Il tempo è trascorso con l'importuno fardello che
ogni essere umano porta sulle spalle, con una sensazione speciale di passato,
presente e futuro. Questo tempo, rinchiuso in un carcere, pesa molto di più
sull'esistenza. Quando si tratta di una condanna ingiusta, l'anima e la ragione
dell'uomo si ribellano, perché deve soffrire le crepe che causa l'ingiustizia.
In tali circostanze sono molte le influenze interne ed esterne che possono
alleviare le pene.
I Cinque cubani incarcerati negli Stati Uniti hanno nelle loro madri, insieme ad
altri meccanismi di difesa, lo scudo protettivo ed il mantello spirituale per
affrontare la solitudine dei giorni e degli anni passati dentro le celle. Quanta
ragione aveva José Martí affermando che “la madre, stia lontano o vicino a noi,
è il sostegno della nostra vita”.
Irma, Magalys, Mirtha e Carmen sopportano con stoicismo il peso degli anni,
incoraggiate dalla speranza della probabile libertà dei loro figli. Hanno
davanti a loro le stesse condanne atroci contro i loro figli, sperimentano nelle
loro esistenze tutto il dolore che provoca l'incarceramento ingiusto dei loro
figli negli Stati Uniti, sentono l'orgoglio di vederli degni ed affrontando una
sorte funesta solo per compiere il sacro dovere di difendere sistematicamente la
loro patria contro il terrorismo che si sviluppa in territorio nordamericano, li
accompagnano, carne della loro carne e sangue del loro sangue - nelle loro
battaglie per ottenere la libertà che non avrebbero mai dovuto perdere.
Confidano, al di là di tutta la realtà avversa nel seno dell'impero, che la
verità renda possibile il trionfo della giustizia e, con ciò, si aprano le porte
delle prigioni di massima sicurezza di questo paese.
Quando
arriverà questo giorno, -perché inevitabilmente dovrà arrivare - sarà
l’occasione in cui René, Antonio, Gerardo e Fernando, abbraccino le loro madri
per dirle: “Madre, guardami, adesso ti sono vicino: fedele e stimato come mi hai
educato”; sarà anche l'occasione affinché Ramon possa visitare la tomba di
Nereida, sua madre, che non ha mai saputo della missione di suo figlio, e possa
dirle: “Perdonami, madre, sono ritornato dalla missione che mi ha allontanato da
te. Non lo hai mai saputo, benché qualche volta hai sospettato la verità. Eccomi
madre, qui sta tuo figlio: fedele e stimato come mi hai educato”.
Oggi, quando già si avvicina il nono anniversario della cattura dei Cinque Eroi,
le loro madri aspettano con l'urgenza degli anni che le rende vulnerabili, con
le verità che le fanno spiritualmente forti e combattive in difesa dei loro
figli, con la speranza che il bene si imponga sul male in questo tempo
caratterizzato dall'odio torvo di un impero che è capace di incatenare la
giustizia, torturarla, violentarla e mantenerla sequestrata.
Le madri sperano di vedere liberi i loro figli ed anche la giustizia. La libertà
deve arrivare come un raggio di luce che illumini l'immagine dei Cinque Eroi e,
contemporaneamente, la stessa immagine della giustizia nordamericana.
*l’autore è professore titolare
dell’Istituto Superiore di Scienza Medica di Santiago di Cuba, l’articolo è
stata preso da “Boletin Por Cuba” (anno 5° numero 54)
tradotto da
Ida Garberi
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