Quando la maggior parte delle persone sente la parola
"rivoluzione" riferita a Cuba o al Venezuela, pensa
istintivamente alle immagini della rivoluzione Cubana del
1950 con Fidel Castro in primo piano o ai caustici
discorsi di Hugo Chavez contro l'imperialismo
Statunitense. Ad ogni modo, entrambe le nazioni stanno
oggi sperimentando una rivoluzione nel modo di nutrire i
loro popoli.
Dopo che l'Unione Sovietica smise di appoggiare Cuba,
l'Isola si trovò senza aiuti economici. A quel tempo, Cuba
importava la maggior parte del cibo necessario e fu così
costretta a cambiare le modalità produttive e commerciali
per nutrire i suoi cittadini. Un articolo del quotidiano
britannico "The Independent", l'8 agosto aveva come
titolo: "La Buona Vita all'Havana: la rivoluzione verde
cubana".
Secondo l'articolo:
"Vent'anni
fa, a seguito del collasso dell'Unione sovietica, la
piccola isola di Fidel Castro dovette affrontare una
crisi di scorte di cibo. Oggi, la rete di piccoli
contadini urbani sta crescendo rigogliosa, un successo
alimentare che nutre l'intera nazione...
... Il sig. Salcines e la sua piccola fattoria urbana ad
Alamar, un sobborgo a est della capitale, Havana, sono
al centro della trasformazione sociale che potrebbe
diventare più importante di qualsiasi altra cosa fatta
da Castro nei suoi 47 anni di potere.
Spronata all'azione dal collasso dell'Unione Sovietica e
dal seguente disastroso impatto sull'economia
sovvenzionata cubana, il governo dell'isola dovette
prendere decisioni importanti e radicali per nutrire il
suo popolo. La soluzione che venne presa - senza
precedenti sia nel mondo sviluppato che in quello
sottosviluppato - fu di stabilire un sistema agricolo di
auto sostentamento che per necessità fu essenzialmente
biologico.
Laura Enriquez, una sociologa dell'Università della
California che aveva studiato e scritto esaurientemente
circa l'agricoltura dell'America Latina disse: "Quello
che è successo a Cuba è veramente notevole. Hanno deciso
di dare priorità alla produzione di cibo mentre altre
nazioni nella regione accettavano l'opzione neo-liberale
e esportavano 'tutto ciò che erano veramente capaci di
fare' importando nel frattempo derrate alimentari. I
cubani mirarono alla sicurezza alimentare e diedero
priorità ai piccoli contadini."
Oggi a Cuba ci sono più di 7.000 appezzamenti che occupano
più di 81.000 acri di terreno su cui il cibo biologico
viene coltivato. Molti di questi sono situati in aree
urbane, così come molti sono nelle zone rurali. All'Avana
ci sono più di 200 piccoli campi (alcuni in piccoli spazi
tra tenute isolate) che riforniscono la popolazione della
città di più del 90% della frutta e della verdura
necessaria. I contadini sono obbligati a coltivare una
certa quantità di prodotti per il governo Cubano. Il
surplus poi appartiene ai contadini che lo possono vendere
liberamente per trarne un profitto che viene diviso tra
loro.
Questo metodo di produzione del cibo ha dato lavoro a
migliaia di cubani. Il loro impiego non è così
assolutamente legato ai capricci della finanaza
internazionale.
Oggi il sistema cubano di produzione e distribuzione di
prodotti biologici comincia ad essere applicato anche a
Caracas, in Venezuela.
Il sig. Howard scrisse un articolo dal titolo: “Sfamarci:
le coltivazioni biologiche nella città di Caracas” che è
apparso su
www.venezuelanalysis.com il 10 Agosto 2006. Secondo
Howard:
“Nel mezzo della moderna città di Caracas; Norali
Venezuela sta in jeans e stivali da lavoro nella sua
coltivazione biologica. E’ la direttrice dell’
Organoponico Boliver,il primo campo biologico che mostra
il suo volto verde nel cuore della città…
… Per i Venezuelani, il campo rappresenta un grande
cambiamento nel modo in cui essi producono il cibo. “Le
persone si stanno svegliando” ha detto Norali Venezuela
alla stampa. “Abbiamo dipeso per molto tempo da Mc
Donald’s e Wendy’s, ora le persone stanno imparando a
mangiare ciò che noi stessi produciamo”..
…Gli Organoponico sono ispirati ai modelli che sono
emersi a Cuba dopo la caduta del blocco Sovietico, ciò
significa che anche i Venezuelani compreranno e
consumeranno cibo cresciuto e prodotto in Venezuela,
contrariamente alla situazione attuale dove la FAO (United
Nations Food and Agricultural Organization) dichiara che
il Venezuela importa circa l’80% del cibo che consuma.
Per quanto riguarda i bisogni alimentari, attualmente Cuba
è totalmente indipendente dal resto del mondo. Il
Venezuela si sta muovendo sulla stessa strada alla ricerca
di una simile autonomia.
Nel futuro, ci potrebbe però essere un giro di vite
sull’astuto programma alimentare cubano. Ultimamente, dopo
l’ultima operazione di Fidel Castro, ci sono state molte
speculazioni sul futuro dell’isola. Il governo
statunitense (sia Repubblicani che Democratici) stanno già
parlando di portare la “libertà” al popolo cubano.
Se dovesse succedere un tale evento, dovremmo considerare
l’esempio Iracheno per vedere le “libertà” che derivano
dalle interferenze statunitensi. In Iraq, Paul Bremer, il
“vicerè” statunitense che ha stabilito le regole per un
Iraq “libero” ha emanato 100 editti prima di lasciare il
suo posto: editti che non possono essere modificati dai
governi che si susseguiranno in Iraq. L’editto #81
proibisce ai contadini iracheni di usare semi delle
precedenti coltivazioni, un metodo che esiste da 5,000
anni in Iraq. I coltivatori iracheni devono ora acquistare
dalla Monsanto semi geneticamente modificati per le loro
coltivazioni. Questa è una regola che viene fatta
applicare rigorosamente. Gli ispettori visitano
frequentemente i coltivatori iracheni per controllare che
rispettino queste direttive. Se un coltivatore usa i suoi
semi, viene pesantemente multato.
Come può succedere una cosa simile? È abbastanza semplice.
La Monsanto prende i semi di una coltivazione, li studia e
li riproduce geneticamente. Una volta che il seme è
copiato, la Monsanto registra il brevetto della struttura
del seme. In altre parole, ogni seme naturale con la
stessa struttura di uno registrato dalla Monsanto, diventa
illegale.
Se Cuba venisse “liberata” dagli Stati Uniti, verrebbe
immediatamente proibito ai contadini cubani di usare il
loro semi. Allora i cubani non sarebbero più in grado di
comprare cibo biologico con immediata disponibilità e a
basso costo.
Il merito dell’autosufficienza alimentare ed economica
(almeno per quanto riguarda i bisogni alimentari) gioca il
ruolo principale nei programmi Cubani e Venezuelani. Non
va tralasciato però un punto fondamentale: l’influenza di
questi cibi biologici sulla salute.
Se più del 90% dei cubani e un sempre crescente numero di
Venezuelani continuasse ad avere una dieta
fondamentalmente basata su cibi biologici, essi avrebbero
una salute molto migliore di quella delle persone che
vivono nelle società industriali le cui diete si basano su
cibi trattati, geneticamente modificati e pieni di
zuccheri che li stanno lentamente avvelenando.
L’obesità e il diabete sono molto presenti negli Stati
Uniti. Più del 50 % della popolazione è soprappeso.
Attualmente ci sono 21 milioni di cittadini statunitensi
che soffrono di diabete. Gli esperti della Salute
prevedono che tra 10 anni questa cifra salirà fino a 45
milioni. E’ una previsione facile perché gli esperti
seguono il degrado dell’alimentazione americana e possono
prevedere accuratamente i risultati su scala decennale.
Prima di scrivere questo articolo, ho fatto una piccola
riscerca sui diabetici negli Stati Uniti e a Cuba. A Cuba
ci sono circa 300,000 persone col diabete. L’isola investe
molto sui programmi informativi sul diabete che cominciano
in età scolastica.
Il tasso di diabetici a Cuba è 1/7 di quello riscontrato
negli Stati Uniti. In testa alla popolazione a rischio di
diabete negli Stati Uniti, i Cubani in America sono al
terzo posto, un profilo ad alto rischio.
Non bisogna essere Einstein per immaginare perché i Cubani
in America sono così ad alto rischio di diabete. Il loro
pool genetico è quello dei cubani che vivono sull’isola a
90 miglia dalle coste della Florida, quindi la causa della
malattia non può essere una predisposizione genetica. Sono
a rischio perché si sono abbandonati alle abitudini
alimentari statunitensi.
Gli oppositori dell’egemonia e dell’imperialismo Amerciano
devono considerare la Pazienza come una mossa importante
per resistere allo Zio Sam. Tra un paio di decenni, forse
i cittadini americani mangeranno fino a morirne.
Titolo originale:"GREEN REVOLUTIONS IN CUBA
AND VENEZUELA"
Fonte: http://www.malcomlagauche.com
Link
14.10.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di
DEMONEIVO (Ivano Banfi)
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