| Caracas 15 aprile 2007 |www.granma.cubaweb.cu (PL) |

Il Venezuela dice addio al

FMI e la Banca Mondiale

 

 

"Signori dell'Fmi e della Banca Mondiale, un ciao a tutti…il Venezuela è libero… ora non dobbiamo più consultare nessuno sulle nostre politiche economiche" ha sentenziato il ministro delle Finanze del Venezuela, Rodrigo Cabezas, confermando che il suo paese ha totalmente estinto il suo debito con questi organismi finanziari.

Cabezas ha offerto dettagli alla stampa della notizia anticipata alla vigilia dal presidente Hugo Chávez ed ha aggiunto che questo atto di sovranità conclude una tappa di relazioni di subordinazione al capitalismo selvaggio.

Chiudiamo, ha detto, un ciclo storico di indebitamento col FMI e la Banca Mondiale (BM) che ebbe inizio, nel 1989, con la firma, da parte dell'ex presidente Carlos Andrés Pérez, di un accordo di accomodamento macroeconomico che causò il Caracazo (ribellione popolare nel febbraio di quell'anno).

Ha precisato che il debito firmato in quell'occasione, col FMI, ammontava a 1500 milioni di dollari, cifra cresciuta, nel 1996 dal secondo governo di Rafael Caldera, fino a 3300 milioni.

La ricetta fondomonetarista, ha detto, rappresentò un'esperienza nefasta che rimane nella memoria dei venezuelani che soffrirono la conseguenza dell'inflazione (raggiunse la cifra record del 103%) e la recessione economica.

Cabezas ha affermato che quando Chávez vinse la prima elezione presidenziale, alla fine del 1998, il Venezuela aveva un debito di 1236 milioni colla BM.

Con la salita del nuovo governo, febbraio 1999, si prese la decisione di non tornare a negoziare nessun altro credito, considerandoli leonini, manifestazione del capitalismo selvaggio.

 

Per l’ANSA , Oliviero Pluviano scrive che “Hugo Chavez ha pagato giovedì l'ultima quota del debito con la Banca Mondiale sebbene ci fosse tempo per pagarla sino al 2012, risparmiando così 8 milioni di dollari. Il debito con l'istituto di Washigton assommava nel 1998 a quasi 3 miliardi di dollari. ha aggiunto Cabezas. Il ministro ha osservato che dal 1999 il Venezuela ha adottato la politica di non contrarre nuovi debiti con l'FMI e la Banca Mondiale e cancellare i vecchi debiti. Ciò è stato possibile grazie all'innalzamento dei prezzi del petrolio che hanno premiato il Venezuela”.

Cabezas, che da gennaio di questo anno é a capo del ministero delle Finanze, ha commentato che grazie a Dio né i venezuelani di oggi né i bambini che nasceranno hanno un solo centesimo di debito con quegli organismi internazionali, che sono dominati dai falchi statunitensi.

Cabezas ha osservato che questo passo compiuto dal Venezuela è un esempio per l'America Latina e ciò é detto con il più totale senso di solidarietà.

Ora dobbiamo costruire le istituzioni che i nostri popoli richiedono per finanziare i progetti di sviluppo.

Non c'è niente da temere, perché stiamo progredendo con la Banca del Sud, un'entità finanziaria professionale e tecnicamente adatta per preservare le nostre ricchezze ed utilizzare le risorse finanziarie della regione per il suo sviluppo (un'iniziativa con cui i governi venezuelano e argentino si prefiggono di costituire il primo nucleo di una sorta di Fondo monetariolatino-americano che potrebbe funzionare giù a metà di quest'anno, con un capitale iniziale di sette miliardi di dollari versati da Venezuela, Argentina, Ecuador e Bolivia).


Stiamo dimostrando al mondo che è possibile sostenere crescita economica con programmi sociali senza applicare la ricetta diabolica del FMI, che ha seminato, negli anni 80 e 90 del passato secolo, povertà ed indebitamento in America Latina.

Il Venezuela ha da quattro anni una sostenuta crescita economica, un risultato inedito negli ultimi 26 anni e lavora, nel 2008, per ribassare l'inflazione ad una sola cifra.

In riferimento alla linea fissata dal capo di stato venezuelano ha detto che il popolo venezuelano ha rotto le catene, di più di un quarto di secolo, grazie alla ferrea volontà politica di chi dirige questo progetto di governo .

Il ministro di Finanze ha sostenuto che il Venezuela lavora per il sogno di avere un paese ricco di investimenti al termine della prossima decade.

Al riguardo ha indicato che il debito attuale è del 23% del Prodotto Interno Lordo e l'aspirazione è portarlo al 17%.