In vero stile
coloniale, come se il tempo non fosse passato, come se i danni causati in oltre
500 anni di sfruttamento sociale fossero stati un piccolo incidente di percorso.
Il dito indice della mano sinistra di re Juan Carlos di Borbone si agita verso
al figura del presidente venezuelano Chavez che con tono non del tutto pacato,
interrompe il discorso del suo parigrado spagnolo Josè Zapatero alla Cumbre
Iberoamericana in programma a Santiago del Cile.
Forse se l'era preparata, forse no. Sta di fatto che il presidente Chavez non si
è fatto certo intimorire quando ha voluto, nonostante la parola non toccasse a
lui, interrompere il leader spagnolo e ha criticato pesantemente il suo
predecessore, Aznar. “E' un fascista, è un fascista” ha detto il leader
bolivariano riferendosi a Aznar che a suo dire appoggiò il golpe in Venezuela
nel 2002. In effetti in quel tempo la Spagna fu l'unico Stato europeo che in un
certo qual modo spinse per un'accettazione della situazione di cambiamento
forzato di un governo legittimamente eletto. Inoltre, sembra che anche l'allora
ambasciatore spagnolo accreditato in Venezuela facesse parte di un gruppo che si
trovava all'interno del palazzo presidenziale a Caracas e che in qualche modo
sostenesse i golpisti. “Io mi chiedo se il re sapesse, che mi risponda” ha
riferito Chavez con il suo stile inconfondibile dell'uomo forte, del caudillo
sudamericano. Comunque, il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel
Moratinos, ha già fatto sapere che intenterà una causa contro Chavez che ha
definito l'ex presidente Aznar un fascista. “Io mi sono riferito ad un ex
presidente che ha appoggiato un colpo di stato contro la mia persona” ha
ribattuto il presidente. Ma la questione andrà avanti per molto tempo ancora,
questo è certo.
Ma se proprio proprio si vuole dare la palma di “migliore in campo” alla
Cumbre Iberoamericana non ci si
può esimere dal consegnarla al nobile spagnolo che ha dimostrato davvero di che
pasta sono fatti i monarchi e quali sono i loro modi di dire (poco regali), di
fare, di pensare.
Se ne è andato dalla Cumbre
Iberoamericana stizzito, re Juan Carlos, dopo aver un pronunciato un molto
poco regale e quanto inatteso “Perchè non stai zitto?”, dopo aver ascoltato
anche le parole di Ortega, presidente del Nicaragua corso a dar man forte al suo
amico Chavez. Molto più in linea con uno stile diplomatico efficace e serio,
Zapatero, che nel tentativo di riportare il dialogo sui toni corretti si è
dimostrato molto più nobile del suo illustre compagno di banco. Il premier
spagnolo, nonostante le note distanze ideologiche con Aznar ha chiesto con
estrema gentilezza ed educazione non alzando i toni della polemica, di portare
rispetto per un ex presidente comunque legittimamente eletto dal popolo spagnolo
e di non scadere in polemiche dequalificanti.
“Perchè invece non stai zitto tu?” ha tuonato l'ex colonnello venezuelano. “Il
re sarà anche re, però non mi può dire di stare zitto” ha sottolineato il leader
bolivariano che poco ironicamente ha anche aggiunto: “Ci devono rispettare. Non
credano di essere superiori a noi. Noi non siamo subalterni a nessuna testa
coronata” ha concluso Chavez
“Con la verità non offendo e non temo. Siamo in silenzio da 500 anni. Nessuno ci
farà tacere, tanto meno la voce di un monarca” così ha continuato Chavez.
Dalla conferenza, comunque, è arrivata l'impegno di tutti i paesi partecipanti
per una maggiore unità sociale che lotti contro la povertà e “progredisca verso
livelli crescenti di inclusione, giustizia, protezione e assistenza sociale e
solidarietà”. Con la speranza che il litigio visto in diretta non sia il leit
motiv dei futuri rapporti fra l'Europa e il sudamerica.
|