Adys Cupull e Froilan Gonzalez sono due noti
autori cubani di
Il
Che alla Fiera de L’
Humanité in Francia
AIN - La Fiera del quotidiano L’ Humanité,
la pubblicazione del Partito Comunista di Francia (PCF), sta dedicando
molti spazi alla memoria e all’attualità d Ernesto Che Guevara, a quasi 40
anni dal suo assassinio in Bolivia.
Prensa Latina, riportata da Granma, ha
pubblicato che in un colloquio nel Foro Villages du Monde, che ha contato
sull’intervento speciale di Aleida Guevara, una figlia del Guerrigliero
Eroico, centinaia di persone hanno seguito con interesse i distinti temi
riferiti al Che.
Lázaro Barredo, direttore del quotidiano
Granma e deputato della Assemblea Nazionale del Poder Popular di Cuba, ha
segnalato che: “L’indipendenza, la giustizia sociale e la solidarietà sono
le strade seguite e fomentate nelle nostre lotte e che sono sempre state
le bandiere di combattimento di Fidel Castro e del Che Guevara”.
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vari testi sul Comandante Ernesto Che
Guevara, che saranno pubblicati quest’anno in Argentina, Ecuador, Bolivia,
Messico, Italia e la Repubblica Popolare della Cina.
Le pubblicazione vuol essere un omaggio nel 40°
anniversario della morte del Guerrigliero Eroico e per l’80° anniversario della
sua nascita.
Edizioni Ottanta, dell'organizzazione
multisettoriale di Solidarietà con Cuba, della città argentina di Rosario, ha
confermato che pubblicherà i testi “Entre nosotros” (1992), “ Tu calida
presenzia” (1994), “Entre la multitud” (1995), “Estrellas insurrectas” (1997) e
“Recuerdos de famiglia” (1997).
Adys Cupull e Froilan Gonzalez hanno confermato
la disposizione di questa nuova istituzione alla ristampa, dopo la sua recente
creazione per l'80° anniversario della nascita del Che, il 14 giugno 1928, a
Rosario.
Gli stessi libri si pubblicheranno in Ecuador,
mentre una casa Editrice della Bolivia stamperà “De Ñacahuasú a la Higuera” e in
Cina si pubblicherà “Calida presenzia”.
I due intellettuali cubani hanno pubblicato 30
testi su importanti personalità della storia di Cuba e della storia universale e
vari sono stati tradotti in differenti lingue.
Il più recente, “Sin olvido: Crimenes en La
Higuera”, presenta un commento del noto giornalista e scrittore Coco Lopez e dal
direttore
di Editrice Ottanta, Michelangelo Ferrari, che hanno sottolineato l'importanza
dell’opera ed hanno sottolineato che - come fatto storico - era la sua prima
presentazione mondiale, avvenuta nella Fiera del Libro di Rosario che si è
svolta nell’agosto scorso, dove il libro ha avuto un’ampia ripercussione,
contando anche sulla presenza delle più alte autorità della provincia argentina
di Santa Fe, tra le quali il Governatore, Jorge Obeid, l'Intendente della città
di Rosario, Miguel Lifschitz e l'ambasciatore cubano in questo paese, Aramis
Fuentes.
I due scrittori e investigatori cubani hanno
donato i loro diritti d'autore alla multisettoriale di Solidarietà con Cuba
dell'Argentina, la Commissione 40° Anniversario dell'assassinio del Che, in
Bolivia, e alla Editrice Politica a Cuba, precisando che quando scrissero “La
CIA contro il Che”, non rivelarono l'identità di diverse persone intervistate,
perché in America Latina denunciare i crimini del governo degli USA e dei suoi
servizi segreti può mettere in pericolo la vita di qualunque fonte.
“Oggi è passato il tempo, alcuni sono morti e
altri sono pensionati, per cui abbiamo deciso di pubblicare le identità e le
testimonianze quasi complete della maggioranza di loro”, hanno spiegato Adys
Cupull e Gonzalez, che hanno sottolineato le dichiarazioni del colonnello delle
Forze Aeree, Herberto Olmos Rimbaut, che è stato uno dei testimoni e che ascoltò
quel che si disse nella riunione segreta tra l'ambasciatore nordamericano
Douglas Henderson ed il presidente René Barrientos, quando il governo degli
Stati Uniti trasmise l'ordine d’eliminare fisicamente il Che.
I due autori cubani hanno citato alcune
conversazioni con l'allora ministro degli Esteri, dottor Walter Guevara Arce,
che si trovava a Washington, che si intimorì quando conobbe l’intenzione
d’assassinare il Che ed il 9 ottobre, all’alba, telefonò a Barrientos per
impedirlo, perchè non si commettesse, per nessuna circostanza, quel grave errore
politico.
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Il
dossier della CIA contro Ernesto Che Guevara è stato aperto, di nuovo, prima
del commemorarsi il 30°anniversario del suo assassinio, o non é stato mai
chiuso, come hanno dichiarato i giuristi nordamericani, Michael Ratner e
Michael Steven Smith, quando hanno avuto accesso ai documenti segreti dell’FBI
e della CIA. In occasione del compiersi 30 anni dal crimine, si pubblicarono
varie biografie dove l'asse centrale era liberare il governo degli USA e la
CIA dalla decisione di assassinarlo. Si pubblicarono libri, reportage e
documentari con calunnie, e tergiversazioni sulla sua vita, ma tutte
liberavano il governo degli USA dal crimine.
Alcuni agenti della CIA di origine cubana che parteciparono ai fatti
criminali, fecero delle dichiarazioni alla stampa giustificando le loro azioni
o inventando nuove falsità.
La campagna attraverso la stampa cominciò nel 1997 da parte degli ufficiali
della CIA, i suoi agenti, giornalisti a stipendio o asserviti. Queste
manipolazioni seguirono due versanti. In uno tentavano di discutere
l'autenticità dei resti del Guerrigliero Eroico, affermando che rimasero in
Bolivia e che furono soppiantati dal Governo Cubano con fini politici con
altri di uguali caratteristiche. La campagna era destinata a sottrarre
credibilità o a creare dubbi sul Monumento al Che a Santa Clara e con ciò
colpire il prestigio internazionale di questo luogo simbolico.
L'altro proposito era mettere in dubbio la data di nascita, contro le
informazioni ottenute dai metodi universali utilizzati per l'investigazione
biografica delle personalità. È quasi ingenuo discutere il 14 giugno 1928 come
data della sua nascita. Ha il proposito di confondere, mentire e manipolare.
La CIA sa che questa data è un gran simbolo per il popolo cubano, perché si
commemorano i compleanni del generale Antonio Maceo Grajales e del comandante
Ernesto Che Guevara de la Serna e comincia la giornata di omaggi e
commemorazioni di questi due giganti della storia. Simboli della cultura, il
patriottismo e l'intransigenza rivoluzionaria ed antimperialista.
Maceo
affermò: “Chi tenti di impadronirsi di Cuba raccoglierà la polvere del suo
suolo allagato di sangue, se non perirà nella lotta.” Il Che espresse: “Tutta
la nostra azione è un grido di guerra contro l'imperialismo ed un clamore per
l'unità dei popoli contro il gran nemico del genere umano: gli Stati Uniti del
Nord America…”.
Si spiega allora perché tra i piani terroristi organizzati dagli USA,
pianificarono far scoppiare con esplosivi il Monumento del Che a Santa Clara e
la Plaza Antonio Maceo di Santiago de Cuba.
Dal momento che non riuscirono nei loro propositi, pretendono tergiversare
attraverso le loro campagne, per far cadere in pezzi il significato degli
emblematici luoghi storici, e distruggere l'esaltante data che unisce Maceo ed
il Che. Deplorevolmente alcuni scrittori o giornalisti per ignoranza o
mancanza di rigore nelle loro investigazioni o scritti, ripetono la
disinformazione.
In
occasione del 30° anniversario dell'assassinio del Che si ripete una vecchia e
denigrante campagna. Cominciò il 20 luglio 1997, quando l'agente della CIA
Felix Rodriguez affermò a Miami
che il cadavere del Che fu soppiantato dal governo cubano, da un altro con le
stesse caratteristiche anatomiche e con le mani tagliate.
Questa dichiarazione, fu fatta al giornale spagnolo ABC, e pubblicata il 24
luglio 1997, divulgò che l'ex agente della CIA Felix Rodriguez aveva messo in
dubbio che i resti incontrati in una pista di Vallegrande fossero quelli del
guerrigliero cubano-argentino.
Il quotidiano affermò che, secondo Rodriguez, il cadavere del Che, come quelli
di altri guerriglieri, sarebbero stati sepolti in una fossa comune in mezzo
alla pista, a circa 600 metri di distanza, dal posto dove furono incontrati e
che quei resti erano stati soppiantati dal Governo Cubano con fini politici.
Le dichiarazioni dell'agente della CIA ebbero un’immediata ripercussione nei
mezzi di diffusione, soprattutto nella stampa reazionaria di tutto il mondo.
Una speciale divulgazione la trovò in Argentina. Tuttavia, il 17 agosto 1997,
il periodico Clarin di Buenos Aires, pubblicò un reportage intitolato “Intrigo
a Miami,” del giornalista Rogelio Garcia Lupo, come un'intervista all'eminente
antropologo forense argentino Alejandro Inchaurregui che lavorò
nell'identificazione dei resti del Che. Il giornalista si riferisce ad una
lettera inviata da Miami, a differenti destinatari, firmata da Gustavo
Villoldo Sampera, un altro degli agenti della CIA che partecipò a Vallegrande
contro la guerriglia del Che.
Le lettere sono datate nell’aprile del 1997, ed in queste diceva di rivelare
il posto dove si trovavano i resti del Che, ma in realtà si tentava di deviare
l'attenzione per ostacolare il successo della missione di ricerca o mettere in
dubbio il ritrovamento dei resti del Che. Con relazione a queste lettere, il
giornalista Rogelio Garcia Lupo, scrisse: “Questa documentazione coincideva
nella pista di Vallegrande benché fissasse il punto esatto dove bisognava
vangare a circa 200 metri dal posto dove realmente furono trovati. Aggregava
un altro dato erroneo: i resti del Che erano stati sepolti insieme a due
uomini, e non con sei dei suoi compagni, come furono incontrati alla fine.
In ogni caso chi offriva questa orientazione aveva partecipato intimamente ai
giorni della guerriglia e somministrava dettagli. L'errore
era
intenzionale. “La fonte risultò essere l'agente della CIA, nato a Cuba,
Gustavo Villoldo, che effettivamente fu membro della dotazione dell'agenzia di
intelligenza degli USA inviata in Bolivia da quando la guerriglia del Che
iniziò le sue operazioni. Villoldo era conosciuto allora come “Eduardo
Gonzalez” ed ebbe nel suo curriculum l'interrogatorio a Jorge Vazquez Viaña...
“In questo momento Villoldo offrì spontaneamente i suoi dati sul posto, dove
riposava il cadavere del Che col suo grosso margine di errore che sembra
inspiegabile in presenza dei suoi antecedenti di 30 anni fa. Ma è ragionevole
pensare che la sua discrepanza col posto ed il numero di cadaveri che c'erano
nella fossa, stava creando la base di un dubbio pubblico sul fatto che i resti
del Che gli appartengono o no…”.
Garcia Lupo concludeva il suo reportage con l'affermazione: “La battaglia
della CIA contro il Che continua, anche dopo la sua morte”. Con relazione
all'intervista al medico forense argentino, il giornalista affermava che per
Alejandro Inchaurregui non esistevano dubbi in quanto all'identificazione dei
resti del Che e puntualizzava che l'unico che l'ha discussa era l'agente della
CIA che condivise la persecuzione e la morte di Ernesto Guevara. Garcia Lupo
domanda allo scienziato argentino:
“- Il gruppo di accertamenti che avete fatto sono sufficienti per avere la
sicurezza più completa che sono i resti del Che?
“- Assolutamente.
“- Mi riferisco a questo ex-agente della CIA che dice che avrebbe potuto
esserci una sostituzione di resti…
“- Per prima cosa si utilizzano metodi scientifici verificabili da chiunque.
L'identificazione dei resti del Che risultò facile per l'abbondanza di dati
pre-morten raccolti. Avevamo le radiografie di tutte le radici, dei suoi
singoli denti; avevamo le misure del cranio, avevamo delle foto. Lui si fece
una scheda antropometrica ed una scheda odontoiatrica prima di uscire da Cuba,
perché nel caso morisse, si potessero confrontare i dati dei suoi resti, cioè
un’informazione molto importante.
“- Una banca dati eccezionale.
“- Eccezionale… Avevamo inoltre alcuni suoi tratti del viso, come la
protuberanza degli archi sopraccigliari. Inoltre, un'autopsia. Il Che ha
subito un'autopsia trenta anni fa e le lesioni sono corrispondenti ai resti
ossei. Troviamo perfino l'usura degli incisivi superiore ed inferiore destro
con cui mordeva la pipa ed era l'unico scheletro al quale avevano amputato le
mani.
“- Discutere il tema del DNA, in che cosa può distruggere la credibilità della
relazione?
“- Fare l’esame del DNA sarebbe una squisitezza. Sarebbe troppo. La denuncia è
di un agente CIA non di uno scienziato.
“- Ci sarebbe una campagna in questo senso?
“- A me piacerebbe, perché sarebbe molto facile smentirla.
Una delle qualità che ammirano di più quelli che conobbero il Comandante
Guevara è la pratica della verità, detestava le bugie. È una virtù della
famiglia Guevara de la Serna. La campagna calunniosa per sostentare il
cambiamento di data di nascita l'hanno sostenuta con argomenti ingenui, tra
loro, che la madre del Che si sposò con due mesi di gestazione e per occultare
il fatto, lo iscrissero un mese dopo essere nato. In realtà non capirono gli
avvenimenti attorno all'affrettato matrimonio di Celia de la Serna ed Ernesto
Guevara.
Quando non si usano tutte le fonti primarie, e non si verificano i dati, non
si trova la verità. È una mancanza di etica professionale non sostentare, né
comprovare con documenti, un'affermazione di questa grandezza. Non c’è serietà
in una biografia che apporti dati e date contrari a quelli apportati dalle
fonti più importanti che sono i genitori, fratelli e compagni della sua
infanzia, i documenti e le lettere e l'attestazione della sua stessa
biografia.
I genitori del Che contrassero matrimonio il 9 novembre 1927, lei aveva quasi
due mesi di gestazione. Nel seno della famiglia non doveva occultare niente,
perché questa fu la giustificazione per potersi sposare. Malgrado avesse 21
anni, i suoi fratelli maggiori si opposero a concedergli il permesso per il
matrimonio, in quell'epoca, per le leggi argentine era ancora minore di età.
Lei si incaricò di divulgare in tutta la famiglia che era incinta e non ebbero
un'altra alternativa che essere accondiscendenti.
Se Celia avesse voluto occultare il frutto del suo amore, non sarebbe uscita
da Misiones, o sarebbe rimasta in un'altra città qualunque e non sarebbe
ritornata a Buenos Aires a dare alla luce, come erano i suoi propositi. Quando
arrivarono a Rosario cominciarono i dolori del parto. È documentato che
Ernesto Guevara de la Serna nacque alle 3:05 dell'alba del 14 giugno 1928 in
questa città, capoluogo della provincia di Santa Fe, come consta il suo
certificato di nascita. Ana Maria Guevara, sorella del Guerrigliero Eroico
raccontò che tutti i compleanni erano ricordati in famiglia. Fu un'abitudine
che perdurò sempre. Il 14 giugno 1953, mentre suo fratello preparava il
secondo viaggio per l'America Latina si festeggiò in casa sua, con una gran
festa dove ballarono, cantarono e sua sorella Celia cucinò una vitella al
curry, fatta con pepe delle indie e riso.
Sulla data in cui nacque il Che, esistono documenti ufficiali, tra loro
l'iscrizione di nascita, quella dell'Università, quella del lavoro, vita
civile e militare, che lo certificano. Inoltre le lettere tra madre e figlio o
tra i suoi fratelli, dove l'augurio per il compleanno è sempre riportato nel
mese di giugno.
In questo mese nell'anno 1958, il Che era sulla Sierra Maestra, Celia de la
Serna ha ricevuto una chiamata da Cuba, attraverso le onde di Radio Rebelde,
dove ha potuto parlare con suo figlio. Poi gli scrisse una lettera che dice
nella sua intestazione:
“Buenos Aires, giugno del 1958 “Che li compia con molta felicità!
“Teté amato”. Mentre, nelle montagne orientali Camilo Cienfuegos, Vitalio
Acuña ed un gruppo di contadini, tra i quali si trovavano Marzo Orozco,
Isidora Moracen, Teodoro Naranjo, soprannominato Pelencho e Ponciana Parez
conosciuta come Chana si misero d’accordo per fargli una sorpresa e celebrare
i suoi 30 anni il giorno 14 giugno. Fu un riso con pollo che il Che fece
distribuire equamente tra tutti i presenti e la sua truppa.
Il 14 giugno 1959, il Che ha compiuto i suoi 31 anni a Roma, e questo stesso
giorno si trasferì al Cairo. Quando viaggiava dalla capitale italiana a quella
dell'Egitto, i compagni della Delegazione che presiedeva gli festeggiarono il
compleanno. Tutto questo è confermato dai suoi compagni.
Il 9 giugno 1963, dal Carcere Correttivo delle Donne di Buenos Aires, dove
Celia de la Serna, compiva un'ingiusta prigione, solo per essere la madre del
Che e difendere la Rivoluzione Cubana, gli scrisse una lunga lettera nella
quale gli contò dettagliatamente i problemi della prigione, temi familiari,
attività che sviluppava e quasi alla fine afferma:
“…Come supporrai, questa lettera la incominciai per augurarti un felicissimo
compleanno, che suppongo passerai sommerso nel ministero ed i suoi problemi.
Un gran abbraccio ad ogni modo per questo motivo e per tutto….”
Mentre in Cuba, in questo stesso anno, il 14 giugno nasceva sua figlia Celia e
considerò il fatto come un bel regalo di compleanno.
La madre del Che si è sentita sempre orgogliosa dei suoi figli. Ana Maria
Guevara, raccontò che sua mamma ripeteva felice la coincidenza dell'identità
caraibica. Diceva che Ernesto era nato il giorno del compleanno del generale
Antonio Maceo il cui compleanno era il 14 giugno 1845. Roberto e Juan Martin,
il 18 maggio, come Augusto Cesar Sandino; ed Ana Maria il 28 gennaio,
compleanno di José Martí e sua sorella Celia il 30 dicembre, questo non era
caraibico, bensì argentino. Questo era un motivo per scherzare tra loro.
Il 6 luglio 1952 da Bogotà il Che scrisse una lunga lettera a sua madre. In
una parte riferendosi al compleanno gli dice: “Il 14 mi organizzarono una
festa, con molto “pisco” una specie di gin. Il direttore medico brindò per noi
ed io che mi sono ispirato con la bevanda, e risposi con un discorso molto
panamericano che meritò grandi applausi del qualificato e simpatico pubblico
presente…”
Nelle sue note di viaggio si conosce il discorso che pronunciò quel 14 giugno
quando compiva 24 anni. Brindando manifestò: “… Crediamo, e dopo questo
viaggio più fermamente che prima, che la divisione dell'America in nazionalità
incerte ed illusorie è completamente fittizia. Costituiamo una sola razza
meticcia che dal Messico fino allo Stretto di Magellano, presenta notevole
similitudini etnografiche. Per questo motivo (…), brindo per il Perù e per
l'America Unita…” Nel modulo preparato dall'Esercito Ribelle dopo il trionfo
della Rivoluzione Cubana, il Che scrisse personalmente, i dati richiesti:
Luogo e data di nascita: “Rosario Arg. 14 - 6 - 28.”
Il suo primo capo: Fidel.
Il suo ultimo capo: Fidel.
La copia di questo importante documento appare come annesso nella pagina 390
del nostro libro “Un uomo valoroso”.
Il 14 giugno 1967 nelle selve boliviane scrisse: “… Sono arrivato ai 39 e si
avvicina inesorabilmente un'età che dà da pensare sul mio futuro guerrigliero;
per adesso sto benone….”.
Benché il Comandante Ernesto Che Guevara nascesse nella città di Rosario il 14
giugno 1928, possiamo affermare anche che nacque legalmente in Cuba. Il 7
febbraio 1959 si modificò la Legge Fondamentale della Repubblica, per
aggiungere nel suo articolo 12 “che sono cubani di nascita gli stranieri che
hanno servito nella lotta armata contro la tirannia sconfitta il 31 dicembre
1958, nelle file dell'Esercito Ribelle, per due anni o più ed hanno portato il
grado di Comandante per un anno per lo meno, purché la legge lo disponga.”
Questo articolo fu aggiunto espressamente per lui. Il 9 febbraio di quell'anno
gli fu conferita la cittadinanza cubana per nascita, senza alterare nella sua
vita la rispettabile data del 14 giugno 1928.
Questo giorno del mese di giugno sarà commemorato sempre con risultati
produttivi, scientifici, culturali, educativi, e la fedeltà irrinunciabile
alle idee intransigenti di indipendenza e sovranità di Ernesto Guevara de la
Serna e di Antonio Maceo Grajales.
L’11 dicembre 1964, alle Nazioni Unite il Che espresse: “Sono nato in
Argentina; non è un segreto per nessuno. Sono cubano e sono anche argentino e,
se non si offendono le illustri signorie dell'America Latina, mi sento tanto
patriota dell'America Latina, di qualunque paese dell'America Latina, e, nel
momento in cui fosse necessario sarei disposto a sacrificare la mia vita per
la liberazione di qualunque paese dell'America Latina, senza chiedere niente a
nessuno, senza esigere niente, senza sfruttare nessuno...”.
* I due autori sono una coppia di scrittori cubani che hanno pubblicato, tra
le altre loro opere, fino ad oggi, 14 libri sul Che, dopo lunghe e severe
ricerche (tratto dal blog Museo Ernesto Che, traduzione Ida Garberi).
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