Crisi politica:
governo e opposizione
firmano una 'tregua'
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Contiene tutte le principali questioni alla base della crisi politica boliviana l’accordo preliminare firmato ieri sera dal governo e dal portavoce dei governatori delle ricche province “secessioniste” della Bolivia.
Il documento, siglato nella notte, stabilisce le basi, l’ordine del giorno e la metodologia per avviare un processo di "dialogo nazionale", nonché coloro che saranno coinvolti nei colloqui come mediatori.
In base all’accordo, i negoziati inizieranno giovedì prossimo nella città di Cochabamba in Bolivia centrale alla presenza dei “facilitatori” indicati: la Chiesa cattolica, l'Unione europea, le Nazioni Unite, l’Organizzazione degli Stati americani e l'Unione delle Nazioni del Sudamerica.
Il documento prevede il recupero da parte delle autorità degli edifici pubblici occupati dai manifestanti organizzati dai governatori, il ritorno della pace e l’apertura di un'inchiesta sulla morte di 16 contadini la settimana scorsa nei pressi di Cobija, capoluogo del dipartimento settentrionale di Pando.
Entrambe le parti hanno inoltre convenuto di sospendere, almeno per un mese, il dibattito in Parlamento sulla nuova costituzione (criticata dai governatori), rinviando così il voto previsto per dicembre.
I governatori dei dipartimenti di Santa Cruz, Tarija, Chuquisaca, Beni e Pando respingono il progetto di costituzione che considerano troppo statalista, criticando soprattutto la riforma agraria che porterebbe alla riduzione delle dimensioni dei molti latifondi, la politica di redistribuzione del reddito a favore delle classi più svantaggiate e la diversa spartizione delle imposte sugli idrocarburi.
La Bolivia, con i suoi 10 milioni di abitanti, è la nazione più povera del Sudamerica.
Il governo di Morales nelle ultime ore ha incassato anche il pieno sostegno di tutti i paesi del continente latinoamericano, che in una prova di storica unità hanno ribadito il loro appoggio alla democrazia boliviana contro tutti i tentativi di destabilizzazione.
Intanto gli Stati Uniti - accusati da più parti di essere gli ‘ispiratori’ della ribellione dei governatori boliviani e al centro di una crisi diplomatica con più di un paese del continente - hanno invitato i propri connazionali e lasciare il paese con un volo speciale del ministero degli Esteri in partenza oggi.
Washington, infine, ha inserito la Bolivia nella sua
personalissima “lista nera” dei paesi che non avrebbero collaborato alla
lotta contro il traffico di droga. Una misura che molti commentatori
latinoamericani oggi hanno interpretato come una vera e propria rappresaglia
politica.
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