Gli errori sono da addebitarsi all'imperizia del traduttore

 

 12 gennaio '08 - D.F.Mexidor  www.granma.cubaweb.cu

 

 

"L'ho visto con tutta

 

la sua dignità"

Ha detto a Granma Graciela Ramírez Cruz, dopo aver visitato Gerardo

 

Hernández Nordelo nella prigione di Victorville, California

 

 

 

"Che cosa desiderai? di prenderlo per mano ed uscire correndo con lui da lì. Non è un essere da stare in quell'orribile posto" commenta in dialogo con Granma Graciela Ramírez Cruz, coordinatrice del Comitato Internazionale per la Libertà dei Cinque, ancora con l'emozione delle giornate vissute durante la recente visita a Gerardo Hernández Nordelo, uno dei Cinque antiterroristi cubani, imprigionati negli Stati Uniti dal 12 settembre 1998.

— Che cosa fu la prima cosa che gli dicesti quando l'hai avuto di fronte a te?

Non ho potuto dirgli più che il suo nome e dargli l'unico abbraccio che permettono quando uno arriva alla prigione.

— Come fu la sua reazione?

La mia visita non aveva potuto concretizzarsi in un'occasione anteriore e costituiva qualcosa di atteso. Contemporaneamente ebbi una tristezza enorme perché sentii che in quel posto doveva stare Adriana, moglie di Gerardo, a cui perversamente, per otto anni, hanno negato la possibilità di vederlo. Tristezza, perché un uomo come lui non merita di stare imprigionato non già nove anni bensì neppure un secondo.

Gerardo mi ha abbracciato come una sorella che non vedeva da molto tempo e che sapeva che in qualche momento sarebbe andata fino a lui.

L'avevo davanti a me colla sua uniforme color cachi e tutta la sua dignità, fermo e grande come le palme.

"Al fine arrivarono! " ha detto con quella grazia cubana che lo caratterizza e che non potranno mai strappargli.

— Potresti descrivere il posto dove sta Gerardo?

In senso generale le prigioni nordamericane si caratterizzano per la loro freddezza, i loro sofisticati sistemi di sicurezza ed il colore grigio che regna da tutte le parti, Victorville non esula da ciò.

Vicino alla prigione si osserva un piccolo villaggio circondato da un cordone di sicurezza. Le case di legno senza abitante alcuno sono recintate.

Domando perché non c'è un'anima. Mi spiegano che ci furono emanazioni di una sostanza tossica e dovettero sloggiare la gente. La sostanza è pericolosa, esiste la paura che si espanda se distruggono le abitazioni. Realmente le case vuote danno un'immagine spettrale a quell'ambiente.

Per accedere al penitenziario bisogna attraversare una strada polverosa in mezzo ad una specie di deserto, ma la prigione è circondata da montagne.

Ad una distanza prudenziale si apprezzano varie torri gigantesche con mirini telescopici, ciò che indica che l'entrata è imminente. Già lì uno affronta un complesso fortificato dove si trovano le distinte unità, una specie di massa compatta completamente grigia di cemento ed acciaio circondata da grossi fili spinati. Non ci sono finestre, ciò che ancora più da sensazione di reclusione.

— Gli consegnasti qualcosa? ti permisero entrare con matita, carta...?

No. Le regole del sistema penitenziario nordamericano sono molto rigorose, non permettono che si porti al prigioniero nulla. La borsetta personale che avevo con me dovetti lasciarlo in un armadietto.

Dopo la perquisizione di routine dove dovemmo toglierci perfino le scarpe, gli ufficiali c'indicarono passare ad un'altra sala — parlo in plurale perché durante la visita mi accompagnarono Alicia Jrapko e Bill Hackwell, imprescindibili durante questi lunghi anni di battaglia per i Cinque.

Nella citata sala facemmo una fila dove ci segnarono uno ad uno. Ci collocarono un segno in uno dei nostri avambracci, era un numero che si scopre sotto la pelle mediante una torcia al laser.

— Com'é il posto dove le visite si svolgono?

Gli imputati non possono ricevere le loro visite in posti di una certa intimità, molto meno all'aperto. Tutto trascorse in una sala comune completamente chiusa ed illuminata artificialmente dove si perde la nozione del tempo.

Il recinto era disposto con piccoli tavoli e sedie di plastica, anche di colore grigio. Ovviamente, sempre sotto la vigilanza di vari ufficiali che richiamano l'attenzione o possono perfino interrompere la visita se si tocca il prigioniero. Altre regolazioni impediscono, per esempio, il contatto coniugale o l'incontro intimo con le spose.

— Di che cosa avete parlato?

È incredibile il livello di informazione che ha su ciò che accade a Cuba e nel mondo. Neppure un lamento, benché si sappia quanto sia difficile la sua situazione. Si limitò a dirmi un "tutto normale" e preferì che conversassimo sulle lettere che ritardano e circa la sua Adriana.

Mi chiese anche di un bambino di Las Tunas con cui ha stabilito una comunicazione speciale. Mi chiese che ringraziassi María Orquídea, una donna di Cienfuegos, la trascrizione completa di ogni programma Una luce nell'oscurità, di Radio Ribelle.

È ansioso di leggere il recente libro dell'editoriale Capitano San Luis "Dalla Solitudine e la Speranza" ed infine, mi chiese in reiterate occasioni che trasmettessi la sua gratitudine a tutti quelli che stanno aiutando a moltiplicare la verità e la giustizia e lottano per affrettareil ritorno dei Cinque alla patria.

— Che lavoro realizza nella prigione?

Mi ha raccontato che lì terminano pezzi per l'industria degli armamenti, ma che egli sollecitò che lo collocassero in qualunque altro lavoro meno quello di contribuire alla guerra, per questo motivo l'assegnarono alla raccolta della spazzatura nella prigione.

— Che cosa ti sorprese in Gerardo?

Mi sorprese tutto: dall'attenzione che presta ad ogni racconto, come alternava lo spagnolo e l'inglese per dialogare con noi, la profondità della sua analisi sulla realtà internazionale, lo sforzo che mette affinché ogni lettera arrivi con qualcosa di speciale al suo destinatario, la costante preoccupazione di sapere del suo popolo e l'enorme capacità affettiva che emana da lui in mezzo alla solitudine nel quale si trova.


Ha inoltre il dono speciale di trasformare con un scherzo il nodo che ci si formò nella gola quando ci disse andandoci, con le mani poste nel suo petto: "Grazie per tutto ciò che fanno per i Cinque ed il nostro popolo"... "dì loro che sto bene, a tutti manda un forte abbraccio, ben forte."