Anna Artemisia: ho appena letto su Peacereporter.net che [il presidente venezuelano Hugo] Chávez nei giorni scorsi
ha minacciato di non rinnovare la licenza a Radio Caracas Television, la seconda
emittente più grande del paese e notoriamente favorevole all'opposizione.
Ammetto che la notizia mi ha lasciata perplessa: insomma non sarà una scelta
sbagliata che attirerà critiche strumentali sulla rivoluzione bolivariana e su
Chávez che proprio in un momento come questo ha un sostegno popolare tanto che
non avrebbe davvero bisogno di rispondere alle sfide dell'opposizione con gesti
antidemocratici come questi. Tuttavia sono anche cosciente di non avere tutte le
informazioni sulla questione , per cui avrei piacere se lei volesse esprimere la
sua opinione a riguardo [...]
Gennaro Carotenuto: Cara Anna, anche l'articolista di Peacereporter sembra non
avere tutte le informazioni in merito. Frequento da tempo il Venezuela e i media
venezuelani e, come Osservatore Internazionale, ho partecipato all'Osservatorio
sui media durante le ultime elezioni del 3 dicembre 2006 in Venezuela. Ho quindi
avuto occasione di studiare approfonditamente il tipo di copertura tanto dei
media filogovernativi, quanto di quelli dell’opposizione.
I fatti inconfutabili sono:
1) Non c'è un solo paese al mondo dove continua ad esserci uno strapotere
informativo dell'opposizione come in Venezuela. In tutto il mondo è in genere il
governo a godere di vantaggi. In Venezuela, fin dal 1998, succede l'opposto.
Ancora nell'ultima campagna elettorale è stato attestato che l'83% dei servizi
televisivi, radiofonici, articoli di giornale, erano favorevoli all’opposizione.
Se questa può essere – come la definisce Peacereporter - una “deriva totalitaria”,
io sono la Befana. Al tempo del colpo di stato dell'11 aprile 2002, tale cifra
sfiorava il 100%. Eppure i venezuelani non hanno creduto ai media né allora né
oggi. E sicuramente non crederebbero all’articolo firmato Alessandro Ursic.
2) In Venezuela, fin dal 1998, agiscono attori di primo livello mondiale (cfr.
per favore il mio pezzo sulla CNN perché è esemplificativo di molte cose) che
utilizzano i media per diffondere informazioni false e tendenziose atte a creare
il caos nel paese. Nonostante ciò, nel paese caraibico, non è MAI stato chiuso
un media dell'opposizione, neanche quelli che avevano partecipato attivamente al
colpo di stato, RCTV in testa. Se in Cile erano le multinazionali del rame a
fomentare il golpe, il golpe in Venezuela ha avuto l'indubbio protagonismo delle
multinazionali mediatiche.
La maniera con la quale ha risposto il Venezuela bolivariano allo strapotere
dell’opposizione nei media è stata creare, in pace, democrazia e pluralismo
media di eccellente livello come Vive Tv o Telesur.
Uno dei grandi successi del processo bolivariano è infatti proprio quello di
aver fomentato la nascita e la crescita di un sistema informativo antagonista a
quello mainstream, obbligando perfino la CNN ad adattare la sua agenda
informativa. Prima CNN ignorava quello che non conveniva, adesso, se Telesur
copre un evento, la CNN è costretta a non ignorarlo. Oggi i media parlano di
povertà, un argomento tabù prima di Chávez!
3) Il livello della programmazione televisiva venezuelana è spesso infimo, ma in
pochi paesi al mondo come in Venezuela esiste un livello così alto di libertà di
espressione e di pluralismo informativo. Sfido chiunque a dimostrare il
contrario. Su Chávez si può dire di tutto, dargli del pedofilo, insultarlo e
chiamare apertamente al colpo di stato dai canali televisivi dell’opposizione, e
non è mai successo nulla. In Italia non è possibile ironizzare sul Papa e Piero
Ricca fu denunciato solo per avere invitato Berlusconi a farsi processare.
Eppure Peacereporter -in genere così prudente- del tutto a sproposito, forse
senza neanche capire bene la gravità dei termini utilizzati, parla di “deriva
totalitaria” in Venezuela.
Il Canal 8, filogovernativo, è francamente pessimo, ma ha scelto di rincorrere
il livello pessimo della comunicazione televisiva dei canali dell'opposizione,
che ricordo una volta di più, sono spesso apertamente golpisti. Proprio RCTV per
esempio, è stata più volte denunciata per incorporare nei suoi programmi, anche
in quelli non politici, messaggi subliminali (fotogrammi nascosti)
antigovernativi. Se il governo lo denuncia è antidemocratico? E' questa la
libertà di stampa da garantire?
Quando chi scrive dal Venezuela è ritornato in Messico, subito dopo le elezioni,
direttamente a Oaxaca, è stato aggredito dal tanfo del monopolio informativo
filogovernativo (100% di televisioni filogovernative) messicano, che occultava
completamente i morti e le torture di Oaxaca, e che per cinque giorni ha aperto
il più importante telegiornale (TV Azteca) con la notizia della separazione tra
una coppia di attori di soap opera. Ho immediatamente rimpianto il baccano
politico costante dei media venezuelani.
E' pleonastico notare che gli amici di Peacereporter -cascando con tutte le
scarpe nella trappola indotta dai media mainstream- si preoccupano del Venezuela
e di RCTV, ma non del desolante panorama televisivo messicano. E pure
preoccupandosi del Venezuela, che giustamente è il merito della questione, lo
fanno a senso unico, arrivando a citare l’anatema di Reporter Senza Frontiere,
organizzazione che ammette di essere finanziata dalla CIA, e presentando la
naturale scadenza della licenza come un fatto opinabile e secondario: "secondo
il presidente venezuelano, la licenza di RCTV scade nel marzo 2007".
Le licenze scadono, i contratti d'affitto non sono eterni, si ribandiscono e può
anche vincere qualcun altro che non sia espressione di quelli di sempre per i
quali batte il cuore dell’articolista di Peacereporter. Una delle possibilità è
che le frequenze di RCTV possano essere assegnate ad un canale gestito in
maniera cooperativa dai lavoratori. L'etere è un bene pubblico limitato e che si
dà in concessione, non si vende. Sembra strano doverlo spiegare a un italiano.
Eppure, chi dal Venezuela si straccia le vesti per il mancato rinnovo della
licenza, parla testualmente di "esproprio", come se le frequenze fossero di
proprietà di RCTV. Sono quelli di sempre, quelli che controllano il 99% dei
media mondiali, li conosciamo.
E' scandalosamente strumentale considerare che esista un diritto divino al
rinnovo automatico di una licenza che scade. Parlare di "deriva totalitaria"
come fa l'autore del pezzo di Peacereporter, riprende in toto un linguaggio
degno di Emilio Fede. Evidentemente quello di Rete4/Peacereporter è un
linguaggio che paga visto che in Italia da molti anni Rete4 dovrebbe essere sul
satellite ma nessun politico ha mai avuto le ***** per mandarcela.
L'articolo di Peacereporter, intitolato addirittura “dalle minacce ai fatti”, è
francamente pessimo e non fa onore all'importante lavoro che da anni fa
Peacereporter. L'autore, tale Alessandro Ursic, riprende in maniera grossolana
tutti i peggiori stereotipi antichavisti. Probabilmente vuol farsi notare da La
Repubblica. In particolare, e chiudo, millanta una “deriva totalitaria” per:
a) "pressioni per la formazione di un partito unico di governo, che sostituisse
la coalizione attuale". Se Prodi in Italia vuol fare il Partito Democratico va
bene e se lo vuole fare Chávez è totalitario? Ursic non sa né cosa voglia dire
"totalitario" né che il partito unico di Chávez è esattamente la stessa cosa del
partito unico di Prodi. Ma lo dice, mentendo, manipolando, copiando
pedissequamente le bugie dell'opposizione e dei media mainstream, che giocano
con i termini e fanno finta di credere e scandalizzarsi che il partito unico
chavista (attualmente c'è una coalizione di una ventina di partiti, alcuni
microscopici) significhi la proibizione dei partiti dell'opposizione. Sono
falsità mille volte svelate, ma Ursic tiene loro il gioco e sembra quasi
contento di attaccare, azzannare, poter partecipare al "dagli a Chávez".
b) "le dichiarazioni di intenti per cambiare la Costituzione (da lui introdotta
nel 1999) in suo favore". Mi faccia capire signor Ursic, in Italia negli ultimi
anni abbiamo modificato -male- molte volte la Costituzione del 1948. Lo scorso
anno c'è stata una riforma costituzionale approvata dal parlamento e poi
bocciata in un referendum. Se Chávez vuole introdurre -con tanto di referendum
confermativo- dei cambiamenti nella Costituzione- è totalitario, e se lo
facciamo in Italia siamo democratici?
Articoli come questo sono sconcertanti ed abdicano dall’unico motivo d’essere di
media come Peacereporter, quello di fornire un’informazione indipendente e
opportuna che faccia le pulci all’occupazione manu militari nei media da parte
dei grandi potentati economici che li invadono di informazioni false e
tendenziose. Se Peacereporter sceglie –in maniera oltretutto così facilmente
confutabile- di far parte del coro, perde ogni ragion d’essere.
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