10 marzo 2007 - Salim Lamrani* www.prensa-latina.it

 

Cuba e la conservazione

 

dell’ambiente

 


Il 2 febbraio 2007, il presidente francese Jacques Chirac lanciò un appello “alla mobilitazione generale contro la crisi ecologica”. Firmato da 46 paesi, il Proclama di Parigi è seguito dalla pubblicazione d’una relazione allarmante sul riscaldamento della terra del “Gruppo Intergovernativo degli Esperti sull’Evoluzione del Clima” (GIEC) dell’ONU (1). Circa il 30% delle specie del pianeta corrono un grave rischio d’estinzione, da lì la proposta di creare un’organizzazione delle Nazioni Unite dell’Ambiente (ONUE) (2).

“Oggi, è arrivato il tempo della lucidità”, dichiarò il presidente francese cinque anni dopo il suo discorso a Johannesburg, durante il quale lanciò un grido d’allarme a proposito della “casa che si sta bruciando”.

“Ogni giorno che passa s’aggravano i rischi ed i pericoli”, segnalò Jacques Chirac che stigmatizzò “alcuni grandi paesi che si devono convincere e che, rinchiusi in una specie di mito liberale, negano di accettare le conseguenze dei loro atti”
(3).

“L’umanità sta distruggendo, ad una velocità spaventosa, le risorse e gli equilibri che hanno permesso il suo sviluppo e che determinano il suo avvenire”, afferma il Proclama di Parigi. “Siamo arrivati alla soglia dell’irreversibile, dell’irreparabile”, prosegue il testo, che stabilisce “di prendere la misure che s’impongono per scongiurare i pericoli che minacciano la stessa sopravvivenza dell’umanità”
(4).

Più di 200 delegati, di 70 nazioni, si sono riuniti nella capitale francese, e tra loro gli Stati Uniti, che non hanno firmato il Proclama. D’altra parte, Washington continua a rifiutarsi di firmare gli accordi di Kyoto sulla riduzione dei gas ad effetto serra mentre è responsabile di più del 25% delle emissioni mondiali di biossido di carbonio.

Le conclusioni del GIEC insistono sulla responsabilità umana nei cambiamenti climatici
(5). Il commissario europeo dell’Ambiente, Stavros Dimas, esprime la sua “enorme preoccupazione” a proposito dell’ultimo informe del GIEC e lanciò un appello in favore d’un nuovo accordo mondiale per mettere fine al riscaldamento del pianeta. L’aumento delle temperature provoca inevitabilmente un aumento del livello dei mari, precipitazioni abbondanti, ondate di caldo e cataclismi naturali ogni volta più frequenti e violenti.

Per esempio, i ghiacciai dell’Himalaya persero il 21% della loro superficie dal 1962
(6). Però questa presa di coscienza ecologica arriva un po’ tardi. In effetti, Cuba lanciò un avvertimento sui pericoli che minacciavano l’ambiente circa 15 anni fa. Il 12 giugno 1992, Fidel Castro pronunciava il suo discorso durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e sullo Sviluppo: “Un importante specie biologica è a rischio di estinzione per la rapida e progressiva eliminazione delle sue condizioni naturali di vita: l’uomo.

E’ necessario segnalare che le società di consumo sono le responsabili fondamentali dell’atroce distruzione dell’ambiente (…).

Con solo il 20% della popolazione mondiale, consumano i due terzi dei metalli ed i tre quarti dell’energia che si producono nel mondo. Hanno avvelenato i mari ed i fiumi, hanno contaminato l’aria, hanno indebolito e perforato la cappa d’ozono e hanno saturato l’atmosfera di gas che alterano le condizioni climatiche, con effetti catastrofici, che abbiamo già cominciato a soffrire.

I boschi scompaiono, i deserti si estendono, migliaia di milioni di tonnellate di terra fertile vanno a finire ogni anno nel mare. Numerose specie sono in estinzione (…).

Se si desidera salvare l’umanità da questa autodistruzione, c’è da distribuire in modo migliore le ricchezze e le tecnologie disponibili sul pianeta.

Meno lusso e meno spreco in pochi paesi, in modo che ci sia meno povertà e meno fame nella maggior parte della terra (…). Si applichi un ordine economico internazionale giusto. Venga pagato il debito ecologico e non quello esterno (…).

Domani sarà troppo tardi per fare quello che avremmo dovuto fare molto tempo fa”
(7). Da molto tempo, Cuba ha fatto della protezione dell’ambiente una priorità nazionale. Per esempio, la superficie delle selve aumentò di 33,631 ettari. L’isola dispone così di 2.696.589 ettari, senza contare i 170,253 ettari di giovani piantagioni di meno di tre anni. Grazie al programma nazionale di miglioramento dei suoli, 515.000 ettari si trattarono nel 2006, il che permise di diminuire di un 3,8% la contaminazione dell’ambiente, in relazione al 2005. Cuba è uno dei pochi paesi del mondo la cui superficie forestale attuale è superiore a quella di 50 anni fa (8).

Numerose istituzioni internazionali riconoscono il savoir-faire cubano in materia di conservazione della natura. Il progetto cubano d’energia rinnovabile dell’Università d’Oriente ottenne nel 2006 il premio mondiale “Energy Globe” che ricompensa ogni anno le iniziative dirette a favorire un’utilizzazione più efficiente e sostenibile delle risorse naturali nel campo del consumo dell’energia. Diverse istituzioni mondiali come le Nazioni Unite, il consiglio Europeo per l’Energia Rinnovabile e la Banca mondiale, tra le altre, concedono questo premio
(9).

Nel 2006, il WWF, l’organizzazione internazionale più importante per la protezione dell’ambiente, con più di 5 milioni di membri e con la presenza in più di 100 paesi, sottolineò nella sua relazione annuale “Planète Vivante 2006”, che Cuba è l’unica nazione del mondo che ha raggiunto uno sviluppo sostenibile.

“Lo sviluppo sostenibile è un impegno per migliorare la qualità di vita umana nei limiti della capacità di carica degli ecosistemi che ci permettono di esistere”.

L’Indice di Sviluppo Umano s’utilizza secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) come indicatore del benessere e la traccia è una misura della richiesta sulla biosfera. I progressi delle Nazioni verso uno sviluppo sostenibile possono misurarsi attraversando l’IDH e la traccia. L’IDH si calcola sulla base della speranza di vita, dell’alfabetizzazione, dell’educazione e del PIL per persona.

Il PNUD considera che un paese ha un indice di sviluppo umano elevato se il suo valore d’IDH è superiore a 0,8. Per la traccia, si considera che una traccia al di sotto dei 1,8 ettari complessivi per persona, cioè la biocapacità media disponibile per persona, è indicativa d’una durevolezza a scala globale.

Uno sviluppo sostenibile con esito implica, almeno, che il mondo nella sua totalità risponda congiuntamente a questi due criteri (…). Né il mondo nella sua totalità, né nessuna regione presa separatamente risponde congiuntamente ai due criteri di sviluppo sostenibile. Solo Cuba lo ha ottenuto, secondo i dati che questo paese proporziona alle Nazioni Unite”
(10).

In materia di protezione dell’ambiente, come in materia di salute, educazione, universalità della cultura e della pratica dello sport, il mondo ha molto da imparare da Cuba. Questo piccolo paese sottosviluppato, assediato da sanzioni economiche sommamente severe da parte degli Stati Uniti, ha dimostrato che se si applicano la scienza e la tecnologia al servizio dell’uomo e dell’ambiente, è possibile conservare la natura. E’ tempo d’aprire gli occhi in tutto il mondo e prendere esempio dall’arcipelago dei Caraibi per salvare il pianeta.

La sopravvivenza della specie umana è in gioco.
 


Note:

[1] Intergovernmental Panel on Climate Change, Climate Change 2007: The Physical Science Basis. Summary for Policymakers, París, febbraio del 2007.
[2] Reuters, «Chirac sonne la mobilisation générale pour l'environnement», 3 febbraio del 2007; Alicia Rivera, «Cambios climáticos alteran la tierra. En peligro 30% de las especies», Granma, 31 gennaio 2007.
[3] Ibid.
[4] Hervé Kempf, «Quarante-six pays appellent à créer une ONU de l'environnement», Le Monde, 6 febbraio del 2007.
[5] Granma, «La Tierra en serio peligro por cambios climáticos», 3 febbraio del 2007.
[6] Ibid.
[7] Fidel Castro Ruz, «Discurso pronunciado por el Comandante en Jefe en la Conferencia de Naciones Unidas sobre Medio Ambiente y Desarrollo, Río di Janeiro, Brasile, 12 giugno 1992», Granma, 3 febbraio del 2007.
[8] Granma, «La superficie des forêts augmente dans l'île», 27 dicembre 2006.
[9] Energy Globe, «National Energy Globe Winners», 2006; Agencia Cubana de Noticias, «Le projet cubain d'énergie renouvelable gagne le Prix mondial 'Energy Globe'», 29 gennaio del 2007.
[10] World Wild for Fund, Rapport Planète vivante 2006, 2006, p. 21.
 


*Salim Lamrani è ricercatore dell'Università Denis-Diderot a Parigi ed è specializzato nelle relazioni di Cuba e gli Stati Uniti - tratto da Rebelion -tradotto da Ida Garberi