14 aprile - A.Borrego www.granma.cu | |
A SEI ANNI DAL GOLPE D’APRILE
sostegno
del processo bolivariano
Caracas – Come quello storico 13 aprile 2002, dalle prime ore della mattinata di ieri, gli abitanti dei quartieri El Valle, 23 de Enero, Catia, Pinto Salinas, Petare, da altri punti di Caracas e dei differenti stati del paese sono ritornati a Palacio Miraflores (palazzo presidenziale) per sostenere il processo boliviano e il presidente Hugo Chávez Frías nel Giorno del Riscatto e della Dignità Nazionale.
L’inizio della mobilitazione per il sesto anniversario della vittoria popolare era fissato per le 10 della mattina, ma il popolo si è riversato molto prima nei punti concentrazione e, a mezzogiorno, aveva già riempito gli spazi adiacenti al palazzo presidenziale.
Al suo arrivo, verso le 16, Chávez ha intonato, insieme alle centinaia di migliaia di partecipanti, l’Inno Nazionale del Venezuela, per proclamare subito dopo "Il Venezuela e libero e mai più sarà una colonia di qualcuno".
Il leader della rivoluzione bolivariana, interrotto frequentemente dai cori dei partecipanti che cantavano gli ormai classici slogan "Uh, ah, Chavèz non se ne va", "Non ritorneranno" e "Il popolo unito non sarà mai sconfitto", ha ricordato quei difficili giorni, sottolineando il ruolo del popolo e dei militari leali nel ristabilimento dell’ordine costituzionale nel paese.
La storia degli attacchi contro il processo venezuelano non è terminata nell’aprile del 2002, ha ricordato il Presidente, ma è continuata con pressioni di ogni genere, lo sciopero petrolifero di oltre 60 giorni, i militari golpisti ammutinati in Plaza Altamira e i differenti tentativi dell’oligarchia, che sono stati tutti sconfitti.
Chávez ha rivelato, durante il suo intervento, una lettera inedita di Fidel, datata 4 maggio 2003, nella quale il leader cubano, nel valutare le dure prove a cui era stato sottomesso il processo rivoluzionario venezuelano e cosa rappresentava per il continente, scriveva allora: «La caduta del Venezuela spingerebbe, inesorabilmente, verso il baratro le speranze dei popoli dell’America Latina. Oso dire che se il Venezuela si perde, gli Stati Uniti s’impossesserebbero del resto dell’emisfero". Chávez ha definito questa riflessione un allarme attualissimo.
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