28/5/2007 -  M.Hernandez www.granma.cu

 

La canzone necessaria

di Víctor Jara

 

 

 

"Canto, come mi riesci male, quando devo cantare lo spavento, spavento come quello che vivo, come quello che muoio, spavento", scrisse Víctor Jara l’11 settembre 1973 con l’urgenza viscerale di chi si sa prossimo alla tortura e alla morte. Le orde fasciste di Pinochet lo avevano arrestato e rinchiuso nello Stadio Nazionale di Santiago del Cile. Lì un ufficiale soprannominato "Il Principe" lo colpì selvaggiamente: "Canta adesso se puoi, figlio di puttana", gli disse il carnefice con un volto e un tono terrificanti. Quattro giorni dopo la voce di Jara venne sentita di nuovo cantare una strofa di Venceremos, l’Inno di Unità Popolare di Salvador Allende. Subito dopo venne percosso e trascinato verso l’ultima agonia. Il suo cadavere apparve il 16 settembre, crivellato da scariche di mitra.

 

Questo racconta Joan Lara, sua moglie, nel libro "Víctor Jara, un canto truncado", sugli ultimi giorni di questa icona della musica latinoamericana, al quale è stato dedicato il Primo Incontro della Canzone Necessaria, uno degli appuntamenti di maggior spessore nell’ambito delle giornate di Cubadisco.

 

Grandi nomi della musica latinoamericana come Daniel Viglietti (Uruguay), César Isella (Argentina), Pancho Villa (Cile), Hugo Hidrovo (Ecuador), i dominicani Víctor Víctor e José Antonio Rodríguez, accompagnati dai cubani Vicente Feliú, Eduardo Sosa, Sara González, Marta Campos, Heidi Igualada, Ariel e Amanda, Silvio Alejandro e altri, sono stati i protagonisti delle giornate d’omaggio in diversi concerti nella Casa de Las Américas, nella Tribuna Antimperialista e nel Centro Pablo de la Torriente Brau.

 

Si sono alternati sul palcoscenico musicisti coscienti che "l’artista non è un essere che vive nella stratosfera ma, al contrario, la sua responsabilità di creatore e ricreatore della missione dell’uomo lo obbliga ad essere coinvolto nei problemi reali; comprenderli, viverli e denunciarli", come ha manifestato Viglietti a questo quotidiano in un’altra occasione.

 

Abbiamo potuto ascoltare dai brani radicati nel folclore del continente alle mitiche ed emozionanti Canción con todos di César Isella e A desalambrar, dello stesso cantautore uruguayano, divenute inni di generazioni di latinoamericani sensibili e progressisti e che conservano un’impressionante attualità in ampi settori della gioventù della regione.

 

Il giovane cantautore cileno Pancho Villa era presente alla rappresentazione. Ha mostrato il suo biglietto da visita portando con sè il sogno di un mondo migliore: "È molto positivo venire qui senza l’intermediazione di contratti od operazioni commerciali, ma solo per amicizia".

 

Il gruppo ecuadoriano La Troba ha catturato l’attenzione nel programma. Il detto complesso è composto da musicisti che fondono il punk ed il rap con i ritmi del folk, generando un’attraente proposta musicale. Speriamo che venga organizzato un concerto di questa band per un prossimo futuro, che possa offrire di più delle poche canzoni di adesso.

 

Ma non tutto è andato bene in queste giornate. Spettacoli così brillanti, nei quali gli artisti hanno messo il cuore, hanno visto una scarsa partecipazione, fatto non attenuato dalla convocazione di gruppi di giovani di alcuni centri studenteschi, almeno nella Tribuna Antimperialista José Martí.

 

I segnali non sono stati incoraggianti nemmeno nella Sala Che Guevara della Casa de Las Américas.

 

Nonostante ciò, iniziative come questa saranno sempre benvenute, perchè dimostrano che continuiamo a possedere menti ricettive per contribuire a formare il gusto estetico e la coscienza sociale.