29 luglio '08 - www.granma.cu

 

La lettera di Chávez a Fidel

 

 

 

Miraflores, 26 luglio 2008

 

Comandante in Capo

Fidel Castro Ruz

 

Caro Padre Fidel,

 

con il più genuino fervore rivoluzionario, ti invio un saluto martiano e bolivariano, rivoluzionario e socialista, da chi di conosce e ti sente come Padre e Maestro. Nel nome del mio Popolo, ti invio il più fraterno ed emozionato degli omaggi per la commemorazione di un nuovo anniversario dell’Assalto al Cuartel Moncada: dell’Assalto al futuro avvenuto quel memorabile 26 luglio del 1953.

 

Vorrei dirti molte cose in occasione di questa grande e raggiante data, ma preferisco concentrarmi su una che, senza dubbio, ha la più viva e pulsante attualità. Mi riferisco alla tua riflessione pubblicata il 24 luglio 2008 – anniversario della Nascita del Libertador Simón Bolívar, e titolata La strategia di Machiavelli.

 

Voglio fare una digressione necessaria. Veramente, così credo, le Riflessioni del Comandante in Capo sono una lettura obbligata per i rivoluzionari e le rivoluzionarie della Nostra America e del mondo: chi vuole apprendere le linee di forza del nostro tempo deve fare riferimento a loro.

Stai dando, Fidel, un inestimabile contributo alla battaglia delle idee: la gratitudine ti è dovuta come l’ammirazione.

 

Ho letto e riletto La strategia di Machiavelli con la maggior attenzione, da quando l’ho ricevuta in Portogallo. La prima cosa che voglio evidenziare è la precisa lucidezza e l’invidiabile dono di sintesi della tua scrittura. La seconda è la forma del tuo pensiero che, in così poche righe, riesce a mettere in evidenza, ancora una volta, l’imperialismo e la sua strategia di mentire, manipolare e tergiversare sistematicamente.

 

E’ chiaro, e il tuo testo è illuminante in questo preciso senso, che si sta presentando un nuovo tentativo d’aggressione contro Cuba. E non solo contro Cuba: anche il Venezuela è nella mira. Per questo, l’imperialismo sta facendo ricorso ad ogni tipo di provocazione verbale: ne La strategia di Machiavelli ti incarichi di smontarle con intelligenza e radicalità.

 

Bush, quando già sta arrivando all’inevitabile tramonto, vuole rivivere la Guerra Fredda. I falconi sono fuori di sé perché la Russia si è rialzata e pretendono, attraverso le multinazionali della comunicazione, schiacciare il tasto della paura. E non sono per nulla gratuite, in tal senso, le falsità che stanno costruendo contro Cuba e Venezuela.

 

Di fronte all’impero e alle sue minacce, dobbiamo rafforzarci, così credo, facendo riferimento alla nostra storia ed ai suoi grandi esempi di dignità. E’ per ciò che ricordiamo l’Assalto al Cuartel Moncada: per sapere chi siamo e da dove veniamo. Come diceva il gran musicista cubano Noel Nicola, cantando al vivo ed importante significato del 26 luglio 1953: C’è un calendario pieno di 26. Da 55 anni è così.

 

Se dovessi organizzare nuovamente un piano per assaltare il Moncada, lo farei esattamente uguale, non modificherei nulla. Se andò male fu unicamente per la mancanza di una sufficiente esperienza combattiva. Dopo l’abbiamo acquisita. Ho dovuto ricordare queste parole che hai detto al nostro amico Ignacio Ramonet: parole che hanno suscitato in me una profonda riflessione perché contengono un insegnamento magistrale. Voglio unirle con altre parole tue del 26 febbraio 1986: Viviamo in un’epoca che richiede veramente nervi d’acciaio e politiche con la trasparenza del cristallo e la fermezza di una roccia di granito. Così sono stati i nervi di quest’eroico popolo, circondato, per decine di anni, da basi militari nucleari minacciose ed aggressive, così e stata la sua politica di pace.

 

Certo Fidel: un’altra volta l’aggressiva ostinazione yankee non solo vuole circondare quella grande potenzia che è la Russia, come tu ben dici, ma cerca di piegare anche tutti noi che azzardiamo ad alzare la nostra voce in questi tempi di genocidio, oscurati dall’impunità.

 

Sono totalmente d’accordo con te: non dobbiamo dare spiegazioni né rendere conto all’Impero yankee, molto meno chiedergli scusa o perdono. In questo punto preciso, che non permette debolezze di nessun tipo, il Venezuela fa causa comune con Cuba. Vacillare, parafraso Bolivar, significherebbe perderci.

 

Cento, mille Moncanda, dobbiamo continuare a conquistare con l’assalto, guidati però dalla nuova esperienza combattiva che ha il suo più solido fondamento nei nervi temprati che oggi, più che mai, sono il miglior armamento per i nostri Popoli: da ciò dipende questa larga lotta, questa guerra della contenzione, per piegare una fiera, il cui punto debole sono le zampate a vuoto.

 

Non gli daremo il piacere, come abbiamo dimostrato nella fruttuosa giornata del XX Vertice del Gruppo di Rio, a Santo Domingo, solo per citare un esempio. Se l’imperialismo, nella sua insana e aggressiva ostinazione, ha concepito l’insensato proposito di tirarci nel suo inesorabile e inarrestabile crollo, la nostra fortezza, oggi più che mai, è costituita dal tuo imprescindibile insegnamento: abbiamo bisogno di nervi d’acciaio. E nervi d’acciaio sono quelli del gran Popolo cubano, Fidel, sotto la tua guida ed ispirazione: nervi d’acciaio sono quelli del Popolo venezuelano che oggi segue il cammino mostrato dal Libertador Simón Bolívar. Lo stesso cammino seguito dall’Apostolo Marti e al quale tu hai dato continuità: quello dell’emancipazione e della redenzione dei nostri Popoli.

 

Padre, fratello, amico, compagno, camerata: Hasta la Victoria Sempre! Abbiamo bisogno di te tra noi ancora per molti anni, con il coraggio e l’integrità con cui ti conosciamo: il coraggio e l’integrità di chi, ogni giorno, è disposto ad assaltare il Moncada. Un forte abbraccio con l’ammirazione di sempre.

 

Patria, Socialismo o Morte!

 

Vinceremo!

 

Hugo Chávez Frías