Tutti gli esperti sul tema lo confermano: il sistema carcerario nordamericano
è uno dei più repressivi al mondo, in esso abbondano le tecniche e gli strumenti
per mantenere i reclusi in un permanente stato di subordinazione assoluta.
Il lockdown, di uso generalizzato in tutti gli stabilimenti di correzione, è
Washington nega la verità su Guantánamo
• Non divulga i dato sui morti nella
prigione
L’Unione per le Libertà Civili negli Stati
Uniti (ACLU, è la sigla in inglese) ha presentato una denuncia contro il
Pentagono, esigendo che divulghi tutti i dati relazionai alle morti, ai
tentativi d’omicidio e di suicidio dei detenuti nel carcere in funzione
dal 2002, che ha sede nell’illegale base ubicata nel territorio occupato
di Guantánamo, a est di Cuba.
L’agenzia EFE ha reso noto che il gruppo
civico ha informato con un comunicato d’aver presentato la denuncia legale
perchè il Dipartimento alla Difesa ha negato la divulgazione dei dati dopo
una petizione formale che la ACLU aveva fatto precedentemente. |
uno dei trattamenti più degradanti a cui sono stati sottoposti i Cinque
antiterroristi cubani dallo stesso governo che, ad Abu Grahib e Guantánamo, ha
mostrato al mondo il suo concetto dei diritti del carcerato.
Elizabeth Palmeiro, anch'essa vittima con le sue figlie di quanto sofferto da
suo marito, Ramón Labañino, detenuto nella prigione di massima sicurezza di
Beaumont, spiega ciò che è questa punizione applicata in maniera routinaria nel
sistema penitenziario del paese che più lezioni pretende dare al mondo in
materia di diritti umani.
"I chiamati lockdown è la punizione di massa più usata dalle autorità
carcerarie, almeno dove sta Ramón. Consistono in reclusioni prolungate dei
carcerati nelle loro celle per un tempo indeterminato in cui non è permessa loro
nessuna delle attività giornaliere che normalmente realizzano".
"Improvvisamente, per qualche incidente successo in qualche posto della
prigione, è bruscamente tolto a tutti i carcerati, a volte migliaia, la quasi
totalità delle loro attività giornaliere" .
"Quando c'é un problema di disciplina nella prigione che quasi sempre sono
grandi scontri tra le differenti bande o qualche grave aggressione ad un
carcerato o ad una guardia, la misura immediata è punire tutti i carcerati
indipendentemente che non siano vincolati al fatto né che la situazione sia
avvenuta in un'altra unità" - continua Elizabeth -. "Le prigioni sono suddivise
in unità e se in una ci sono problemi, puniscono tutte le unità".
Regola assurda di un sistema selvaggio dove è comune l'uso degli "spray"
urticanti, dove le guardie pattugliano con i fucili e dove si somministrano
droghe "pacificatrici" ai numerosi reclusi con malattie psichiatriche. Le
guardie del luogo non hanno obbligo alcuno di informare i carcerati, né i
carcerati hanno il diritto di sapere perché li puniscono.
Improvvisamente si proibisce ogni attività di ricreazione e perfino d' igiene,
come docciarsi. Si ostacolano tutte le comunicazioni con l'esterno: si limita la
corrispondenza, non ci sono visite familiari, non possono realizzarsi chiamate
telefoniche, la prigione si trasforma in un bunker al quale nessuno ha accesso
che non sia il personale di guardia.
SIAMO STATI FINO A CINQUE
SETTIMANE
SENZA SAPERE DI LUI"
Per pura crudeltà Ramón Labañino, condannato per atti di spionaggio che mai si
sono commessi in un processo truccato realizzato in mezzo alla Miami mafiosa, è
stato trasferito senza alcuna giustificazione, come altri dei suoi compagni, ad
un centro di massima sicurezza pieno di reclusi condannati per crimini di
estrema violenza.
"Da quando Ramón é arrivato all'USP Beaumont, in Texas, si sono dati decine di
lockdowns. Questa è una prigione considerata tra le più violenta e pericolose
del sistema. I carcerati che stanno lì, dicono, sono i più pericolosi tolti da
altre prigioni dove hanno commesso gravi mancanze. Lì li concentrano come previa
punizione prima di passarli alla Maxi-max di Florence che è il peggiore in
condizioni di punizione permanente", precisa Elizabeth.
Elizabeth e le sue figlie Ailí, Laura e Lizbeth vivono innumerabili giorni di
angoscia anch'esse vittime di queste violazioni collettive dei diritti del
carcerato.
"Durante queste punizioni, che Ramón ha sofferto senza sapere neppure che cosa
successo né dove successo, siamo stati fino a cinque settimane senza sapere di
lui, senza lettere né chiamate" ricorda Elizabeth.
"Quando finalmente Ramón ha potuto comunicare con noi, c'enumera ogni dettaglio
dei lunghi giorni di sequestro nella sua ridotta cella. Senza tono di lamento,
mi racconta che il cibo è consistito in piccole razioni di "snack" freddi e
minidosi di succhi o qualche liquido per fare colazione", dice Elizabeth.
"Soffre la fame in queste reclusioni".
I carcerati sono rinchiusi il tempo che le autorità hanno bisogno per chiarire
la situazione che si presentò e portare i colpevoli, quando si scoprono, nel
Buco - le celle di punizione che sono anche caratteristiche del sistema punitivo
nordamericano -.
"Questo è molto paradossale perché la prigione è piena di videocamere che
controllano tutti i movimenti dei detenuti e ci sono sette torri di controllo,
tutte altissime, dove visivamente si domina tutto il perimetro, ma così stanno
le cose. Li rinchiudono tutti benché abbiano ben localizzato il problema in
un'area, puniscono tutti".
La reazione dei carcerati è violenta. "Quelli che non hanno fatto niente
protestano per essere puniti ingiustamente, altri protestano per colpa di quelli
che provocarono il problema e così, come un circolo vizioso, una reclusione può
fomentare la realizzazione di altre poco tempo dopo essere usciti dalla
precedente".
Così è successo che Ramón uscendo da un lockdown di due settimane, opo dieci
giorni è tornato ad entrare in un altro per due settimane. E così via.
"Questa misura la implementa la direzione della prigione e quando la toglie, non
è in forma completa ed immediata, bensì in maniera progressiva. Prima il diritto
ad uscire per una o due ore al giorno per ldocciarsi; poi si unisce l'accesso
alla corrispondenza ed al telefono con chiamate di cinque minuti; quindi
continuano ad ampliare, a poco a poco, il tempo di star fuori dalla cella.
Finalmente, dopo 10 giorni circa, si può fare visite familiari, l'ultimo
privilegio che si ristabilisce… Ciò avviene se prima non succede un altro
problema e ritornano alla posizione zero di totale reclusione per una o due
settimane più".
Per le famiglie, come nel caso dei Cinque che sono a migliaia di chilometri del
posto di incarceramento, l'effetto è tragico.
"Nel caso di Ramón, le ultime due visite furono colpite da queste chiusure della
prigione: la mia con le mie figlie minori nel maggio 2006 e dopo quella di sua
figlia maggiore nel febbraio 2008. Quest'ultima era la prima che Ramon avrebbe
ricevuto in un anno e mezzo! Ma avvenne un lockdonw proprio quando arrivò ed
Ailí stava aspettando i quattro fine settimana che coprono i 30 giorni di visto
che ci danno senza potere fare una sola visita: avvenne allora la chiusura più
prolungata che io ricordi, di cinque settimane. Fu angoscioso per tutti, ma
specialmente per Ramón che da quasi due anni non riceve visite familiari".
DIECI ANNI DI RICATTO
E BRUTTI TRATTAMENTI
Dallo stesso giorno della sua detenzione, il 12 settembre 1998, quando
* In difesa dei Cinque si sono costituiti nel mondo più di 300 Comitati in
100 paesi.
* Il Gruppo di Lavoro di Detenzione Arbitraria della Commissione dei Diritti
umani delle Nazioni Unite dichiarò il 27 maggio 2005 che l'arresto dei Cinque
cubani fu arbitrario ed esigette che Bush che "risolvesse la situazione."
* Nove Premi Nobel hanno esatto agli USA l'immediata libertà dei Cinque
* Più di 6000 personalità di tutto il mondo hanno inviato una lettera aperta
al Pubblico Ministero Generale degli USA esigendo la sua libertà.
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l'Agente Speciale dell'FBI Héctor Pesquera corse ad informare
dell'arresto di "spie" i congressisti cubano-americano
Ileana Ros-Lehtinen e Lincoln
Díaz-Balart, i Cinque furono sottoposti ad un'infernale serie di manovre di
ricatto che violano tutte le norme penitenziarie e gli accordi internazionali
contro la tortura ed i trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
In questo primo periodo, l'FBI mantenne imprigionati, per 17 mesi, René González,
Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Ramón Labañino e Fernando González in celle
d'isolamento.
Ancora oggi sono - quasi dieci anni dopo - imprigionati, per pura crudeltà,
in cinque prigioni distinte dell'immenso territorio nordamericano con
contatti proibiti o molto ristretti, secondo il caso, coi loro parenti.
Nel frattempo, Luis Posada Carriles,
il terrorista più pericoloso del
continente, non solo percorre in tutta libertà le strade di
Miami,
ma partecipa ad un vero tour di promozione
del terrore in un'operazione
pilotata dalla CIA mentre i Cinque cubani che si sono
dedicati a monitorare le sue
attività sono ancora sottoposti a brutti trattamenti e vessazioni dei quali il
lockdowns costituisce solo uno degli
esempi più visibili.
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