2 ottobre '08 -  www.prensa-latina.cu

 

 

Messaggio di Gerardo Hernandez nel 10°

anniversario della prigionia dei Cinque

 

 

 

 

 

“Care compagne e compagni:  

Approdiamo al decimo anniversario dell’arresto dei Cinque in un momento cruciale del nostro processo legale (... così lo chiamano, benché forse sarebbe più appropriato dire processo “illegale”). L'Undicesimo Circuito di Appello radicato ad Atlanta ha appena considerato concluso il nostro appello.    Questo significa c
he, se dipendesse da loro, tutto rimarrebbe così, e qualche giorno le mie ossa dovrebbero essere inviate a Cuba, quando la morte mi libererà dai due ergastoli.   

La riferita corte ha dato segni inequivocabili del tipo di giustizia alla quale i Cinque possono aspirare in questo paese. Quando hanno proclamato una decisione 3-0 a nostro favore, con 93 pagine di solidi argomenti, nella quale un pannello di tre giudici ha qualificato come The perfect storm (La tempesta perfetta) ciò che è accaduto nel nostro giudizio, la corte nel plenum, contro tutte i pronostici non solo ha accettato di rivederla, ma l’ha revocata senza molte spiegazioni. La tempesta perfetta, all'improvviso, si è trasformata in una semplice pioggerellina.   

Tuttavia, questa volta, quando la decisione è stata 2-1 contro i Cinque, con ovvi errori legali, con una giudice argomentando in 16 pagine che la Procura non ha presentato assolutamente nessuna prova che possa sostenere l’accusa di cospirazione per commettere assassinio, con un giudice che -nonostante votando contro di noi – ha riconosciuto che si tratta di un “very close case” (un caso molto chiuso, o molto spietato) e con vari argomenti della difesa che non sono stati neanche debitamente analizzati, l'Undicesimo Circuito si rifiuta chiaramente di rivederla.  

Come diciamo a Cuba: Neanche l’acque risulta più chiara. Abbiamo detto più volte che questo è un caso politico, e chi non è ancora convinto di questo, è perché non vuole vederlo.   

Qualcuno menzionava recentemente che adesso l'ultima parola sarà della Corte Suprema. Io direi che è, in ogni caso, la penultima. L'ultima parola nel caso dei Cinque ce l’avete voi, le nostre sorelle e fratelli di Cuba, degli Stati Uniti e di tutto il mondo che sono stati la nostra principale fonte di respiro durante questi anni. Le nostre speranze non sono depositate in nessuna corte. Dieci anni sono più che sufficienti per averci curato da qualunque ingenuità.   

La nostra speranza siete voi, che a base di sacrifici e nuotando contro la corrente, siete riusciti ad ottenere che oggi, in tutti i continenti si conosca l'ingiustizia commessa contro i Cinque. Voi che oggi non state andando a passeggio, e neanche state riposando nelle vostre case, ma ci onorate con la vostra presenza in differenti attività, commemorando il decimo anniversario del nostro incarceramento.   

A voi corrisponde di continuare a lottare per smascherare la doppia morale di un governo che invade suppostamente altri paesi per combattere il terrorismo, mentre ospita e protegge connotati terroristi, ed imprigiona coloro che trattavano di ostacolare i loro atti criminali.   

In voi confidiamo per scoprire l'ipocrisia delle grandi corporazioni dell'informazione e di certe organizzazioni internazionali che convertono in rassegnati prigionieri politici i mercenari che tradiscono il loro paese per un pugno di dollari o un visto, mentre tacciono miserabilmente il caso di due donne che sono state private da dieci anni del diritto elementare di visitare i loro mariti in prigione.   

Sappiamo che la ragione è dalla nostra parte, ma affinché si faccia giustizia abbiamo bisogno di una giuria di milioni di persone in tutto il mondo, ed abbiamo bisogno di voi, difensori delle cause giuste, per fare conoscere la nostra verità.   

L'ingiustizia commessa contro i Cinque ci ha mantenuti per dieci anni lontani dalla Patria, ma non ha ostacolato che accompagnassimo il nostro popolo nelle allegrie ed anche nelle sofferenze. Appena pochi giorni fa l'uragano Gustav ha causato grandi danni a Cuba, principalmente nell'Isola della Gioventù ed a Pinar del Rio, due territori da dove abbiamo ricevuto in questi anni numerose dimostrazioni di appoggio e di affetto.   

Siamo sicuri che gli abitanti di questi due luoghi, insieme alle autorità locali e nazionali, con la solidarietà di tutti i cubani degni e di molti amici del mondo, sapranno crescere in questi momenti difficili e- come si caratterizzano i rivoluzionari-convertiranno il disastro in vittoria.   

Benché non possa esserci fisicamente, oggi come non mai i Cinque sono presenti, con il cuore, insieme ai nostri fratelli dell'Isola della Gioventù e di Pinar del Rio, che tanto hanno apportato alla lotta per la nostra liberazione.  

Compagne e compagni:  

A dieci anni da quel 12 settembre 1998, vi ringraziamo un'altra volta per
avere camminato questa lunga ed incidentata strada insieme a noi. Sappiamo che, per continuare la marcia, possiamo continuare a contare su di voi, ed anche voi potrete contare sempre sulla nostra ferma disposizione a resistere, con la fronte in alto, il tempo che sia necessario.  

Hasta la Victoria Siempre!  

Gerardo Hernandez Nordelo  

Prigione Federale di Victorville,  

California, settembre 2008”