Martí disse di sentire che ammazzano un figlio ogni volta che si priva un uomo
del diritto di pensare. Col Trionfo della Rivoluzione cubana, nel 1959, a Cuba
terminò, per sempre, quel assassinio di figli del nostro popolo. La Rivoluzione
conquistò il diritto delle cubane e dei cubani di pensare liberamente, che è
l'unico modo genuino di farlo. Il nostro nemico storico, denunciato come
imperialismo nordamericano dal Maestro della Patria, il primo a farlo nel mondo,
cerca di spogliarci del diritto di pensare. Questo è il senso reale del
denominato Piano Bush ed il suo stratagemma di transizione o transito.
Da quando il genocida e torturatore, che mediante la falsificazione delle
elezioni si é impadronito del Potere Esecutivo negli Stati Uniti, ha lanciato il suo
piano di schiavitù e morte per Cuba, il tema della transizione è bombardato, per
tutte le vie possibili, al fine di confondere, dividere e debilitare la
vittoriosa resistenza del nostro popolo. Non mancano amici stranieri che lo
hanno riferito col fatto che, per legge biologica, un giorno passerà la
Generazione che onorò il centenario della nascita di Martí conquistando la
dignità piena dell'uomo, come legge suprema della Repubblica libera, sovrana,
indipendente e colta, per la quale cadde in glorioso combattimento. Un antico
dirigente dell'UNESCO volle paragonare Cuba col proprio paese, Spagna, e lo domandò, nel 2000, al Comandante in Capo. Tutti i nostri mezzi informativi
raccolsero testualmente quel rispettoso interscambio.
Federico Mayor disse che nessuno è immortale, né i Capi di Stato né gli uomini
comuni, come preambolo a questa domanda:
Non pensa che sarebbe saggio preparare la sua successione, benché fosse solo per
evitare al popolo cubano il trauma di una transizione caotica?
La risposta di Fidel fu necessaria:
Conosco bene che l'uomo è mortale, e non preoccuparmi mai di ciò è stata la
chiave della mia vita. Quando un carattere ribelle mi portò al rischioso
mestiere di lottatore rivoluzionario che nessuno mi impose, sapeva anche che era
abbastanza poco probabile che sopravvivesse molto tempo. Non era Capo di Stato e
sì un uomo molto comune. Non ereditai incarico alcuno né sono Re, non devo
pertanto preparare il successore, ed in ogni caso, non sarebbe mai per evitare
il trauma di una transizione caotica. Non ci sarà trauma, né sarà necessaria
transizione alcuna.
Ma sapendo che ridurre la storia alle sue personalità è un errore superato dal
marxismo dalla sua stessa nascita, Fidel mise da parte la questione individuale
e rimise il problema a ciò che importa:
La transizione di un sistema sociale ad altro si viene facendo da più di 40
anni. Non si tratta della sostituzione di un uomo con un altro.
Quando una Rivoluzione vera si è consolidata e la semina di idee e di coscienza
ha cominciato a dare i suoi frutti, nessun uomo, per importante che sia stato il
suo personale apporto, è indispensabile. Non esiste a Cuba culto della
personalità. Nessuno vedrà neanche foto ufficiali, né strade né parchi o scuole
che portino il nome di dirigenti vivi. Le responsabilità sono molto condivise ed
il lavoro distribuito tra molti. Numerose persone giovani e già
sperimentate, con un gruppo meno numeroso di rivoluzionari veterani coi quali
sono profondamente identificate, sono quelle che fanno funzionare il paese. E
non dimenticare: esiste un Partito con gran prestigio ed autorità morale. Di che
cosa preoccuparsi?
Solo se si estraggono dal contesto le chiare affermazioni di Fidel, può
sostenersi che identifica la transizione con la costruzione del socialismo.
A Cuba la transizione, nel senso che gli diedero Marx, Engels e Lenin avvenne,
nell'economia, tra 1959 e 1961, e Playa Girón fu la battaglia nella quale i
cubani difesero la Rivoluzione socialista che tanto inferocì gli yankee per
svolgersi sotto i loro nasi. Fu la nostra decisione sovrana, originale,
creatrice. Il socialismo rimase ratificato nel 1964 con la seconda ed ultima
riforma agraria, nel 1985 con la rettifica di errori e tendenze negative e ora
col formidabile dibattito del popolo intero, chiesto da Raul, al fine di
cambiare quello che bisogna cambiare. La difesa del socialismo abbracciò tutta
la nostra nazione quando l'impero la minacciò con lo sterminio atomico, nel
1962, durante quei giorni che Che Guevara definì tristi e luminosi. A livello
istituzionale, trasformando la dittatura del proletariato in democrazia
socialista, la transizione rimase dietro col Primo Congresso del Partito, nel
1975, e la discussione ed approvazione, un anno dopo, da parte di tutto il popolo della
Costituzione Socialista.
Il marxismo-leninismo scoprì che nel seno dello schiavismo appaiono elementi
feudali e nel seno del feudalesimo, elementi capitalisti, raggruppandosi la
borghesia commerciale ed usuraia nelle città, e di lì l'idea della società
civile, che con la Rivoluzione proletaria, verso l'interno si fa Stato mentre
verso l'esterno è nazionalità.
La teoria rivoluzionaria del mondo del lavoro anche sostiene che, tuttavia, nel
seno del regime capitalista non esistono elementi socialisti, essendo utopica
l'idea di fomentarli. Per ciò, la lotta si concentra sempre sulla presa del
potere politico per il popolo, e tra il capitalismo ed il comunismo, il cui
primo momento è socialista, è indispensabile un periodo di transizione
rivoluzionaria nel quale è distrutto lo Stato sfruttatore borghese e si
costruiscono lo Stato socialista e la sua base economica.
Ci sono tanti modelli come i paesi. Ma non c'é stata la più minima confusione. Amare
esperienze confermano che lo sconcerto e la divisione sono usate dal nemico per
fare ritornare i popoli al passato contro cui si ribellarono.
Quando Bush volle ignorare il contenuto della Costituzione Socialista che di per
sé e davanti a sé, affinché nessuno nel mondo si sbagliasse, in esercizio della sua liberissima volontà, si diede Cuba quasi all'unanimità, il popolo cubano
stabilì il carattere irreversibile del socialismo e che non accetterà mai
cambiare la sua linea estera internazionalista sotto la pressione, la minaccia e
neppure l'attacco nemico più feroce. Abbiamo ed avremo socialismo, affermò
all'unanimità il V Congresso del Partito e quando cominciò il periodo speciale
Fidel chiamò a salvare le sue conquiste e, già scorgendo la fine della crisi del
periodo speciale, frutto dell'ammirabile resistenza di milioni di compatrioti,
disse che con ciò si riannodava la costruzione socialista.
Da parte sua, l'imperialismo affonda in una crisi integrale che conferma che é
cominciato il suo tramonto, che non sarà mai automatico bensì prodotto della
lotta sempre di più difficile e complessa dei popoli. Ora il dilemma non è solo
socialismo o barbarie, come proclamò la gloriosa Rosa Luxemburg, denunciando la
minaccia del fascismo, bensì socialismo o nessuno. Sta in pericolo l'esistenza
della specie umana per la distruzione della natura fisica e, col ripugnante
consumismo borghese, della natura spirituale dell'uomo.
C'incoraggia che in Asia, grandi paesi amici mantengano in alto la bandiera del
socialismo e che gli ideali emancipatori si facciano largo, con eroici processi
marcati dalle proprie particolarità, in terre sorelle che Martí, seguendo Simón
Bolívar, chiamò la Nostra America.
Spaventato per il significato americano ed universale che avrà la sconfitta
completa del blocco genocida mediante la soluzione di problemi immensi che
vengono dal sottosviluppo economico, imposto da secoli di dominazione del
colonialismo feudale spagnolo e decine di anni sotto il giogo dell'imperialismo
del dollaro, problemi aggravati dall'ostilità terroristica degli Stati Uniti e
dai nostri errori, contro i quali tutti lottiamo sempre di più e meglio, Bush ed
i suoi mercenari della mafia di Miami raddoppiano i loro sforzi per ritardare
l'avanzamento del socialismo nella nostra Patria. Ma niente né nessuno
riusciranno a confonderci o portarci al pessimismo. Con Martí, é da molto, che
imparammo che le verità reali sono i fatti.
Il discorso di Raúl il 26 di Luglio è senza dubbio storico per essere guida per
l'azione trasformatrice del processo rivoluzionario, a tutti i livelli. Discorso
che i militanti del Partito, l'Unione di Giovani Comunisti, i sindacati e quante
istituzioni potenti e democratiche formano la nostra società civile socialista
hanno studiato e torneranno ad analizzare, perché invita a pensare con la
libertà che solo il socialismo può dare e, senza perdere tempo, a trasformare
ogni pensiero creativo in azione, per costruire il socialismo con crescente
giustizia, efficienza, risparmio di risorse e tempo, con la scienza gemellata
alla nostra arma onnipotente: l'unità.
Il linguaggio dei fatti, luogo per luogo, persona per persona, conferma che
stiamo costruendo la società dove prevale la solidarietà socialista. E se
Nicolás Guillén, nel suo canto con voce del popolo, disse che ho ciò che dovevo
avere, ora Cuba lotta per avere più di quanto ha: più socialismo.
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