CUBA: GLI STRANI DATI DI MISTER FRANQUI
10 ottobre
2007 - M.Castagnedi www.radiocittaperta.it |
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Sistemando un po' di fotocopie e ritagli m'è capitata tre le mani la pagina 25 di "La Repubblica" di venerdì 27 luglio scorso interamente incentrata sulla festa del 26 luglio a Cuba, storica data nel 1953 del primo atto armato della guerriglia castrista con l'assalto alla caserma Moncada di Santiago de Cuba, la più importante installazione militare batistiana nell'Oriente dell'isola.
La pagina in questione contiene due articoli e una foto con didascalia.
Il primo pezzo è a firma di Omero Ciai, celebre specie tra coloro che conoscono bene Cuba e che poi leggono gli articoli dell'inviato di Repubblica che ogni tanto vola per pochi giorni all'Avana. Questa volta il giornalista scrive dalla redazione italiana incentrando il pezzo sull' "enigma" dell'assenza di Fidel Castro dalla scena pubblica ad un anno dalla malattia e da diversi mesi in convalescenza. Scrive tra l'altro Ciai. "Nel suo discorso a Camaguey il minore dei fratelli Castro, Raùl, è stato chiamato per la prima volta ad officiare le celebrazioni". No, non è esatto. Perché Raùl aveva gia svolto questo ruolo nel 1997 quando parlò quaranta minuti il 26 luglio di quell'anno nella plaza de la revoluciòn di Las Tunas. Fidel in quel periodo non stava bene e rimase per tutto il tempo della manifestazione seduto, così come pochi giorni dopo all'Avana, dove si svolgeva l'Incontro internazionale della Gioventù e degli studenti, apparve soltanto pochi minuti sulla scalinata dell'università.
Più avanti nell'articolo si nomina Luis Posada Carriles e si scrive che "il terrorista anticastrista reo confesso è il mandante degli attentati sull'isola nell'estate del '94". No, anche qui l'articolo di Repubblica non è esatto perché le bombe a cui si riferisce sono dell'anno 1997 (e non 1994) e fu proprio il 13 luglio e il 4 settembre di quell'anno, una decada fa, che il terrorista mercenario salvadoregno Cruz Leòn piazzò otto ordigni esplosivi negli hotel dell'Avana uccidendo, al "Copacabana", Fabio di Celmo.
Riguardo la didascalia della foto della Moncada, è scritto che nell'attacco alla caserma i ribelli guidati da Castro erano 123. Si, tanti uscirono nella notte dalla Granjita Siboney (la fattoria alle porte di Santiago dove si erano segretamente raggruppati), ma una ventina di loro andarono ad attaccare un'altra caserma, la De Cespedes nella vicina città di Bayamo.
E veniamo al secondo articolo della pagina 25 del 27 luglio 2007 di "La Repubblica" a firma di Carlos Franqui, collaboratore del quotidiano italiano da Miami ( dove risiede da quarant'anni, uscito da Cuba nel 1967 e mai più tornato nemmeno per un minuto sul suolo cubano). A Franqui è affidata l'analisi politica e sociale su Cuba e lui tra l'altro scrive (udite,udite). "L'Avana è abbandonata e più di metà delle case sono inagibili o crollanti". Diavolo, non ci sono state notizie che la capitale cubana sia stata colpita da un uragano super-super categoria o da uno tsunami! Sì, perché essendo L'Avana popolata da 2 milioni e 300mila persone e se la metà delle case sono inagibili e crollanti (come dice Franqui) solo uno tsunami super potrebbe causare danni tali. E dove abiterebbe tutta questa gente della presunta metà delle case crollanti di cui Franqui afferma l'esistenza? No, Franqui, anche in questo caso l'articolo di Repubblica "non è esatto". L'Avana abbandonata? Ma se è piena di traffico automobilistico che si è triplicato negli ultimi dieci anni. Ma se è piena di gente, vedere calle Obispo, calle Neptuno sempre affollate in Havana vecchia, Centro Havana. Fate la spesa agli agromercati in calle 17, 25, 41,60 eccetera o ad esempio ai centri commerciali Carlos III, Focsa, Galeria Paseo, : è pieno di gente. Sulla infinita Quinta avenida e in altre strade a scorrimento veloce ci sono nuovi semafori sconosciuti anche in Europa: sopra le tre luci classiche c'è una grande lavagna luminosa che conta il tempo disponibile in secondi, in verde e in rosso, per agevolare il flusso di veicoli in arrivo da lontano. Ma quale Avana abbandonata.
Due anni fa Cuba ha comprato in Cina tremila pullman nuovissimi, entravano grandi navi nel porto-canale con tutti i pullman stipati sui ponti. Scrive ancora Franqui. " Il turismo si è ridotto del 40%, anche nei grandi alberghi dell'apartheid solo per stranieri ". No, non è esatto. Perché i dati dicono che solo i turisti canadesi, storici a Cuba, sono 950mila all'anno e sono loro sì il 40% del totale, cioè oltre i due milioni di visitatori. Chi viaggia per le strade cubane e anche lungo l'autostrada centrale (da Pinar del Rio a Ciego de Avila, sono oltre 500 chilometri) può vedere la quantità di auto targate turismo che si incrociano. Ci sono molte migliaia di auto da turismo noleggiate continuamente da molte decine di migliaia di visitatori stranieri a Cuba. E vanno in giro tranquillamente per ogni città,spiaggia e angolo dell'isola : quale apartheid. Tra l'altro da qualche tempo in diversi normali alberghi turistici si incontrano anche famiglie di cubani. Viaggiate, girate per Cuba e vedrete. Eh, certo, Carlos Franqui che pontifica su Cuba dalle pagine di Repubblica, queste verifiche non le può fare. Sta comodo a Miami da 40 anni. In un altro articolo un paio d'anni fa scriveva che " a Cuba imperano la fame e il terrore. E Cuba è una maceria politica, sociale, economica e culturale". Questa è grave disinformazione, si tratta di notizie false e menzognere, precostituite scientificamente contro l'isola ribelle. Chissà chi fornisce notizie e dettagli fasulli al columnist mister Carlos Franqui da Miami collaboratore del giornale italiano La Repubblica. Amici suoi che "vedono" per lui e a modo loro L'Avana e Cuba. Sono le stesse notizie e tesi di Posada Carriles e Orlando Bosch e delle centrali terroristiche e mafiose, dei falchi politici e politicanti repubblicani della Florida. Franqui scrive anche" di 100.000 detenuti comuni nelle carceri cubane". Fa cenno alla criminalità proprio dalla nazione che ha tra i più alti indici di criminalità del mondo, dalla nazione delle stragi nelle scuole, record i 33 uccisi all'università della Virginia non molto tempo fa.
A inizio anno un altro giornale italiano, "Il Manifesto" ha pubblicato un breve articolo che diceva così:" Zitta,zitta senza farsi troppo notare Cuba ha fatto registrare nel 2006 una crescita del Pil, prodotto interno, del 12%". Allora chi dice la verità, a chi credere? A La Repubblica o Il Manifesto? Chiudiamo proponendo la frase finale del suo programma alla tv cubana del giornalista Reynaldo Taladrid: "Ognuno tragga la sua propria conclusione".
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