Questa
settimana, la decisione del Venezuela di uscire dall'FMI e dalla Banca
Mondiale sarà vista negli Stati Uniti giusto come un altro esempio della
faida in corso tra il presidente venezuelano Hugo Chavez e
l'amministrazione Bush. Ma è probabile che nel resto del mondo venga
considerata diversamente e possa avere un impatto su entrambe le
istituzioni, il cui potere e la cui legittimità nei paesi in via di
sviluppo sta fortemente declinano negli ultimi anni.
Altri paesi potrebbero seguire. Il presidente dell'Equador Rafael Correa,
la scorsa settimana, ha annunciato che stava buttando fuori dal paese i
rappresentanti della Banca Mondiale. E' stato un atto senza precedenti,
che il presidente Correa ha messo in risalto dichiarando che "non
tollereremo l'estorsione da parte di questa burocrazia internazionale".
Nel 2005, la Banca Mondiale ha trattenuto un prestito all'Ecuador di 100
milioni di dollari approvato precedentemente per cercare di costringere il
governo ad utilizzare l'abbondanza di ricavi petroliferi per la
restituzione del debito piuttosto che per la scelta di spesa sociale del
governo.
Questo è il modo nel quale queste due istituzioni operano da decenni. Con
l'FMI come leader ed il dipartimento del Tesoro USA che detiene il potere
di veto, hanno diretto un "cartello dei creditori" che è stato in grado di
esercitare una pressione enorme sui governi in un vasto assortimento di
temi economici. Questa pressione ha generato non soltanto un assai diffuso
risentimento, ma ha pure spesso portato al fallimento economico dei paesi
e delle regioni dove l'FMI e la Banca Mondiale hanno avuto maggiore
influenza. Negli ultimi 25 anni l'America Latina ha avuto la sua peggiore
performance di crescita economica a lungo termine in più di un secolo.
Il Venezuela ha anche particolare rancore verso l'FMI, che probabilmente
sarà condiviso in altri paesi in via di sviluppo con governi democratici
di sinistra. Il 12 aprile 2002, appena poche ore dopo che il governo
democraticamente eletto venne rovesciato da un colpo di stato militare, l'FMI
dichiarò pubblicamente di essere
"pronto a collaborare con la nuova
amministrazione [di Pedro Carmona] in qualsiasi maniera questa lo
ritenesse opportuno".
Questa manifestazione istantanea di sostegno finanziario per una dittatura
appena installata - la quale aveva annullato immediatamente la
costituzione del paese, sciolto l'assemblea generale e la Corte Suprema -
era senza precedenti nella storia dell'FMI. L'FMI tipicamente non reagisce
così rapidamente, nemmeno rispetto ad un governo eletto. C'è poco da
meravigliarsi che in Venezuela ed altrove questa mossa sia stata vista
come un tentativo da parte dell'FMI per sostenere lo stesso colpo di
stato. Secondo
documenti del governo USA,
Washington, che domina il Fondo, sapeva in anticipo del colpo di stato, lo
appoggiò e finanziò alcuni dei suoi leader.
In aggiunta, il Venezuela non è stato lieto che negli ultimi anni
l'FMI abbia regolarmente sottostimato la sua
crescita economica, come ha
fatto pure per l'Argentina. La previsioni dell'FMI sono largamente
utilizzate e possono perciò influenzare gli investitori.
Ma il risentimento verso l'FMI e la Banca Mondiale e le richieste per un
cambiamento sono universali. Lo scandalo sulla leadership di Paul
Wolfowitz alla Banca Mondiale, che sta per far cadere il più sgradito
presidente che vi sia mai stato, è soltanto la punta dell'iceberg. Lo
scorso mese, l'Ufficio di Valutazione Indipendente dell'FMI ha affermato
che dal 1999 quasi i tre quarti dell'aiuto ai paesi poveri dell'Africa
sub-sahariana non è stato impiegato. iuttosto, su richiesta dell'FMI,
viene utilizzato per saldare il debito ed accumulare riserve. Questa è una
cosa terribile che viene fatta ai paesi più poveri del mondo, che
necessitano disperatamente di spendere questo denaro su bisogni così
pressanti come la pandemia di HIV/AIDS.
E' probabile che la decisione del Venezuela rafforzi la mano delle nazioni
in via di sviluppo all'interno dell'FMI e della Banca Mondiale, che
chiedono delle vere riforme. Adesso gli Stati Uniti, con meno del 5% della
popolazione mondiale, hanno nell'FMI più voti che i paesi che
rappresentano la maggioranza del pianeta. I paesi in via di sviluppo al
mondo, che sostengono il peso maggiore degli errori di queste istituzioni,
hanno poca o nessuna voce nel loro processo decisionale. La mossa del
Venezuela - e di qualsiasi altro paese che seguirà - dimostrerà al FMI ed
alla Banca Mondiale che l'opzione di abbandonare queste istituzione è
tutto sommato reale.
Se questo stimolerà una riforma che possa realmente cambiare la relazione
coloniale che queste istituzioni mantengono con i loro mutuatari resta da
vedere. Più probabilmente continueranno semplicemente a diventare meno
relativi al mondo in via di sviluppo, come è avvenuto in modo drastico
nell'ultimo decennio.
Versione originale:
Mark Weisbrot
Fonte: http://www.huffingtonpost.com/
Link
05.03.2007
Versione italiana:
Fonte: http://freebooter.da.ru/
Link: http://freebooter.interfree.it/fdait.htm
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