Il 10 giugno 1998 fu catturato all'aeroporto internazionale
della capitale "José Martí" il mercenario salvadoregno Otto René Rodríguez Llerena a cui le
autoritŕ doganali sequestrarono 1519 grammi di esplosivo plastico, due orologi
digitali marca Casio PQ 10, ugual numero di detonatori elettrici ed interfasi
per collocare vari esplosivi in installazioni turistiche, culturali ed
economiche cubane.
Nell'investigazione si provň che Rodríguez Llerena fu reclutato direttamente da
Luis Posada Carriles che allora usava lo pseudonimo di Ignacio Medina.
Il tenente colonnello Francisco Estrada Portales, componente della squadra
investigativa del chiamato caso Salvador, ricorda che il 4 agosto
Bombe da spingere |
A partire dal crollo del campo
socialista e l'esistenza di un mondo unipolare, gli anni della decade del
90 sono marcati dall'incremento di azioni terroristiche contro Cuba, come
parte di un'operazione politica per liquidare alla Rivoluzione.
La mafia anticubana osservň il panorama mondiale e considerň che poteva
distruggere il sistema sociale edificato dal popolo, sotto la conduzione
del suo leader storico. Ottenere la destabilizzazione mediante una
combinazione basata sull'aumento della guerra economica, rafforzando il
blocco, ed una escalation di esplosioni dentro e fuori dall'Isola, era la
ricetta allo stile imperiale.
Frammenti del seguente messaggio della Giunta dei direttori della
Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA), firmato a Miami l'11 agosto
1997 e pubblicato da El Nuevo Herald il 15 dello stesso mese, corroborano
che questa organizzazione anticubana č stata coinvolta negli attentati
perpetrati nel paese in detto periodo.
"La Fondazione Nazionale Cubano Americana cosciente della sua
responsabilitŕ verso il popolo cubano, appoggia senza ambagi né obiezioni
qualsiasi denuncia, affronto o atto di disubbidienza interna che vada
verso l'espulsione di Fidel e
Raúl Castro dal potere, e per questo all'ottenimento della pace e del
benessere del nostro popolo".
In quella decade i terroristi, finanziati dalla FNCA, introdussero nel
paese 30 bombe. Di esse 11 esplosero in luoghi pubblici, causando danni
materiali ed umani.
Il lavoro degli Organi della Sicurezza dello Stato e la prodezza dei suoi
agenti, svolsero un ruolo determinante per frenare la barbarie.
"La novitŕ di quella fase č che a Cuba, da qualche tempo, non c'era
attivitŕ terroristica diretta. Mi riferisco ad una escalation di
collocazione di bombe", considera il tenente colonnello Francisco Estrada Portales, specialista del Dipartimento dei Delitti contro la Sicurezza
dello Stato.
"Č sicuro che si mantenne sempre l'addestramento e le infiltrazioni di
gruppi armati, ma nella decade del 90 si ricomincia la collocazione di
artefatti esplosivi.
"Dai primi anni del riferito decennio, gli Organi della Sicurezza dello
Stato ricevettero informazione sul reclutamento di cittadini residenti a
Cuba, portato a termine dalla FNCA, per eseguire attentati con esplosivi
in posti pubblici, dentro il paese e all'estero dove Cuba aveva interessi.
"L'idea era dare l'immagine di destabilizzazione. Per questo motivo,
parallelamente, alcuni meccanismi politici incominciarono a propagare, con
molta forza, che tutte quelle azioni erano eseguite da membri degli
apparati governativi in disaccordo col processo rivoluzionario.
"Sotto quello contesto, nel 1995 succede il caso Palma, per il quale
furono reclutati due cittadini che portarono a termine un'operazione del
tipo CIA degli anni 60.
"Questi mercenari entrarono illegalmente per via marittima a Porto Padre,
in Las Tunas, e seppellirono 51 libbre di esplosivo plastico,
l'equivalente di 57 bombe di una grandezza approssimata a quelle che
sucessivamente esplosero negli hotel di L'Avana.
"Uscirono dal paese in quell'occasione ma li catturammo quando ritornarono
e collocarono una bomba di cinque libbre di esplosivo plastico nell'hotel
Sol Palmares, in Varadero, nel 1995.
"Dopo, a partire dalla primavera del 1997, in varie installazioni
turistiche di L'Avana esplosero piů artefatti. Questi fatti terroristici
furono preambolo di quello accaduto nell' hotel Copacabana della capitale
dove, per causa di un esplosone, perse la vita il giovane italiano Fabio
di Celmo". |
1997 esplose
una bomba nell' atrio dell'hotel Cohíba e che tra gli stranieri individuati come
possibili sospetti si trovava il cittadino salvadoregno Otto René Rodríguez
Llerena su cui gli organi della Sicurezza dello Stato avevano seguito le tracce
ed investigato.
"Casualmente, quello stesso giorno era nel Cohíba e dopo ritornň nel suo
paese. Quando quasi un anno dopo lo arrestammo, c'era giŕ un gruppo di prove
criminalistiche che lo segnalavano come l'individuo responsabile di aver messo
l'esplosivo".
"Per il posto dove pensammo fosse posta la bomba, il 4 di agosto, sotto l'estremo sinistro
di una poltrona dell'atrio, era sicuro che la persona che la mise doveva essersi
seduta lě. Facemmo, a quel tempo, le dimostrazioni di odore, che mantenemmo in
conservazione fino a che fermammo il sospetto e coincisero pienamente".
"Oltre a tutto ciň che si é potuto dimostrare con prove peritali, come quella riferita e
l'identikit, tra altre, egli riconobbe la paternitŕ. Non dimentichiamo che
questi terroristi sono mercenari, non vennero a difendere nessun ideale".
"Rodríguez Llerena ricostruě i fatti in maniera tanto autentica come solo poteva
farlo l'autore dei fatti".
"Perfino, ha potuto dare qualunque altra informazione, ma la bomba la collocň, nel
momento della ricostruzione, nel posto esatto, e giustamente all'ora in cui fu
attivata".
"Noi avevamo chiaro che a quell'ora era uscito un gruppo di turisti dall'hotel.
Quello ricostruito da Otto contempla questo dettaglio".
"Come riferimento importante del processo investigativo ricordiamo che quando il
salvadoregno descrisse la voce del supposto Ignacio Medina disse che era "nasale
salivante", come realmente č quella di Posada, a causa della sua deformazione
nella mandibola".
"Ci raccontň che, in cambio di mille dollari ed il pagamento del pacchetto
turistico, nel luglio 1997 il supposto Ignacio Medina gli propose collocare un
artefatto esplosivo in uno degli hotel di L'Avana".
"Il 31 di quello stesso mese si presentň di persona nell'ufficio dove lavorava
Rodríguez Llerena, in San Salvatore, e gli consegnň il biglietto ed altri
documenti. Insieme a questi gli diede i mezzi per armare e collocare gli
artefatti esplosivi e, tra altre cose, la calcolatrice programmata ed il
meccanismo elettrico per fare esplodere le bombe".
"Sapemmo, durante le investigazioni del caso, che successivamente gli propose
introdurre mezzi per formare artefatti esplosivi e l'istruě per consegnarli al
cubano Juan Francisco Fernández Gómez. L'informň che avrebbe ricevuto come
pagamento per questo 250 dollari e, come prima, il costo del pacchetto
turistico".
Estrada aggiunge che il 6 giugno 1998 Posada consegnň al mercenario salvadoregno
i mezzi che gli furono sequestrati all'aeroporto internazionale José Martí e la
foto di una bambina che doveva consegnare al suo contatto in Cuba. Tra altre
cose gli mostrň un'immagine di Fernández Gómez, nella quale portava un berretto
nero con l'iscrizione "100% cubano".
CHE COSA SAPEVA LA SICUREZZA DELLO STATO SU ZIA RAMONA
Fino al 16 marzo 1999, non si conosceva la veritŕ su a Juan Francisco
Fernández Gómez, capoccia controrivoluzionario a Villa Clara. Quel giorno il
Comandante in Jefe Fidel Castro anticipň ai giornalisti riuniti nel Congresso
dell'UPEC che avrebbero vissuto un momento sorprendente.
Piů tardi, immagini del Notiziario della televisione mostravano Juan Francisco
ed Olga, la sua compagna nella vita, come testimoni nel secondo giorno del
processo realizzato ad Otto René Rodríguez Llerena.
"Si trattava dell'agente Félix, il prezioso uomo che si infiltrň nelle viscere
della mafia cubano-americana e contribuě con la sua testimonianza a provare la
colpevolezza del salvadoregno reclutato da Posada Carriles" ricorda il tenente colonnello Roberto Hernández Caballeros, un altro dei membri della squadra che
investigň il caso Salvador.
In precedenza Juan Francisco, durante una visita negli Stati Uniti, era stato
reclutato da Rolando Borges Paz (ora deceduto) principale capoccia
dell'organizzazione Ex-club dei Prigionieri Politici.
"Lě ricevette una penna con inchiostro invisibile, una lampada ultravioletta per la
lettura dei messaggi segreti che si sarebbero scambiati, come la metŕ di un
biglietto da un dollaro, il quale sarebbe servito da contrassegno se doveva
inviare un emissario.
"Quando Fernández Gómez ritornň a Cuba comincia la comunicazione con Borges Paz,
attraverso i telefoni 3052668031, 3052660835, 305446420 ed il cellulare
3053428671, mediante i quali scambiavano messaggi, benché la via piů comune
fosse l'invio di lettere con scrittura segreta, usando membri della comunitŕ
cubana negli Stati Uniti che viaggiavano nell'Isola ed ignoravano quello che
trasportavano" continua l'ufficiale Hernández Caballeros.
Cosě l'agente Félix ricevette orientazioni di cominciare a creare condizioni per
ricevere i mezzi necessari a collocare artefatti esplosivi in hotel ed in altre
enclavi. Questa operazione fu nominata dai terroristi come Zia Ramona.
Il 31 agosto 1997, precisa Hernández Caballeros, Borges Paz inviň a Juan
Francisco un messaggio nel quale sollecita un altro telefono, che non fosse
quello del suo domicilio, per ricevere la chiamata di un
centroamericano che lo avrebbe contattato per consegnargli gli artefatti
esplosivi e gli indica di distanziare la comunicazione tra loro.
"Il 26 marzo 1998, approfittando delle agevolazioni che concede la SINA alla
controrivoluzione, Fernández Gómez viaggiň di nuovo negli Stati Uniti ed ebbe
un'altra volta contatto con Borges Paz che gli spiegň che l'operazione si era
fermata per la detenzione del terrorista salvadoregno Raúl Ernesto Cruz Leon.
Gli disse "che l'Ex-club dei Prigionieri Politici era legata alle attivitŕ
terroristiche successe a Cuba e che le cariche esplosive, posizionate in autobus
da turismo ed in uno degli aeroporti di Cittŕ di L'Avana, non erano esplose per
problemi ai detonatori, fatti accaduti realmente, nei quali le autoritŕ cubane
sequestrarono i mezzi".
L'ufficiale Francisco Estrada Portales spiega che Borges Paz disse all'agente
Félix che la Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA) stava appoggiando
finanziariamente i terroristi ed operava in distinti paesi dell'America
Centrale, tra essi Honduras, El Salvador, Guatemala e Costa Rica.
Ricorda che in questa occasione il nostro agente visitň, con Borges Paz, il
domicilio di Dionisio Gonzalo López, a Miami, dove José Santiago Penin, cugino
di Dionisio, consegnň mezzi simili a quelli usati per l'operazione Zia Ramona.
"In quella stessa opportunitŕ Borges Paz gli mostrň un fascio di biglietti falsi
di moneta convertibile cubana, della denominazione di 20 pesos, e dopo gliene
consegnň uno che fu periziata a Cuba, risultando che aveva la stessa tecnica di
falsificazione e la stessa carta consegnata dalla FNCA a mercenari ed altri
agenti della Sicurezza dello Stato.
"Seppe anche Juan Francisco Fernández Gómez che il centroamericano avrebbe
portato il carico mortifero - che risultň essere Rodríguez Llerena - si sarebbe
sistemato in un hotel della capitale e da lě lo avrebbe localizzato per definire
il posto e l'ora dell'incontro personale, al fine di ricevere i mezzi. Gli
consegnarono un berretto di colore nero, che doveva usare al momento
dell'incontro" spiega Estrada.
L'ARGENTO DELLA FNCA
Nell'ultima visita dell'agente Félix a Miami, Borges Paz l'orientň che facesse e
gli consegnasse varie foto col berretto nero, le stesse che furono
successivamente mostrate ad Otto da Posada Carriles.
Gli disse, inoltre, che per facilitare l'identificazione il centroamericano
portasse la foto della nipote di Félix che, in precedenza, il nostro agente
aveva dato a Borges Paz. Precisň che Otto avrebbe portato una camicia bianca al
momento del contatto e gli avrebbe consegnato 200 dollari.
Questo viaggio permise a Fernández Gómez di partecipare ad una festa organizzata
ne La Casa del Prigioniero, a Miami, dove si trovavano Jorge Mas Santos, Alberto
Hernández e Roberto Martín Pérez, tutti dirigenti della FNCA. Lě ascoltň Mas
Santos dire che stava finanziando tutte le attivitŕ contro Cuba promosse da l'Ex-club
dei Prigionieri Politici.
Quello che ignoravano questi terroristi č che Juan Francisco Fernández Gómez
collaborava con la Sicurezza dello Stato, da piů di 20 anni, e che grazie a
questo si lavorava per far fallire l'operazione Zia Ramona.
I legami dei terroristi che agirono come braccio armato dalla politica
anticubana con la FNCA e Posada Carriles, sono stati dimostrati giuridicamente e
legalmente nel processo del caso Salvador, sul quale il governo degli Stati
Uniti ha tutta l'informazione offerta dalle autoritŕ cubane.
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