4 gennaio 2007 - E.C.Perez www.granma.cubaweb.cu

 

 

Il paradosso nucleare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Risulta più che un paradosso. Gli Stati Uniti, la principale potenza militare mondiale e l'unica che usò l'arma atomica contro l'uomo, capeggia le pressioni contro il programma nucleare che, con fini pacifici, viene perseguito dalla Repubblica Islamica dell'Iran.

La crociata é arrivata al punto che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha dettato sanzioni contro Teheran, che ha il diritto di ricorrere a questa fonte di energia per le sue necessità di sviluppo economico.

E la cosa paradossale si evidenzia quando Washington fa scena muta, come i suoi soci europei, sull'arsenale nucleare d'Israele, suo socio strategico in Medio Oriente, e punta di lancia per le politiche espansioniste e belliche degli Stati Uniti nella regione, con di mira il petrolio.

Come garanzia di tali propositi, la Casa Bianca ha bisogno dello Stato ebraico e delle armi nucleari lì esistenti, e richiede anche, e non in minor misura, della paralisi di ogni piano di sviluppo che possa consolidare la crescita del dominio della scienza e della tecnica nucleare, in funzioni pacifiche, come quelle portata avanti dalla Repubblica Islamica dell'Iran.

Sono ragioni che anche incidono sul tema palestinese e spiegano perché Tel Aviv ha avuto le mani libere per massacrare ed invadere questo popolo, sotto lo sguardo sgradevole e complice del suo mentore statunitense, che lo provvede di armi sofisticate mentre l'ONU e la comunità internazionale si sono consumate in appelli e progetti di condanna che finiscono in lettera morta.

In questo contesto, Tel Aviv ora unisce alla sua politica di terrore e morte contro i palestinesi, il travestimento diplomatico e l'utilizzo mediatico, per "aiutare a far comprendere agli europei" l'importanza di condannare l'Iran e cercare di impedire, come ha ordinato Bush, che porti avanti i suoi piani di sviluppo dell'energia nucleare con fini pacifici.
 


ANNUNCIO SENZA CONSEGUENZE
 


Per quella retorica al premier Ehud Olmert non bastavano l'abito e la cravatta. In un recente visita in Germania e Italia, in ciò che apparentemente risultò uno scivolone, riconobbe che lo Stato ebraico possiede l'arma nucleare, senza che Occidente fosse informato né il Consiglio di Sicurezza si prendesse almeno la briga di dibattere il tema.

L'annuncio di Olmert era diretto all'Iran e fu l'accompagnatore selezionato, da Washington e Tel Aviv, per "convincere" i governi europei che, oltre a sanzionare la nazione persiana, era importante essere preparati militarmente — come lo é Israele — per qualunque contingenza maggiore che metta a rischio gli interessi degli Stati Uniti e dei suoi soci europei nella zona.

Il "mistero nucleare" israeliano, rivelato da Olmert, non era altra cosa che un segreto di Pulcinella, perché si sa che questo paese ha qualcosa come più di 200 ogive nucleari, e che, inoltre, non ha mai firmato il Trattato di Non Proliferazione né permesso che le sue installazioni siano ispezionate o monitorate dall'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica.



ISRAELE SI', IRAN NO



In questa prospettiva, Washington ha ottenuto che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU decidesse sanzioni contro l'Iran che tuttavia ha ricevuto l'appoggio dell'India, una nazione con la quale il presidente Bush ha firmato un accordo in materia nucleare.

Negli ultimi giorni, le pressioni sono arrivate al livello di minacce dal Pentagono, che non scarta l'esecuzione di azioni militari se il Governo persiano non rinuncia alla produzione di uranio.

La risposta iraniana è stata la reiterazione che non è disposto a rinunciare in nulla al suo diritto sovrano e legittimo di sviluppare l'energia nucleare a questo fine, rispettando, come fino ad ora, le legislazioni del Trattato di Non Proliferazione e le regolamentazioni dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica.

La Repubblica Islamica dell'Iran si proporsi sviluppare l'energia nucleare per produrre 20000 mW di elettricità, come principale progetto di sviluppo del paese così come il suo impiego in medicina, agricoltura ed industria.

Stati Uniti ed Europa sanno molto bene che l'uranio che si arricchisce in Iran è di un 3,5% che è sufficiente per la generazione di energia ma non per creare bombe che richiedono livelli tra l'80 e il 90%.

Non basta loro la garanzia espressa da Teheran che non pretende armarsi di armi nucleari e che é stata perfino emessa una Fatwa (decisione dei più alti religiosi) contro questo tipo di materiale bellico, da parte del leader supremo, Ayatolah Jamenei.

Gli Stati Uniti, il cui governo e Presidente minacciano d'intraprendere una guerra contro l'Iran, ha 104 unità di energia atomica che producono il 20% di tutta l'elettricità che consuma questo paese.

Nel settore militare secondo dati ufficiali del Pentágono — conta su 1480 mezzi di trasporto nucleari di differenti tipi (strategici, non strategici), 7006 ogive nucleari, di esse 5886 strategiche che si lanciano da missili e sottomarini, e 1120 non strategiche che si sparano da aeroplani o razzi Cruise e più di 3000 ogive nucleari di riserva.

Ma c'è di più: il Pentagono ha dislocato 150 bombe nucleari di gravità (si lanciano da aeroplani) in nove basi di sei paesi membri della NATO.

Questi sono alcuni dei perché della politica degli Stati Uniti contro l'Iran, mentre utilizza Israele come avamposto atomico e garante del suo dominio nel chiamato Gran Medio Oriente che pretende d'instaurare secondo il suo canoni ed interessi, sempre col petrolio come obiettivo.