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Una lunga battaglia, durata 20 anni, é arrivata
a felice termine nel nuovo Consiglio di Diritti umani (CDH) delle Nazioni Unite
eliminandosi il mandato che investigava Cuba con un'ottica manipolata.
In una intervista a Prensa Latina, l'ambasciatore cubano davanti agli organismi
internazionali a Ginevra, Juan Antonio Fernández, ha osservato che si tratta di
una vittoria ed un riconoscimento al prestigio internazionale dell'isola
caraibica.
"È in
realtà un gran successo che si sia posto fine al mandato della chiamata
Rappresentante Speciale che seguiva i meccanismi politicizzati della scomparsa e
malfamata Commissione dei Diritti umani" ha sottolineato Fernández.
Il messicano Luis Alfonso de De Alba, presidente di turno del CDH, ha
considerato che l'adozione finale del regolamento "è una decisione di dimensioni
storiche".
"Suppone l'inizio di una nuovo era per le Nazioni Unite ed anche l'inizio di una
nuova cultura del trattamento dei diritti umani" ha aggiunto visibilmente
soddisfatto.
Il capo della missione permanente di Cuba a Ginevra ha evidenziato che il
risultato riflette in realtà "il massimo possibile che può ottenersi nel mondo
in cui viviamo".
"Non siamo interamente soddisfatti. Abbiamo preoccupazioni sul nuovo meccanismo
di revisione universale e speriamo che non si trasformi in un altro strumento
politicizzato e con doppio standard. Gli diamo, per il momento, il privilegio
del dubbio" ha aggiunto.
L'ambasciatore cubano ha inoltre commentato che nella futura agenda del CDH, che
ricomincerà le sessioni il prossimo settembre, si mantiene vigente il tema della
Palestina, come la possibilità di rispondere a casi di violazioni dei diritti
umani in qualunque parte del mondo.
Si é resa giustizia a Cuba, siamo molto soddisfatti, ma la lotta non é finita,
ha osservato il diplomatico.
Il regolamento promosso, un testo di 47 pagine, prende le distanze da schemi che
furono permanentemente pomo della discordia e proietta un regime universale di
analisi delle situazioni nei differenti territori.
Tra le idee esposte c'é l'esame di tutti i paesi, ogni quattro anni, da
parte di tre Stati eletti a caso, che conterebbero sull'assistenza dell'Alto
Delegato dell'ONU per i Diritti umani e delle organizzazioni non governative.
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Il Consiglio dell'ONU sui diritti umani,
organismo subentrato alla vecchia e discreditata Commissione dei diritti umani,
ha deciso di togliere Cuba e la Bielorussia dalla lista nera dei paesi da porre
sotto speciale sorveglianza.
Adottando ieri sera a Ginevra un documento sui meccanismi del nuovo organo
dell'ONU incaricato di vegliare sul rispetto delle libertà fondamentali nel
mondo, i 47 Paesi membri del Consiglio hanno raggiunto un compromesso lasciando
solo nove stati - fra cui Corea del Nord, Cambogia e Sudan - nella black list.
Anche i Territori palestinesi continueranno ad essere sottoposti a regolari
esami.
Riuniti in sessione a Ginevra, i membri del Consiglio avevano tempo fino
alla mezzanotte di lunedì per definire le regole del proprio funzionamento. Poco
dopo mezzanotte, il presidente del Consiglio, ambasciatore messicano Luis
Alfonso de Alba, ha annunciato che era stato raggiunto "un accordo su un testo
che copre la totalità degli assetti istituzionali". De Alba aveva presentato
domenica un documento di compromesso che istituisce una nuova procedura per
sottoporre tutti gli Stati ad un esame periodico destinato ad accertare in che
misura rispettano i diritti umani.
Il documento mantiene inoltre la figura del 'relatore speciale', esperto
nominato dal Consiglio per indagare su Paesi accusati di violare i diritti
fondamentali o temi specifici, ma fissa un relativo codice di condotta.
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