Il mancato rinnovo
della concessione della licenza che durava da 20 anni, al canale privato
venezuelano RCTV e che è scaduta il 27 maggio 2007, ha suscitato una
straordinaria esaltazione mediatica nell'ambito internazionale. Durante
varie settimane, la stampa del mondo intero si è concentrata in un
avvenimento banale che passa completamente inavvertito quando succede
negli altri paesi del pianeta. I mezzi di comunicazione hanno
completamente convertito una decisione amministrativa regolare e legittima
in un attentato contro la libertà di stampa. Reporter Senza Frontiera (RSF),
naturalmente, ha partecipato alla campagna internazionale di
disinformazione pubblicando, il 5 giugno 2007, una relazione sommamente
tendenziosa su RCTV (1).
Chiusura di RCTV ed
egemonia mediatica?
RSF intitola la sua relazione “Chiusura di Radio Caracas Television: il
consolidamento di un'egemonia mediatica”. L'organizzazione dà subito il
tono, distillando due bugie in una sola frase. In primo luogo, RCTV non è
stata chiusa e può continuare ad emettere via cavo o satellite. Dal
momento che lo spettro radioelettrico, per definizione, è limitato, il
governo venezuelano ha deciso di non rinnovare il contratto col canale e
concedere così lo spazio che si era liberato ad un altro canale col fine
di democratizzare i mezzi. Allora, contrariamente a quello che afferma RSF,
RCTV non ha smesso di trasmettere (2).
La seconda bugia risiede nell'espressione “egemonia mediatica”. Con questo
titolo, RSF pretende che il lettore creda che le autorità venezuelane
controllano i mezzi di comunicazione e dispongano del monopolio quasi
totale in questo settore. Per convincere l'opinione pubblica, Robert
Menard, il segretario generale dell'organizzazione, ripete
instancabilmente la stessa massima alla stampa: Chavez ha una posizione
egemonica sui mezzi di comunicazione. Orbene, la realtà è un'altra. In
Venezuela, l’80% dei canali di televisione “aperti” e di stazioni
radiofoniche appartengono al settore privato. In quanto alla televisione
per via cavo e via satellite, è quasi completamente controllata da imprese
private. E per quello che si riferisce alla stampa scritta, i 118 giornali
nazionali e regionali che circolano nel paese sono sempre controllati dal
settore privato. Esiste in effetti un'egemonia mediatica, ma dei gruppi
economici e finanziari privati (4).
Decisione arbitraria
del
Presidente Hugo Chavez?
RSF afferma che la decisione è stata presa per ordine del presidente Hugo
Chavez ed assicura che è illegale perché, secondo loro, un ordine
giudiziale è necessario [...] per negare al canale il diritto di emettere
durante i prossimi venti anni. Anche qui RSF ricorre ad una doppia bugia,
poiché la decisione è perfettamente legale, rispettosa delle norme
internazionali e legittima. Come nella maggior parte dei paesi del mondo,
lo spettro delle onde hertziane appartiene allo stato e si destina a
promuovere l'interesse pubblico. Inoltre, l'Articolo 156 della
Costituzione venezuelana come la Legge Organica delle Telecomunicazioni
danno al governo il potere di regolare l'accesso a questo spazio. Non è in
assoluto una questione di ordini giudiziari come pretende RSF. Per finire,
RCTV continua ad avere il diritto di emettere via cavo o satellite (5).
D'altra parte, non è Hugo Chavez che ha deciso il mancato rinnovo della
concessione, ma solo la Commissione Nazionale di Telecomunicazioni del
Venezuela. La concessione di RCTV non si è rinnovata per varie ragioni
molto precise. In primo luogo, il governo desidera stabilire un equilibrio
tra canali pubblici e privati. In seguito, RCTV non ha rispettato i suoi
obblighi e tutte le condizioni. Un solo esempio chiarificatore: tra giugno
e dicembre del 2006, le autorità hanno segnalato almeno 652 infrazioni da
parte di RCTV. Inoltre, il canale ha denigrato in maniera sistematica la
politica del governo ed ha incitato varie volte la popolazione alla
violenza e alla rottura dell'ordine costituzionale. La partecipazione
comprovata di RCTV nel colpo di Stato del 11 aprile 2002 ed il suo
comportamento golpista sono stati fattori fondamentali nel decidere. RCTV
ha partecipato attivamente al sabotaggio petroliero del dicembre del 2002
che è costato circa 20.000 milioni di dollari all'economia nazionale (6).
RSF certifica al riguardo che RCTV è accusata solamente di partecipare al
colpo di Stato, mentre le prove e le attestazioni sono opprimenti. Il
giornale francese molto conservatore Le Figaro ricorda che per anni, il
canale ha cospirato apertamente contro il presidente trasmettendo appelli
per “abbattere il regime”. Le Figaro sottolinea anche che durante il colpo
di Stato, il canale annunciava che Hugo Chavez aveva rinunciato, seguendo
così il piano che avevano stabilito i golpisti, e che perfino avevano
riconosciuto Pedro Carmona come presidente interino (7).
Dopo il ritorno del presidente Chavez, RCVT ha proibito ai suoi
giornalisti che diffondessero qualunque informazione al riguardo e si
limitava ad emettere cartoni animati. Il direttore di produzione, Andres
Izarra, che si era opposto al colpo di Stato, si è dimesso immediatamente
per non trasformarsi in un complice. In una testimonianza davanti
all'Assemblea Nazionale, Izarra ha indicato che il giorno del colpo di
stato ed i seguenti ha ricevuto l'ordine formale di Granier di non
trasmettere nessuna informazione su Chavez, i suoi seguaci, ministri o
qualunque altra persona che potesse essere relazionata con lui (8).
Il conservatore Los Angeles Time ricostruisce anche l'itinerario di RCTV
dall'elezione di Hugo Chavez alla presidenza della Repubblica nel 1998 e
sottolinea che si era proposta la missione di abbattere democraticamente
il presidente eletto. Dopo il colpo di Stato, RCTV è passata apertamente
alla sedizione ed ha diffuso immagini false per fare credere che i
sostenitori di Chavez fossero responsabili dei morti e dei feriti. Il
giornale ricorda che Marcel Granier è andato al Palazzo Presidenziale per
giurare fedeltà al dittatore Pedro Carmona, che aveva appena abolito la
Corte Suprema, l'Assemblea Nazionale e la Costituzione. Los Angeles Time
conclude con: Granier e gli altri non devono essere considerati come
martiri della libertà di espressione, bensì come golpisti (9). D'altra
parte, Granier ha fatto una dichiarazione eloquente a RSF rispetto al
colpo di Stato: “Confesso che non ero scontento vedendo andare via Hugo
Chavez ” (10). Come poteva essere scontento se aveva partecipato
attivamente al suo rovesciamento?
Per quello che si può constatare, appoggiando e partecipando apertamente
alla rottura dell'ordine costituzionale nell’aprile del 2002, RCTV non si
preoccupava dell'interesse pubblico. Inoltre non è necessario ricordare
che se un canale della televisione francese o di qualunque altro paese del
mondo osasse adottare un comportamento simile a quello di RCTV non
durerebbe né 24 ore ed i suoi dirigenti si troverebbero immediatamente in
prigione. Da parte sua, il giornale statunitense Houston Chronicle
segnalava che le azioni di RCTV non sarebbero durate più che alcuni minuti
negli stessi Stati Uniti (11).
Perché RSF vuole convincere l'opinione pubblica che la colpevolezza di
RCTV è ancora tema di dibattito? Semplicemente perché anche Robert Menard
e la sua organizzazione hanno appoggiato il colpo di Stato del 2002. Per
caso è necessario ricordare la dichiarazione che ha pubblicato RSF il 12
aprile 2002?:
“Recluso nel palazzo presidenziale, Hugo Chavez ha firmato la sua rinuncia
durante la notte, sotto la pressione dell'esercito. Poi è stato portato a
Forte Tiuna, la principale base militare di Caracas, dove è detenuto.
Immediatamente
dopo, Pedro Carmona, il presidente di Federcamera, ha annunciato che
avrebbe diretto un nuovo governo di transizione. Ha affermato che la sua
nomina era il risultato di un “consenso” della società civile venezuelana
e del comando delle forze armate”.
Decisione
impopolare?
L'entità parigina dichiara anche che gli “oppositori (numerosi) ed i
sostenitori (in numero minore)” sono sfilati simultaneamente a Caracas per
appoggiare la decisione del governo o ripudiarla. Qui, RSF non vacilla né
un momento nel mentire in maniera sfacciata. Le manifestazioni degli
oppositori che protestavano hanno riunito solo un migliaio di persone.
Invece, le manifestazioni di appoggio che si sono sviluppate nella
capitale come quelle del 27 maggio o del 2 giugno 2007 sono state
impressionanti. In effetti, centinaia di migliaia di cittadini sono
sfilati per le strade di Caracas mostrando il loro appoggio a Hugo Chavez
(13). Con che obiettivo RSF manipola questa realtà?
RSF riprende anche i sondaggi che hanno realizzato RCTV e l'opposizione
per dimostrare l'impopolarità della decisione, dando loro credito ed
adottando così una posizione apertamente parziale. Il ministro degli
Interni e della Giustizia, Pedro Carreño, ha risposto in maniera mordace a
questa affermazione: “la libertà di espressione non è quella dell'impero,
né quella di Reporter Senza Frontiere, né quella della Società
Interamericana della Stampa (SIP), né dell'oligarchia, bensì quella del
popolo che oggi è uscito in strada” (14).
RSF evoca “una chiusura condannata dall'opinione e dalla comunità
internazionali” e cita in totale disordine una risoluzione del Parlamento
Europeo adottata il 24 maggio 2007 e “vari governi o Parlamenti
latinoamericani, dal Brasile al Messico passando per il Cile, e perfino il
suo omologo ed alleato boliviano Evo Morales”. RSF vuole dare
l'impressione dell’unanimità mondiale contro Hugo Chavez, mentre la realtà
è completamente differente. Di tutto il continente americano, cioè circa
25 nazioni, solo tre organi parlamentari (Brasile, Cile e Costa Rica) si
sono pronunciati contro il rifiuto alla rinnovazione della concessione ed
unicamente il presidente costaricano, Oscar Arias, ha emesso una
dichiarazione sfavorevole. Il resto del continente, incominciando per Evo
Morales, si è pronunciato a favore del governo di Chavez (Bolivia, Cuba,
Nicaragua) ed ha segnalato che si trattava di una misura amministrativa
che riguardava solo il Venezuela e non desiderava immischiarsi nei temi
interni della nazione. Come si può constatare, RSF è esperto nel campo
della disinformazione (15).
In quanto alla risoluzione del Parlamento Europeo è stata adottata
effettivamente il 24 maggio 2007, ma solo da 43 dei 784 deputati europei,
cioè appena il 5,4% dei parlamentari. Questa risoluzione è stata respinta
unanimemente da 741 deputati per il suo carattere politicizzato e
soprattutto perché rappresentava un'ingerenza inaccettabile nei temi
interni di un paese sovrano. La maggior parte di loro si sono negati a
partecipare al voto ed hanno abbandonato l'emiciclo. In quanto all'OEA e
la Commissione Interamericana dei diritti umani, non hanno emesso nessuna
condanna, contrariamente a quello che sostiene RSF, bensì semplicemente
raccomandazioni di ordine generale sulla libertà di stampa (16).
Le altre
manipolazioni
di RSF
RSF assicura anche che “il sollecito di appuntamento con membri del
governo e rappresentanti dei mezzi pubblici o pro-governamentali rimane
senza risposta. Tanto eloquente come le parole delle persone intervistate,
questo silenzio tende a confermare che il tema RCTV non si limita ad un
semplice misura amministrativa”. Nonostante, il governo ha ripetuto varie
volte che non ha ricevuto nessun sollecito di appuntamento da parte di
RCTV. Promuovendo il punto di vista di Marcel Granier, RSF mostra un'altra
volta il suo lato parziale e stigmatizza il governo democratico di Hugo
Chavez qualificandolo come “regime politico privato che si chiama “chavismo””.
Qui, siamo lontani dal tema della “libertà di espressione”, Menard si
ubica in una situazione di opposizione politica ed ideologica facendo
deliberatamente la caricatura al governo venezuelano. In effetti, è
l'opposizione quella che utilizza in maniera dispregiativa il termine
“chavismo” (17).
RSF conclude la sua relazione con una bugia conclamata mettendo in guardia
contro “l'egemonia mediatica” del presidente. È necessario essere precisi
su questo tema. Per la banda VHF nel 2000, c’erano 19 canali di
televisione privati e 1 pubblico. Nel 2006 la cifra è passata a 20 canali
privati di fronte ad un solo canale pubblico. Dal 28 maggio 2007 sono 19
canali privati e due canali pubblici, Venezuelana di Televisione e Tves
che occupa il posto di RCTV nelle onde hertziane. Per la banda UHF, nel
2000, c’erano 28 canali privati e due canali pubblici. Nel 2006, c'erano
44 canali privati e 6 pubblici. In quanto alle stazioni radiofoniche, per
le onde AM, tra il 2000 ed il 2006, c'erano 36 stazioni di radio pubbliche
e 143 stazioni di radio private. Per le onde FM, c'erano 3 stazioni di
radio pubbliche e 365 stazioni di radio private nel 2000. Nel 2006 la
cifra è passata a 440 stazioni radio private ed a 10 stazioni di radio
pubbliche. Come si vede, RSF mente (18).
“RCTV diffonderebbe pornografia”, dichiara RSF, utilizzando il
condizionale per suggerire che sussiste il dubbio su questa accusa.
Nonostante, la corte suprema ha condannato varie volte questo canale, nel
1981 e nel 2006 per diffondere scene pornografiche in orari proibiti. Ora
RSF mette in dubbio le decisioni della più alta autorità giudiziaria del
paese (19). Inoltre conviene rimarcare che RCTV è stato il canale più
sanzionato (sei volte) della storia del Venezuela per violazioni della
legge, e solo una volta sotto il governo di Chavez (20).
Perfino, RSF accusa la corte suprema, che ha ordinato di mettere a
disposizione l’attrezzatura tecnica di RCTV per il nuovo canale TVes, di
volere “compromettere la presenza del “canale del leone” via cavo”. La
goffaggine di Menard lo porta, in questo caso, a rivelare all'opinione
pubblica che in realtà RCTV non sparisce. La verità è che la corte suprema
ha ordinato semplicemente una cessione temporanea delle emittenti col fine
di assicurare la continuità del servizio pubblico. Questa decisione non
compromette inoltre in nessun modo le possibilità del canale di emettere
via cavo, come hanno affermato pubblicamente le principali imprese del
settore (21).
Per RSF, Televen e Venevision, due dei principali canali privati che hanno
adottato una posizione più razionale verso il governo e che dal 2004 hanno
smesso di lanciare gli appelli all'insurrezione ed al rovesciamento del
governo –restando chiaramente all'opposizione come lo dimostrano
facilmente i loro programmi–, sono nelle mani del presidente Chavez. Lo
stesso succede per il quotidiano nazionale privato “Ultime Notizie”.
Affinché RSF possa continuare a definirli mezzi di opposizione, forse
dovrebbero continuare a denigrare il governo, manipolando l'informazione,
destabilizzando la nazione e lanciando appelli per uccidere Chavez, come
sempre ha fatto RCTV e Globovision nel maggio del 2007. RSF dà prove di
una visione manichea: o i mezzi stanno contro Chavez, o sono i suoi lacchè
(22).
RSF afferma che “a Hugo Chavez importa poco il diritto internazionale”.
Questa accusa è completamente gratuita. In effetti, RSF è incapace di
citare un solo caso di violazione del diritto internazionale che abbia
commesso il governo bolivariano. L'organizzazione afferma anche che
numerosi “ricorsi [di RCTV furono] accettati favorevolmente nella [...]
Corte Interamericana dei diritti umani”. In realtà detta Corte accettò di
studiare un solo ricorso il 25 maggio 2007 e non si è ancora pronunciata
al riguardo (23).
“Hugo
Chavez vuole per il 2008 una riforma costituzionale che gli permetterebbe
di essere rieletto indefinitamente”, segnala la relazione che presenta
questa volontà come un gran pericolo per la democrazia. Per caso RSF si è
dimenticato che nella maggior parte dei paesi occidentali, tra loro la
Francia, la rielezione illimitata è una realtà costituzionale? Perché RSF
si pronuncia su aspetti di politica interna quando afferma essere
unicamente interessata alla “libertà di stampa” e si dichiara “apolitica”?
(24).
“Un controllo totale dello Stato, del governo e dell'esercito. Nessun
avversario nel Parlamento, l'opposizione ha boicottato lo scrutinio
legislativo del 2005. Un partito dominante quasi unico. Ventidue
governatori di Stato (su ventiquattro) completamente fedeli. E presto, una
società civile praticamente controllata”. Ecco quello che constata in
maniera allarmante RSF. “Un partito dominante quasi unico”, vitupera RSF,
mentre esistono più di una decina di partiti politici in Venezuela. Ma in
Francia lo Stato, il governo e l'esercito sono sotto il controllo
dell'opposizione? In quanto al Parlamento ed i posti da governatore, per
caso RSF mette in discussione la decisione democratica degli elettori
venezuelani? Per caso la società civile si limita sempre di più
all'opposizione marginale? O riguarda l'insieme della popolazione?
Riprendendo la retorica dell'opposizione che ha sofferto più di 10
sconfitte elettorali consecutive dal 1998, RSF pretende in modo fallace
che Chavez controlli tutte le istituzioni del paese, con l'obiettivo di
trasformare il governo più democratico dell'America Latina in un regime
autoritario. Queste considerazioni, per il resto, non hanno strettamente
niente a che vedere con la “libertà di stampa” (25).
L'organizzazione parigina si scaglia anche contro l'avvocato Eva Golinger.
Il suo crimine? Rivelare a piena luce il nome di tutti i giornalisti
venezuelani finanziati dagli Stati Uniti mediante l'USAID dove “raffigura
particolarmente il corrispondente di Reporter Senza Frontiere”, come
riconosce la relazione che ha redatto Menard (26).
RSF assicura anche che varie personalità mondiali consigliano il
presidente Chavez nella riforma costituzionale e cita, tra gli altri,
l'argentino Norberto Ceresole. L'unico problema è che Ceresole è morto nel
2003 di un infarto del miocardio. Questi grossolani errori dimostrano il
poco credito della relazione dell'organizzazione (27).
RSF si è inventata la sua opinione sulla realtà mediatica venezuelana in
solo cinque giorni di presenza nel paese, “dal 24 al 28 maggio 2007” e
dopo avere conversato unicamente con giornalisti e padroni della stampa
dell'opposizione. Dall'inizio il suo obiettivo è stato molto chiaro:
trasformare una decisione amministrativa comune a tutti i paesi del mondo
in un atto di censura e di attentato alla libertà di stampa. Come può
l'organizzazione parigina pretendere di dare prove di imparzialità e
serietà con tali pratiche? (28)
Perché RSF non si è indignata contro il rifiuto del rinnovo della
concessione dei canali spagnoli di televisione TV Laciana nel 2004, TV
Cattolica nel 2005 e Tele-Asturias nel 2006? Perché non si è mobilitato
contro il rifiuto del rinnovo della concessione dei canali britannici One
TV, Actionworld e StarDate TV 24 nel 2006, o di Look for Love 2 nel 2007?
Perché Robert Menard non ha viaggiato in Perù per investigare sulla
chiusura di due canali di televisione nel 2007, o in Salvador quando il
governo decise di revocare la concessione del canale Salvador Network nel
2003? Perché RSF è rimasto impassibile quando il Canada non ha proceduto
al rinnovo della concessione del canale Country Music Television (CMT) nel
1999? Perché RSF ha taciuto davanti alla revoca della concessione dei
canali statunitense Daily Digest nel 1998, e FCC Yanks Trinity License nel
1999? (29).
Questa indignazione adattabile dimostra chiaramente che il caso ordinario
di RCTV non è più che un pretesto di RSF per stigmatizzare Hugo Chavez e
seguire la sua guerra di disinformazione contro un governo democratico e
popolare. In quanto alla libertà di espressione, qualunque persona che
abbia passato 24 ore in Venezuela può meravigliarsi solo del tono
graffiante e fanatico dei canali di opposizione contro il governo.
Affermare il contrario è uno straordinario atto di mala fede.
Il vero ruolo di RSF non è difendere la libertà della stampa come
pretende, bensì promuovere gli interessi politici ed economici delle
entità che la finanziano. Tra queste si trova il governo degli Stati Uniti
che unge generosamente l'organizzazione parigina mediante la Fondazione
Nazionale per la Democrazia (NED, National Endowment for Democracy),
organizzazione che il giornale più importante del mondo, il New York Times,
qualifica come un ufficio paravento della CIA (30).
Note:
(1) Reporteros Sin
Fronteras, «Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une
hégémonie médiatique», 5 de junio de 2007. www.rsf.org/img/doc/rapport_rctv_fr.doc
(sitio consultado el 6 de junio de 2007).
(2) Ibid ; Libro Blanco de RCTV, «Mitos y hechos sobre Radio Caracas
Televisión», Cubadebate, 30 de mayo de 2007.
(3) L’Express, «Chávez bâillonne la dernière chaîne d’opposition», 29 de
mayo de 2007.
(4) Ibid.
(5) Ibid.
(6) Ibid. Para las 652 infracciones ver Jean-Luc Mélanchon, «Où va la
bonne conscience anti-chaviste», 26 de mayo de 2007,
www.jean-luc-melanchon.fr (sitio consultado el 30 de mayo de 2007). Para
el sabotaje petrolero ver Agencia Bolivariana de Noticias, «No aceptaremos
comportamientos antidemocráticos de la oposición», 3 de noviembre de 2006.
(7) Lamia Oulalou, «Chávez bâillonne la télé d’opposition», Le Figaro, 26
de mayo de 2007.
(8) Eva Golinger, El código Chávez (La Habana: Editorial de Ciencias
Sociales, 2005), p. 125.
(9) Bart Jones, «Hugo Chávez Versus RCTV», Los Angeles Times, 30 de mayo
de 2007.
(10) Reporteros Sin Fronteras, «Fermeture de Radio Caracas Television: la
consolidation d’une hégémonie médiatique», op. cit.
(11) Bart Jones, «Chávez As Castro? It’s Not That Simple In Venezuela»,
Houston Chronicle, 7 de febrero de 2007.
(12) Reporteros Sin Fronteras, «Un journaliste a été tué, trois autres ont
été blessés et cinq chaînes de télévision brièvement suspendues», 12 de
abril de 2002. www.rsf.org/article.php3?id_article=1109 (sitio consultado
el 13 de noviembre de 2006).
(13) Reporteros Sin Fronteras, «Fermeture de Radio Caracas Television: la
consolidation d’une hégémonie médiatique», op. cit ; Agencia Bolivariana
de Noticias, «Hoy el pueblo demostró que está movilizado en apoyo a la
revolución», 2 de junio de 2007.
(14) Ibid.
(15) Reporteros Sin Fronteras, «Fermeture de Radio Caracas Television: la
consolidation d’une hégémonie médiatique», op. cit.
(16) El Nuevo Herald, «Legisladores de EEUU y Europa condenan cierre de
RCTV », 25 de mayo de 2007.
(17) Reporteros Sin Fronteras, «Fermeture de Radio Caracas Television: la
consolidation d’une hégémonie médiatique», op. cit.
(18) Ibid.; Telesur, «Informe RSF ‘Cierre de Radio Caracas Television. La
consolidación de una mentira mediática a través de 39 embustes», 7 de
junio de 2007.
(19) Telesur, «Informe RSF ‘Cierre de Radio Caracas Television. La
consolidación de una mentira mediática a través de 39 embustes», op. cit.
(20) Agencia Bolivariana de Noticias, «RCTV ha sido el canal más
sancionado en Venezuela», 29 de marzo de 2007.
(21) Reporteros Sin Fronteras, «Fermeture de Radio Caracas Television: la
consolidation d’une hégémonie médiatique», op. cit.
(22) Ibid.
(23) Ibid ; Néstor Ikeda, «CIDH pide a Chávez proteger libertad de
expresión», Associated Press, 25 de mayo de 2007.
(24) Reporteros Sin Fronteras, «Fermeture de Radio Caracas Television: la
consolidation d’une hégémonie médiatique», op. cit.
(25) Ibid.
(26) Ibid.
(27) Ibid ; Telesur, «Informe RSF ‘Cierre de Radio Caracas Television. La
consolidación de una mentira mediática a través de 39 embustes», op. cit.
(28) Reporteros Sin Fronteras, «Fermeture de Radio Caracas Television: la
consolidation d’une hégémonie médiatique», op. cit.
(29) Jean-Luc Mélanchon, «Où va la bonne conscience anti-chaviste», op.
cit.
(30) Robert Ménard, «Forum de discussion avec Robert Ménard», Le Nouvel
Observateur, 18 de abril de 2005. www.nouvelobs.com/forum/archives/forum_284.html
(sitio consultado el 22 de abril de 2005); John M. Broder, «Political
Meddling by Outsiders: Not New for U.S.», The New York Times, 31 de marzo
de 1997, p. 1.
Salim Lamrani è professore, scrittore e giornalista francese, specialista
delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Ha pubblicato i libri:
Washington contre Cuba (Pantin: Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à
l’Empire (Genève: Timeli, 2006) e Fidel Castro, Cuba et les Etats-Unis (Pantin:
Le Temps des Cerises, 2006)
tradotto da Ida
Garberi
|