Il Presidente dell’Ecuador Rafael Correa ha denunciato davanti alle Nazioni
Unite l'intollerabile trattamento degli emigranti.
Il Presidente della
Repubblica, Rafael Correa, qualificò come paradosso ed immorale che si promuova
la libera circolazione di merci e capitali, mentre si penalizza quella di
persone emigranti; ha inoltre denunciato le vergognose politiche migratorie
internazionali ed ha fatto notare che questo atteggiamento è semplicemente
intollerabile ed insostenibile da un punto di vista etico.
Così ha affermato davanti ai
mandatari che assistono alla 62° Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New
York, dove affermò che per il Governo dell'Ecuador non esistono esseri umani
illegali.
Allo stesso modo, realizzò un
appello ad un'azione collettiva, cosciente e democratica per dirigere le nostre
vite ed organizzare diversamente la società mondiale, con un viso più umano.
Allo stesso modo, ha segnalato
che “cerchiamo di imporre in Ecuador l'impero dei diritti umani e dei valori
universali”. Inoltre, espresse la sua compiacenza per il dibattito sulle
conseguenze del cambiamento climatico e sottolineò la proposta ecuadoriana di
lasciare sotto terra 920 milioni di barili di petrolio per proteggere il parco
nazionale Yasuní.
www.presidencia.gov.ec
L'Ecuador è disposto
a grandi sacrifici per contrastare il riscaldamento globale
Rafael Vicente Correa Delgado*
Il Presidente della Repubblica
dell’Ecuador, Rafael
Correa, nel forum dei presidenti sul cambiamento climatico all’ONU, ha affermato
che l'Ecuador è disposto a grandi sacrifici, con giustizia e creatività, per
contrastare il riscaldamento globale. L'iniziativa del Governo ecuadoriano di
non sfruttare il grezzo del campo petroliero ITT, nella zona dello Yasuní,
rappresenta il compromesso di non utilizzare 920 milioni di barili di petrolio
e, pertanto, si potrà conservare
una delle regioni del
mondo con più biodiversità.
Discorso completo:
“Questo forum che oggi ci unisce è un segnale chiaro che il cambiamento
climatico ha smesso di essere una preoccupazione per iniziati, per passare ad
essere una preoccupazione al più alto livello politico. In questo modo, un
compromesso per resistere al cambiamento climatico ci obbliga ad una riflessione
seria sul modello attuale di sviluppo.
Il cambiamento climatico non ha frontiere; tuttavia è necessario sottolineare
che la sua distribuzione ed i suoi impatti sono iniqui. Mentre un cittadino
medio statunitense genera circa sei tonnellate/anno di carbonio o un europeo
medio tre tonnellata/anno, la media mondiale di emissioni di carbonio pro capite
si avvicina a 1,3 tonnellate annuali, con una gran asimmetria. Una realtà che
stabilisce con chiarezza dove risiedono le maggiori responsabilità del danno
all'ecosistema e alla vita del pianeta.
Questa situazione non pretende ignorare le emissioni che si stanno incrementando
in alcuni paesi in via di sviluppo, ma bensì evidenziare che l'attuale modello
di crescita basato sull'uso intensivo dei combustibili fossili e nel consumismo
esagerato senza limiti, è un modello insostenibile, i cui benefici raggiungono
una minoranza “privilegiata” della società moderna, ma che ci pregiudica
grandemente a tutti.
Negli ultimi anni, i disastri climatici sono costati la vita di più di tre
milioni di persone nel mondo, 800 milioni di disastrati e danni immediati che
superano i 23.000 milioni di dollari. Di questi danni, il 90% sono successi nei
paesi in via di sviluppo. L'Ecuador è un paese marginale in termini di emissioni
(meno dell’1% del totale mondiale) ma qui gli impatti del cambiamento climatico
potrebbero causare la trasformazione graduale dei boschi tropicali in savane; la
sostituzione di vegetazione semiarida per arida; una significativa perdita di
biodiversità; la retrocessione dei ghiacciai ed alcuni cambiamenti nel regime
delle precipitazioni, con potenziali impatti nella disponibilità di acqua per il
consumo umano.
Le
misure di adattamento al cambiamento climatico, suppongono un forte aumento nei
presupposti dei paesi in via di sviluppo, che potrebbero ammontare a 40.000
milioni di dollari, secondo gli studi della stessa Banca Mondiale. Non abbiamo
bisogno di crediti per l'adattamento, che aumenterebbero solamente il peso del
debito esterno. Quello che vogliamo è il risarcimento per i danni causati dovuti
alla sproporzionata quantità di emissioni, tanto storica come attuale, dei paesi
industrializzati. In altre parole, l'iniquità nell'origine e nella distribuzione
degli effetti del riscaldamento globale non possono passare inavvertiti in
questo dibattito sul cambiamento climatico.
Tuttavia, l'Ecuador è disposto a grandi sacrifici, con giustizia e creatività,
per contrastare il riscaldamento globale. L'iniziativa del governo ecuadoriano
di non sfruttare il grezzo del campo petroliero ITT nel sottosuolo –riserva che
si trova in una zona ecologica altamente sensibile chiamata Yasuní - significa
il compromesso di non usufruire di 920 milioni di barili di petrolio e,
pertanto, si potrà conservare una delle regioni del mondo con più biodiversità.
Tuttavia, questo implicherà smettere di ricevere ingenti investimenti, come 720
milioni di dollari, quantità molto significativa per un piccolo paese di 13
milioni di abitanti e circa 6 milioni di poveri. Siamo disposti a fare questo
immenso sacrificio, ma esigendo una risposta della comunità internazionale ed un
minimo risarcimento per i beni ambientali che generiamo e dei quali si
avvantaggia tutto il pianeta.
Il modello Yasuní-ITT che spinge il governo ecuadoriano, eviterà l'emissione di
circa 111 milioni di tonnellate di carbonio provenienti dalla bruciatura del
petrolio. Il costo di opportunità per l'Ecuador di non sfruttare il grezzo va da
10 a 15 dollari per barile. Tuttavia, l'Ecuador chiede al resto dell'Umanità una
contribuzione di solamente 5 dollari per barile, per conservare la biodiversità,
proteggere i popoli indigeni in isolamento volontario che vivono in questa zona
ed evitare emissioni di biossido di carbonio. Il totale della compensazione
sollecitata al resto dell'Umanità è approssimativamente di 4,600 milioni di
dollari. Questo sarebbe uno straordinario esempio di azione collettiva mondiale
per ridurre il riscaldamento globale e per il beneficio di tutto il pianeta.
La nostra proposta contempla inoltre la creazione di un Fondo Fiduciario
Yasuní-ITT orientato al compimento del Piano Nazionale di Sviluppo, che include
la diversificazione delle fonti di energia; lo sviluppo di capacità ed
investimenti in eco-turismo e l'applicazione di un'agenda integrale che
comprende salute, educazione e ristrutturazione ambientale, tra gli altri.
Oltre al suo sostentamento tecnico ed economico, la proposta ecuadoriana cerca
di trasformare le vecchie concezioni dell'economia ed il concetto del valore.
Nel sistema di mercato, l'unico valore possibile è il valore di cambio, il
prezzo. Il progetto Yasuní-ITT si basa soprattutto sul riconoscimento dei valori
di uso e servizio, dei valori non economici della sicurezza ambientale ed il
mantenimento della diversità planetaria. Si tenta di inaugurare una nuova logica
economica per il secolo XXI, dove si compensi la generazione di valori, non
solamente la generazione di merci.
Per la prima volta una paese petroliero, l'Ecuador, dove un terzo delle risorse
dello Stato dipendono dallo sfruttamento di detta risorsa, rinuncia a queste
entrate per il benessere di tutta l'umanità ed invita al mondo a sommarsi a
questo sforzo attraverso una giusta compensazione, affinché insieme possiamo
porre le basi di una civiltà più umana e più giusta.
Molte grazie.”
*l’autore è il presidente della repubblica
dell’Ecuador-tradotto da Ida Garberi
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