Le
sconfitte legali e un nuovo suicidio nel carcere di
Persino Colin Powell
ne chiede la chiusura
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“Il centro di
detenzione
di Guantánamo andrebbe chiuso immediatamente e i prigionieri devono essere
trasferiti negli USA per un processo”, ha dichiarato l’ex segretario di
Stato nordamericano Colin Powell, riportato da ANSA.
L’ex alto dirigente del Pentagono ha
detto che il carcere situato nell’illegale base di Guantánamo a Cuba è
diventato un enorme problema per l’immagine degli USA nel mondo.
“Se fosse per me io chiuderei Guantánamo
non domani, ma subito”, ha dichiarato Powell in un’intervista alla catena
NBC.
“Abbiamo messo in gioco la fiducia del
mondo nel nostro sistema giudiziario tenendo vigente un luogo come
Guantánamo e creando cose come le commissioni militari. Non necessitiamo
tutto questo, che ci sta creando più danni di qualsiasi beneficio che ne
potrebbe derivare”, ha concluso Powell.
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Cadono le imputazioni contro
due prigionieri
5 giugno -
peacereporter |
La giustizia militare statunitense ha
fatto cadere le imputazioni contro Omar Khadr e Salim Ahmed Hamdan, due
detenuti di Guantanamo il cui processo sarebbe dovuto cominciare ieri.
Secondo il tribunale, la definizione di "nemici combattenti" e non di
"nemici combattenti illegali", data ai due prigionieri al momento
dell'arresto, non permette alla giustizia Usa di avere giurisdizione su di
essi. L'accusa avrà ora 72 ore di tempo per fare ricorso, ma il tribunale
militare superiore a cui dovrebbe essere presentata l'istanza non è stato
ancora creato. Pesanti critiche si sono levate a proposito contro il nuovo
sistema di giustizia militare voluto proprio per risolvere la questione
Guantanamo. Nella base Usa di Cuba sono detenute 780 persone.
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Guantanamo, detenuto saudita
trovato morto
Washington 31 maggio -
swissinfo |
Un detenuto saudita si è suicidato nel
carcere di Guantanamo, hanno comunicato le autorità militari americane. Il
carcerato della base-prigione per sospetti terroristi in attesa di
processo, è stato trovato nella sua cella privo di vita. "Il detenuto è
stato trovato nella sua cella, dalle guardie, in stato di incoscienza e
senza mostrare segni di vita - afferma un comunicato del Comando
Meridionale Usa, situato a Miami (Florida) -. Il detenuto è stato
dichiarato morto da un medico dopo che tutti i tentativi di rianimarlo si
sono mostrati inutili". Le autorità militari ritengono che si sia trattato
di un suicidio. Non è stata rivelata la identità del prigioniero trovato
morto nella sua cella.
Le autorità militari Usa hanno annunciato l'apertura di un'inchiesta da
parte del Naval Criminal Investigative Service per chiarire le circostanze
della morte. "I resti del detenuto saranno trattati col massimo rispetto -
afferma una dichiarazione delle autorità militari -. Un consulente
culturale è stato chiamato a fornire assistenza per garantire che i resti
del detenuto siano trattati nel modo più appropriato sotto il profilo
culturale e religioso".
È il quarto caso di suicidio di detenuti a Guantanamo dall'apertura del
carcere nel gennaio 2002. Nel giugno 2006 tre detenuti - due sauditi e uno
yemenita - si erano impiccati usando lenzuola arrotolate come cappi.
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Guantánamo contribuiscono al naufragio della politica USA per quel che
riguarda la mondialmente famigerata prigione della base navale che Washington
mantiene a Guantánamo.
L’ultima morte resa nota è quella di un
prigioniero saudita incarcerato senza processo da vari anni nella base, che si è
tolto la vita.
Abdel Raman Mandha Al Omari si è sommato così
ai tre prigionieri che si sono impiccati l’estate scorsa nella detta prigione e
che, stando a un’organizzazione dei diritti umani di quel paese, non hanno
potuto resistere alle torture e alla mancanza di speranze.
Lo stesso ente ha reclamato un’indagine
indipendente e neutrale sulle circostanze dell’ultima morte, ha denunciato le
terribili condizioni di carcerazione e i soprusi commessi contro i prigionieri,
senza diritto d’assistenza legale o a un processo giusto.
È stato ricordato anche che il 70% dei sauditi
liberati da Guantánamo dopo anni di prigionia e restituiti quella nazione sono
stati messi in libertà per assenza di prove del loro rapporto con le attività
per le quali sono stati accusati.
Non sono solo questi i casi recenti che
avallano le molteplici denunce delle irregolarità registrate in quel territorio,
reclamato da Cuba agli Stati Uniti che lo occupano illegalmente.
Giudici militari statunitensi si sono appena
rifiutati di processare altri due prigionieri, uno yemenita e un canadese
rinchiusi da tempo nella prigione di Guantánamo, per non aver trovato elementi
che li identifichino come “combattenti illegali”.
Omar Khadr, della città canadese di Toronto, è
prigioniero dal 2002 (aveva appena 15 anni). 60 mesi dopo il suo arresto il
tribunale castrense non ha ancora trovato prove della sua colpevolezza, nè
elementi che consentano di iniziare un processo contro di lui.
I militari statunitensi non sono nemmeno
riusciti a provare che Salim Ahmed Handam stava operando assieme a Osama Bin
Laden, nonostante la sua lunga prigionia e le pressioni alle quali è stato
sottoposto.
Sono alcuni casi del lungo elenco di situazioni
simili denunciate da organizzazioni internazionali e governi di vari paesi che a
quanto pare dimostrano che l’ingiustizia è la regola vigente nel carcere
statunitense.
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