Il presidente del Venezuela Hugo Chavez dopo aver partecipato a Riad al
vertice dei Paesi OPEC, dopo essere stato in Iran dal suo amico fraterno
Mahammud Ahmadinejad, dopo aver discusso con Sarkozy in Francia (probabilmente
anche del suo ruolo di mediatore per la liberazione della Betancourt) è stato
ricevuto dal primo ministro portoghese Josè Socrates, con il quale ha discusso a
fondo sulla situazione di insicurezza che vive il Venezuela facendo particolare
riferimento agli oltre 500mila cittadini portoghesi presenti nel Paese
sudamericano. Ma c'è chi giura che la questione sicurezza sia stato solo un
pretesto per arrivare a discutere di altri argomenti. Ad esempio la possibilità
di firmare accordi di cooperazione nel settore energetico. In parole povere far
collaborare le due imprese nazionali del settore petrolifero: Pdvsa da una
parte, Galp dall'altra.
Confini di greggio. Non è difficile intuire come i due paesi siano arrivati
firmare accordi in materia petrolifera. Sembra, infatti, che l'ex presidente
portoghese Mario Soares il quale non ha mai nascosto di essere un fiero
sostenitore di Chavez (amicizia malvista da Washington) abbia fatto da tramite.
“Mi sono limitato a aprire le porte - ha detto l'ex presidente - Ho solo
presentato il presidente Hugo Chavez al consigliere delegato della Galp”. Degli
accordi e della riunione se ne sono occupati anche gli spagnoli che nell'ultimo
periodo vedono Chavez come uno squinternato. Ci ha pensato l'ambasciatore
spagnolo a Lisbona a gettare acqua sul fuoco. “E' solo una riunione fra due
Stati che non avrà nessun effetto sui rapporti fra Portogallo e Spagna”, ma il
solo fatto che un paese terzo sia intervenuto a commentare una riunione la dice
lunga sul disappunto spagnolo per questi accordi. Insomma l'accordo fra i due
paesi è stato firmato e il Venezuela porterà in Portogallo 2 mila di gas
naturale. In contropartita il Portogallo porterà tecnologie e darà il suo
contributo per l'estrazione del greggio nella Faja dell'Orinoco, zona
venezuelana di grande interesse energetico.
Poche novità ma tutti lo cercano.“Chavez ormai incarna dal punto di vista
mediatico l'alternativa agli Stati Uniti”, racconta Da Rin, esperto di economia
sudamericana. “Il leader venezuelano ha raccolto negli ultimi anni il consenso
di tutti quei paesi che virtualmente appartengono all'asse del male, come la
Bolivia, Siria, Iran, Libia. Sono nazioni con cui gli Usa faticano ad avere
rapporti diplomatici. Questi Paesi si sono lasciati andare fra le braccia di
Chavez che in qualche modo riesce a rappresentarli”. Ma proprio gli USA sono il
primo “cliente” del Venezuela nell'importare greggio. “E' vero – continua Da Rin
– anche gli USA hanno ampliato molto i loro rapporti con Chavez al di là del
fatto che fra i due presidente non corra buon sangue e si lancino insulti un
giorno si e l'altro anche. Ma l'interscambio continua ad aumentare”. Da Rin
sottolinea anche la bravura del leader bolivariano nel tessere rapporti e
trovare nuovi alleati per ampliare le sue strategie. “Non sono tanto gli altri
che cercano Chavez. Casomai è il contrario. Chavez con i suoi petroldollari è in
grado di tessere amicizie strategicamente importanti” che possano anche
garantire un certo numero di voti in sede ONU “e proteggere dagli attacchi che
arrivano da più parti”.
Secondo Da Rin le difficoltà per il Venezuela potrebbero arrivare una volta
sceso il prezzo del greggio. “Diciamo che il Paese produce 2,6/2,7 milioni di
barili di greggio al giorno. Se proprio dovessero aumentare la produzione
potrebbero arrivare a 3,3/3,5 milioni di barili. E, considerando che hanno
tagliato i rapporti con molte multinazionali la loro produzione non potrà salire
più di tanto. Adesso Chavez è un po' all'apogeo della gloria ma se il prezzo del
petrolio dovesse scendere credo che per lui possa avere inizio una sorta di
crisi. Il Venezuela non ha i mezzi tecnologici per aumentare la produzione più
di così”.
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