23 ottobre '08www.granma.cu (PL)

 

Indispensabile la solidarietà

internazionale con i Cinque

Parlano le mogli di René e di Gerardo, a loro volta vittime dell’arroganza  degli Stati Uniti che ignorano le leggii internazionali e dello stesso paese
 

 

 

 

 

“Abbiamo perso la fiducia nella giustizia degli Stati Uniti”, dicono due delle mogli dei Cinque Eroi, prigionieri politici dell’impero.

 

Il caso dei Cinque necessita la massima diffusione a livello internazionale, dopo 10 anni d’ingiusta  reclusione seguiti a un processo manipolato.

 

“L’enorme difficoltà per le famiglie di vistare i Cinque patrioti – due delle mogli non hanno mai ottenuto il visto, lascia aperta la sola strada della solidarietà”, ha detto la moglie di René  Gonzalez Olga Salanueva, dichiarata non eleggibile con carattere permanente dalle autorità nordamericane e che per questo non potrà mai vedere il suo compagno se non si faranno dei passi nuovi in questo caso giudiziario.

 

“Io posso anche rassegnarmi ed aspettare altri cinque anni, cioè il termine della condanna di René, ma Adriana Perez, moglie di Gerardo Hernandez (condannato a  due ergastoli), non ottiene il visto da dieci anni e le viene negato il diritto di visita”... 

 

Olga Salanueva e Adriana  Pérez stanno realizzano attualmente un viaggio in Europa con tappe in Inghilterra, Scozia, Italia e Belgio.

 

Inoltre hanno avuto un incontro  nella sede del Parlamento Europeo a Strasburgo, in Francia, dove hanno chiesto aiuto ed appoggio nel caso dei Cinque patrioti cubani. 

 

 “In principio avevamo fiducia, ma i risultati sono stati tutti contrari alle sentenze  e alle indicazioni a favore della difesa, per via dell'accanimento di Washington contro l’Isola e nella causa  dei Cinque”, ha aggiunto Olga Salanueva che, con Adriana Perez, ha sostenuto che la solidarietà internazionale ha guadagnato terreno e la partecipazione degli intellettuali, dei religiosi, delle organizzazioni non governative – ONG’s - e degli organismi di diverso tipo, oltre ai Parlamenti, è divenuta costante. 

 

“Amnesty International ha indetto una campagna nelle sue strutture regionali per far sì che si rispetti il nostro diritto di visitarli nelle prigioni, e anche questo  è un passo avanti. Quello che vogliamo è che tutto questo finisca. È troppo tempo per loro, per le nostre famiglie e per le nostre vite, schiacciate dall'ingiustizia. Non desisteremo mai da questa battaglia”, hanno concluso.