Il
1º maggio 2007 il governo venezuelano ha
recuperato la sua sovranità energetica nazionalizzando la Fascia Petrolifera
dell'Orinoco, economicamente molto ricca e che contiene le riserve mondiali più
importanti.
Da ora in poi l'industria petrolifera statale “Petroli del Venezuela SA” (PDVSA)
controllerà almeno il 60% delle operazioni della regione. Le multinazionali
straniere che si incaricavano prima della zona, come la British Petroleum PLC,
Exxon Mobil, Chevron, ConocoPhillips, Total e Statoil ASA, potranno partecipare
all'estrazione del petrolio, ma solo come soci minoritari (1).
L'apertura dell’industria petrolifera al capitale straniero che incominciò più
di 10 anni fa, ha causato al paese un salasso economico senza precedenti, con
conseguenze sociali disastrose. Gli straordinari guadagni delle multinazionali
si rimpatriavano costantemente e non servivano in nessun modo allo sviluppo
della nazione. Inoltre lo stato perse varie decine di milioni di dollari perché
le industrie petrolifere private non pagavano quasi nessun tassa. In effetti, il
tasso sui guadagni durante gli anni 1980 e 1990 era incredibilmente basso e non
superava l’1%. Come paragone, agli inizi del secolo XX, sotto il governo di Juan
Vicente Gomez, l'imposta era già del 3% (2).
“I governi della Quarta Repubblica, l'élite che governò il Venezuela negli anni
80 e 90 [che] consegnò queste aree dove non c'è nessun tipo di rischio per lo
sfruttamento del petrolio”, sono i principali responsabili dello spoglio del
paese e della violazione della “sovranità nazionale”, ha denunciato il
Presidente Hugo Chavez (3). “Abbiamo seppellito 10 anni di apertura
dell’industria petrolifera”, ha aggiunto. D'ora in poi le risorse naturali della
regione non verranno destinate ad arricchire gli azionisti delle multinazionali,
ma bensì a costruire il “socialismo del secolo XXI”. “Oggi è la fine di quell'epoca
nella quale le nostre ricchezze naturali finivano sempre nelle mani di chiunque,
meno che in quelle del popolo venezuelano” (4), concluse il leader bolivariano,
aggregando che non poteva costruire un progetto nazionale se il paese non aveva
il controllo delle sue ricchezze, delle sue risorse naturali e della sua
economia (5).
Il presidente del Venezuela ha annunciato anche che le multinazionali potrebbero
essere denunciate per violare gli accordi firmati procedendo all'estrazione di
petrolio fuori dalle zone definite e senza utilizzare il vapore d’acqua. Queste
infrazioni hanno causato “un grave danno al patrimonio nazionale”, secondo il
governo. PDVSA non può estrarre oramai petrolio in alcuni pozzi perché le
condizioni iniziali di pressione e temperatura non esistono più. Le
multinazionali straniere “tiravano fuori il 7% [del petrolio] ed andavano in un
altro pozzo [...] perfino estendendosi in certi casi oltre il doppio
dell'estensione territoriale accordata nel contratto senza contare con nessuno,
senza pagare un centesimo”, ha sottolineato Chavez (6).
Queste
nuove nazionalizzazioni permettono ora al paese di disporre di più dei 400.000
barili di petrolio giornalieri che si producono nella Fascia Petrolifera dell'Orinoco,
la cui capacità è di più di 600.000 barili al giorno. “Fino ad oggi non potevamo
disporre di questi barili. Queste imprese ci pagavano una miseria e si portavano
via il petrolio”, segnalava il presidente, indicando contemporaneamente che
questa epoca è già finita. Queste nuove risorse energetiche rinforzano
considerevolmente il potere economico del paese e migliorano sostanzialmente il
livello di vita della popolazione (7).
Lotta contro il latifondo
e promozione dell'agricoltura
Dalla sua prima elezione nel 1998 e conforme alla Costituzione, il governo di
Chavez ha recuperato circa 2 milioni di ettari, cioè il 28,74% delle terre
produttive, sui 6,5 milioni di ettari che devono nazionalizzarsi, dai
latifondisti. L'obiettivo è sviluppare il ramo dell'agricoltura e raggiungere la
sovranità alimentare. Il 49% delle terre recuperate si sono distribuite ai
contadini, il 40% si destinano a progetti strategici ed l’11% sono stati dati
alle cooperative. Il paese dispone di una superficie agricola globale di 30
milioni di ettari, la cui maggiore parte è concentrata nelle mani dei grandi
proprietari terrieri (8).
A Hato Calleja, nello Stato di Barinas, un solo individuo possedeva 24.800
ettari di terre fertili quasi abbandonati. Il presidente della nazione ha
sottolineato che questa situazione era inaccettabile: “Questi sono latifondi,
terre fertili improduttive. Questo è un attentato contro l'interesse nazionale,
viola la Costituzione, le leggi e tutti i principi della giustizia, del diritto,
della sicurezza e della sovranità del paese” (9).
Nel marzo del 2007 si è lanciato il nuovo Piano Integrale di Sviluppo Agricolo
con l'obiettivo di raggiungere la piena sovranità alimentare del paese.
L'accento si è messo sulle coltivazioni di riso, canna da zucchero, cacao, caffé
e nell'allevamento, la pesca e l'apicoltura, il cotone, i tuberi e la frutta e
le verdure. Chavez ha spiegato che l'idea era “spingere il nuovo modello di
produzione sulla base dei principi del socialismo agrario e della proprietà
sociale” (10).
Protezione dell'
ecosistema
Parallelamente il ministero dell’ecosistema ha intrapreso una politica di
risanamento dei bacini dei fiumi col fine di generalizzare l'accesso all'acqua
potabile all'insieme della popolazione. Le coste ed anche le spiagge si
ripuliranno col fine di favorire il turismo, promuovere l'attività economica e
soprattutto migliorare la qualità di vita dei venezuelani. Queste misure si
iscrivono nella continuità delle riforme adottate dall'arrivo di Hugo Chavez al
potere. Nel 1998, solo l’80% degli abitanti delle città aveva accesso all'acqua
potabile. Ora rappresentano il 92%, grazie agli enormi investimenti che si sono
effettuati in questo settore. Nell'ambito rurale si sono realizzati grandi
sforzi passando dal 55% nel 1998 al 71% nel 2006 (11).
Dal 1998 il trattamento delle acque da depurare è passato dal 10 al 25%. Alcuni
stati modello come Nuova Sparta e l’Isola Margarita raggiungono il 92% in questo
campo. Il Venezuela dispone ora di più di 100 impianti di depurazione. Inoltre
si è elaborato un gran progetto per rendere salubri i grandi laghi del paese
come quelli di Valencia e Maracaibo (12).
Riforme sociali
In occasione della festa dei lavoratori del 1º maggio 2007, il presidente della
Repubblica Bolivariana del Venezuela ha annunciato un rialzo spettacolare di un
20% del salario minimo, che si converte così nel più elevato del continente
latinoamericano con 286 dollari mensili. Perfino in Cile, considerato come il
modello economico neoliberale, il salario minimo è solo di 250 dollari. In
numerosi paesi del continente l'entrata minima non arriva neanche a 100 dollari.
Al contrario dei governi precedenti, Chavez ha aumentato regolarmente l'entrata
base dal 1998, che era stagnante a 118 dollari. Poi passò a 154 dollari nel 2003
nonostante il terribile sabotaggio petroliero che orchestrò l'opposizione e che
costò più di 10.000 milioni di dollari all'economia. Nel 2005, raggiunse i 192
dollari (13).
Come paragone, sotto la Quarta Repubblica, il salario minimo, nel meglio dei
casi si arenava, ed a volte diminuiva. Nel 1996, quando l'inflazione del paese
raggiunse un tasso vertiginoso del 100%, il salario minimo era solo di 36
dollari, mentre nel 1994 era di 101 dollari ed nel 1992 di 132 dollari (14).
Inoltre gli anziani che non hanno mai lavorato potranno disporre di un'entrata
di protezione equivalente al 60% del salario minimo. Le donne senza protezione,
come le persone handicappate riceveranno un aiuto equivalente all’80% del
salario minimo. Le casalinghe con più di 61 anni riceveranno d'ora in poi una
pensione completa con una priorità verso le più povere. Oltre alla salita del
salario di base e dell'aiuto agli svantaggiati, il governo bolivariano ha
previsto di ridurre l'orario lavorativo a 6 ore giornaliere ed a 36 ore
settimanali a partire dal 2010, senza diminuzione del salario. Questo importante
progresso sociale è il simbolo della volontà del governo di Chavez di migliorare
la fortuna dei più svantaggiati (15).
Il presidente Chavez ha annunciato che lo stato avrebbe proceduto al pagamento
retroattivo delle pensioni per l'anno 2006. Questa misura dovrebbe beneficiare
circa 88.000 pensionati. Il servizio di previdenza sociale disponeva di conti di
pensioni congelati da 10 anni. Il leader bolivariano si è ribellato davanti a
questa situazione: “Questa è parte della “pulizia” nazionale e della lotta
contro tanti vizi e corruzioni esistenti nel settore pubblico e privato” (16).
Nell'ambito dell'educazione il governo inaugurerà circa 2.379 nuove scuole
bolivariane in tutto il paese nel 2007. Queste installazioni si uniranno già
alle 5.875 scuole bolivariane esistenti. “Dobbiamo dedicare il maggiore sforzo
possibile al tema educativo” dunque, come sottolineò Simón Bolívar, “le nazioni
andranno verso la grandezza con lo stesso passo con cui cammini la sua
educazione”, ha segnalato Hugo Chavez. Per lui, la scuola deve stare
nell'epicentro del lavoro sociale e comunitario (17).
L'universalizzazione dell'accesso all'educazione che si è elaborato dal 1998 ha
avuto risultati eccezionali. Nel 2007, il Venezuela conta con circa 12.700.000
studenti di una popolazione di 26 milioni di abitanti. Il numero di iscrizioni
non ha smesso di aumentare dall'arrivo di Chavez al potere. Nel 2001 era di
6.900.000; nel 2002 ha raggiunto la cifra di 9.500.000, per stabilizzarsi in
11.300.000 nel 2004. Nel 2005 c'erano 11.800.000 studenti e 12.100.000 nel 2006.
Questo aumento regolare e massiccio certifica l'efficacia della politica
educativa del governo bolivariano. La massificazione dell'educazione è stata
accompagnata da un sensibile miglioramento della qualità dell'insegnamento (18).
Il fallimento dell’FMI e
della BM e
la speranza della Banca del Sud
Il
13 aprile 2007 Anoop Singh, Direttore del Dipartimento per l'Emisfero
Occidentale dell’FMI, ha dichiarato la sua volontà di incontrarsi col governo
venezuelano col fine di dialogare sul problema dell'inflazione che colpisce il
paese: non desidererebbe solo dare una raccomandazione bensì avere una
discussione in qualche momento dell'anno con le autorità. Ma è poco probabile
che il desiderio di Singh si realizzi (19).
In effetti, l’FMI è il principale responsabile delle drammatiche crisi che
distrussero le economie latinoamericane negli anni 1990 e 2000. L’FMI, la cui
missione ufficiale è lottare contro la povertà, in realtà perpetua solo la
colonizzazione economica della quale sono vittima i paesi sottosviluppati. Gli
accordi firmati con l'organizzazione internazionale ed i piani di accomodamento
strutturale che si impongono hanno rovinato le popolazioni del continente. I
suoi prestiti con tassi da usuraio, invece di sviluppare l'economia, non sono
serviti ad altro che per saccheggiare le ricchezze di queste nazioni sull'orlo
dell'abisso, schiacciate da un debito illegittimo ed impagabile.
Inoltre, le sue ricette draconiane che costituiscono un inaccettabile affronto
alla sovranità delle nazioni latinoamericane, sono la causa del disastro
economico, sociale ed umano che colpisce il Nuovo Mondo. L’FMI è ora
un'istituzione odiata nel continente e non dispone oramai di quasi nessuna
influenza. In effetti, controllata principalmente da Washington ed utilizzata
per promuovere gli interessi delle multinazionali statunitensi, ha perso ogni
credibilità.
La bancarotta dell’FMI e della Banca Mondiale è tale che il Venezuela che ha
pagato tutti i suoi debiti a queste istituzioni, ha appena formalizzato la sua
uscita da queste entità. Signori della Banca Mondiale, signori del Fondo
Monetario Internazionale: “addio a voi. Il Venezuela è libero e sovrano”, ha
annunciato Rodrigo Cabezas, ministro delle Finanze. Pagando anticipatamente il
debito che scadeva nel 2012, il paese ha risparmiato 8 milioni di dollari. L’FMI,
d'altra parte, ha chiuso i suoi uffici in Venezuela alla fine dell'anno 2006.
“Chiudiamo un ciclo storico di indebitamento con gli organismi multilaterali”,
ha aggiunto Cabezas (20).
I piani di accomodamento strutturale che l’FMI ha imposto al Venezuela nel 1989
causarono un'inflazione senza precedenti ed una miseria che portò la popolazione
alla disperazione. L'unica risposta del governo dell'epoca è stata comandare
all'esercito affinché reprimesse ferocemente il paese, provocando centinaia di
vittime (21).
L'esempio venezuelano
La decisione del Venezuela costituisce senza alcun dubbio un esempio per America
Latina e le nazioni indebitate del Terzo Mondo. Brasile, Argentina ed Uruguay
hanno seguito Caracas nel pagare anticipatamente i loro debiti all’FMI.
L'Ecuador sta per seguire la stessa strada. Inoltre il Venezuela ha lanciato
l'idea di creare a partire dal giugno del 2007 una Banca del Sud, destinata a
sviluppare le nazioni latinoamericane ed a promuovere un'integrazione economica
regionale. Al contrario che nell’FMI e nella Banca Mondiale, il sistema non sarà
oramai finanziario, distruttore e spogliatore bensì emancipatore, costruttivo e
solidale (22).
Il presidente
brasiliano, Luiz Inacio Lula Dà Silva, ha reso omaggio a Hugo Chavez, a chi ha
qualificato come alleato eccezionale a livello politico e commerciale. I
tentativi dell'amministrazione Bush di creare tensioni tra le due grandi nazioni
latinoamericane è fallito. Prima di Chavez, il Venezuela era quasi completamente
dipendente dagli Stati Uniti. Hugo Chavez è un presidente latinoamericano
orientato a dare priorità alla questione dell'America Latina. Il Venezuela si
mostra al mondo come un paese sovrano, con potenziale e con una capacità
maggiore di aiutare, si è complimentato Lula (23).
Il Venezuela costituisce la perfetta illustrazione della rinnovazione
latinoamericana dove i popoli hanno portato al potere di varie nazioni leader
rappresentativi dell'interesse generale, con una volontà politica reale di
mettere termine alle disuguaglianze che devastano il continente. Oltre ai
risultati straordinari che ha ottenuto il governo bolivariano dal 1998, Chavez è
portatore di un'alternativa credibile al neoliberalismo selvaggio che difende
Washington. La sua influenza ed il suo esempio superano le frontiere del
continente per inondare il resto del mondo e perfino alcuni settori dei paesi
sviluppati. Ciò spiega l'ossessione frenetica e sommamente preoccupante
dell'amministrazione Bush contro Caracas.
Note
(1) Associated Press, «Chavez reta a transnacionales petroleras», 13 aprile
2007; Agencia Bolivariana de Noticias, «Venezuela recupera soberania petrolera
sobre convenios en Faja del Orinoco», 25 aprile 2007.
(2) Agencia Bolivariana de Noticias, «Apertura petrolera provocó pérdida de
millones de dólares al país», 1º maggio 2007.
(3) Ibid.
(4) Agencia Bolivariana de Noticias, «Venezuela recupera plena soberanía
petrolera», 1º maggio 2007.
(5) Natalie Obik Pearson, «Gobierno venezolano toma control de faja petrolera»,
Assiociated Press, 1º maggio 2007.
(6) Ibid.
(7) Agencia Bolivariana de Noticias, «Chavez: El petroleo es nuestro gracias a
la Revolución Bolivariana», 1º maggio 2007.
(8) Agencia Bolivariana de Noticias, «Casi 2 millones de hectareas han sido
recuperadas del latifundismo», 25 marzo 2007.
(9) Agencia Bolivariana de Noticias, «Chavez: Combate al latifundio se
intensifica con intervención de 16 hato », 25 marzo 2007.
(10) Agencia Bolivariana de Noticias, «Chavez anunció ejecucion de Plan Integral
de Desarrollo Agricola 2007-2008», 25 marzo 2007.
(11) Agencia Bolivariana de Noticias, «Venezuela sanea las cuencas de sus ríos
para reducir escasez de agua», 21 marzo 2007.
(12) Ibid.
(13) Agencia Bolivariana de Noticias, «Venezuela con el salario mínimo más alto
de Latinoamerica», 20 aprile 2007.
(14) Ibid.
(15) Agencia Bolivariana de Noticias, «Jornada laboral de 6 horas a partir de
2010», 30 aprile 2007.
(16) Agencia Bolivariana de Noticias, «Presidente anunció el pago retroactivo de
las pensiones del año 2006», 30 aprile 2006.
(17) Agencia Bolivariana de Noticias, «Más de 2 mil 300 nuevas escuelas
bolivarianas creará el Gobierno en 2007», 24 aprile 2007.
(18) Agencia Bolivariana de Noticias, «Matricula escolar llegó a 12,7 millones
de estudiantes en 2007», 24 aprile 2007.
(19) Nestor Ikeda, «FMI: Argentina y Venezuela deben combatir inflación»,
Associated Press, 13 aprile 2007.
(20) Associated Press, «Venezuela dice “chao” al FMI y Banco Mundial», 14 aprile
2007.
(21) Ibid.
(22) Ibid.
(23) Associated Press, «Lula: Chavez es un aliado excepcional», 26 aprile 2007.
*Salim Lamrani è scrittore,
professore ed investigatore francese ed è specializzato nelle relazioni di Cuba
e Stati Uniti. Collabora abitualmente con Rebelion. La traduzione è di Ida
Garberi
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