87 febbraio 2007 - www.prensa-latina.it

 

Cuba e l'Unione Europea

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Nel dicembre del 1996, l'Unione Europea si allineava con la posizione di ingerenza statunitense ed esigeva a Cuba dei
“progressi tangibili nella via di una transizione pacifica verso il pluralismo democratico”. Così nacque la posizione comune europea verso L'Avana, che si è convertita nel pilastro della politica estera dell'UE verso Cuba.

La posizione comune è unica nel suo genere poiché le condizioni imposte a Cuba non si applicano alle altre nazioni che hanno relazioni con l'Unione Europea.

Nel giugno del 2003, sotto l'impulso dell'ex presidente del governo spagnolo, José Maria Aznar, l'UE decise di imporre delle sanzioni politiche e diplomatiche a Cuba. Questa decisione si giustificava, ufficialmente, a causa della “situazione dei diritti umani.”

Gli Usa hanno presentato tutti gli anni, tra il 1987 ed il 2005, una risoluzione contro Cuba denunciando le “violazioni dei diritti umani” davanti all'antica Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite, che ha la sua sede a Ginevra. Inoltre, questa Commissione, screditata dalle sue decisioni politicizzate e parziali, fu rimpiazzata nel maggio del 2006 da un nuovo Consiglio dei diritti umani. Durante questo periodo di circa venti anni, l'unico paese indicato col dito dalle differenti amministrazioni statunitensi nel continente americano fu Cuba. Ora l'Unione l'Europa segue i passi di Washington imponendo sanzioni a Cuba.

Come gli Usa, l'unico paese del mondo che l'UE vitupera e condanna con sanzioni è Cuba, cosa che rende ancora più incomprensibile la posizione di Bruxelles. Perché Bruxelles si unisce in modo quasi devoto alla posizione statunitense? In effetti, è difficile concepire che una potenza tanto importante come l'Europa dei 27 si allinei in un modo tanto docile e disciplinato con la politica estera di Washington, contro il piccolo arcipelago dei Caraibi.

Nell’aprile del 2005 a Ginevra, un'altra risoluzione adottata da una gran maggioranza -35 dei 50 membri della Commissione -, fu respinta dall'Unione Europea ed ovviamente da Washington. Detta risoluzione condannava “l'uso dei mercenari per violare i diritti umani ed il diritto dei popoli all'autodeterminazione”. L'UE si rifiutò di adottare un testo condannando le pratiche della Casa Bianca, particolarmente riferito a Cuba. L'UE afferma che “riannoderebbe con piacere un dialogo politico con le autorità cubane. Questo dialogo avrebbe a che vedere particolarmente con la questione dei diritti umani ed avrebbe luogo su una base reciproca e non discriminatoria”. Le “basi non discriminatorie” sono impossibili poiché l'Europa stigmatizza unicamente Cuba. In quanto alla reciprocità, l'ultima relazione di Amnesty International permette di chiarire questo tema effettuando un paragone della situazione dei diritti umani nel seno della Comunità Europea (che pretende di dare lezioni e note di buona condotta) e Cuba.

In quello che si riferisce a Cuba, Amnesty International non ha menzionato:

 

Né un solo caso di assassinio politico, al contrario che nel Regno Unito.

 

Né un solo caso di tortura o trattamento inumano, al contrario che in Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Malta, Repubblica Ceca e Regno Unito.

Né un solo caso di uso di prove ottenute sotto tortura, al contrario che in Germania e Cipro.

Né un solo caso di sparizione, al contrario che in Estonia.

Né un solo caso di violazione del diritto alla vita, al contrario che in Svezia.

Né un solo caso di sequestro di persone da parte delle autorità, al contrario che in Italia.

Né un solo caso di impunità dei crimini commessi da agenti dello Stato, al contrario che in Austria, Spagna, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca e Regno Unito.

Né un solo caso di traffico di esseri umani, al contrario che in Grecia e Lituania.

Né un solo caso di violenza contro minori da parte degli agenti dello Stato, al contrario che in Spagna, Estonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, Né un solo caso di violenza contro le minoranze, al contrario che in Germania, Estonia, Francia, Grecia, Repubblica Ceca, Regno Unito e Slovacchia.

Né un solo caso di bambini privati di accesso all'educazione a causa della loro origine etnica, al contrario che in Grecia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia e Slovenia.

Né un solo caso di bambini internati, al contrario che nella Repubblica Ceca e Slovacchia.

Né un solo caso di sterilizzazione forzosa di donne provenienti da minoranze, al contrario che nella Repubblica Ceca e Slovacchia.

Né un solo caso di cittadini che persero la loro nazionalità, al contrario che in Grecia e Slovenia.

Né un solo caso di uso di “letti-gabbie” per rinchiudere i malati mentali, al contrario che nella Repubblica Ceca.

Né un solo caso di repressione di manifestanti, al contrario che in Cipro e Malta.

Né un solo caso di violenza contro handicappati, al contrario che nella Repubblica Ceca.

Né un solo caso di malati mentali imprigionati, al contrario che in Austria, Irlanda ed Italia.

Né un solo caso di mancanza di attenzione medica, al contrario che in Estonia, Italia e Regno Unito.

Né un solo caso di violenza da parte della polizia, al contrario che in quasi tutti i paesi europei.

Né un solo caso di sospensione delle garanzie costituzionali, al contrario che in Francia.

Né un solo caso di incitamento all'odio razziale e la discriminazione da parte delle autorità, al contrario che in Ungheria e Lettonia.

Né un solo caso di espulsione di richiedenti asilo, al contrario che in Germania, Austria, Belgio, Cipro, Francia e Grecia.

Le relazioni di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel seno dell'Unione Europea sono spaventose. Quindi, l'UE non ha nessuna autorità morale per erigersi a giudice. In effetti, l'Europa dei 27 presenta una situazione molto più disastrosa di quella di Cuba.

D'altra parte, nonostante le enormi attività di complicità che esercitarono gli Usa e l'UE per ostacolare che Cuba integrasse il nuovo Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, 135 paesi membri, cioè più dei 2/3 dell'Assemblea Generale, scelsero Cuba nel maggio del 2006, per occupare un seggio. In realtà, gli Usa e l’Europa utilizzano la problematica dei diritti umani come pretesto e hanno imposto una visione politicizzata della realtà cubana, che il resto del mondo non condivide in nessun modo.

Il 12 giugno 2006, il Consiglio dell'UE affermò chiaramente la sua intenzione di abbattere il governo de L'Avana: “Mediante il ventaglio completo di risorse che dispone, l'Unione Europea continuerà ad offrire a tutti i componenti della società un appoggio concreto per il cambiamento pacifico a Cuba”, sottolinea il comunicato ufficiale.

Il Consiglio dell'UE afferma di essere soprattutto “preoccupato per il fatto che il governo cubano abbia fatto retromarcia su alcune riforme che portano ad una timida apertura economica. Il Consiglio deplorò che queste restrizioni abbiano ridotto un'altra volta l'ambito delle iniziative private”. In una parola, l'Europa utilizza la scusa dei diritti umani, ma cerca solo il ritorno ad un capitalismo di impresa privata e l'introduzione di un'economia di mercato in Cuba.

L'ostilità statunitense contro Cuba non cesserà presto, è un fatto. Invece, è una pena che l'Unione Europea si associ a ciò in maniera tanto servile come controproducente. In effetti, c'è un linguaggio che i cubani non sono capaci di capire: si tratta del linguaggio della pressione, il ricatto, la coercizione, l'intimidazione, la forza e la minaccia. Dal 1959, Cuba non ha ceduto mai a questo tipo di procedimenti e non cederà mai. L'UE e gli Usa devono capire questa realtà. Gli ultimatum non servono a niente, salvo che per rendere più radicale il processo rivoluzionario cubano, e la storia di questi ultimi cinquanta anni è illuminante su questo fatto. I cubani non hanno mai accettato che si calpestino la loro sovranità e la loro indipendenza, che costarono tanti sacrifici. Per questa ragione l'attuale politica dell'UE è condannata al fallimento.

L'Unione Europea avrebbe credibilità ed autorità morale se si allontanasse, senza aspettare più tempo, dalla politica ossessiva degli Usa contro Cuba. Deve fare rispettare i valori della sovranità e dell’indipendenza respingendo ogni tentativo di ingerenza nei temi interni di altre nazioni. La capitolazione di fronte ai poderosi porta solo al disonore, perché è il rifiuto dell'ingiustizia quello che fa la grandezza delle nazioni.

Per questo motivo Cuba è un paese di giganti.
 


*Salim Lamrani è un ricercatore dell’Università Denis-Diderot a Parigi ed è specializzato nelle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti.

Intervento effettuato nel panel “In Difesa dell'Umanità” durante il IX Incontro Internazionale degli Economisti sulla Globalizzazione ed i Problemi di Sviluppo, Palazzo delle Convenzioni, L'Avana, Cuba, 9 febbraio 2007.


Tradotto da Ida Garberi, responsabile della pagina web in italiano di Prensa Latina.