18 settembre 2007 – S.Lamrani www.prensa-latina.it

 

Robert Menard, di Reporter Senza

Frontiere, segue i passi di

Washington e legittima la tortura 

 



 


Robert Menard, il segretario generale dell'organizzazione parigina Reporter Senza Frontiere (RSF) dal 1985, è un personaggio alquanto mediatico, che pretende difendere “la libertà di stampa” e si cela dietro un discorso umanista abbastanza apprezzato dall'opinione pubblica. Grazie all’intesa segreta dei mezzi di comunicazione, Menard si è trasformato in un personaggio ineludibile nel mondo della stampa.

Nonostante, le sue azioni non raccolgono l'unanimità. La flagrante mancanza di imparzialità della quale dà prove RSF è stata stigmatizzata molte volte. L'organizzazione francese, finanziata da corporazioni economiche e finanziarie e dagli Stati Uniti, come ha riconosciuto pubblicamente il suo segretario generale, ha portato a termine alcune campagne mediatiche curiosamente simili all'agenda politica della Casa Bianca. Così RSF, col pretesto di difendere la libertà di stampa, si è accanito reiteratamente contro Cuba (1), ha appoggiato il colpo di Stato contro il presidente venezuelano Hugo Chavez nell’aprile del 2002 (2), ha approvato implicitamente la sanguinante invasione in Iraq nel 2003 (3) ed ha legittimato il colpo di Stato contro il presidente Jean-Bertrand Aristide ad Haiti (4). Ora, RSF porta a termine una campagna mediatica spettacolare contro la Cina ed i giochi olimpici di Pechino (5).

La prossimità ideologica tra RSF e l'amministrazione Bush è evidente fino al punto che uno si domanda quali sono realmente i veri obiettivi di Robert Menard. Gli scandali di Guantanamo, Abu Ghraib e le carceri segrete della CIA hanno dimostrato che le truppe statunitensi non vacillano nell’utilizzare la tortura per ottenere i loro propositi in qualsiasi parte del mondo. L'insieme della comunità internazionale ha condannato unanimemente questi metodi inumani ed ingiustificabili.

Nell’ottobre del 2006 il Congresso statunitense ha ceduto il passo ed ha approvato un disegno di legge che legalizza la tortura, in flagrante violazione degli stessi principi della democrazia. La maggioranza repubblicana come vari democratici eletti della Camera dei Rappresentanti e del Senato hanno autorizzato l'uso di prove ottenute sotto tortura contro il “combattente nemico illegale”. Il testo, intitolato “legge di commissioni militari, 2006”, riconosce l'esistenza di tribunali segreti per giudicare qualunque straniero sospettoso di attentare agli interessi degli Stati Uniti. L'imputato non potrà disporre di un avvocato né conoscere le accuse che pesano contro lui. Inoltre, le prove presentate contro di lui potranno rimanere segrete. Ovviamente, potrà essere anche detenuto senza diritto a reclamare di essere presentato davanti ad un giudice, e tutto ciò indefinitamente. Non potrà denunciare l'illegalità della sua detenzione né le torture delle quali sia stato vittima (6).

Inoltre la legge conferisce al presidente statunitense “l'autorità [per] interpretare il significato e l'applicazione delle convenzioni di Ginevra” che proibiscono la tortura. Queste non potranno invocarsi “come fonte di diritto davanti a nessun tribunale degli Stati Uniti”. La sezione V della legislazione stipula che “nessuno potrà invocare le convenzioni di Ginevra né nessuno dei protocolli in qualunque azione di habeas corpus o qualunque altro atto civile o diligenza giudiziale nei quali gli Stati Uniti, un funzionario in attivo o no, un impiegato, un membro dell'esercito o qualunque altro agente degli Stati Uniti fa parte come fonte di diritto”. Inoltre, “nessun tribunale, nessun giudice avrà il potere di ascoltare o prendere in considerazione una domanda in assegnazione di habeas corpus che introduce uno straniero (o in suo nome) che sta o è stato fermato dagli Stati Uniti e che è stato considerato come correttamente detenuto come combattente nemico o pendente di questa qualificazione” (7).

Non solo questa legge liberticida, essendo totalitaria, rappresenta una minaccia per qualunque cittadino del mondo che non si avvantaggia della nazionalità statunitense, ma concede un'impunità totale ai responsabili di trattamenti crudeli, inumani e degradanti. L'Unione Europea e la Francia, in particolare, hanno mantenuto un silenzio scandaloso rispetto a questa legislazione. Che cosa sarebbe successo se Cina, Cuba, Iran, Russia o Venezuela avrebbero adottato una legge simile? Chi può ancora parlare, in riferimento agli Stati Uniti, di modello di democrazia?

Durante il programma di radio“Contre-expertise” presentato da Xavier de la Porte in France Culture il 16 agosto 2007, dalle 12:45 alle 13:30, Robert Menard, l'autoproclamado difensore dei diritti umani e dei giornalisti, seguì i passi del suo mecenate e legittimò l'uso della tortura, pronunciando parole eccessivamente preoccupanti. Evocando l'assassinio del giornalista statunitense Daniel Pearl, sottolineò che era legittimo torturare i sospetti per salvare la vita di un innocente, riprendendo l'argomentazione delle più spaventose dittature e, naturalmente, dell'amministrazione Bush (8).

Menard va più lontano poiché legittima perfino la tortura contro i membri delle famiglie dei sequestratori, cioè contro gli innocenti. “Se mia figlia fosse sequestrata, non ci sarebbe nessun limite, glielo dico, glielo dico, non ci sarebbe nessun limite per la tortura”. Questo è un estratto delle parole che pronunciò il segretario generale di RSF:

“La polizia pachistana sequestra le famiglie, mi ascoltate, le famiglie dei sequestratori e tortura queste famiglie dei sequestratori per ottenere le informazioni.

E sicuramente ottengono informazioni. Arriveranno troppo tardi per salvare Daniel. Sapete come fu sgozzato ed in che condizioni...?

Perchè ci tratteniamo? Accettiamo questa logica che consiste in… già che potremmo farlo in alcuni casi “voi sequestrano, noi sequestriamo; voi maltrattate, noi maltrattiamo, voi torturate, noi torturiamo...?.”

Che cosa ci giustifica...? Per caso, per liberare qualcuno, possiamo arrivare fino a qui? È una buona domanda.

Questa è la vita reale, è questo, quello che ha appena detto François: non stiamo solo pensando, è la guerra, non si tratta oramai di principi. Io non so che cosa pensare. Perché questo succede a Marianne Pearl, non dico, non dico che si sbagliarono perché lei pensò che era adeguato farlo, che c'era da fare quello perché c'era da salvare suo marito, era incinta... per il bebè che stava per nascere, tutto era permesso.

E bisognava salvarlo assolutamente e se bisognava scagliarsi contro un certo numero di persone, bisognava scagliarsi contro un certo numero di persone, scagliarsi fisicamente contro di loro, capite, minacciandoli e torturandoli, anche se dobbiamo ammazzare qualcuno.

Non so, sono perso, perché in questo momento non so dove bisogna fermarsi, dove bisogna mettere il freno. Che cosa è accettabile e che cosa non è accettabile? E contemporaneamente, per le famiglie di quelli che sono stati sequestrati, perché molte volte sono i nostri primi interlocutori, di Reporter Senza Frontiere; legittimamente, io, se mia figlia fosse sequestrata non avrei nessun limite, glielo dico, glielo dico, non ci sarebbe nessun limite per la tortura” (9).

Come si può pretendere che si difendano i diritti umani quando si giustifica una pratica tanto abominevole ed inumana come la tortura? Che cosa rimane della credibilità di Robert Menard e Reporter Senza Frontiere –i due sono tanto intimamente vincolati che è impossibile in realtà dissociarli–quando legittimano cose ingiustificabili? Il segretario generale di RSF ha mostrato il suo vero viso. Non difende la libertà di stampa ma le pratiche odiose della CIA. Ma, per caso è sorprendente quando si sa che è finanziato dalla National Endowment for Democracy (10) che non è altro che un ufficio copertura dell'Agenzia, secondo quanto afferma il New York Times? (11).

 

 

 

Note

(1) Salim Lamrani, «Reporteros Sin Fronteras y sus contradicciones», Rebelión, 27 de septiembre de 2006, http://www.rebelion.org/noticia.php?id=38136 (sitio consultado el 2 de septiembre de 2007); Reporteros Sin Fronteras, «Lettre ouverte à ses détracteurs», Réseau Voltaire, 12 de septiembre de 2006. http://www.voltairenet.org/article143413.html?var_recherche=

Reporters+sans+fronti%C3%

A8res?var_recherche= Reporters%20sans%20frontières (sitio consultado el 12 de septiembre de 2006).

(2) Salim Lamrani, «La guerra de desinformación de Reporteros Sin Fronteras contra Venezuela», Rebelión, 6 de febrero de 2007, http://www.rebelion.org/noticia.php?id=46082 (sitio consultado el 2 septiembre de 2007); Reporteros Sin Fronteras, «Un journaliste a été tué, trois autres ont été blessés et cinq chaînes de télévision brièvement suspendues», 12 de abril de 2002. www.rsf.org/article.php3?id_article=1109 (sitio consultado el 13 noviembre 2006).

(3) Reporteros Sin Fronteras, «Irak – rapport annuel 2004». http://www.rsf.org/article.php3?id_article=9884 (sitio consultado el 18 de julio de 2005) ; Reporteros Sin Fronteras, «La liberté de la presse retrouvée: un espoir à entretenir», julio 2004. www.rsf.org/article.php3?id_article=10888 (sitio consultado el 23 de abril de 2005).

(4) Reporteros Sin Fronteras, «La liberté de la presse retrouvé : un espoir à entretenir», julio de 2004. www.rsf.org/article.php3?id_article=10888 (sitio consultado el 23 de abril de 2005); Salim Lamrani, «Reporteros Sin Fronteras con sus contradicciones», op. cit.

(5) Reporteros Sin Fronteras, «Pékin 2008. Chine: La plus grande prison du monde pour les journalistes et les internautes», sin fecha. http://www.rsf.org/rubrique.php3?id_rubrique=171 (sitio consultado el 2 de septiembre de 2007).

(6) Michel Muller, «Quand Washington légalise la torture», L’Humanité, 16 de octubre de 2006.

(7) Ibid.

(8) Jean-Noël Darde, «Quand Robert Ménard, de RSF, légitime la torture», 26 de agosto de 2007, http://rue89.com/2007/08/26/quand-robert-menard-de-rsf-legitime-la-torture#transcript (sitio consultado el 28 de agosto 2007).

(9) Ibid.

(10) Robert Ménard, «Forum de discussion avec Robert Ménard», Le Nouvel Observateur, 18 de abril de 2005. www.nouvelobs.com/forum/archives/forum_284.html (sitio consultado el 22 de abril de 2005).

(11) John M. Broder, «Political Meddling by Outsiders: Not New for U.S.», The New York Times, 31 de marzo de 1997, p. 1.


 


*Salim Lamrani è professore, scrittore e giornalista francese, specialista delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Ha pubblicato i libri: Washington contre Cuba (Pantin: Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à l’Empire (Genève: Timeli, 2006) e Fidel Castro, Cuba et les Etats-Unis (Pantin: Le Temps des Cerises, 2006)

tradotto da Ida Garberi