"Canto,
come mi riesci male, quando devo cantare lo spavento, spavento
come quello che vivo, come quello che muoio, spavento",
scrisse Víctor Jara l’11 settembre 1973 con l’urgenza
viscerale di chi si sa prossimo alla tortura e alla morte. Le
orde fasciste di Pinochet lo avevano arrestato e rinchiuso
nello Stadio Nazionale di Santiago del Cile. Lì un ufficiale
soprannominato "Il Principe" lo colpì selvaggiamente: "Canta
adesso se puoi, figlio di puttana", gli disse il carnefice con
un volto e un tono terrificanti. Quattro giorni dopo la voce
di Jara venne sentita di nuovo cantare una strofa di
Venceremos, l’Inno di Unità Popolare di Salvador Allende.
Subito dopo venne percosso e trascinato verso l’ultima agonia.
Il suo cadavere apparve il 16 settembre, crivellato da
scariche di mitra.
Questo racconta Joan Lara, sua
moglie, nel libro "Víctor Jara, un canto truncado", sugli
ultimi giorni di questa icona della musica latinoamericana, al
quale è stato dedicato il Primo Incontro della Canzone
Necessaria, uno degli appuntamenti di maggior spessore
nell’ambito delle giornate di Cubadisco.
Grandi nomi della musica
latinoamericana come Daniel Viglietti (Uruguay), César Isella
(Argentina), Pancho Villa (Cile), Hugo Hidrovo (Ecuador), i
dominicani Víctor Víctor e José Antonio Rodríguez,
accompagnati dai cubani Vicente Feliú, Eduardo Sosa, Sara
González, Marta Campos, Heidi Igualada, Ariel e Amanda, Silvio
Alejandro e altri, sono stati i protagonisti delle giornate
d’omaggio in diversi concerti nella Casa de Las Américas,
nella Tribuna Antimperialista e nel Centro Pablo de la
Torriente Brau.
Si sono alternati sul
palcoscenico musicisti coscienti che "l’artista non è un
essere che vive nella stratosfera ma, al contrario, la sua
responsabilità di creatore e ricreatore della missione
dell’uomo lo obbliga ad essere coinvolto nei problemi reali;
comprenderli, viverli e denunciarli", come ha manifestato
Viglietti a questo quotidiano in un’altra occasione.
Abbiamo potuto ascoltare dai
brani radicati nel folclore del continente alle mitiche ed
emozionanti Canción con todos di César Isella e A desalambrar,
dello stesso cantautore uruguayano, divenute inni di
generazioni di latinoamericani sensibili e progressisti e che
conservano un’impressionante attualità in ampi settori della
gioventù della regione.
Il giovane cantautore cileno
Pancho Villa era presente alla rappresentazione. Ha mostrato
il suo biglietto da visita portando con sè il sogno di un
mondo migliore: "È molto positivo venire qui senza
l’intermediazione di contratti od operazioni commerciali, ma
solo per amicizia".
Il gruppo ecuadoriano La Troba
ha catturato l’attenzione nel programma. Il detto complesso è
composto da musicisti che fondono il punk ed il rap con i
ritmi del folk, generando un’attraente proposta musicale.
Speriamo che venga organizzato un concerto di questa band per
un prossimo futuro, che possa offrire di più delle poche
canzoni di adesso.
Ma non tutto è andato bene in
queste giornate. Spettacoli così brillanti, nei quali gli
artisti hanno messo il cuore, hanno visto una scarsa
partecipazione, fatto non attenuato dalla convocazione di
gruppi di giovani di alcuni centri studenteschi, almeno nella
Tribuna Antimperialista José Martí.
I segnali non sono stati
incoraggianti nemmeno nella Sala Che Guevara della Casa de Las
Américas.
Nonostante ciò, iniziative come
questa saranno sempre benvenute, perchè dimostrano che
continuiamo a possedere menti ricettive per contribuire a
formare il gusto estetico e la coscienza sociale.