1 aprile '08 - Esther Mucientes*   www.prensa-latina.it

 

 

 

“Ci potranno togliere i nostri mariti,

 

ma non ci strapperanno la speranza”

 

intervista ad Olga Salanueva

 

 

 

Gerardo Hernandez, René Gonzalez, Antonio Guerrero, Fernando Gonzalez e Ramon Labañino. Cinque uomini, cinque eroi per Cuba, cinque spie per gli USA e cinque simboli della battaglia che affronta l'isola con la grande potenza del nord da 50 anni. Imprigionati negli USA da quasi 10 anni, questi cinque uomini hanno affrontato, affrontano ed affronteranno pene che vanno dai 15 anni di prigione fino a due ergastoli più 15 anni di carcere. Il loro delitto, essere agenti cubani in un territorio ostile.  

Secondo la difesa, e gli stessi accusati, erano, effettivamente, cinque agenti, ma la loro presenza negli USA era data per la necessità di conoscere le attività dei presunti gruppi terroristi che risiedono a Miami e che programmano azioni contro Cuba, contro il loro paese.  

 

Cinque storie umane  
 


Ma, a parte il giudizio, a parte le accuse e le pene, la storia di questi cinque uomini è la storia di cinque mariti, genitori, fratelli e figli, che non hanno dovuto solo fare fronte ad un giudizio ingiusto, incostituzionale ed incompiuto, tale e come spiega Olga Salanueva, moglie di René Gonzalez, ma anche a mesi in celle di isolamento, all'impedimento di vedere i loro cari, in definitiva, al furto del loro passato, del loro presente e, chi sa, se anche del loro futuro.  

Olga lo spiega in una sola frase: “Loro potranno tornare domani, potremo riprendere le nostre vite, le nostre strade, ma ci sono cose che se non si fanno nel loro momento non si possono fare mai più”.  

Sconsolante è la storia dei Cinque, ma chissà la storia di Gerardo Hernandez e René Gonzalez conserva, se fosse possibile, una maggiore durezza. Praticamente dal giorno della loro detenzione nel 1998 né Olga, moglie di René, né Adriana Perez, moglie di Gerardo, hanno potuto visitarli. Gli USA non concedono loro il visto. Il perché, secondo Olga ed Adriana, non è mai una spiegazione chiara.  

Noi abbiamo il diritto di visitarli, è un diritto umano, un diritto legale che ci assiste. Il Governo degli USA si è impegnato con accanimento ed in forma reiterata a negarci questo diritto. Noi abbiamo chiesto il visto in otto opportunità e nelle otto l'amministrazione statunitense ha emesso falsi argomenti contro di noi, allegando che possiamo essere un pericolo per la sicurezza del paese, che possiamo essere agenti di Cuba, che possiamo entrare in territorio nordamericano per riunirci con qualche organizzazione terrorista, e perfino che possiamo essere possibili immigranti, spiega Adriana.  

Ma, perché loro due?, perché non a tutti i Cinque? Olga ed Adriana non hanno dubbi: I Cinque potevano essere liberi molto tempo fa se avesse negoziato con la Procura, ed in cambio della loro dignità, di una bugia e di occultare che negli USA esistono organizzazioni terroriste, il Governo degli USA non avrebbe esitato a lasciarci entrare nel suo territorio.  

 
Due ergastoli  

 
Nel caso di Gerardo, condannato a due ergastoli più 15 anni di prigione, la sua gioventù e l’insistenza da parte degli USA di considerarlo il capo del gruppo l'hanno trasformato in un bersaglio perfetto per fare delle pressioni. Mentre, nel caso di René, condannato a 15 anni di prigione, la sua condizione di cittadino statunitense ed il fatto che Olga e le sue due figlie vivessero negli USA, supponevano due punti deboli facili da utilizzare.  

Si accaniscono con Adriana e Gerardo, perché pensano che Gerardo può tradire, che Gerardo se realmente tradisce è sulla base di una confusione, con una confessione bugiarda che può dare politicamente un rovesciamento totale al caso. È una tortura psicologica”, racconta Olga.  

E nonostante la sofferenza, la distanza, la perdita, Olga ed Adriana, come tutto il popolo cubano considerano questi Cinque uomini degli eroi, dei patrioti che stanno pagando un prezzo troppo elevato.  

Come spiega René nel suo diario e come racconta sua moglie, “o ti strappi d'un colpo tutto quello che ti ha legato alla tua vita anteriore o incominci a cercare scuse per il tradimento”. Loro non le hanno trovate, a dispetto di tutto, e da questo proviene l'orgoglio che sentono i loro compatrioti.  

Tuttavia, nonostante la decade che queste due donne hanno trascorso senza vedere, senza toccare, senza parlare faccia a faccia coi loro mariti, entrambe non perdono la speranza nemmeno un secondo. Indubbiamente piangono e si deprimono, ma solo per un momento, devono continuare a lottare per René e Gerardo, per Antonio, Fernando e Ramon, e, nel caso di Olga, per le sue due figlie.  

“Ce li potranno togliere fisicamente, potranno rinchiuderli, potranno toglierci il contatto familiare normale che possa esserci in questa situazione, potranno togliergli la felicità dell'infanzia, la gioventù di tutti i famigliari, ma le nostre speranze non ce le possono strappare”, condanna Olga. “Come dico sempre, loro sono lontani ma non assenti”, conclude Adriana.  

Chi sono questi uomini: spie o terroristi, o patrioti che lottavano contro il terrorismo?; che cosa facevano negli USA; costituivano un pericolo per il Governo statunitense o, al contrario, servivano la loro patria? Gerardo rispose nell'allegato che presentò nell’udienza della sua sentenza: “Solo lamento di non avere più che una vita da immolare per la mia patria”.  

 

*l’autrice è una giornalista del quotidiano spagnolo “El Mundo”

tradotto da Ida Garberi