Per i
cubani il termine immune è, da 45 anni, una parola comune ma prima era
un'utopia che, non pochi scienziati ed uomini per bene, sognavano. Fu nel
febbraio 1962 quando una caramella carica di saggezza era assaggiata dai
bambini che da allora poterono correre senza paura dell'invalidità, della
poliomielite.
Quello che cominciò nel 1962 con lo sradicamento della poliomielite si é
trasformata in una caratteristica del nostro sistema, perché oggi molti sono
d'accordo nel segnalare Cuba come il paese più vaccinato al mondo, dove lo
Stato protegge i suoi bambini, in maniera gratuita, contro 13 malattie.
Migliaia di piccoli forse non compresero perché andare dal medico alla ricerca
di una caramella. Tanta grandezza in poco spazio fu, per molti, una magia.
Camminare, vivire... essere sani grazie ad una caramella dovette sembrare un
racconto da fate. Ma nulla più lontano dalla realtà.
La Rivoluzione intraprendeva la prima delle infinite campagne per immunizzare
il suo popolo. Non erano fate, erano uomini e donne preoccupati e disposti.
Neppure era un racconto. Fu tanto reale che oggi, pur se avesse bisogno di
maggiori chiarimenti continua mostrandosi.
La poliomielite non si assocerà più alla sofferenza. La prevenzione imprimeva
aria di tranquillità. Dietro rimanevano i 1162 casi scoperti tra il 1957 e il
1961 nei quali il 76,6% dei malati erano bambini minori di cinque anni. Queste
cifre non accompagneranno mai più l'infanzia cubana.
Risultava deplorevole che nessuna medicina potesse arrestare gli effetti nelle
vittime di questa malattia che, in determinate occasioni, oltre all'invalidità
muscolare può causare la morte. La Rivoluzione cubana doveva, con a capo gli
specialisti della salute, impedire che tali cifre diventassero costanti ogni
anno. Perciò la massiccia campagna iniziata in questo giorno del 1962.
Oltre alle difficoltà che il sistema sanitario sperimentava dovuto all'esodo
del 50% dei suoi medici, i nemici della Rivoluzione cercavano di confondere le
madri per evitare l'immunità dei loro figli. Difficoltà nel trasporto del
"vaccino-caramella" che richiedeva basse temperature per non perdere
effettività e la sua rapida conduzione nei posti più appartati della nazione,
furono altre delle sfide che si dovettero affrontare.
Il successo della prima campagna contro la poliomielite fu corroborato perfino
da Albert Sabin, scopritore del vaccino antipoliomielitico orale (OPV), in una
visita al nostro paese. La riduzione, e posteriormente lo sradicamento
definitivo della malattia, in tutti i posti del paese, dimostrò il vero
risultato di un lavoro umanitario che richiese la collaborazione di varie
organizzazioni, perché migliaia di volontari dei CDR ed integranti della FMC e
dell'ANAP si unirono nel primo grande compito della salute.
Soli 46 casi si scoprirono nel 1962. Può sembrare elevata la cifra, ma
basterebbe paragonarla coi 288 e 342 malati, rispettivamente nel 1959 e 1961.
Era indiscutibile, la primo campagna antipoliomielitica segnava la differenza.
Più di 2 milioni di bambini ed adolescenti minori di 15 anni furono vaccinati.
In quell'occasione si raggiunse una copertura del 87,5% della popolazione
destinataria. La stampa dell'epoca parlava dei risultati e spiegava i
benefici. Le possibilità di contrarre il virus una volta vaccinati era di una
frequenza minima: 1 ogni 3600000.
Tenuto conto l'incidenza della poliomielite fino al 1962, specialisti cubani
affermano che tra quell'anno e il 1970 si prevennero 1200 casi di paralisi e
200 morti.
Anno dopo anno la sistematicità cubana di questa campagna preventiva ha
trasformato la poliomielite in una malattia sradicata e debellata. Tuttavia,
malgrado da più di mezzo secolo l'umanità disponga di questo trattamento
inmunizzatore, ancora, in altri posti del mondo, ci sono casi di bambini
invalidati per questa causa.
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