“Sta scomparendo negli USA la generazione dell’odio contro Cuba”
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26 dicembre '08 - www.granma.cu (PL)
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El Excélsior - Prima del 1 gennaio 2009 entra nella sua tappa finale uno dei processi più importanti degli Stati Uniti negli ultimi 40 anni, senza che la maggioranza degli statunitensi si renda conto che è in gioco la stessa integrità del loro sistema giuridico e dei loro diritti civili nei tribunali.
Questa è l’opinione di Leonard Weinglass, protagonista di alcuni dei processi più spettacolari della storia del paese che presto sarà governato da Barack Obama.
Weinglass è stato il difensore degli esponenti di sinistra del Symbionese Liberation Army, i sequestratori di patty Hearst, nipote del magnate della stampa Randolph Hearst. Ha difeso anche Daniel Ellsberg, che contribuì alla caduta del presidente Richard Nixon, divulgando nel 1971 i documenti del Pentagono sulla storia segreta della Guerra del Vietnam, e molti altri personaggi i cui drammi hanno segnato la vita di questo paese e di altre nazioni. Come il Messico, dove è stato consulente della famiglia di Mario Aburto, l’uomo accusato di aver ucciso il candidato presidenziale Luis Donaldo Colosio.
In questo caso difende cinque cubani che si sono infiltrati, con nomi falsi, nelle file dei gruppi paramilitari cubano-americani a Miami, ritenuti responsabili dalla Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite degli attentati perpetrati all’Avana alla fine degli anni ’90.
Sebbene questo processo ha provocato a Miami le manifestazioni di oppositori al regime, che hanno mostrato forche davanti ai tribunali chiedendo l’impiccagione degli accusati, così come editoriali della stampa locale che chiedevano di attaccare Cuba per processare poi il suo leader Fidel Castro, la vicenda non ha ancora attirato l’attenzione della grande stampa statunitense.
Perciò Weinglass, che coordina la difesa degli accusati di cospirazione, ha intrapreso una campagna internazionale con la speranza che gli occhi del mondo si concentrino sul caso.
Per lui e gli altri difensori dei cubani Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, René González Sehwerert e Fernando González Llort, detenuti negli USA, la battaglia decisiva avrà luogo nei prossimi giorni, quando gli americani saranno occupati ad incartare i regali di Natale e a pianificare come affronteranno la profonda recessione economica del 2009.
La data ultima per Weinglass ed i suoi colleghi per far ricorso alla Suprema Corte di Giustizia, dopo aver esaurito tutte le altre strade, è il prossimo 1 gennaio, o poco dopo se sarà concessa una proroga.
“Il caso soddisfa tutte le definizioni del giudizio politico. E’ un caso che coinvolge un argomento politico che, a sua volta, coinvolge le relazioni degli Stati Uniti con Cuba”, ha spiegato l’avvocato nel corso della conferenza stampa, tenuta all’Avana alla fine dello scorso settembre.
Un punto di vista, aggiungeva, condiviso pienamente dall’allora candidato repubblicano alla Presidenza degli Stati Uniti, John McCain, segnalando che effettivamente era un caso politico che si deciderà in ambito politico e che richiederà appoggio politico.
Perché attraverso degli oltre 119 volumi di trascrizioni e le 20mila pagine di prove del processo, emerge il compendio della politica estera degli USA verso Cuba, degli ultimi 40 anni.
Di fronte all’ultimo ricorso alla Corte Suprema per cercare di liberare i cinque cubani accusati di cospirazione negli Stati Uniti, Magali Llort Ruiz, madre di uno di loro, deposita le sue speranze nell’amministrazione di Barack Obama.
“Il mondo è cambiato e gli unici a non cambiare sono gli Stati Uniti. Vedremo. Possono impiegarci tre fermate d’autobus o un viaggio alla luna”, dice nell’intervista con Excélsior la madre di Fernando González Llort, uno dei detenuti alla fine del 1998, per infiltrarsi con nomi falsi nei gruppi paramilitari anticastristi di Miami, dopo che L’Avana ed altri interessi cubani erano stati oggetto di una serie di attentati.
Dopo dieci anni la difesa di Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, René González Sehwerert e Fernando González Llort, prigionieri negli Stati Uniti, ha terminato tutte le risorse legali e la strada che resta è sollecitare al massimo tribunale di questo paese la revisione del caso.
“Abbiamo la speranza riposta nell’impressione che ci siamo fatti di Obama, quando abbiamo visitato Fernando lo scorso settembre. Nella sua campagna ci ha dato l’impressione di essere una persona molto riflessiva, molto analitica che non si lascia trasportare dalle emozioni”, ha commentato Llort Ruiz.
Ritiene che il Presidente eletto ha l’opportunità di garantire che il massimo tribunale degli USA riveda tutta la documentazione del giudizio, politicizzato dal momento della sua apertura a Miami, dove vive il settore più potente della comunità anticastrista d’origine cubana.
Llort Ruiz ha riferito un’infinità d’irregolarità nel processo, come aver concesso alla difesa dei cinque detenuti un tempo di 30 minuti per argomentare i nove capi d’accusa durante l’udienza. Ovvero, poco più di tre minuti per punto o il tempo appena per tracciare gli elementi comuni alla maggioranza dei cinque processi.
“Il Caso dei Cinque è stato il pagamento del governo (di George W. Bush) alla destra di Miami per il ritorno del bambino Elián a Cuba”, dice la madre di uno dei cubani detenuti, in allusione alle decine di migliaia di persone che scesero in strada a Miami, mesi prima del giudizio per chiedere che il piccolo naufrago non fosse restituito a suo padre, ma che iniziasse una nuova vita negli Stati Uniti.
Insieme a Silvia Pérez, la funzionaria dell’Assemblea Nazionale che l’ha accompagnata in Messico, nell’ambito della campagna internazionale intrapresa dal collegio difensivo, Ruiz Llort ha anticipato di aspettarsi che la Suprema Corte degli USA riconosca l’errore del suo sistema giudiziario e, inoltre, corregga gli errori del processo contro i cinque cubani.
“E’ evidente che in questo unicamente ha prevalso un interesse politico per un impegno con un determinato settore di persone di Miami e che, lunghi dal beneficiare la società nordamericana, sta creando problemi, danneggiando i diritti civili e le sue istituzioni”, ha detto durante l’intervista.
Come ad esempio la severità delle condanne applicate ai detenuti, due ergastoli più 15 anni per Gerardo Hernández, per il quale non è stato possibile dimostrare nulla. Mentre Leandro Aragoncillo, ex assistente militare di Al Gore e Dick Cheney, scoperto in possesso di 800 documenti segreti, è stato condannato a meno di dieci anni di carcere.
L’ultima sentenza conferma i verdetti di colpevolezza dei Cinque. A Gerardo Hernández una pena di due ergastoli più 15 anni. A René González 15 anni. A Ramón Labañino ergastolo più 18 anni; Antonio Guerrero, ergastolo più 15 anni e a Fernando González 19 anni.
Però, oltre il rancore per l’eccessiva severità applicata ai detenuti, Pérez ha spiegato che parte della speranza che le cose comincino a cambiare nelle relazioni degli USA con Cuba, risponde al fatto che la generazione dei potenti cubani anticastristi è invecchiata.
“La generazione dell’odio contro Cuba va scomparendo, Obama ha vinto la Florida senza dover fare concessioni alla destra, perché i cubani che sono arrivati dopo l’80 non sono andati via da una rivoluzione né gli interessa la politica. Ciò che vogliono è fare affari, avere soldi e migliorare la propria situazione economica”, ha detto.
Inoltre vogliono andare e venire da Cuba, inviare soldi ai propri familiari e vedere la fine del blocco per cominciare altri affari.
“Anche Cuba è cambiata. Ci sono grandi investimenti, risorse petrolifere. Gli Stati Uniti devono rendersi conto che, per colpa di questa cecità durata tanti anni, stanno perdendo una base d’investimenti”, ha aggiunto.
Per questo ritiene che un’altra delle cose che deve cambiare nelle relazioni bilaterali è la Legge Torricelli, promulgata da George Bush padre nell’ottobre 1992. Tra le altre cose, proibisce alle imbarcazioni che toccano porti cubani, con fini commerciali, di entrare nei porti statunitensi durante i 180 giorni successivi alla data d’abbandono del porto cubano.
“Cosa che obbliga che ritornino vuote senza poter commerciare con gli Stati Uniti, che ora hanno tanto bisogno di riattivare la loro economia”, sottolinea la funzionaria dell’Assemblea Nazionale di Cuba.
Per tutto ciò, Pèrez e Gonzalez Llort hanno espresso la loro fiducia nel fatto che le pressioni di istituzioni internazionali come Amnesty International, l’Unione Internazionale dei Giuristi, il Parlamento Britannico, il Parlamento Europeo e lo stesso Senato messicano, tra le altre, aiutino a sbloccare il caso dei cinque detenuti e a gettare le basi di una nuova relazione degli Stati Uniti con Cuba e la regione.
La madre di Fernando González afferma che cresce il reclamo internazionale per la libertà dei Cinque cubani prigionieri negli Stati Uniti, che avvisarono Cuba delle azioni violente che sarebbe stato eseguite conto l’Isola.
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