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12 gennaio 2007 - M.Cabrales www.granma.cu (PL) |
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GUANTANAMO Nel mio paese trattano meglio i cani che i prigionieri di Guantánamo ha assicurato Cindy Sheehan in un corteo-veglia di protesta realizzato nei pressi della base navale
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Se negli Stati Uniti i cani venissero trattati con la crudeltà con cui vengono trattati i detenuti nel carcere di Guantánamo, si produrrebbe sicuramente una sollevazione popolare da parte dei padroni di questi animali, ha enfatizzato la pacifista Cindy Sheehan, il cui figlio Casey è stato ucciso in Iraq nel 2004.
Mamma pace, com’è conosciuta l’antimilitarista nordamericana, ha guidato giovedì un corteo-veglia nei pressi dell’enclave militare per chiedere la fine delle torture e la chiusura del tenebroso carcere, situato in un territorio illegalmente occupato dal governo yankee contro la volontà del popolo cubano.
La protesta ha coinciso con il quinto anniversario dell’apertura della detta prigione, dove vengono tuttora illecitamente detenute 400 persone, sottoposte a torture, abusi ed alle più inumane condizioni di vita.
“In memoria di mio figlio e di tutti coloro che possono essere salvati dalla morte, rivolgo un appello al presidente Bush affinché fermi l’odio, la menzogna, la violenza e chiuda questo carcere che tanto danno ha fatto al popolo nordamericano, oltre a contribuire a rendere il mondo più insicuro”, ha espresso la Sheehan.
I più di 10 componenti della delegazione internazionale di pacifisti hanno assicurato che i loro cuori sono vicini a Zohra Zewawi, anche lei presenti alla manifestazione e madre del giovane libico Omar Deghayes, prigioniero da circa cinque anni nell’enclave militare.
Zohra, con il volto segnato dall’angustia e dal dolore, ha esortato le madri con figli reclusi a Guantánamo a non perdersi d’animo nella lotta per la liberazione dei loro cari.
La protesta pacifista è avvenuta poche ore dopo l’annuncio da parte di Bush dell’invio di più di 20.000 soldati verso l’Iraq ed è stata sostenuta da manifestazioni a Londra, Birmingham e in altre città del mondo.
La veglia è iniziata con una funzione
religiosa, che ha visto l’intervento dei reverendi cubani Raúl Suárez (direttore
del Centro Martin Luther King), Carlos Rivero, Amelio Palmero e Asael Corrales,
membri del Consiglio delle Chiese di Cuba.
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11 gennaio 2007 - M.Cabrales www.granma.cu (PL) |
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GUANTANAMO
I pacifisti nordamericani mettono in risalto le
ripercussioni dei loro atti a Cuba
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I pacifisti nordamericani, che si sono recati a Guantánamo per chiedere la chiusura della prigione installata nella base navale del loro paese in questa località, hanno messo in risalto le ripercussioni internazionali avute dalle iniziative da loro sviluppate a Cuba.
Grazie a questa diffusione, ha spiegato Benjamín, hanno ricevuto molteplici messaggi di persone solidali nel mondo ed in particolare dei familiari degli attuali prigionieri, che esprimono la loro gratitudine per questa battaglia per il trionfo della giustizia.
Vari attivisti, durante un incontro con storiografi locali e rappresentanti di diversi settori della società “guantanamera”, hanno esposto le ragioni di questa campagna per la cessazione delle guerre e la chiusura dell’illegale carcere nell’enclave militare statunitense.
Una spiegazione particolareggiata degli argomenti legali di questo reclamo è stata offerta dall’avvocato Bill Goodman, direttore del Centro per i Diritti Costituzionali e autorità riconosciuta nella contesa giuridica per la cessazione degli arbitrii nel centro di reclusione.
I pacifisti hanno espresso il loro disaccordo con il fatto che il nome di questa città, abitata da persone amichevoli e ospitali, venga identificato a livello mondiale con un’infamia come quella rappresentata dalla prigione, che riempie di vergogna il popolo statunitense.
Il gruppo ha visitato la Brigata di Frontiera,
unità militare cubana che preserva la sovranità nazionale al confine con la base
navale nordamericana ed ha assistito alla proiezione del film “El camino a
Guantánamo”, che riflette la tragedia vissuta lì dai detenuti.
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10 gennaio 2007 - H.L.Moya www.granma.cu (PL) |
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GUANTANAMO Chiedono l’immediata chiusura della prigione della Base Navale
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Una delegazione pacifista guidata da Cindy Sheehan in visita a Cuba definisce
Bush un tiranno e un dittatore in occasione del 5º anniversario dell’arrivo dei
primi prigionieri dopo l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq da parte delle
truppe USA
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Un ex prigioniero della Base Navale di Guantánamo, madri che soffrono le conseguenze della politica guerrafondaia dell’Amministrazione di George W. Bush e altri attivisti per la pace provenienti dagli Stati Uniti hanno chiesto martedì a L’Avana la chiusura immediata del carcere situato nella Base Navale di Guantánamo. In questo territorio di Cuba usurpato dagli USA sono incarcerati dall’11 gennaio del 2002 circa 400 prigionieri accusati di appartenere ad Al Qaeda, senza che fino ad oggi sia stato celebrato un processo contro di loro e senza nessun rispetto per le convenzioni del diritto internazionale.
Cindy Sheehan, madre del soldato nordamericano Casey Sheehan morto in Iraq, ha detto di provare una profonda vergogna per gli atti del governo del suo paese, ma nello stesso tempo di sentirsi molto orgogliosa dei nordamericani che si sono recati a Cuba per denunciare la barbarie che si sta perpetrando a Guantánamo. “George Bush definisce tiranni e dittatori molti leader del mondo, quando lui stesso si sta comportando come un tiranno e un dittatore”, ha ribadito la Sheehan, che guida un gruppo di pacifisti composto da più di 15 persone tra familiari di prigionieri, ex prigionieri, attivisti per i diritti umani e avvocati, che hanno partecipato ad una marcia di protesta nelle immediate vicinanze dell’enclave militare nordamericano in territorio cubano.
Ha assicurato che quasi i tre quarti dei suoi compatrioti desiderano che le truppe USA inizino già a ritirarsi dall’Iraq e ha detto che il popolo nordamericano deve forzare il Governo a farlo.
Sheehan, durante una conferenza stampa nella sede dell’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli della capitale cubana, ha definito Bush e la sua Amministrazione come nemici dell’Umanità. Noi vogliamo un trattamento giusto per i prigionieri di Guantánamo, poiché le immagini che giungono da lì sono orripilanti.
Io ero preoccupatissima quando mio figlio si trovava in Iraq, ha commentato, fino a quando è morto cinque giorni dopo esservi arrivato. Mi si è spezzato il cuore e sono entrata in questo mondo di dolore. Dobbiamo sfidare il nostro Congresso, ogni membro del Congresso Nordamericano affinchè aiuti a restaurare l’”habeas corpus” e vengano tolti dal potere i barbari dell’Amministrazione Bush, affinchè gli Stati Uniti siano un paese di cui tutti noi possiamo sentirci orgogliosi, ha espresso Sheehan.
Medea Benjamin, attivista del Global Exchange e di Code Pink, due organizzazioni nordamericane che hanno patrocinato questo viaggio ha detto, mentre offriva dettagli sulle iniziative previste, che queste coincidono con il 5º anniversario dell’apertura della prigione di Guantánamo.
Zohra Zewawi, madre del giovane detenuto (nel detto carcere) Omar Deghayes, ha chiesto la scarcerazione di suo figlio il cui fratello Taher Deghayes, anche lui presente nella conferenza stampa, ha definito come un giovane islamico contrario al terrorismo ed alla violenza.
Asif Iqbal è un britannico d’origine araba di 25 anni d’età (i cui genitori sono d’origine pakistana), arrestato cinque anni fa in Afganistan e detenuto per due anni e mezzo a Guantánamo senza processo nè capi d’imputazione. Ha raccontato che, nonostante sia stato liberato due anni fa, non passa giorno che la prigione di Guantánamo non sia nella sua mente. “Lì sono stato interrogato e torturato assieme a due amici per diversi mesi, fino a quando abbiamo tutti confessato di aver partecipato ad una riunione di Al Qaeda dove in realtà non siamo mai stati”. È questo il timore che ho, ha avvertito, che molti vengano torturati e confessino anche se innocenti, ha puntualizzato Asif. Sono venuto ad esigere la chiusura di questo inferno, ha affermato.
Tra le commoventi testimonianze raccontate dai componenti di questo gruppo pacifista c’è stata quella della nordamericana Adele Welty, madre del pompiere morto sul lavoro nelle Torri Gemelle.
Mio figlio aveva 34 anni quando è morto. Era bello, forte e affettuoso e cercava di salvare vite in quel disastro. Dopo due mesi di disperazione, senza sapere di lui, mi hanno ufficialmente informato della sua morte, ha commentato molto turbata dal ricordo.
Ha commentato di non aver mai fatto molta attenzione a quel che stava avvenendo a Guantánamo, perchè “come molti nordamericani vedevo una connessione tra l’11 settembre e quel che succedeva in questa prigione, ma dopo che mi è stato chiesto di venire ho cominciato a leggere su quello che sta succedendo ed è doloroso sapere che tanta gente sta soffrendo, non solo i detenuti ma anche le loro famiglie. Quando tornerò nel mio paese spero di poter condividere le mie esperienze con altre persone, perchè non possiamo continuare a permettere che il Governo commetta simili crimini nel nome del popolo nordamericano”.
La colonnella ritirata Ann Wright, con una carriera militare di 29 anni nell’Esercito statunitense e 16 nel corpo diplomatico del detto paese, ha rinunciato alle sue funzioni diplomatiche in segno di protesta per questo demenziale atto guerrafondaio e si è detta orripilata da quel che sta facendo l’Amministrazione del suo paese in tutte le parti del mondo.
Ha precisato che 400 delle 770 persone che sono state incarcerate a Guantánamo sono state liberate senza che su di loro fossero stati formulati capi d’accusa e senza porgere loro scuse; 370 continuano ad essere detenute e l’Amministrazione Bush dice che solo 50-70 di queste verranno processate.
Allora perchè le altre 300 si trovano ancora a Guantánamo? Devono essere presentate le prove però non solo non le presentano, ma torturano i prigionieri. Questi detenuti devono essere liberati e la prigione chiusa.
L’Amministrazione Bush ha rovesciato la legislazione militare nordamericana e il Congresso statunitense si è lasciato utilizzare dal governo per approvare la legge delle Commissioni Militari. Esigiamo la revoca di questa legge ed il ripristino della Costituzione del nostro paese.
Come esperta sul tema, la Wright ha ritenuto inutile e irrazionale l’invio di altri 20.000 soldati statunitensi in Iraq, come ha annunciato il Presidente USA, perchè questa azione provocherebbe più morti. L’avvocato Bill Goodman, direttore giuridico del centro per i Diritti Costituzionali di New York, ha detto che la detta istituzione ha guidato la lotta per la giustizia a favore dei detenuti a Guantánamo e di altre vittime di violazioni dei diritti umani negli Stati Uniti sin dall’11 settembre e ha affermato che il suo strumento giuridico è stato il ricorso all’habeas corpus. Questo diritto esiste da prima del XIII secolo, fondamentalmente come diritto delle persone a venire protette.
E’ il diritto a non venire detenuto senza la garanzia di un processo decente, giusto e imparziale. Questo non è un astratto diritto legale. Quando le persone possono venire imprigionate senza nessuna accusa e senza nessuna prova contro di loro, la vita di molta gente viene distrutta, come abbiamo ascoltato oggi in modo così commovente, ha affermato.
“L’amministrazione Bush ha deciso di distruggere questo diritto e tutti i diritti democratici degli americani in generale”, ha sentenziato.
Alcuni giorni prima della conferenza stampa, la delegazione pacifista ha visitato la Scuola Latinoamerica di Medicina (ELAM), un centro universitario nel quale studiano gratuitamente più di 10.000 giovani di vari paesi, tra i quali 91 statunitensi.
Durante lo scambio con dirigenti e studenti di questo centro, i visitatori sono rimasti impressionati dalle esperienze raccontate da vari studenti sulla loro formazione nell’Isola. Tra questi il giovane nordamericano Michael Oates, che ha affermato che i suoi studi a Cuba, senza dubbio, gli permetteranno di non vedere il paziente come un cliente, ma come una persona malata, che ha bisogno di assistenza e di affetto. Quando tornerò nel mio paese, ha assicurato, non solo sarò un dottore integrale, ma sarò un leader dei cambiamenti necessari nella mia città natale Chicago, nell’Illinois.
Gli attivisti contro la guerra hanno anche
visitato l’ospedale oftalmologico Ramón Pando Ferrer, nella capitale cubana,
dove hanno saputo che, come parte della cosiddetta Operazione Miracolo, circa
500.000 pazienti sono stati operati dal 2004 ad oggi. Il direttore di questa
istituzione, Marcelino Rio Torres, ha sottolineato che questa umanitaria
missione, della quale hanno beneficiato all’inizio pazienti venezuelani, si
estende oggi a 28 paesi.
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8 gennaio 2007 - www.granma.cu (PL) |
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GUANTANAMO Sono a Cuba i pacifisti statunitensi
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Cindy Sheehan, madre di un giovane soldato statunitense morto in Iraq, è giunta nella capitale cubana accompagnata da una dozzina di pacifisti, come parte di una campagna per esigere dagli Stati Uniti la chiusura della prigione nella Base Navale di Guantánamo dove il governo statunitense ha installato una prigione nel territorio orientale dell’Isola, illegalmente occupato contro la volontà del popolo cubano.
Il Pentagono ha sequestrato a Camp Delta, così si chiama la prigione, centinaia di persone con la scusa di una presunta lotta al terrorismo.
Nessun prigioniero ha avuto un giusto processo e non sono mai state verificate o rese note le accuse contro di loro. I casi di maltrattamenti e torture che sono avvenuti in questa prigione sono però oramai innumerevoli.
Il gruppo dei pacifisti è stato ricevuto nell’aeroporto internazionale José Martí dell’Avana dal reverendo Raúl Suárez, direttore del Centro Memoriale Martin Luther King e da Javier Domínguez, dirigente dell’Istituto Cubano d’Amicizia con i Popoli.
La pacifista statunitense Sheehan ha affermato che con questa visita all’Avana si vuole richiamare l’attenzione sulle illegalità che gli USA commettono a Guantánamo e ottenere che il governo del suo paese chiuda Camp Delta e realizzi processi adeguati alle persone lì sequestrate da anni.
La Sheehan ha aggiunto che desidera conoscere il popolo di Cuba e questa Isola dei Caraibi: “Siamo qui come amici per raggiungere un’intesa tra i nostri paesi e siamo molto entusiasmati, perchè si tratta di una lotta molto umana”, ha detto.
La delegazione andrà a protestare contro l’esistenza di questo campo di concentramento e offrirà una conferenza stampa per far conoscere gli abusi commessi dagli USA, il prossimo 11 gennaio, stabilito come giorno internazionale per la chiusura del carcere.
Questa data segna il V Anniversario dell’arrivo del primo detenuto nella Base.
Il programma della Sheehan e dei suoi accompagnanti si estenderà sino a giovedì 13 e include la visita al Centro Memorial Martin Luther King, alla Scuola Latinoamericana di Medicina, l’ Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli e altri luoghi d’interesse sociale.
Il gruppo andrà a Guantánamo per esprimere la condanna delle pratiche di tortura nella prigione e quindi una parte del gruppo rientrerà negli USA per esigere dal Congresso la chiusura definitiva di questo luogo di dolore e di sopraffazione.
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5 gennaio 2007 - peacereporter |
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GUANTANAMO Cindy Sheehan e altri attivisti verranno a Cuba per esigere la chiusura del centro di detenzione
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Un gruppo di attivisti dei diritti umani, capeggiati dalla famosa Cindy Sheehan, il cui figlio è morto in Iraq, arriverà a Cuba la settimana prossima per esigere la chiusura del Centro di Detenzione della Base Navale di Guantánamo, hanno informato gli organizzatori.
La delegazione, composta da 12 statunitensi, compirà il viaggio come parte della giornata dell’11 gennaio, dichiarato Giorno Internazionale per la chiusura della prigione installata all’interno della fortezza militare nell’oriente dell’Isola, ha riferito AP.
La data segnerà anche il 5° anniversario dell’arrivo dei prigionieri alla base.
La prima delegazione internazionale di ex prigionieri, i loro parenti, avvocati e attivisti dei diritti umani si recherà a Guantánamo per effettuare una conferenza sui soprusi e marcerà verso la porta di sicurezza della Base Navale per esigere la chiusura dell’illegale prigione, segnala un messaggio dell’organizzazione Codepink.
Il gruppo unirà i suoi sforzi a Global Exchange e al Witnnes Against Torture (Testimoni contro la tortura).
La base americana, di 117 kmq, si trova in un’enclave illegale in territorio cubano e alloggia circa 400 uomini sospettati di avere vincoli con la rete terroristica Al-Qaeda o con la milizia integralista taleban.
Nessuno di loro è stato ancora processato per verificare le accuse. Negli ultimi tempi sono stati denunciati casi di maltrattamenti e torture.
Sheehan ha ottenuto riconoscimento mondiale e il soprannome di madre della pace per le sue proteste contro la guerra che le ha strappato il suo giovane figlio quando era un soldato. Alcune iniziative sono state realizzate davanti al Congresso o nelle proprietà prossime al ranch di Bush, ragione per la quale è stata arrestata in varie occasioni.
Insieme alla donna saranno a Cuba l’ex prigioniero Asif Igbal e Zohra Zewawi, madre del cittadino britannico Omar Deghayes, tuttora detenuto a Guantánamo. “Viaggerò da Dubai perchè il mio cuore sta sanguinando”, ha commentato la donna.
Nel dicembre del 2005 un gruppo
dell’organizzazione Testimoni contro la tortura – di matrice cristiana – ha
compiuto un viaggio simile ed i partecipanti hanno marciato diversi giorni, fino
a quando si sono installati davanti alla base navale di Guantánamo, dove hanno
pregato.
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