata una parte dei suoi sogni
ed erano trascorsi i primi 35 anni della sua esistenza. Dopo quasi dieci di
prigione e lotte legali, questo uomo conserva intatti i desideri di vivere e di
continuare a lottare.
A questa convinzione si arriva dopo aver letto queste righe inviate alla rivista
cubana Boemia, ripassare la sua corrispondenza, conversare con sua
moglie
Elizabeth Palmeiro Casado, conoscere le sue figlie ed indagare come è questo
giovane che culminò gli studi di Economia nell'Università de L'Avana con Diploma
d’Oro e ha eseguito da allora diverse missioni.
Le risposte ricevute dimostrano che qualunque spazio risulta ideale per
un'intervista. È solamente fondamentale che l’intervistato ed il giornalista
siano d’accordo sul raccontare quello che deve essere raccontato. Per questo
motivo, l'unica condizione che ha posto Ramón quando ha accettato di dialogare
coi lettori di questa rivista è stata quella di lasciare posticipata una seconda
parte per quando ritornerà tra noi. Verrà a Cuba e presto, ci scrisse. E così si
farà.
- Le informazioni parlano che il regime carcerario
della prigione dove ti trovi è specialmente rigoroso. Come è la vita di Ramon
dietro le sbarre?
U.S.P.Beaumont
è un carcere di massima sicurezza e come tutte le prigioni di questo tipo negli
Stati Uniti ospita i più violenti, i più pericolosi ed i più aggressivi
prigionieri, per questo che il sistema carcerario è strettamente severo,
restrittivo ed intimidante.
Le celle misurano approssimativamente sette per cinque piedi, un spazio
abbastanza ridotto, dove ci rinchiudono dalle 22:00 fino alle 5:45 della
mattina. Il fine settimana e nei giorni festivi è fino alle 6:45. Ogni unità è
formata da due piani di 32 celle ognuno, cioè, 64 in totale, per un massimo di
128 “inquilini” per unità.
In ogni piano c'è una porta di acciaio che può aprire solo la guardia con le sue
chiavi. Dietro quella porta c'è un rivelatore di metalli, dopo un'altra porta
che si apre con comando a distanza centrale, da una delle cinque torri esterne.
Solo allora esci al campo centrale formato da due piccoli terreni per giocare a
baseball, dove è tutto attorniato da alte celle chiuse da giganteschi reticolati
di punte, lamette affilatissime, simili a quelle che ci sono nel carcere di
Guantánamo.
Per accedere ad ogni area: la sala da pranzo, la chiesa, il commissariato e le
altre, bisogna passare attraverso altre porte chiuse con altre chiavi,
rivelatori di metalli ed un'infinità di guardie che tu controllano tutti i
secondi. Tutto questo è unito ad un esercito enorme di videocamere situate in
ogni angolo inimmaginabile che registra ogni attività, ogni lite, ogni sguardo.
Un'altra misura di sicurezza sono gli infami shakedowns, (perquisizioni) che
consistono nell’entrare nella cella e buttare qualsiasi cosa di cui hanno
voglia. Inoltre ogni dato periodo di tempo fanno prove di orina e di alito per
scoprire droga ed alcool.
Come si sa, in questo carcere ci sono carcerati molto pericolosi. Qui la vita è
circondata dall'inquietudine che provocano i fatti di violenza che succedono
giornalmente. Per questo motivo sono molto frequenti le reclusioni nelle celle
di isolamento, per 24 ore o per periodi molto più lunghi di tempo, nei quali non
ci permettono né di lavarci, né di fare chiamate telefoniche, né di ricevere
visite familiari, legali, né consolari. Gran parte dello scorso anno siamo stati
in regime di lock down, come è chiamato qui questo regime speciale.
Inoltre sono sottomesso ad un programma di controllo ogni due ore. Cioè, tra le
otto della mattina e le otto della notte devo smettere di fare quello che sto
facendo e presentarmi davanti alla guardia più vicino.
In mezzo a tutto questo tento sempre di circondarmi di attività sane, pacifiche,
educative ed evito i conflitti. Per me, è semplicemente Beaumont, dove ho
imparato a vivere, a provarmi, perfino a crescere, come fanno i miei quattro
fratelli dove stanno.
La nostra lotta per la pace, per un mondo migliore non è solo una filosofia di
vita bensì la forma di viverla. Voglio uscire di qui come un essere umano
migliore e questo nessuno potrà ostacolarlo. È una delle sfide e dei compromessi
dei Cinque.
- Come controlli le
tue energie di uomo di azione, amico della pratica sportiva, oltre ad essere
inoltre un intelligente professionista?
I
miei giorni qui si dibattono in una lite costante contro la monotonia, per
quello che vario frequentemente le mie attività e gli orari.
Nella mattina, dopo l'igiene personale, pulisco, organizzo la mia cella e vado
al laundry-room (stanza di lavanderia della mia unità) per realizzare il mio
lavoro del lunedì al venerdì, come orderly che consiste nel pulire le lavatrici
e pulire la stanza. Il resto del tempo cerco di occuparlo facendo qualcosa che
mi faccia dimenticare la solitudine e l'isolamento.
Faccio esercizio, corro e pratico anche (solo nella mia cella) qualcosa di yoga,
di forza, elasticità, eccetera. Devo confessarti che per me è imprescindibile
l'esercizio fisico, sudare, rilassarmi, per liberare lo stress giornaliero. Da
piccolo ho praticato sport forti; sono una necessità per me.
Cerco anche di soddisfare le mie inquietudini intellettuali. Gran parte del
tempo lo dedico a leggere e rispondere alle lettere che invio a tutti i fratelli
del mondo che ci scrivono, con tutto l'amore e l’affetto benché non basta mai il
tempo per potere arrivare a tutti come vorremmo. Approfitto di questa
opportunità per ringraziare a nome dei Cinque per tutte le missive che
riceviamo.
La cosa importante è tentare di mantenere un bilancio tra l'attività fisica e
l'intellettuale. È che entrambe sono essenziali per noi ed per questo che lo
tentiamo.
Gioco anche scacchi, un altro sport che mi affascina e devo giocare
giornalmente. Alle 20:30 ci richiamano a tutti dentro le unità fino alle 22:00,
ora in cui ci rinchiudono nelle celle fino al giorno seguente. In questo orario
leggo la corrispondenza ricevuta nel giorno, e poi ascolto le notizie fino a che
non ho sonno; mi corico con Cuba e con lei mi alzo sempre.
- Come sono le persone con cui condividi lo spazio
nel carcere? Che cosa hai imparato da quando sei un carcerato?
Ho
imparato che qui uno si riporta con l'essere umano, non col delitto che ha
commesso, benché ci siano delitti che sono imperdonabili per me, come le
violazioni, i maltrattamenti a minori, gli assassini. Al di fuori di questo ho
conosciuto persone realmente sensibili, perfino oneste, con alcuni di loro ho
condiviso ed imparato degli sport, delle destrezze.
Voglio sottolineare che i reclusi ed il personale del carcere mi hanno trattato
con rispetto; sanno che sono cubano.
- Le autorità della prigione conoscono le decisioni
sul processo? Come reagiscono di fronte a questo?
Credo
che loro sanno specialmente delle decisioni che ci sono state nel nostro caso,
l'annullamento del processo realizzata dai tre giudici di Atlanta. Allora, mi
domandavano quando sarei stato libero, e perché rimanevo ancora nel carcere.
Inoltre, come continuava il caso, perché i ritardi. Gli racconto delle manovre
del Governo, degli appelli.
- In questi anni di reclusione hai potuto vedere
tua moglie Elizabeth e le tue figlie Ailí, Laura e Lizbeth in poche visite nel
carcere. Nelle scarse foto di quegli incontri permesse dal regolamento
carcerario non si vede che cosa passa per la
mente di Ramon quando le abbraccia, unico momento, quello della foto, in cui ti
è permesso toccarle. Come trascorrono le visite? E al momento di salutare,
sapendo che non si sa quando potrai rivederle, che è una sconcertante incognita
per via del regime del carcere ed i ritardati visti?
Le
visite della mia Eli e delle mie tre piccole sono i momenti più felici che ho in
tutto questo tempo di reclusione. Quando sto con loro non esiste più niente, non
mi importa più niente, solo l'amore, la tenerezza, la felicità di averle vicino.
Mi dimentico del posto dove siamo ed è come se stessi a casa o in un parco con
loro, a Cuba. Mi arrendo con tutta la passione del marito e del padre. Per la
mente mi passa solo il desiderio di estendere ogni secondo e conservarlo. È un
momento magico; metto a nudo l'anima delle quattro e mi metto in ogni pezzetto
delle loro vite, delle loro realizzazioni, dei loro sogni. Le do dei consigli,
le educo, le ispiro, le difendo, insegno loro tutto quello che si può in questo
spazio. E loro fanno lo stesso.
Tra Eli ed io costruiamo quella cornice familiare di cui sentiamo tanto la
mancanza, dal momento che non possiamo viverla quotidianamente. Ridiamo,
cantiamo, discutiamo, critichiamo, ci stimoliamo, analizziamo mete e sogni,
perfino piangiamo. Non sono mancati i rimproveri; è anche questo un mio dovere
come padre, benché subito dopo li riempia di lusinghe e di stimoli.
Il momento delle foto è molto speciale. Allora possiamo camminare insieme ed
abbracciarci tutti e quattro, come sogno sempre di fare dopo, quando ritornerò.
Gli addii sono la cosa più difficile, terribile. Quell'ultimo giorno, quell'ultimo
minuto è straziante per tutti. Conservo sempre il mio migliore sorriso per quel
giorno. Tratto di allontanare tutta la tristezza per passare quel momento senza
dolore né lacrime. Per questo motivo dico loro che quello non è il termine di
una visita magica bensì il principio di un'altra giornata di passioni.
Il dolore di non sapere quando torneremo a vederci compensa con la convinzione
di sapere che il nostro amore è invincibile. Sogno tutti i giorni quell'amore
che c'unisce; è quello che mi mantiene vivo ed animato. Qualche giorno
recupereremo la tenerezza e gli affetti che oggi ci vengono proibiti.
- Le tue figlie crescono e si stanno facendo donne
senza la vicinanza del loro padre. Che cosa ti aspetti da loro? Come vuoi che ti
vedano?
Spero
che le mie figlie siano il massimo. Voglio che studino molto e che si laureino
nell'università nella specialità che preferiscano. Che si realizzino in ogni
senso, come esseri umani, come donne. Vivono in un paese dove non ci sono limiti
per i sogni, e so che loro sapranno realizzarli. Voglio che siano eternamente
cubane e rivoluzionarie.
Vorrei che mi vedano come il padre che, benché si sia allontanato da loro, non
le abbandonate. Tutto lo fatto solo per amore, per salvare i sogni e la
sicurezza dei cubani, per tentare di essere conseguente coi miei doveri di
essere umano e di rivoluzionario. Vorrei che sempre tenessero presente quanto le
amo.
- Ho conversato lunghe ore con Elizabeth e ho visto
come le si illumina il viso quando parla di te. Come fai per continuare ad
alimentare questo amore che vi unisce? Come vinci questa sfida che rappresenta
la vostra separazione? Come vedi, il ruolo di tua moglie, che a nome di tutti e
due, ha il compito di educare e di condurre le vite di Laura e Lizbeth?
L’amore
ha molte sfaccettature. Non solo si alimenta della presenza fisica, del sesso;
benché entrambe sono molto importanti, non sono imprescindibili. L'esistenza
spirituale, intima, dolce e profonda normalmente è indistruttibile.
Il gran vantaggio nostro è che abbiamo vissuto e goduto intensamente come
amanti, come fedeli amici, come eterni compagni ogni secondo che abbiamo
condiviso insieme. Nelle attuali circostanze, utilizziamo tutte le risorse,
dalle lettere, dalle chiamate e dalle visite, perfino con la poesia, la pittura
e la comunicazione dei nostri spiriti.
Con questa forza che ci dà la convinzione dell'amore, so che tornerò tra le sue
braccia per continuare ad essere quello che siamo stati sempre: un solo essere.
Elizabeth è una donna speciale ed un essere umano straordinario. Ha superato
tutte le prove. Oltre ad una fedele ed amorosa moglie, è stata una compagna di
battaglia in questa causa che difendiamo. Il suo ruolo come padre e madre delle
nostre figlie lo sta svolgendo con una virtù impeccabile.
Ho sempre saputo che sarebbe stato difficile trovare una compagna che
sopportasse le trasformazioni delle mie missioni, della mia vita. Ma quando
conobbi Eli, scomparvero tutti i dubbi e compresi che avevo già trovato questa
persona. I fatti l'hanno dimostrato. Provo per lei solo amore, gratitudine
eterna e tenerezza infinita.
- Si sa che non hai potuto raccontare neanche a tua
mamma il lavoro che stavi facendo fuori da Cuba. Quanto ti è sembrato difficile
quando sapevi che non l’avresti vista mai più?
Guarda,
la mia adorata mamma Nereida aveva il sogno che io fossi militare o dottore. Gli
sarebbe piaciuto che scegliessi una di queste due carriere. In certi momenti,
finendo le superiori, ho pensato di iscrivermi a Medicina per fargli piacere.
Inoltre, già da molto giovane onoravo già il suo sogno, benché non ho potuto
dirglielo mai.
Nel 1998 durante il mio viaggio urgente a Cuba per il suo delicato stato di
salute fui tentato di rivelargli la verità che non vivevo in Europa né che ero
presidente di una cooperativa, come tutti supponevano. Ma non lo feci mai perché
avrei messo a rischio gli importanti compiti che stavo svolgendo. Per questo
motivo scrissi quei versi “Debito” e “Lettera ad una madre assente”.
- I Cinque normalmente parlano
spesso a nome di tutti. Come si mettono d’accordo? Vi comunicate?
Credi
nella comunicazione extrasensoriale? Perché è quello che succede a noi Cinque.
Non dobbiamo parlare, comunicarci, per sapere quello che pensa ognuno. Credo che
questo succede perché tutti siamo stati educati negli stessi ideali,
ragionamenti, sogni. Sono sicuro che qualunque cubano degno farebbe lo stesso.
Siamo frutto di un paese, di una generazione che si rifiuta di claudicare, di
abbandonare l'indipendenza, la sovranità nazionale, il socialismo.
- Che virtù ammiri in particolare, nei tuoi quattro
compagni di lotta? Qual è la chiave che spinge i Cinque ad avere ancora una
forte speranza di ottenere il ritorno?
Sono
molte le virtù che hanno i miei fratelli, sono molte quelle che ammiro. In
particolare, in Gerardo è molto forte il suo umore eterno; in Tony, la sua
sensibilità e nobiltà; in René, la sua squisita cultura, e nel nostro Fernando,
la sua virilità e determinazione.
Noi difendiamo una causa completamente giusta e nobile; abbiamo solo utilizzato
la nostra intelligenza. Non abbiamo fatto mai del male a nessuno al contrario,
abbiamo cercato di salvare la vita di esseri umani innocenti, lottando contro il
terrorismo ed evitando le guerre.
Contiamo sull'appoggio del nostro paese e con molti fratelli del mondo, questo è
essenziale in questa battaglia. Se ottenemmo due importanti vittorie
(l'annullamento del giudizio nel tribunale di Atlanta, e la dichiarazione del
Gruppo delle Detenzioni Arbitrarie dell'ONU che il nostro arresto è illegale ed
arbitrario), la giustizia reale può arrivare in qualunque momento. Questa è
l'essenza del nostro ottimismo e la nostra convinzione che la vittoria finale ed
il ritorno alla Patria e la libertà arriveranno.
- Come senti Cuba? In che
cosa confidi di più, e che cosa è quello che più ti preoccupa del tuo paese?
Vedi qualche minaccia per la Rivoluzione Cubana?
Cuba
la sento dentro nell'anima, nella pelle, in ogni momento. Senza lei non
esistiamo. Mi fido del nostro paese, della Rivoluzione, del nostro socialismo
umano, che dobbiamo preservare dalle minacce reali e dall'ambizione dell'impero.
Per questo motivo dobbiamo essere preparati ed intelligenti per qualunque
contingenza. Bisogna anche aumentare la vigilanza da dentro affinché le menti
deboli, amanti delle cose superficiali e del tradimento, non imperino.
Fidel esiste ed esisterà sempre perché vive nel popolo, nelle sue idee, nel suo
modo di fare la Rivoluzione. Ma non è per generazione spontanea che si manterrà,
ma combattendo e preservandola. A Cuba lavoreremo per una società ogni giorno
migliore, più avanzata, più giusta e più umana, con lo sforzo di tutti.
Cuba rappresenta il sogno di molti nel mondo. Non possiamo commettere il grave
errore di fallire davanti all'umanità.
- In che cosa o in che personalità ti ispiri per
resistere giorno per giorno?
La
storia della nostra Patria è la nostra ispirazione. Ma non puoi chiedermi di
scegliere -è molto difficile farlo, dovrei dire molti nomi-, ti direi che penso
a Martí, a Maceo, a Mariana, al Che, a Celia, a Fidel.
- Hai avuto qualche momento di incertezza o di
dubbio? Se l'hai avuto, come l'hai vinto? Se no, perché?
Quando
si difende una causa giusta come il diritto alla vita di un popolo,
dell'umanità, non esiste spazio per l’incertezza ed il dubbio. Sai che questa è
la strada e come agire, che cosa fare in ogni momento e davanti ad ogni prova.
Ti accompagnano la verità e l'amore alla vita.
- Che cosa pensi del popolo degli Stati Uniti?
Specialmente, vorrei la tua valutazione del lavoro che fanno le persone solidali
col caso, con chi mantieni dei vincoli epistolari dal carcere.
Il
popolo degli Stati Uniti è molto lavoratore, affettuoso, amichevole ed allegro.
Conservo eccellenti ricordi di questo paese, della sua gente e la sua vita.
L'affetto che ho ricevuto da alcuni di loro lo conserverò sempre. Molto speciale
è la solidarietà di tutte le compagne e compagni che affrontano tutte le
contrarietà di questi tempi, c'appoggiano con valore, determinazione, nella
difesa di Cuba e della nostra libertà. Loro rappresentano la parte migliore, la
parte più pura del popolo nordamericano.
E’ tanto importante la solidarietà che penso che la soluzione del nostro caso
avrà sicuramente a che vedere con lei e con la pressione nazionale ed
internazionale che obblighi ad applicare la giustizia, le leggi e la
Costituzione di questo paese. Abbiamo ottenuto già due vittorie nel 2005, anno
che segnò dei modelli decisivi. Per questo motivo vedo il ritorno alla nostra
terra sempre di più vicino. Verso di lui cammina la luce.
- Che opinione hai del tuo avvocato, come sono le
relazioni tra voi, a dispetto delle violazioni che ci sono state in questa
questione?
Quando
incominciò il giudizio la Procura limitò i contatti tra il mio avvocato William
Norris ed io, e questo rese difficile il processo. Ora siamo molto distanti, lui
a Miami ed io in Texas; la comunicazione si ostacola. Essenzialmente è stato
attraverso lettere e documenti ufficiali, alla fine dell’anno, eccetera.
Nonostante gli ostacoli, le relazioni tra noi sono buone, cordiali, di rispetto,
perfino di affetto. Abbiamo ottenuto che capisca bene l'essenza del caso, e
posso dirti che lui mi vede come un patriota che difende la sua patria, come
farebbe lui stesso.
- Se ti permettessero di montarti in una macchina
del tempo e tornare indietro nella tua vita, che cosa torneresti a fare
esattamente uguale e che cosa differente?
Farei
tutto esattamente uguale.
- Ti sei immaginato il ritorno a Cuba? Che cosa
vorresti fare subito al tuo arrivo?
Ho
immaginato, sognato, analizzato, dipinto il ritorno a Cuba, noi Cinque perfino
abbiamo fatto delle battute scherzose sull’argomento. Ma nulla sarà tanto
straordinario come viverlo. So solo che sarà grandioso, il giorno più bello e
felice delle nostre vite. Abbiamo migliaia di piani. Vorrei potere abbracciare
ogni cubano e poi andare nel luogo dove riposa mia madre per portarle dei fiori
e mettere queste parole nel suo riposo eterno: “Madre, io ho compiuto il tuo
sogno. Ti ama eternamente, il tuo Ramoncito”.
*L’autrice è giornalista della rivista
Bohemia - traduzione di Ida Garberi
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