22 novembre 2007 | Alessandro Grandi - peacereporter

Le petroalleanze

 

Chavez firma accordi con il Portogallo. Spagna e

USA non vedono di buon occhio questa alleanza

Il presidente del Venezuela firma accordi di cooperazione in campo energetico con il Portogallo. In cambio otterrà tecnologie e la possibilità di utilizzare un porto in territorio lusitano. Dubbi spagnoli sull'accordo.
 


 

Il presidente del Venezuela Hugo Chavez dopo aver partecipato a Riad al vertice dei Paesi OPEC, dopo essere stato in Iran dal suo amico fraterno Mahammud Ahmadinejad, dopo aver discusso con Sarkozy in Francia (probabilmente anche del suo ruolo di mediatore per la liberazione della Betancourt) è stato ricevuto dal primo ministro portoghese Josè Socrates, con il quale ha discusso a fondo sulla situazione di insicurezza che vive il Venezuela facendo particolare riferimento agli oltre 500mila cittadini portoghesi presenti nel Paese sudamericano. Ma c'è chi giura che la questione sicurezza sia stato solo un pretesto per arrivare a discutere di altri argomenti. Ad esempio la possibilità di firmare accordi di cooperazione nel settore energetico. In parole povere far collaborare le due imprese nazionali del settore petrolifero: Pdvsa da una parte, Galp dall'altra.

Confini di greggio. Non è difficile intuire come i due paesi siano arrivati firmare accordi in materia petrolifera. Sembra, infatti, che l'ex presidente portoghese Mario Soares il quale non ha mai nascosto di essere un fiero sostenitore di Chavez (amicizia malvista da Washington) abbia fatto da tramite. “Mi sono limitato a aprire le porte - ha detto l'ex presidente - Ho solo presentato il presidente Hugo Chavez al consigliere delegato della Galp”. Degli accordi e della riunione se ne sono occupati anche gli spagnoli che nell'ultimo periodo vedono Chavez come uno squinternato. Ci ha pensato l'ambasciatore spagnolo a Lisbona a gettare acqua sul fuoco. “E' solo una riunione fra due Stati che non avrà nessun effetto sui rapporti fra Portogallo e Spagna”, ma il solo fatto che un paese terzo sia intervenuto a commentare una riunione la dice lunga sul disappunto spagnolo per questi accordi. Insomma l'accordo fra i due paesi è stato firmato e il Venezuela porterà in Portogallo 2 mila di gas naturale. In contropartita il Portogallo porterà tecnologie e darà il suo contributo per l'estrazione del greggio nella Faja dell'Orinoco, zona venezuelana di grande interesse energetico.


Poche novità ma tutti lo cercano.“Chavez ormai incarna dal punto di vista mediatico l'alternativa agli Stati Uniti”, racconta Da Rin, esperto di economia sudamericana. “Il leader venezuelano ha raccolto negli ultimi anni il consenso di tutti quei paesi che virtualmente appartengono all'asse del male, come la Bolivia, Siria, Iran, Libia. Sono nazioni con cui gli Usa faticano ad avere rapporti diplomatici. Questi Paesi si sono lasciati andare fra le braccia di Chavez che in qualche modo riesce a rappresentarli”. Ma proprio gli USA sono il primo “cliente” del Venezuela nell'importare greggio. “E' vero – continua Da Rin – anche gli USA hanno ampliato molto i loro rapporti con Chavez al di là del fatto che fra i due presidente non corra buon sangue e si lancino insulti un giorno si e l'altro anche. Ma l'interscambio continua ad aumentare”. Da Rin sottolinea anche la bravura del leader bolivariano nel tessere rapporti e trovare nuovi alleati per ampliare le sue strategie. “Non sono tanto gli altri che cercano Chavez. Casomai è il contrario. Chavez con i suoi petroldollari è in grado di tessere amicizie strategicamente importanti” che possano anche garantire un certo numero di voti in sede ONU “e proteggere dagli attacchi che arrivano da più parti”.
Secondo Da Rin le difficoltà per il Venezuela potrebbero arrivare una volta sceso il prezzo del greggio. “Diciamo che il Paese produce 2,6/2,7 milioni di barili di greggio al giorno. Se proprio dovessero aumentare la produzione potrebbero arrivare a 3,3/3,5 milioni di barili. E, considerando che hanno tagliato i rapporti con molte multinazionali la loro produzione non potrà salire più di tanto. Adesso Chavez è un po' all'apogeo della gloria ma se il prezzo del petrolio dovesse scendere credo che per lui possa avere inizio una sorta di crisi. Il Venezuela non ha i mezzi tecnologici per aumentare la produzione più di così”.