31 maggio 2007 - M.J.Mayoral www.granma.cubaweb.cu

 

Negoziazioni di ALIMPORT

 


Firmati nuovi contratti con

 

impresari degli Stati Uniti

Pregiudicati dal blocco: pensano i produttori

 

 

 

 


In appena due giornate di contatti bilaterali, gli impresari statunitensi hanno stipulato, come risultato del giro di negoziazioni con ALIMPORT, la vendita a Cuba di 318000 tonnellate di alimenti ed altri prodotti agricoli, per un valore, giunta la merce a Cuba, di più di 118,6 milioni di dollari.

Benché ieri siano ufficialmente terminate le conversazioni, Pedro Álvarez, presidente di questa entità importatrice, ha annunciato che altri contratti sono pronti per la prossima settimana fino ad arrivare ad un importo totale tra i 140 milioni e 150 milioni di dollari.

Álvarez riassumendo l'incontro a cui era presente Raúl de la Nuez, ministro cubano del Commercio Estero, ha informato che tra gli acquisti fino ad ora concordati, figurano 50000 tonnellate di farina di soia, 150000 di mais, 72000 di fagiolo di soia, 12600 quarti di pollo e 816 tagli di maiale.

Sebbene quanto convenuto risulti importante per la pronta risposta e l'interesse mostrato dagli impresari nordamericani, prevale in loro l'idea che ancora le vendite costituiscono un pallido riflesso delle potenzialità, perché si trovano ferramente limitate dalla politica di blocco imposta dalla Casa Bianca.

James Sumner, presidente del Consiglio degli esportatori di carne avicola ed uova degli USA, ha considerato che, per questo numeroso gruppo di produttori, Cuba rappresenta un importante mercato ma lo sarà ancora più quando saranno tolte le restrizioni del blocco.

Per Kirby Jones, presidente dell'Associazione Commerciale USA - Cuba - creata nel 2004 con l'obiettivo di sostenere la normalizzazione delle relazioni in questo ambito - quanto presenziato durante gli ultimi giorni a L'Avana è un esempio dell'ampiezza di ciò che un giorno potrebbe succedere se esistesse un commercio aperto nelle due direzioni e non ci fossero, come ora, alcuni nella posizione di venditori ed altri con l'unica possibilità di comprare.

Christopher Bigler, vicepresidente di Bunge Globale, ha valutato che ALIMPORT costituisce, oggi, il principale compratore in America Latina, e "ci prepariamo a migliorare la situazione" ha dichiarato dopo la firma di un contratto di somministrazione di farina di soia.

Héctor Rainer, direttore esecutivo della ditta Intervision, ha assicurato che imprese come la sua stanno appoggiando l'eliminazione del blocco e lo stabilimento di normali pratiche commerciali, di carattere bilaterale.

 

Come espressione di queste aspirazioni, Thomas Telford Irvin, delegato all'Agricoltura della Georgia, ha reso pubblica una lettera di invito al presidente di ALIMPORT. Tuttavia, il dirigente cubano ha messo in dubbio la possibilità di recarsi in questo stato nordamericano perché, in più di un'occasione, gli è stato rifiutato il visto, con l'insolito pretesto di "ragioni di sicurezza nazionale" per gli USA.

 

 

 

31 maggio 2007 - M.J.Mayoral www.granma.cubaweb.cu

 

 

Impresari statunitensi perdono

 

opportunità di far affari con Cuba
 

Cuba continuerà ad aumentare gli acquisti di alimenti all'estero

 

 

 

 

Annualmente Cuba importa circa 1600 milioni di dollari in prodotti alimentari in condizioni molto difficili per gli effetti del blocco stabilito dal governo degli Stati Uniti. Ciò nonostante si prevede che, gli acquisti all'estero, continuino a crescere al fine di migliorare ed incrementare la somministrazione di alimenti al popolo, nella maggioranza dei casi a prezzi sovvenzionati mediante la tessera.

Quanto affermato é stato ratificata da Pedro Álvarez Borrego, presidente di ALIMPORT, nella giro di negoziazioni che dirigenti di questa ditta hanno sostenuto con impresari, del settore agricolo, statunitense.

Le operazioni unidirezionali con ditte USA (é proibito acquistare a Cuba) continuano ad eseguirsi in un ambiente restrittivo, tra altre ragioni, per l'impossibilità di accedere al finanziamento pubblico e privato nordamericano.

Per l'assessore commerciale Kirby Jones, partecipante alle conversazioni con ALIMPORT, le limitazioni non rispondono alla logica di quanto stabilito "perché è legale vendere prodotti agricoli e alimentari a Cuba. E' stato approvato dal Congresso e dal Presidente; tuttavia, in termini pratici l'Esecutivo fa sì che l'applicazione della legge risulti della massima difficoltà" ha commentato l'anche presidente dell'associazione commerciale USA - Cuba.

In dichiarazioni alla stampa, Kirby si é riferito a "i molti che negli USA vogliono togliere il blocco"; poco a poco, ha osservato, stiamo progredendo ma ancora risulta un processo politico molto difficile.

Lo specialista che ha alluso alle posizioni contrapposte dentro il Congresso statunitense in relazione al tema, ha considerato che i meccanismi per realizzare le vendite "sono molto rari; con nessun altro paese bisogna utilizzare banche di terzi", ha esemplificato.

A causa delle proibizioni di viaggio, William Hawks non era mai stato a L'Avana, ora lo é a capo della delegazione dello stato del Mississippi nei contatti con ALIMPORT. Come ha detto all'inaugurazione dell'evento:"siamo pienamente impegnati col porre fine alle barriere politiche che separano i nostri due paesi". La libertà di commercio e di viaggiare dei cittadini nordamericani, ha considerato, è un diritto che deve permettersi ed incoraggiare da parte di entrambi i governi.

John Newcombe, un altro membro della comitiva del Mississippi, ha osservato che il blocco non sola pregiudica il popolo cubano, ma anche gli allevatori nordamericani. Prima del blocco Cuba era il nostro principale mercato di riso e vogliamo riscattarlo. In uguale senso si é pronunciato Marvin Lehwer, della federazione dei risieri USA. Dobbiamo esportare, ha informato, tra il 45 ed il 50% dei nostri raccolti, ma il commercio internazionale del riso è dominato da molte restrizioni alle importazioni; cosicché ci sono molto pochi mercati aperti. Questo non è il caso di Cuba, ha osservato. Inoltre "per i suoi livelli di acquisto risulta uno dei più importanti consumatori del continente americano ed é molto poco probabile che quella tendenza cambi in futuro".

In circostanze commerciali normali, ha evidenziato, Cuba di punto in bianco potrebbe essere nuovamente il maggiore mercato di riso degli Stati Uniti, e bisognerebbe vedere, contemporaneamente, l'effetto moltiplicatore di questi commerci, perché non solo rappresenterebbe per noi l'entrata di milioni di dollari ma anche la possibilità di generare, negli USA, più impiego.

Un scambio bilaterale normalizzato, ha notato, permetterebbe a Cuba di generare più valuta e in tal modo aumentare la capacità di acquisto di alimenti per la sua popolazione e per i turisti.

Tra i molteplici intoppi esistenti, il presidente di ALIMPORT ha osservato che la proibizione di accesso al finanziamento pubblico e privato nordamericano (una pratica comune nel commercio mondiale) ha notoriamente influenza  sul concetto di Rischio Paese; ciò incrementa i costi finanziari delle transazioni tra il 3% ed il 5% e perfino più. Solo per questo dato il danno, nel 2006, é stato, approssimativamente, di circa 21,8 milioni di dollari.

Dette restrizioni, col loro conseguente effetto sulla liquidità, hanno provocato che vari fornitori tradizionali, per coprirsi dalle loro possibili perdite, sollecitino forme di pagamento che garantiscano maggior sicurezza nelle riscossioni, ciò che rincara le operazioni. Durante il 2006 negli acquisti dagli Stati Uniti, ALIMPORT ha dovuto immobilizzare fondi per un periodo da 10 a 15 giorni prima dell'accoglienza delle merci, ha indicato Pedro Álvarez.

Inoltre, non potendo realizzare pagamenti in dollari USA a terzi paesi, le banche cubane devono comprare monete di rimborso per ognuna di queste operazioni, con le conseguenti perdite per il dato del rischio cambiario. ALIMPORT, ha segnalato il suo presidente, stima che durante l'anno anteriore il danno per questa causa é stato dell'ordine dei 30 milioni di dollari.

Álvarez, ha puntualizzato gli effetti di molte altre restrizioni; ha ricordato che la ritenzione dei pagamenti cubani, nel 2004, da parte dell'OFAC (Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri, del Dipartimento del Tesoro USA), ha creato una gran insicurezza nelle consegne di una parte delle forniture destinate al paniere base della popolazione.

Come conseguenza, ha sottolineato, é stato necessario destinare circa 300 milioni di dollari per realizzare acquisti da altre origini, perfino lontane, con danni addizionali dovuti ai lunghi trasferimenti e agli alti noli.

Ora, ha notato, é in corso un altro tentativo dell'estrema destra USA per ostacolare la normalizzazione delle relazioni: quello denominato Comitato di Azione Politica per la Democrazia a Cuba, il quale si incarica di disincentivare l'azione dei legislatori federali che appoggiano le relazioni, senza restrizioni né condizionamenti, tra i due paesi.

Álvarez che ha ripetuto il proposito di chiudere contratti per più di 100 milioni di dollari nell'attuale incontro con impresari statunitensi, ha annunciato che ALIMPORT negozierà le consegne del primo quadrimestre del 2008, durante la XXV Fiera Internazionale di L'Avana, convocata per inizi del prossimo novembre.
 

 

 

30 maggio 2007 -  www.prensa-latina.it

 

 

Proseguono a L'Avana gli incontri

 

commerciali Cuba- USA 

 

 

 

 

 

Rappresentanti di un centinaio di compagnie statunitensi proseguono a L'Avana alcuni incontri con l'impresa di commercio Alimport, con la quale sperano di firmare alcuni contratti per più di un centinaio di milioni di dollari.
 

In questo incontro commerciale, alla cui inaugurazione hanno assistito cinque congressisti nordamericani, il direttore generale di questa entità importatrice di alimenti, Pedro Alvarez, ha assicurato che Cuba costituisce per gli Stati Uniti il principale ed il nuovo mercato potenziale.

Davanti a 265 imprenditori della nazione settentrionale, Alvarez
ha assicurato che da quando ha cominciato questo tipo di commercio unidirezionale - perché gli Stati Uniti ostacolano le esportazioni dell'isola verso questo paese - tra diversi intoppi, si sono firmati alcuni contratti per 2431 milioni di dollari.

Ha affermato che a dispetto dell'incremento delle restrizioni, il paese ha contattato 4351 compagnie di 45 stati nordamericani e stabiliti eccellenti nessi con imprenditori ed organismi che favoriscono ampiamente l'eliminazione di tutti gli intoppi.

Ha segnalato, inoltre, che come risultato degli ostacoli finanziari associati alle condizioni di pagamento cui Cuba deve accordare i suoi impegni c'é un costo addizionale annuale di 110 milioni di dollari.

Il titolare di Alimport ha sostenuto che è poco quello che si è potuto comprare nelle condizioni restrittive attuali perché, in un rapporto commerciale in condizioni normali, le cifre potrebbero duplicarsi o triplicare.

Nella giornata inaugurale un gruppo di imprenditori statunitensi ha criticato le restrizioni imposte da Washington all'isola ed ha patrocinato per la normalizzazione delle relazioni tra le due nazioni.

Hanno riconosciuto che il blocco non pregiudica solo il popolo cubano, ma anche la stessa imprenditorialità statunitense.