8 febbraio '08 -  www.prensa-latina.it

 

 

Il limbo in cui navigano i Cinque cubani

 

 

 

 

Elizabeth Palmeiro concede questa intervista al quotidiano portoricano “El Nuevo Dia” ed all'improvviso vibra il suo cellulare. “Mi vidaaaa”, esclama rispondendo alla chiamata di suo marito Ramon Labañino, che si trova in una prigione di massima sicurezza nello stato del Texas. Lui racconta che tutti i giorni si sveglia preoccupato che sorga una lite in prigione.  


Questo settembre si compiono 10 anni dal suo incarceramento. È imminente una decisione della Corte di Appello dell'Undicesimo Circuito di Atlanta che potrebbe concedergli un nuovo giudizio.  


Per lei, sua moglie, per il governo cubano e per i cittadini semplici, Ramon è un “eroe” che vigilava dall'esilio anticastrista, a Miami affinché i terroristi non attaccassero l’isola. Labañino ed altri quattro cubani li chiamano “I Cinque”. Lui ed Antonio Guerrero, Gerardo Hernandez, Fernando Gonzalez e René Gonzalez (non sono fratelli) appaiono insistentemente nella propaganda dei mezzi locali.  


Per il governo statunitense, erano inviati del governo comunista che mantenevano un gioco di spionaggio molto pericoloso. Nella squadra che li difende si trova l'avvocato portoricano Rafael Anglada Lopez.  


Il giudizio che hanno ricevuto è criticato da statunitensi come Ramsey Clark, ex pubblico ministero generale degli Stati Uniti, come gli attori Martin Sheen e Danny Glover, che mantengono una campagna informativa a beneficio dei carcerati. Mezzi di comunicazione come The New York Times e CNN hanno cominciato a dare copertura al caso.  


“Quando seppi che lo avevano arrestato come parte di una rete infiltrata nell'esilio, ho capito quello che stava facendo. Quel giorno scoprì Ramon come qualcosa di grande”, disse la Palmeiro a “El Nuevo Dia”. “La cosa più triste è che le nostre figlie si sono allevate senza averlo al loro fianco. La più piccola lo conobbe in prigione quando aveva 5 anni.”  


Per i parenti è molto difficile visitarli. Devono sorpassare le difficoltà di ottenere i visti per andare negli Stati Uniti. La moglie di Gerardo Hernandez non ha potuto vederlo da quando è nel carcere. Quella di René Gonzalez che viveva a Miami con lui, fu deportata nel 2002 e non è più potuta ritornare da quell'anno.  


Elizabeth ha potuto stare con suo marito solo durante sei visite dal 1998.

 

“Da 18 mesi  sto aspettando che mi diano un altro permesso”, racconta. “Prima del viaggio del 2006 persi tre visite perché le sospendevano quando succedevano dei contrasti tra bande di negri, bianchi, latini e mafiosi che litigano per il controllo dei commerci interni”.   
Ig/ Elivan Martinez Mercado